Sogno o son Desto? Rating: verde

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2013 14:45
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26/01/2013 15:30
 
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Sesso: Femminile
The Essential Fan
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Ecco il nuovo capitolo. Spero che vi piaccia.

Si mise sopra di me. Continuavamo a baciarci. La sua mano si fece audace e mi alzó la maglietta. Gli fermai la mano.
-Michael... non ancora... non adesso... perfavore...- cercai di dire soffocata tra un bacio e l'altro. Si fermó. Mi guardó con sguado supplicante..
-Ma... io... ho paura...- ammisi a malincuore. Lui sorrise lievemente e mi carezzó la testa.
-Non devi avere paura Soraya.- mi sussurró.
-Non me la sento... non so come si fa...- dissi timidamente.
-Ok...- disse lui. Ma la sua mano continuava a insinuarsi sotto la maglietta.
-Michael!- dissi io.
-Scusa...- ritrasse la mano. Continuai a baciarlo. Volevo solo quello. Solo baci. Niente di piú per adesso. Ci addormentammo cosí, abbracciati. Mi sveglia. Michael non c'era. Mi riaddormentai. Quando mi risvegliai di nuovo lo vidi seduto al bordo che mi guardava. Aveva in mano un vassoio con la colazione.
-Ciao...- dissi io.
-Buongiorno Sor.- rispose sorridendo. Appoggió il vassoio su letto ed estrasse una rosa dalla giacca. Me la mostró.
-La vedi? Questa sei tu. La rosa è delicata ma allo stesso tempo ha le spine che pungono.- passó la mano sul gambo.
-Le spine tagliano.- e mi mostró la sua mano. Sanguinava un po'.
-Ma Michael ti sei fatto male!- non mi diede retta e continuó a parlare.
Poi accarrezzó i petali uno a uno.
-All'interno è morbida e dolce. Ed è proprio qui dentro che ha inizio la vita.- disse indicando il centro del fiore. Poi mi tolse il lenzuolo, alzó la mia maglietta e mi accarezzó la pancia.
-É qui. Qui inizia la vita.- mi ricoprí.
-Se la rosa la si sa trattare... non punge. Come te.- lo guardai. Gli presi la rosa tra le mani e ne assaporai lentamente l'odore. La appoggiai sul comodino. Ci misi anche il vassoio. Poi mi avvicinai piano a lui. Lo presi per il colletto della camicia e lo avvicinai al mio viso. Me lo prese tra le mani e mi bació. Le bocche si schiusero e le nostre lingue si conobbero come non mai. Lentamente si distese su di me.
-Cosa c'è?- chiese.
-Io... voglio fare... l'amore... con te...- dissi io chiudendo gli occhi e arrossendo. Mi accarezzó la guancia.
-Sei sicura?-
-Sí Michael.- sorrise e spense la luce del comodino. La stanza era in penombra. Mi bació delicatamente. I baci poco a poco diventarono infuocati e accesi. Mi tolse la maglietta. Avvicinai le mie mani tremanti e gli sbottonai piano la camicia. La lanciai via. Avevo una tremenda paura. Paura di sbagliare. Posó dei piccoli baci sul mio collo e sulle spalle. Mi fece rabbrividire.
-Michael...-
-Cosa c'è...- chiese continuando a baciarmi.
-N...Niente...-
Affondai le mani nei suoi riccioli scuri. Con mia grande sorpresa riuscí a sganciare il mio reggiseno. Lo fece cadere dal letto. Non sapevo cosa fare a questo punto. Mi guardó e se ne accorse. Baciandomi, mi prese le mani e le appoggió sul bordo del suo pantalone. Capii e iniziai ad avvicinarmi al bottone del pantalone. Lo slacciai piano. Feci scorrere la cerniera. Se li sfiló da se. Lui poi sfiló i miei. Deglutii pesantemente.
-Tutto...ok...- chiese lui sospirando.
-Si...- risposi io. Le sue mani percorsero il mio corpo lasciandomi senza respiro. Sfiorarono l'elastico degli slip. Sospirai. Lasciai che mi sfilasse gli ultimi indumenti. Ora il mio corpo era sotto il suo controllo, fra poco sarei stata sua. Feci per sfilargli i boxer. Ma mi fermó.
-Che...c'è?- chiesi io.
-Sicura?-
-Oh Michael... chi ami baci.- dissi baciandolo. Gli sfilai i boxer. Mi aggrappai alle sue spalle e ci unimmo in una lega unica. Un dolce incontro. Il mio primo dolce incontro. In quell'atto non c'era violenza, non c'era "sesso". C'era semplicemente amore. C'eravamo solamente noi, Soraya e Michael. Tremai.
-Ti... faccio... male...- chiese tra un sospiro e l'altro.
-No... p...piano...- dissi chiudendo gli occhi. Sorrise e mi accarezzó la testa. Ci addormentammo abbracciati e sudati. Avvolti in quel lenzuolo. Unico velo del nostro amore. Unica barriera contro tutto quello che era al di fuori del mio cuore. Michael si sveglió di soprassalto. Sobbalzai anche io.
-Ma che c'è?!- chiesi ancora spaventata. Si alzó... era... nudo. Abbassai lo sguardo.
-Non faccio mica paura! Non esageriamo!-
-Scusa... mi imbarazzo.- mi spiegai riportando lo sguardo sul suo viso. Si infiló i boxer e i pantaloni.
-Dove vai?-
-A una runione... dovevo andarci...- si guardó in giro alla ricerca di un orologio.
Erano passate ben tre ore.
-Ma quanto ci abbiamo messo?!- chiese mentre cercava la sua camicia. Gliela raccolsi e gliela porsi. La prese e poi mi guardó. Mi prese per i polsi e mi bació. Sapevo a cosa voleva arrivare.
-Michael...Michael! Devi andare...- dissi mentre continuava a baciarmi. Si staccó e mi raccolse il reggiseno e gli slip.
-Forse... dovresti...-
-Ah sí... credo di sí.- dissi infilandomi tutto. La sua espressione cambió.
-A cosa pensi?-
-Alla... riunione!- rispose nervoso.
-Io vado adesso. Dormi. Fai un po quello che vuoi... ci vediamo... stasera.- disse guardandomi in modo magnetico.
-Ok ciao Michael.- dissi avvicinandomi e baciandolo. Rimasi un po' seduta sul letto. Avevo fatto l'amore...
Mi addormentai senza neanche mangiare. Non avevo voglia di scendere percui mangiai la colazione che avevamo lasciato sul comodino. Accesi la tv per farmi fare compagnia. Stavo iniziando a mangiare il mio toast quando non riuscii a credere alle mie orecchie. Rimasi con il toast a mezz'aria.
"Ecco il cantante pop Michael Jackson che esce dal tribunale. Le accuse di pedofilia gli stanno infangando l'immagine pubblica. Sopratutto dopo le veritá confessate dal dodicenne Jordan Chandler..." un nodo mi si formó in gola. Sentivo come degli spilli negli occhi. Le lacrime dovevano uscire Mi aveva nascosto tutto. Mi aveva giurato di dirmi tutto. E io che gli ho creduto. Presi la rosa che mi aveva regalato e andai nello studio. Gliela appoggiai sulla scrivania. Scrissi un biglietto.
"SEI UN TRADITORE... ti amo"
Tornai in camera. Mi vestii. Andai da Mildret
-Fammi preparare una camera.- dissi io. Mildret mi guardó accigliata.
-É sicura?- mi girai.
-Sí!- uscii di casa e mi diressi verso il maneggio privato. Girai un po'. Vidi un cavallo nero. La targhetta citava il nome di "Black Lie". Decisi di prendere quello. Lo sellai e andai a fare un giro.

Michael:
Ero in macchina ed ero di ritorno dal tribunale. Varcammo il cancello. La macchina frenó. Scesi in tutta fretta. Deaideravo vederla, abbracciarla. Avevo fatto ritardo all'udienza... per lei. Appena entrai in casa non vidi Mildret. La cercai. Andai al piano di sopra, un rumore mi attiró verso la camera opposta alla mia. Entrai e vidi Mildret che stava preparando un letto.
-Buongiorno signor Jackson!- mi salutó mentre metteva la fodera a un cuscino. Guardai la camera.
-Cosa fai Mildret?-
-Preparo una camera per Soraya.-
-Per Soraya?!-
-Sí me l'ha chiesto lei. Ha detto che vuole stare da sola.- sbigottito diedi un pugno al muro. La feci sobbalzare.
-Perchè non l'hai fermata?!-
-Mi...mi scusi...-
-No... non è colpa tua. Piuttosto dov'è adesso?-
-Credo a fare un giro a cavallo... ma Mr. Jackson... ha bisogno di pensare...- disse prendendomi per il braccio mentre stavo per andarmene. Annuii con la testa. Me ne andai nel mio studio in preda all'ira. Le avevo dato tutto. Tutto il mio amore, TUTTO! Dopo qualche minuto mi accorsi di una rosa appoggiata sulla scrivania. Era quella che gli avevo regalato. C'era un bigliettino.
"SEI UN TRADITORE... ti amo" guardai un paio di volte il biglietto. Lo strappai dalla rabbia e lo buttai, scoppiando poi in un pianto silenzioso. Ad un tratto mi sembró di udire dei passi. Mi asciugai velocemente le lacrime. Cercai il mio orgoglio maschile e uscii dalla porta. Era lei. Aveva i vestiti sporchi di terra. Stava pure piangendo. Mi avvicinai e gli appoggiai la mano sulla spalla. Si scostó e mi tolse la mano.
-Ti prego Michael... non adesso perfavore.- disse chiudendo gli occhi e piangendo. Rimasi li in corridoio. La guardai entrare nella mia camera. Ero felice dentro di me. La mia felicitá si spense vedendola uscire con il borsone e entrare nella sua camera. Entrai nel mio studio affranto. Mi misi a pensare guardando fuori dalla finestra. Cosa potevo avergli fatto!? Mi strofinai gli occhi. Un silenzio di ghiaccio si formó. Sentii i suoi singhiozzi disperati.
Soraya:
Mi sentivo tradita. Non avevo la maturitá per farmelo dire? Continuavo a piangere disperatamente.
-PERCHÉ NON ME L'HAI DETTO!?!- chiesi ad alta voce. Ero totalmente fuori di me. Continuai ad urlare.
-POTEVI DIRMELO!! POTEVI FIDARTI DI ME!!! IO TI ODIO!!- le ultime parole mi fecero sussultare. Io non volevo dirle. Piansi appoggiandomi al muro. Poi andai a farmi una doccia. Il rumore dell'acqua scrosciante ovattó i miei singhiozzi. Mi ripresi. Ad un tratto qualcuno bussó alla porta. Pensai che fosse Michael. Aspettai sperando che se ne sia andato. Ma ribussarono un'altra volta. Andai ad aprire. Era Mildret.
-'Sera. La cena è pronta.- dovevo scendere a cena.
-..ok..Ok mi preparo e scendo...- dissi a malincuore. Entrai e andai in bagno. Mi guardai allo specchio. Avevo le occhiaie, gli occhi arrossati dal pianto, e i miei capelli erano spettinati. Non avevo voglia di mettermi apposto ma i capelli me li pettinai. Poi mi asciugai le ultime lacrime e scesi di sotto. A tavola c'era la sua famiglia. Katherine, Joe e tutti i fratelli. Mi imbarazzai. Lui era seduto a capo tavola e mi guardava. Non capii perchè portava gli occhiali da sole alle otto di sera. Erano tutti in silenzio.
-S..scusatemi...- mormorai appena. Andai in cucina dove trovai Mildret. Mi sedetti al bancone della cucina a vista e mi misi le mani fra i capelli.
-Cosa c'è Soraya?- mi chiese Mildret.
-Ha invutato la sua famiglia... e io ho fatto la figura dell'idiota!- dissi quasi piangendo. Mi alzó il mento e mi disse.
-Non piangere! Ora recupera il tuo orgolgio femminile ragazza! vai di la!- disse seria. Gli sorrisi. Presi coraggio e andai in sala da pranzo. Appena varcai la soglia caló un silenzio.
-Dove posso sedermi?- chiesi con spontaneitá. Katherine si guardó attorno. -Puoi sederti la!- disse indicando... il posto di fianco a Michael. Lo vidi nervoso. Deglutii.
-Grazie.- dissi sorridendo. Lei ricambió. Mi sedetti lentamente. Avevo gli occhi di tutti su di me. Poi ad un tratto ricominciarono a parlare fra di loro. Iniziai a mangiare mentre studiavo un po' tutti. Michael mi sfioró la mano per sbaglio. La ritrassi di colpo. Non lo guardai in faccia.
-Mi passeresti l'acqua?- chiese lui. Io lo guardai. Presi la bottiglia d'acqua e gliela passia. Mi ringrazió, cercando inutilmente il mio sguardo. Ero infuriata con lui. Non mi aveva detto niente. Mi sentivo esclusa. Durante la cena continuava a scrutarmi. Il suo sguardo si posava sulle mie labbra. Sapevo che voleva possederle. Voleva stringermi fra le sue braccia, voleva me. A fine serata salutammo i parenti. La cena fu piena di sguardi supplicanti di lui. Chiudemmo la porta. Ci ritrovammo l'uno di fronte all'altra. Abbassai gli occhi. Mi si avvicinó per baciarmi ma io mi scostai. Strinse gli occhi. Un bacio rifiutato. Non deve essere stato bello per lui. Me ne andai in camera e mi buttai sul letto. Mi addormentai. Mi risvegliai decisi di lavarmi. Andai in bagno mi feci un'altra volta la doccia. Mi pettinai i capelli e li raccolsi in una coda. Uscii e scesi sperando di trovarlo seduto al tavolo a fare colazione. Ma lui non c'era. Andai in panico ed entrai in cucina. -Dov'è!?- chiesi io.
-A voluto fare colazione nello studio.- mi rispose Mildret mentre impastava la pasta dei biscotti. Corsi verso il suo studio. Appoggiai la mano sulla maniglia ed ecco il cuore che sussulta. Dovevo aprire quella porta, dovevo aprire il mio cuore. Respirai profondamente e aprii la porta. Mi guardó.
-Ciao.- disse tranquillo come se non fosse successo niente. Mi innervosii.
-Ciao!-
-Sei qui per chiedermi scusa giusto?- chiese. Mi infuriai a queste parole.
-IO??! DOVREI SCUSARMI?!- chiesi fuori di me.
-SÍ!! Per la figura che mi hai fatto fare a cena!!- mi si avvicinó.
-OH!! COME É ANDATA ALLA "RIUNIONE", MIKE?!?!- chiesi sorridendo in modo ironico.
-É PER QUESTO?!?!- chiese sbalordito. Lo guardai confusa.
-É per questo che stiamo litigando!?? Per delle fottute accuse?!?-
-"Fottute accuse"??!- urlai in preda alla rabbia.
-Michael è pedofilia!!!! Non sono fottute accuse!!!!-
-Ti sei arrabbiata perchè mi hanno accusato!?!?- chiese lui innervosito.
-NO! PERCHÉ NON ME L'HAI DETTO?!?! NON SONO ABBASTANZA MATURA?!??- chiesi io.
-SAPEVO CHE TI SARESTI ARRABBIATA! E POI NON SONO COSE CHE TI INTERESSANO!!-
-Tu... tu!- appoggiai il mio indice sul suo petto.
-Avevi giurato!!- dissi chiudendo gli occhi.
-Ma cosa!?!-
-DI DIRMI TUTTO!-
-Ma fammi il favore Soraya!- disse prendendomi il polso. Strattonai e mi lasció.
-Vattene via dal mio studio!!- disse lui.
-IO... TI ODIO!- le mie ultime parole.
-Beh! RICAMBIO!- disse tornando a sedersi. Uscii dallo studio e sbattei la porta cosí forte che lo specchio che era appeso nel corridoi cadde frantumandosi in mille pezzi. Andai dritta in camera sua. Non sapevo neanche perchè ci fossi entrata. Mi guardai in giro. Avvicinandomi al letto schiacciai qualcosa con il piede. Era una pillola bianca. La guardai attentamente. Non sapevo cos'era quindi la lasciai a terra. Camminai fino al letto. Accarezzai le lenzuola. Le lenzuola dove i nostri corpi si erano conosciuti. Piansi stringendole fra i pugni. Sentii dei passi avvicinarsi. Mi alzai e uscii. Era davanti alla porta che mi fissava. Il mio labbro inferiore tremó. Scoppiai in lacrime e non riuscii a trattenermi. Mi passó affianco ed entró senza fare niente. Le lacrime scorrevano velocemente sul mio viso. Ero ferita. Ancora di piú perchè non mi aveva notato.
-Sei solo un bastardo!- gli urlai entrando nella mia stanza. Passi veloci verso di me. Ecco quello che sentii. Chiuse la porta.
-STAI ZITTA!! Zittaaa!- urló.
-No!- mi si avvicinó in modo repentino. Mi prese per i polsi e mi bació. Un bacio rabbioso. La sua lingua calda e morbida fece sciogliere i nodi della mia anima. Lo spinsi via ma lui mi riattiró a se. Sapeva benissimo che non sapevo resistere ai suoi baci. Indietreggiai nel vano tentativo di farlo smettere. Inciampai nel borsone e cademmo sul letto. Era sopra di me. Continuava a baciarmi.
-Michael lasciami!!!- cercai di dire. Si staccó dalle mie labbra. Lo guardai negli occhi. Sapevo di avere il fuoco nei miei.
-Stai zitta ti prego!- disse guardandomi
-Non ho voglia di urlare.- continuó.
-Oh... Michael neanche io... mi sono solamente... sentita esclusa...- dissi piangendo. Mi bació il viso.
-Scusa... e che non avevo voglia di parlarne... ma ora... basta litigare...- si spiegó. Mi bació mentre le nostre lingue danzavano. Mi sfiló la maglietta. Io sbottonai uno a uno i bottoni della sua camicia. Stavo per fermarlo, per dirgli cche magari non dovevamo... ma era troppo tardi, aveva giá slacciato il reggiseno. La mia mano aveva giá iniziato ad aprire il bottone del jeans. Feci scorrere lentamente la cerniera.
-Soraya... non provocarmi...- disse guardandomi negli occhi. Gli sfilai i pantaloni piano. Lui stava sfilando i miei. Gli ultimi abiti ci scivolarono via di dosso. Mosse lentamente e dolcemente il bacino contro il mio.
-Perchè dobbiamo sempre... litigare...- chiese lui sussurando al mio orecchio.
-Finisce sempre cosí...- risposi io. Poi ci rivestimmo. Mi si avvicinó e mi abbracció.
-Michael... non voglio piú litigare cosí... ho detto cose che io non penso... io non ti odio... io... ti...- mi bació senza farmi finire.
-Amo...- disse lui.
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