Salve ragazze!!!! ecco il nuovo cap!!!! Questa volta non è un granchè...non che le altre volte lo fossero..ma questa volta non aspettatevi chissà che cosa!! per cui...mi rimetto alla vostra pietà!!!
buona lettura
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Capitolo 18
Michael sfilò il cellulare dalla tasca continuando a tenere Ale stretta a lui.
- Pronto John! Ho una richiesta urgente per te!! Al Mount Sinai Memorial Hospital, al reparto di medicina pediatrica...c'è un bambino...si chiama Paco....no, mi spiace..il cognome per ora non lo so...ma se parli con il direttore dell'ospedale, il prof. Bains, credo che non sarà difficile rintracciarlo...bene..vorrei che le spese necessarie alla sua cura fossero totalmente a carico mio...John..mi raccomando l'anonimato....non voglio si sappia! Grazie infinite...sei un aiuto prezioso!
Ripose il cellulare in tasca e tornò a guardare Ale, le sollevò il viso prendendola per il mento, per meglio guardare i suoi meravigliosi occhi verdi.
-Stai tranquilla piccola, almeno adesso sua madre potrà stargli vicino!
- Conosci il prof. Bains?
-Si, ho fatto parecchie donazioni al suo ospedale! Ora però..voglio vederti sorridere! Ho un idea...usciamo! ho voglia di fare shopping!
-Shopping? possiamo? e...io...cioè...come fai con..i paparazzi e... come fai con me?
-Tu vieni con me! tranquilla non voglio farti finire di nuovo in copertina, se è questo che ti spaventa! Conosco il direttore di Sears, che nelle ore di chiusura mi mette tutto a disposizione...almeno mi illudo di poter fare la spesa anch'io come i comuni mortali, adoro girare per gli scaffali e vedere cosa c'è, poter scegliere cosa comprare, senza affidarmi ai collaboratori e ritrovarmi in casa la spesa fatta da loro! Sentirmi...normale...anche se poi...è così vuoto il negozio che normale del tutto non mi ci sentirò mai!
Ale avvertì una sottile tristezza nelle sue parole, anche poter decidere cosa comprare era così difficoltoso per lui, addirittura arrivare ad andare in un centro commerciale chiuso per provare la sensazione di essere libero, anche se privato di ogni contatto umano, libero ma costantemente chiuso nella sua solitudine. Si sentì soffocare dalla profonda tristezza che provò per lui, ma fece in modo che non l'avvertisse, lo guardò sorridendo.
-Almeno non fai la fila alla cassa!!- gli rispose strizzandogli l'occhio, cercando di sdrammatizzare.
-E' davvero così terribile?
-Credimi...la odieresti!! arrivi ad avere anche istinti omicidi se becchi la fila che non scorre mai!!
Michael scoppiò a ridere nell'osservare l'espressione isterica di Ale nel descrivere una cassa affollata. Lei fu felice di sentirlo ridere.
Tempo mezz'ora ed il suo amico gli fece trovare il centro commerciale a sua disposizione. Si fermarono con il Suv nel parcheggio deserto, l'asfalto bagnato riluccicava sotto i fari che illuminavano il piazzale. Si avviarono verso l'ingresso del centro commerciale, un tizio in giacca e cravatta li aspettava.
-Ciao Mike! che piacere averti di nuovo qui! - Ale capì che lo shopping notturno di Michael era un attività piuttosto frequente, il suo sguardo si intristì, la sua infinita solitudine era come nella morsa di un inverno infinito, sferzato dal vento gelido, che aveva allontanato da lui qualsiasi contatto con il calore umano, le fece scendere il freddo in fondo al cuore, strinse la mano di lui con forza, come a saldarla alla sua, come se il suo calore arrivasse a mettere fine al suo lungo inverno solitario. Michael si voltò a guardarla nell'attimo stesso in cui la mano di lei strinse decisa la sua, stupito da quella presa così stretta, le sorrise leggermente cercando di rassicurarla, continuando il suo cammino verso quell'uomo che li aspettava.
- Salve Bill! grazie per la tua disponibilità, che Dio ti benedica!- si strinsero la mano con vigore.
-E' sempre un piacere aiutarti amico!- poi si rivolse ad Ale - piacere signorina, io sono Bill il direttore di Sears, i nostri negozi sono a sua completa disposizione.
Ale si sentì a disagio, mai nessuno si era messo a suo servizio con tanta premura, accennò un timido sorriso, tornando quasi a nascondersi dietro la vigorosa spalla di Michael. Entrarono nel supermercato, seguiti dalle guardie del corpo. Ale si guardò intorno, era una scena quasi surreale, il centro commerciale deserto, i loro passi echeggiavano tetri nella vastità dell'edificio.
Michael afferrò un paio di carrelli.
- Dai piccola...si inizia il gioco! -le disse porgendole uno dei carrelli.
- Che gioco?- rispose del tutto incredula alla sua richiesta.
- Facciamo finta di non conoscerci e ci incontriamo per sbaglio mentre si fa spesa!
Ale rimase basita da questa sua richiesta, un incontro tra due persone, un gesto che avveniva regolarmente milioni di volte al giorno in tutto il mondo, per lui era qualcosa da simulare, le lasciò l'amaro in bocca, amaro come delle volte doveva essere la vita di lui, prigioniero della sua fama.
Spinse lentamente il suo carrello lungo la corsia, Ale era pensierosa, non risuciva a vederci nulla di divertente in quella situazione, ma non voleva deluderlo, non voleva fargli notare la sua tristezza per quel surrogato di vita normale che si era inventato. Attraversò gli scaffali senza nemmeno guardali, completamente concentrata nei suoi pensieri, intenta a riflettere, a cercare una soluzione alla solitudine di lui. La sua immagine riflessa su di un vaso in acciaio attirò la sua attenzione, rimase a guardasi un attimo, vide il suo sguardo accendersi.
"Si...sono io la soluzione, non è più solo...ci sono...sono con lui ...in questa sorta di vita parallela...sono con lui e non è più solo...mai più!!".
Sorrise, alzando lo sguardo verso il fondo, guardando insistentemente da ogni parte, alla ricerca di lui. Michael le sbucò di fronte tenendo tra le mani due flaconi di detersivo.
-Signorina, mi scusi...non sono molto pratico di bucato...lei cosa mi consiglierebbe?
Ale scoppiò a ridere.
- Mi sembra di essere in uno spot dei detersivi!!
- Smettila..piccola peste..mi rovini l'approccio!! - Michael rise abbracciandola, lasciando cadere i flaconi a terra.
- Perchè?... intendevi approcciarmi con i detersivi? è così che intendi conquistarmi?- Ale gli rispose solleticandolo, gli urletti di Michael riempirono il silenzio del negozio mentre cercava di sfuggire alle sue piccole mani che lo torturavano. Ale adorava sentirlo ridere, il suo bianco sorriso era splendido, ne fu rapita, rimanendo inerme davanti a lui. Michael, nel ricomporsi, posò lo sguardo su un oggetto per lui strano.
-Che cos'è quest'affare? per cosa lo si compra?
-E' un vassoio usa e getta per le torte!
-Sicuro? sembra un freesby!!- corse lontano da lei - dai Ale...prendi! - gli lanciò il leggero vassoio in alluminio. Ale lo afferrò al volo rilanciandolo divertita verso di lui. Alla fine, pensò che non fosse così male avere un negozio vuoto tutto per loro, aveva il suo lato divertente. Continuarono a giocare a freesby fino a quando Michael non lanciò il vassoio al di la dello scaffale.
-WOOOOOW!!! game over!!! ho vinto io!!!- esultò Ale
-Ti ho lasciato vincere, cosa credi?!- la prese in giro, come suo solito.
- A si? ma se il tuo ultimo tiro era da vera schiappa! sono pronta ad una rivincita quando vuoi!!
- Ok ti sfido a prendermi, vediamo se sei brava anche in questo!!
Michael cominciò a correre lungo la corsia, seguito da un agguerrita Ale. Lui agile e leggero si muoveva con destrezza, ma Ale riusciva a tenergli testa, almeno per un pò, ad un tratto lo perse di vista. Si aggirava per le corsie silenziose, chiedendosi dove fosse finito.
- Michael, dove sei? dai vieni fuori.
Nulla. Le sue parole si perdevano nel silenzio di quel negozio immenso. I suoi passi rimbombavano pesanti, sentì qualcosa cadere alle sue spalle, si voltò di scatto e vide dei barattoli di latta per terra. Cominciava a non piacerle più quell'atmosfera, per un attimo le parve di essere la protagonista di uno di quei film d'orrore, che nel bel mezzo della notte si ritrovava a vagare terrorizzata in luoghi solitari ed insoliti.
- Mike per favore!!! così mi spaventi!! vieni fuori!
Una mano le si posò piano sulla spalla, facendola sussultare.
-Presa!- Michael sorrideva divertito.
-Non è affatto divertente!! vuoi farmi morire?-
-Hai un espressione così....divertente!- gli rispose continuando a ridere - dai vieni...hai voglia di assaggiare qualcosa?
Le prese la mano e la portò nel reparto dolci, si sedette per terra afferrando un pacco di biscotti al cioccolato. Ale si sedette accanto a lui.
-Ti diverte tutto questo?- gli chiese.
-Cerco di trovarci il lato divertente...non lo è ma...per me è necessario..ne ho bisogno...ho bisogno di venire qui a curriosare nel mondo reale...non è divertente..ma...preferisco lo diventi...altrimenti per me sarebbe troppo triste!- i suoi occhi si velarono di malinconia, Ale si pentì di avergli fatto quella domanda, ma desiderava entrare in contatto con il suo cuore.
Rimasero un attimo in silenzio, mangiando entrambi un biscotto. Michael si voltò a guardarla, il suo sguardo era così intenso che Ale non riuscì a sostenerlo, finì per abbassare gli occhi.
-Grazie...-disse lui con voce soffusa, arrivando a darle un bacio sulla guancia. Ale sentì il suo respiro sulla pelle, riuscì a rispondergli appena.
-Di cosa?
-Di essere qui...con me! è...diverso sentirsi qui in due!
Ale non rispose, continuò a tenere lo sguardo basso, sorridendo.
-Vediamo cosa pesco qui alla mie spalle!- il suo tono di voce si fece di nuovo brillante, mentre con la mano frugava, senza sbirciare, sullo scaffale alle sue spalle.
-bleaaahhh!! marmellata alla banana? che gusto assurdo!!- Michael incrociò gli occhi sul naso, evidenziando il suo disgusto, Ale rideva divertita.
-Dai pesca ancora!
-Ok piccola! solo per te!! mmmhh vediamo...un pò!! marmellata di more? va bene?
- Le adoro!
Michael aprì il barattolo porgendolo a lei. Ale ci affondò il dito dentro, era da quando era piccola che non faceva una cosa simile, si sentì tornare indietro di anni, quando rubava la marmellata dalla credenza. Guardò un attimo la marmellata sul suo dito, poi guardò la bocca di lui, non resistette. Avvicinò il dito alle sue labbra, che si dischiusero lentamente, continuavano a guardarsi intensamente negli occhi, mentre con gesti lenti Michael lasciava che il sapore dolciastro della marmellata conquistasse il suo palato. Ale sentì il caldo umido della sua bocca, la lingua di lui che giocava con il suo dito, si sentì pervasa da un ondata di calore a salire dal suo basso ventre, lo desiderava, cominciava a diventare sempre più difficile reprimere gli istinti. Sfilò lentamente il dito umido dalla sua bocca, fermandosi un attimo sulle sue labbra morbide per poi lasciarle andare. Poi fu lui ad intingere il dito nella marmellata, avvicinandolo delicatamente alla piccola bocca socchiusa di lei, sporcandole le labbra. Michael avvicinò il suo viso a quello di Ale, distolse lo sguardo dai suoi occhi per fissare le sue labbra carnose lucide di marmellata. Le trovò irresistibili, desiderava morderle, possederle. Posò piano le sue labbra su quelle di Ale, sentì la marmellata appiccicosa sulla sua bocca dischiudendola piano, lasciò che la sua lingua uscisse ad assaporasse la dolcezza del composto dalle labbra di lei. Ale si sentì svenire sotto quel tocco vellutato, sotto la sua lingua che scivolava via sensualmente. Dischiuse le labbra per far si che lui si impadronisse della sua bocca, le loro lingue si intrecciarono, le loro labbra appicciose si mossero affamate di passione, Ale sentì il sapore dolciastro della bocca di lui, facendolo suo. Le mani di entrambi si mossero a cercare un contatto, ad esplorare ognuno il corpo dell'altro. Michael le aprì un paio di bottoni della camicetta, ampliando la scollatura, fino a lasciare intravedere il pizzo del reggiseno. Con le sue dita affusolate sfiorò appena la sua pelle che rispose al tocco con un brivido, percorse delicatamente il solco tra i suoi seni floridi, fino ad insinuare le dita sotto il ricamo del reggiseno. Per Ale fu il paradiso, sentì perdere il contatto con la realtà, totalmente priva di forza per riprendere il controllo di se. Le labbra di lui continuavano a possedere le sue, ormai sotto scacco nel suo gioco passionale.
La voce ferma di una della guardie di Michael, li interruppe bruscamente.
-Mr. Jackson...mi scusi...credo sia ora di andare!
Michael gli rispose senza voltarsi a guardarlo, mentre Ale cercava frettolosamente di ricomporsi, abbottonando goffamente i bottoni della sua camicetta. Sentì le guance divampare dalla vergogna. Michael le bloccò le mani tremanti, lei alzò lo sguardo verso di lui che le sorrise lievemente imbarazzato, un timido bacio li unì ancora, a suggellare la loro complicità.
-Hai il viso appiccicoso di marmellata!- sorrise lei.
-Me l'hai spalmata ovunque...piccola monella!- le dite un buffetto sul naso.
Raccolsero da terra tutte le cose che avevano assaggiato e danneggiato e si avviarono all'uscita.
-E' buffo pensare che ...domani la gente entrerà qui..ignara di tutto quello che ci è accaduto stanotte!! Pensa ...alla signora che comprerà la marmellata di banane toccata da Michael Jackson! WOW!! e non lo saprà mai!!- rise Ale
- Ci penso sempre anch'io! UH! guarda....la mia dolce Liz sulla copertina di questo magazine....mi aveva detto di questo servizio fotografico...OK lo prendo...
-Su questo invece ci sei tu!- disse Ale prendendo tra le mani una rivista. Gli occhi di Michael cambiarono espressione in un lampo, si mosse rapido a toglierglielo dalle mani prima che lei lo sfogliasse.
- No...questo... questo è meglio lasciarlo stare!- posò bruscamente la rivista, senza rivolgere lo sguardo verso di lei. Ale capì che quella rivista l'aveva sempre ferito, che era una di quelle che non si curava di quanto potessero far male le parole, di quanto dolore potessero causare le false insinuazioni. Michael non voleva le leggesse, temeva che anche lei cadesse nelle subdola trappola dei magazine e credere a quelle ignobili cose. I suoi occhi si fecero tristi, sotto il peso costante di false notizie, sempre pronte dietro l'angolo a tornare a colpire. Nei suoi occhi, Ale, ci vide tutto il suo dolore, doveva fare o dire qualcosa, era li per lui, per non lasciarlo solo e sprofondare tra i fantasmi di un passato che continuavano a tormentarlo.
- Invece li prenderemo tutti... è ora che questa roba torni dal posto da cui è venuta...direttamente nella spazzatura! Così domani, almeno in questo negozio, nessuno leggerà questa robaccia! no?- gli strizzò l'occhio con un viso sorridente, anche se dentro soffriva per lui, provava pena per un uomo completamente vittima della sua fama e della sua ingenuità. Michael la strinse in un abbraccio, era felice di averla con se.
Rientrati a casa di Ale, entrambi si prepararono per la notte. Ale uscì dal bagno e lo trovò già a letto, disteso a pancia in giù, mentre con le braccia stringeva il cuscino, sotto la luce calda e soffusa della lampada, il suo sguardo le apparve pensieroso. Si distese accanto a lui, guardandolo amorevolemte. Cercò di cancellare quell'espressione dal suo volto, rannicchiandosi tra le sue braccia.
- Mi stai proprio viziando...ormai non posso pensare di passare una notte senza dormire in un tuo abbraccio!
Lui le accarezzò i capelli, il suo sguardo era sempre malinconico, non rispose.
-A cosa pensi? hai un espressione così assorta, triste! posso fare qualcosa per te?
- No..piccola, non puoi! Domani sera..non sarò qui a cullarti... mia madre ci vuole tutti a cena ad Encino, passerò la notte li!- la sua voce era cupa, come se il pensiero di quella notte lontana da lei gli pesasse sull'anima.
- Non c'è da essere tristi, sarai con la tua famiglia!! non sai cosa darei per averne una!
- Non come la mia spero! non li conosci.... non è così piacevole stare con loro, eccetto mamma e Janet! Temo soprattutto mio padre..non siamo in buoni rapporti ultimamente..ma che dico...ultimamente! in realtà in buoni rapporti non ci siamo mai stati!- Ale sentì la sua angoscia salire dal timbro della sua voce.
- Cerca di trovare il lato positivo in lui, in fondo non possiamo scegliere chi farci da padre!
- Di sicuro lui non lo è stato!
- Sei duro con lui!
- Credimi piccola...parleresti anche tu così conoscendolo! Non vorrei andare...mi sentò come se già fossi sotto quei suoi piccoli occhi scrutatori. Quanto vorrei che tu venissi con me! ti prego...piccola...vieni con me!
- Non credo sia... una buona idea...io...ci verrei lo sai..ma... è una cosa tra voi... tua madre vorrà vedervi senza l'intrusione di un estranea!
- Ci vado solo per lei! ma...il pensiero di mio padre..mi fa rabbrividire!
- So che non avete un buon rapporto...ma...sono cose che ho sentito dai giornali....non so quanto siano attendibili!
- Non ho mai provato un sentimento d'affetto per lui e purtroppo ancora oggi è così, non vorrei giudicarlo, perchè non so cosa lo spinge ad essere così,ma con me...è stato molto duro. Delle volte lo guardo e penso a quanto vorrei urlargli in faccia il dolore che provo per non aver avuto un padre. Delle volte mi chiede: "Perchè ti faccio paura?", non riesco a rispondergli, non si rende nemmeno conto di quanto mi ha ferito, di cosa mi ha fatto. Mi chiudevo in camera la sera e me ne stavo sotto le coperte, tremavo solo a sentire la sua voce, poi veniva alla porta e lo sentivo sbraitare contro di me che se non avessi aperto subito avrebbe buttato giù la porta a calci...e lo faceva sul serio...e ..per me allora erano guai...! - la sua voce era rotta dall'emozione nel raccontare il rapporto con suo padre, Ale lo ascoltava, provava pena per lui, pensò un attimo a suo padre, che aveva perso troppo presto ma, nononstante il breve tempo trascorso insieme aveva dei bellissimi ricordi, pensò a quando le aveva insegnato a nuotare, ai pic nic sul prato, alle volte che la portava sulle spalle, alle favole la sera prima di dormire. Un breve periodo insieme, ma centinaia di ricordi indelebili nel suo cuore, avrebbe voluto donarne uno a Michael, almeno uno di queste emozioni per lui e suo padre. Pensò che doveva essere davvero triste per lui avere un padre e non sentirlo tale. Continuò ad ascoltarlo in silenzio.
- Ho un unico ricordo...di lui come padre...forse per lui sarà stata una cosa talmente insignificante da non ricordarla nemmeno...mentre io me la porto nel cuore come un unico tesoro...ero piccolo..mi prese in braccio e mi mise su un pony...- sorrise malinconico, poi proseguì- ...per il resto..ho solo il ricordo di umiliazioni e frustrate, tanto che mamma temeva che ci avrebbe ucciso di botte. Quanto avrei voluto sentirlo fiero di me...credo che in cuor suo lo era ma...non me lo ha mai detto...ed io ne avevo così bisogno...ne ho bisogno! Per lui non faccio mai abbastanza, mai un gesto di ammirazione, di gratificazione per quel che sono diventato, per dimostrarsi orgoglioso...diamine sono suo figlio...suo figlio!! Ho dato il massimo, mi sono impeganto fino allo stremo...solo per arrivare al suo amore, pensavo che così...avrei riconquistato il suo affetto! Se avessi figli miei...sarebbero l'orgoglio della mia vita...quando tornerò a casa...vorrò che i miei figli mi corrano sempre incontro saltandomi addosso...e non correre a nascondersi terrorizzati!- le lacrime gli scivolarono rapide. Ale gli diede un bacio sulle labbra, sentiva il suo dolore, sentiva la sua sofferenza.
- Sarai un papà meraviglioso...ne sono certa!
- Mi piace come dite "papà" voi italiani...ha un suono così...affettuoso! Mio padre non ha mai voluto che lo chiamassi papà, è una cosa che mi manca! Domani spero mi stia alla larga...l'ultima volta che ci siamo visti...è stato difficile...come sempre! E' assurdo vedere che, nonostante siano passati anni, riesce a farmi ancora paura, provo le stesse orribili sensazioni, mi sento lo stomaco stretto in un pugno, non riesco a guardarlo negli occhi...io...ne ho paura...ed un figlio non dovrebbe avere paura del proprio padre...lui dovrebbe difenderti...proteggerti...ed invece io lo temo! Pensa che ci terrorizzava così tanto che...con Janet facevo un gioco, le chiedevo di chiudere gli occhi e di immaginare Joe dentro una bara, morto e le chiedevo se ne era dispiaciuta e la risposta era sempre "NO", mi consolavo con il fatto che se fosse morto non avrei sofferto....è una cosa orribile da pensare per un bambino...lui...lui è riuscito a farmi provare l'odio!- Ale lo interruppè, posandogli un dito sulle labbra, come ad interrompere i suoi brutti ricordi, si sentì veramente in pena per il suo dolore, per tutto quello che aveva subito, si fece più vicina al suo viso, lo accrezzò piano cancellando le tracce della lacrime.
- Ora non può più farti del male...non devi più permettergli di ferirti...
- Vieni con me domani..ti prego!
- Non posso amore mio...ma ci sarò sempre se avrai bisogno..perchè io...ti amo..ti amo...non dimenticarlo mai!
Michael chiuse gli occhi lentamente, pervaso da un fremito ogni volta che le sentiva dire quella frase, desiderava sentirsi amato più di ogni altra cosa al mondo, aveva un disperato bisogno di colmare il suo bisogno d'amore e lei era li, dolce, bella e innamorata. La strinse a se più che poteva come se avesse paura che le sfuggisse via, prese a baciarla con trasporto, quasi a voler cancellare i brutti ricordi perdendosi sulle sue labbra. Sentiva il dolore placarsi ad ogni suo bacio, ad ogni suo tocco. Sentiva che, nonostante la sua anima inquieta, quella notte, la presenza di lei avrebbe vinto sul richiamo dei farmaci, che avrebbe dormito, sereno, accanto alla sua Ale, era sempre più convinto che lei fosse la risposta alla sua dipendenza. Che lei fosse la luce nel buio della sua anima.
.... continua (spero!!!)
have you seen my childhood...