Ho qualcosa da raccontarvi... [Fan Fiction]. Terminata: 33 capitoli + versione aggiornata di 19 capitoli. Rating: arancione

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Allyss
00venerdì 25 dicembre 2009 02:13
azzz....che coltellata.....
cmq bravissimaaaaaaa!estremamnte "tagliente" questo capitolo....
michaelina96@
00venerdì 25 dicembre 2009 13:12
bellissimo,oddio e ora che succederà?l'ultima frase mi preoccupa....cmq bravissimaaaaaaaaa!!!!!!
liberiansara
00venerdì 25 dicembre 2009 15:17
E guerra avrai, brutta stronzetta. [SM=x47975]

Bellissimo!!!! Simpaticissima la Susie!!!!!
AntonellaP85
00venerdì 25 dicembre 2009 16:39
Sere per favore pubblica un altro capitolo...sono malata a casa, almeno leggo le fan fiction!
Sere-88
00venerdì 25 dicembre 2009 17:06
Re: Capitolo 16 su richiesta :-)
AntonellaP85, 25/12/2009 16.39:

Sere per favore pubblica un altro capitolo...sono malata a casa, almeno leggo le fan fiction!




Se me lo chiedi così non posso rimanere indifferente...Spero che questo capitolo ti faccia compagnia...Buona lettura a tutti!




Cap 16
Mi sentivo uno schifo e la mia testa era un frullatore impazzito di pensieri ambivalenti.
Ma perché ogni volta che litighiamo così mi sento in colpa? perché alla fine di ogni discussione lui si trasforma, e dopo aver alzato un po’ la voce diventa quel bimbo triste dagli occhi smarriti? perché mi sento così male? Sono io la vera causa dei suoi problemi, sono una sciacquetta egocentrica che non capisce un cazzo. Lo voglio tutto per me, voglio che dica al mondo che mi ama, voglio essere al centro dei suoi pensieri, voglio voglio, voglio….Sono una schifosa egoista. Ma forse no…forse lo amo così tanto che sento il bisogno di dirlo all’universo, forse lo sento così mio che il solo pensiero che qualcuno me lo possa strappare via mi uccide. Forse vorrei solo poterlo amare senza restrizioni, poter uscire con lui la sera, mangiare un gelato al parco, fare acquisti a Natale, portarlo in Italia a conoscere la mia famiglia. Forse non sono capace di rapportarmi a lui e al suo essere uno e mille allo stesso tempo, sicuro e deciso nel lavoro, poliedrico e comunicatore sul palco, ardente e puerile in amore, timido, riservato e timoroso con il resto del mondo. Come possono tutte queste cose concentrarsi in un’unica persona. Forse per me è troppo speciale. Forse, forse, forse…Forse ho preteso troppo dalla vita. Ma la realtà è che quando ti innamori di quel sorriso pulito, di quegli occhi figli della terra, dell’odore speziato dei suoi capelli, quando conosci a memoria ogni centimetro del suo corpo, quando impari dove soffre di più il solletico e come si lava i denti, quando ti diverti a preparargli la cena e piegargli le camicie, è allora che capisci veramente che se anche non ci fossero stati riflettori, concerti mondiali, premi e miliardi di dollari, quel sorriso, quegli occhi, quei capelli, quel corpo…sarebbero esistiti lo stesso e tu quel ragazzo lo avresti amato comunque.
Quanto più cercavo di razionalizzare la questione tanto più mi sentivo male; era come se dopo una lenta agonia arrivassi a comprendere che forse non potevamo stare insieme e che in realtà io quell’uomo non lo avevo mai capito E saliva ancora di più il senso di colpa e lo sdegno verso me stessa e l’incapacità di apprezzare che io, Susanna De Matteo, ero la ragazza più fortunata dell’intero pianeta perché stavo con Michael Jackson, la più grande star di tutti i tempi. Ma ecco, ancora una volta mi stavo sbagliando. L’unica cosa che proprio non potevo rimproverarmi della nostra relazione era il fatto di averlo trattato ed idolatrato per il suo essere il re indiscusso della musica; lui con me voleva sentirsi vero, reale, con i suoi pregi e i suoi difetti e con le difficoltà che lo stare insieme poteva comportare. E forse era proprio quel realismo a portarmelo via e a sbattermi in faccia che una come me infondo con uno come lui non ci poteva stare, in una lotta titanica tra ciò che lui rappresentava per il mondo intero e le esigenze di una piccola ragazza normale.
Stavo male, mi rigiravo freneticamente nel letto- quell’uomo mi ha così assorbito da trasmettermi anche la sua insonnia- pensai. Intorno a me aleggiava un’aria soffocante. Sentivo le pareti della stanza restringersi ed espandersi freneticamente. Ero avvolta in uno stato di ansia tale da farmi accelerare il battito cardiaco. Non immaginavo che Mike fosse capace di suscitare in me reazioni psicosomatiche di tale incidenza. Dopo circa due ore Morfeo si abbatté pesante e tormentato sulle mie palpebre.
-Mamma mamma voglio una coperta…
Era buio e mia madre teneva per mano me bambina mentre camminavamo nei vicoli del centro storico di Napoli. Le strade erano deserte e si sentiva solo il rumore dei nostri passi. Era inverno però indossavamo degli abiti leggeri per cui sentivo molto freddo.
-Non ce l’ho, mi dispiace. Ormai non è più compito mio occuparmi di te. D’ora in poi non farò altro che accompagnarti silenziosa.
-Ma come mamma? Ho bisogno di te, non sono ancora pronta…
-Non è colpa mia gioia di mamma, è il morbo che lo vuole…
Ad un tratto un braccio sbuca dal buio di un cancello. La tira, la strattona. Cerco di afferrarla, faccio resistenza, ma non sono abbastanza forte. Quella morsa la tira violenta verso le inferriate, le fa sbattere la testa, le fa male.
-Mamma non ce la faccio…mammaaaaaa…aiutatemiiiii vi pregoooooo!!!!!!
-E’ il morbo tesoro mio…è il morbo che lo vuole…è il morbo che lo vuole…è il morbo che lo vuole…
Squillò il telefono. Alzai violentemente la testa dal cuscino. Ero in un bagno di sudore. Per fortuna era un incubo. Era passato. Non esisteva. Ma allora perché mi sentivo ancora soffocare? Perché le braccia mi facevano così male? Perché avevo il terrore di aver perso qualcosa?
Al quarto, quinto squillò realizzai che dovevo rispondere.
-Susanna?
Riconoscevo quella cadenza. Cadenza di casa mia…Era Riccardo, mio fratello.
-Riccà? Che è stato?-...Mi preoccupai…Iniziai ad agitarmi; qualcosa mi diceva che…qualcosa…
-Mamma...mamm…Mamma è morta Susà!
Mamma è morta.
Mamma è morta.
Mamma è morta….
…è il morbo che lo vuole…
…è il morbo che lo vuole…
…è il morbo che lo vuole…
La cornetta mi cadde dalle mani. Respiravo affannosamente. Mi dondolavo in maniera compulsiva, la testa mi pulsava…
Come dopo un terremoto, una valanga, uno tsunami. Solo macerie…così mi sentivo dentro.
Il dolore più grande della mia vita.
Piansi al punto da strapparmi gli occhi; urlai di sofferenza perdendo completamente la voce…non ero più niente.
Chiamai Mike e gli dissi che l’indomani sarei partita con il primo volo per l’Italia per dare l’ultimo eterno saluto alla donna più importante della mia intera vita.
All’aereoporto riconobbi Jim. Accanto a lui appoggiato alla macchina e nascosto da occhiali scuri, berretto e sciarpa fin sotto gli occhi c’era lui. Si era imbacuccato per passare inosservato. Tanto era gennaio, faceva un freddo cane, nessuno ci avrebbe fatto caso. Per l’ennesima volta si era nascosto. Ma sapevo, quella volta avevo davvero capito…
Quel suo nascondersi aveva il sapore di rispetto, non voleva che anche il mio dolore, il dolore più grande che una figlia possa provare, diventasse una questione di gossip.
Gli corsi incontro gettando le valigie per l’aria. Mi accolse in un abbraccio amorevole. Si tolse gli occhiali, mi guardò intensamente e scoppiammo in lacrime.

Attendo commenti e opinioni...ciaoo [SM=g27822]
AntonellaP85
00venerdì 25 dicembre 2009 17:32
Grazie mille Sere! Anche se ho pianto un po'....la tua storia è bellissima, non sai quante volte ho sognato di vivere in prima persona una storia simile (penso che lo abbiamo sognato tutte...e io continuo a sognarlo!)...un abbraccio forte e tanti auguri! [SM=x47938]
BEAT IT 81
00venerdì 25 dicembre 2009 19:43
Sere bellissimi i capitoli nuovi !!!! Lo sapevo io che c'era qlc che nn andava con la mamma di Susie...davvero grandi emozioni, nn vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!!! Baci
michaelina96@
00venerdì 25 dicembre 2009 21:52
bellissimo!!!!!ma anche tristissimo...quanto mi dispiace per la mamma di susie,ti raccomando,falla riprendere in fretta da questo shock,comunque è bellissimo!!!!!!1
Anto (girl on the line)
00sabato 26 dicembre 2009 02:17
Povera Susie,mi dispiace molto per lei e per sua madre...Bellissimi questi ultimi due capitoli cmq!
liberiansara
00sabato 26 dicembre 2009 21:34
[SM=x47964] che tristezza....speriamo per Susie, che va finire meglio con Mike....

Come sempre BRAVA!!!!!!!!
Valerie77
00lunedì 28 dicembre 2009 14:40
Ehiiiiiii??? Finisci indietro nei topic e quindi ti riporto su. Per una scrittrice degna questo e altro.
Sere-88
00lunedì 28 dicembre 2009 15:16
La vera storia di un racconto inventato...[FanFiction] 17
Mamma mia che vitaccia quella del forum...non appena rallenti un pò milioni di topic sono pronti a schiacciarti. Per fortuna che ci sono ancora anime pie pronte a risollevarti (grazie Vale [SM=g27828] ). Eh ragazzi che modi [SM=g27822]...non ho mica finito...ho qualcosa da raccontarvi io.... [SM=g27828]
Buona lettura [SM=x47961]


Cap 17
Dopo la morte di mia madre rimasi in Italia per circa due anni. Avevo bisogno di stare a casa, con la mia famiglia. Eravamo tutti devastati dal dolore ed avevamo bisogno del reciproco conforto per poter andare avanti ed imparare a convivere con la sua ingombrante assenza. Non fu facile.
Un cancro al seno in poco tempo me la portò via a quarantasei anni. Ero tormentata dai sensi di colpa perché sentivo che nel momento del bisogno non le ero stata vicina, non ero stata presente per sostenerla nelle sue sofferenze. Un’egoista presa dalla carriera, dai viaggi…; questo fui e non me lo perdonerò mai.
Solo la nascita di mio nipote Giulio, un mese dopo il lutto, ci regalò un po’ di serenità. Giulio era un regalo di mamma dal cielo. Lo sapevamo tutti.
In quei due anni io e Mike non perdemmo mai i contatti, ma quelle incomprensioni rimaste sospese, la lontananza, la sua vita che continuava a correre a velocità tripla rispetto alla mia, fecero il resto.
Nonostante tutto rimanemmo dei punti fermi e dei pilastri irremovibili l’uno per l’altra. L’affetto reciproco era intenso, forte, insormontabile, anche se forse all’epoca ci sembrò non essere più amore di coppia ma profondo legame fraterno. In realtà ci sentivamo sporadicamente, ma quando accadeva le nostre conversazioni diventavano vere e proprie spremute d’anima; la sua sola voce era per me una terapia rigenerante.
Era il 26 novembre 1991. Lo chiamai non appena seppi del’uscita in Italia del suo ultimo capolavoro discografico. Fu allora che mi propose ti tornare in America per lavorare con lui per la preparazione del prossimo tour. All’inizio fui titubante; cercò di convincermi dicendo che mi avrebbe fatto bene riprendere a lavorare e che mia madre avrebbe voluto vedermi felice. Ma sono certa che non mi fece quell’offerta solo per risollevarmi il morale; stimava profondamente il mio lavoro quanto io stimavo il suo e la nostra non fu solo una stupenda amicizia, ma anche una preziosa e continua occasione di arricchimento professionale.
Non gli diedi subito una risposta, avevo bisogno di rifletterci su. Nei parlai con la mia famiglia e tutti ne furono entusiasti, a quel punto decisi di accettare perchè quella poteva essere una stupenda occasione per ricominciare a lavorare e forse anche per riprendere la nostra storia da dove l’avevamo lasciata. Ma in realtà avevo un po’ paura di me stessa e delle mie reazioni di fronte ad una situazione così troppo simile a quel passato in cui io e Mike eravamo più che semplici amici; qualcosa mi diceva che le cose erano cambiate ma lo stesso ci sperai fino alla fine. Perché c’eravamo lasciati? Mah…una risposta concreta non l’avevo neanche io e quel difficile momento familiare fece passare i miei perché in secondo piano, mi sentivo quasi in colpa ogni qual volta nella mia mente aleggiava veloce qualche interrogativo malefico del tipo “Ma secondo te state ancora insieme?”. Mi mancava il coraggio di affrontare l’argomento, per lui fu lo stesso e alla fine lasciammo che quel che era rimasto del nostro amore venisse inesorabilmente inghiottito dall’implicito.
Ora che mi apprestavo a rimettere piede in terra americana mi tremavano letteralmente le gambe e questa cosa mi destabilizzava.
Quelli che seguirono furono per noi anni di grandi cambiamenti; eravamo cresciuti, probabilmente eravamo diversi rispetto a quando ci conoscemmo, o molto più probabilmente queste furono le uniche giustificazioni che seppi darmi dinanzi al fatto che lui non mi guardava più con gli occhi di prima.
Prima che partissi mi chiamò dicendomi che avrebbe fatto trovare una limousine in aereoporto al mio arrivo e che per il resto si sarebbe occupato di tutto lui. Quelle parole mi lasciarono perplessa, speranzosa ed emozionata.
Le porte scorrevoli si aprirono al passaggio del mio carrello con i bagagli e non appena vidi l’auto mi prese un fuoco alla bocca dello stomaco. Mi sentivo una ragazzina stupida…
Perché prendere una limousine se poi dentro quella macchina dovevo starci solo io? Nessuno c’era lì ad attendermi a parte l’autista, che per quanto fosse una persona simpatica non era proprio colui che desideravo incontrare; venni accolta da un bigliettino solitario poggiato sul sedile che diceva “Anche se non ci sarò per alcuni giorni, vieni a stare da me. Quando torno vorrei trovarti a casa…Bentornata, Michael”. Ci rimasi male. Speravo in un ritorno trionfante, lui che mi accoglieva con amore, noi due pronti ad essere quelli di una volta come se quei due anni non fossero passati. Mi sbagliavo di grosso.
L’attesa del suo ritorno fu un misto di strazio, gioia e confusione. Insomma cosa eravamo adesso? Come avrei dovuto salutarlo? Un bacio, un abbraccio, un ciao? Mi sembrava di vivere una situazione surreale, e il nostro incontro non fece che alimentare la mia confusione.
Sapevo che sarebbe rientrato nel pomeriggio. Andai a fare shopping per acquistare qualcosa di carino tanto per rendermi presentabile. Infondo non ero poi così diversa da come mi aveva lasciata a parte un paio di chiletti in più e i capelli un tantino più corti, ma avevo tanta voglia di piacergli. Ebbene si, le cose erano davvero cambiate, qualche anno prima non mi sarei fatta questo tipo di problemi perché ero certa di piacergli sempre.
Erano le diciassette e trenta, tra meno di mezz’ora sarebbe ritornato. Durante quell’attesa fantasticai su come potesse essere il nostro incontro dopo tanto tempo…
… una cenetta intima a lume di candela…
…lui che mi bacia…
…io che mi perdo nelle sue braccia avvolgenti…
…noi che…
Un vocio insistente mi distolse bruscamente da quel mondo sognante. Un brulichio di persone e di passi smuoveva il selciato; mi avvicinai alla finestra e guardai fuori. Tre macchine avevano appena parcheggiato nel viale mentre scendevano una, due, tre, quattro, cinque…ma quanta gente ci sta?- pensai mentre nella mia mente si sbiadiva lento il quadretto idilliaco che mi ero costruita. E lui…? Dov’è lui..?
Eccolo!...
Fu l’ultimo a scendere e lentamente si avvicinò all’ingresso intrattenendosi ogni tanto a scambiare qualche parola con uno di quei dieci tizi che l accompagnavano.
Giacca scura, cappello, pantaloni attillati…
Quella camminata…
Lo avrei riconosciuto tra un milione di persone. Lo prendevo spesso in giro per quel suo particolare modo di oscillare a destra e a sinistra quando incedeva sicuro.
Le mani iniziarono a sudare.
Salivazione azzerata.
Il cuore…va bè quello me lo ero giocato da un pezzo.
Dopo tutta quell’attesa non vedevo l’ora di riabbracciarlo.
Mi scaraventai alla porta. Aprii.
Spalancai l’uscio con un sorriso che mi circumnavigava il viso e venni accolta da una serie di occhi sconosciuti che risposero con cordiali buona sera, salve, ciao e quant’altro a quell’ apoteosi di denti con fossetta sulla guancia annessa. Non li guardai nemmeno; mi feci largo tra loro per raggiungere Mike poco distante che di spalle stava parlando con una persona.
Mi avvicinai lentamente così che non si accorgesse di me, e arrivata dietro di lui gli coprii con le mani gli occhi.
Interruppe bruscamente la sua conversazione.
Mi tastò mani e polsi.
-Finalmente sei tornata!-esclamò, e voltandosi mi abbracciò calorosamente baciandomi una guancia.
Mi cinse le spalle con il suo braccio ed entrammo in casa con tutto quel seguito di persone che non avevo ancora ben identificato.
Quella sera non ci fu nessuna cenetta romantica o chiacchierata in intimità, tutt’altro. Come bentornato mi aspettava una vera e propria riunione di lavoro. Eh si perché tutti quei signori non erano altro che gli organizzatori e parte dello staff che lo avrebbe accompagnato nel tour che lo aspettava, anzi che ci aspettava.
Arrivati in casa procedette con le presentazioni.
-Ragazzi questa è Susie…una mia carissima amica italiana. È stata via per un po’ ma adesso è tornata per darci una mano con il tour…Susie per me è fondamentale, è stata il mio portafortuna e quindi non poteva non accompagnarmi anche in questa avventura e sono certo che anche voi tutti vi troverete benissimo a lavorare con lei- Non mi diede il tempo di dire una parole, fece tutto da solo, era un fiume in piena. Devo dire che però mi sponsorizzò in maniera ineccepibile.
- E’ una grande ballerina con un curriculum fenomenale; viene dalla danza classica, balletto russo, brodway, poi ha già lavorato con me…insomma sta ragazza è un talento e ci tenevo a presentarvela.
Uno di quei signori intervenne.
- Quindi Mike vuoi farci credere che oltre ad essere così bella è anche brava?- esclamò in modo ironico tra le risatine dei presenti.
Mike si girò verso di me; con una mano si strofinò il mento inclinando un po’ la testa, guardandomi come fossi un quadro appeso alla parete, di quelli che hai in casa da tanto tempo ma che non ti soffermi mai ad osservare.
-Eh si…è bella Susie, lo so che è bella…lo avevo quasi dimenticato…
Buttò lì quella frase con una leggerezza che mi lasciò inebetita. Il Mike che ricordavo io non avrebbe mai fatto certi espliciti apprezzamenti su di me in pubblico, non si sarebbe mai esposto così tanto; arrossendo avrebbe glissato su quella considerazione per evitare di dare nell’occhio, per proteggere quello che c’era tra di noi da sospetti e pettegolezzi. Ma quella naturalezza la diceva lunga sul fatto che ormai non c’era più niente da proteggere e tenere nascosto, o meglio non c’era più niente.
Rimasi senza fiato. Chiunque al mio posto sarebbe stata al settimo cielo, io invece mi sentivo sprofondare.
In quel momento compresi la realtà dei fatti. Tutto era cambiato. La sua “piccola ragazza normale”, la sua “giovinezza spensierata” ormai era solo una “carissima amica italiana” di cui aveva dimenticato la bellezza, mentre io, povera illusa, di lui ricordavo ancora tutto.
Allyss
00lunedì 28 dicembre 2009 15:38
[SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964]


sereeeeeeee.....nooo.....non puo' essere tutto finitooo......uffaaaa!!!

BEAT IT 81
00lunedì 28 dicembre 2009 17:24
No Sere!!!!!!!!!!!!!!!! Nn può essere finita, ti prego, dimmi che nn è così, ti prego ti prego...Troppo triste :-(((((
Anto (girl on the line)
00lunedì 28 dicembre 2009 20:22
Oh nooooooooooooo per favore Sere,devi farli tornare insieme,non è giusto così.Susie ha bisogno di lui.ora più che mai... [SM=x47964] [SM=g27813] [SM=x47964]
AntonellaP85
00lunedì 28 dicembre 2009 20:24
Oddio che triste...non dirmi che è finita tra loro... [SM=x47964]
liberiansara
00lunedì 28 dicembre 2009 21:00
Re:
AntonellaP85, 28.12.2009 20:24:

Oddio che triste...non dirmi che è finita tra loro... [SM=x47964]




[SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964]
Sere-88
00lunedì 28 dicembre 2009 23:05
Re: Re:
liberiansara, 28/12/2009 21.00:




[SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964]



Ma allora sta storia vi piace sul serio... [SM=g27822] Cmq vi annuncio che ci potrebbe essere qualche capitolo in più. Sto approfondendo delle perti che avevo lasciato sospese e quindi...Spero vi faccia piacere [SM=g27823] Baci
Allyss
00lunedì 28 dicembre 2009 23:27
siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii........

ci piace........e ne vogliamo ancoraaa!!! :-))))))
BEAT IT 81
00martedì 29 dicembre 2009 09:46
Re: Re: Re:
Sere-88, 28/12/2009 23.05:



Ma allora sta storia vi piace sul serio... [SM=g27822] Cmq vi annuncio che ci potrebbe essere qualche capitolo in più. Sto approfondendo delle perti che avevo lasciato sospese e quindi...Spero vi faccia piacere [SM=g27823] Baci




Piacere?!? Sono felice di questa news!!!! La tua FF è troppo bella...continua continua [SM=g27822]
morrison79
00martedì 29 dicembre 2009 14:54
NO.. non ci credo che è finita così...
io sento che succederà qualcos'altro tra i due...

vero sere???!!^_^
Valerie77
00martedì 29 dicembre 2009 14:58
Beh,ovvio che dopo 2 anni di lontananza e per come viaggia veloce il mondo di Michael che vi aspettavate. Ma immagino ci sarà un ma..senza tuttavia pretendere dalla scrittrice che passi il resto della vita ad inventarsi corsi e ricorsi su una storia scritta magnificamente ma che deve comunque avere un finale,per altro attendibile con la realtà.
Sere,inizia a pensare alla scrittura come tuo futuro,direi che hai del talento.
michaelina96@
00martedì 29 dicembre 2009 15:41
nooooooooooooooooooo non puoi lasciarci così,dimmi che non è finita tra di loro,noooooooooooo!!!!!! :-(
Sere-88
00martedì 29 dicembre 2009 15:43
[SM=x47984] Valerie grazie mille per i complimenti...
Anche in un romanzo l'avvicinarsi della fine è difficle da accettare, anche per me che lo scrivo, ma del resto è una giusta metafora della vita che spero vi possa accompagnare più serenamente nella convivenza con quel 25 giugno. In tutti noi può nascere una piccola Susanna che manterrà vivo per sempre il ricordo e la speranza di quel messaggio d'amore che si chiamava Michael Jackson.
Buona lettura...

CAP 18
Non per questo ci allontanammo, anzi. Mi feci forza e cercai di affrontare quell’ennesima batosta. Se l’unico modo per stargli vicino era essere una sua carissima amica lo avrei fatto, era il male minore. Non avevo scelta dal momento che il pensiero di stargli lontana mi procurava una sofferenza che in quel momento non mi sentivo di sopportare, e così mio malgrado decisi di indossare quei panni che a lungo mi calzarono stretti.
I primi anni furono i più duri ma allo stesso tempo anche i più felici, perché compresi che la mia vicinanza lo faceva stare bene e a quel punto fui anche pronta a sacrificare il mio amore.
L’ingenuità e la spensieratezza con cui mi confidava i suoi pensieri più intimi mi lasciavano esterrefatta. Quello era davvero un bambino vestito da uomo, senza malizia, senza cattiveria. Ingenuo e spietato come solo i bambini sanno essere. E per questo lo odiavo e lo adoravo.
-Tu per me sei più di un’amica Susie- mi disse una sera facendomi balzare il cuore in gola-…Si ti può sembrare strano quello che sto per dirti, ma io lo penso sul serio…-continuò ridacchiando.
Non capivo dove volesse arrivare…
-…Tu per me non sei nemmeno una sorella Susie…
E più andava avanti meno capivo…
-…tu sei un vero amicO...- sbarrai gli occhi-… si Susie hai capito bene…cioè io con te posso parlare di tutto tutto, pure di cose che ad una amica donna non diresti mai…Per questo sei speciale, specialissima. Sei bella e materna come solo una donna sa essere, ma sei anche genuina, spontanea e a volte un po’ scurrile come uno scaricatore di porto…
A quel punto misi da parte le mie pretese romantiche da donzella svenevole e non riuscii a trattenermi dal ridere.
- Mike mi stai elegantemente dicendo che sono una “terrona” come si dice da me…
-Eh…non lo so come si dice da te…ma se si dice così allora tu sei la mia “terrona”!
Il tempo e gli altri uomini mi aiutarono a sopportare meglio questo nuovo ruolo nella sua vita; riuscì a conoscere di lui cose che non pensavo esistessero, e se questo era il prezzo da pagare per scoprire le parti più belle e profonde di quel tesoro di persona che era Michael Jackson, non mi pento di averlo pagato.
Quelli forse furono i nostri anni più veri, nel senso che non vivevamo più tutta quella pressione mediatica su di noi, lui era più sereno.
Almeno fino al 1993.
Quello fu l’inizio del suo calvario. Una via crucis giudiziaria durata anni, che lo vide accusato di aver commesso nefandezze che mai la sua mente sarebbe stata in grado di partorire.
Processi, arresti, accuse, e ancora processi. Quello che accadde in quel periodo, aimè è storia pubblica, ma quello che ci fu realmente dietro il caos mediatico è per me storia di vita.
Gli stetti vicino senza riserve, a differenza di tanti che si predicavano amici e che gli voltarono le spalle, e a differenza di tanti altri feci tutto lontano dai riflettori, dalle interviste, dalla televisione. Lo rispettai, come lui mi aveva sempre rispettata anche quando stavamo insieme, anche quando non ero abbastanza matura per comprendere i suoi bisogni, forse per mio egoismo, o forse perché lo amavo troppo.
Passavamo nottate intere a parlare. Aveva bisogno di sfogarsi, di urlare, di piangere; e quanto ha urlato, quanto ha pianto. Cercavo di tirarlo su di morale, di farlo sorridere. Volevo dimostrargli che poteva ancora essere felice e che chi lo amava davvero non lo avrebbe mai abbandonato.
Il giorno del nostro compleanno del ’94 gli preparai una sorpresa.
Non si sentiva dell’umore adatto per fare festeggiamenti, ma quel giorno non poteva passare inosservato…Era o non era il “Nostro Anniversario Di Vita”?
Avevo le chiavi di casa sua e con la complicità di Jim feci in modo che stesse via per un paio d’ore, giusto il tempo di organizzarmi. Niente mega festa eclatante; niente striscioni, né centinaia di invitati, caviale e champagne. Il menu della serata prevedeva: trionfo di vecchi ricordi su una cascata di spaghetti al pomodoro fresco con contorno di pigiama e monopoly, ed infine per dessert cassetta di “Neverending story”.
Quando arrivò era tutto pronto. Fuori la porta di ingresso attaccai un post-it con su scritto a matita ”Per sempre…29 agosto 1987”.
Quella sera ci divertimmo da pazzi, ne avevamo entrambi un grande bisogno. Ci mettemmo a ballare nel salotto sfidandoci a colpi di passi di danza. Quando facevamo queste gare eravamo capaci di passare delle ore a ballare senza mai fermarci. Ognuno di noi a turno faceva dei passi, i più belli e virtuosistici che riuscisse a fare, cercando di battere la performance dell’avversario. Devo dire che sono sempre stata un tipo ambizioso…sfidare Michael Jackson…beh non è proprio una cosetta semplice semplice. Ci divertivamo un mondo ma poi in realtà ci impegnavamo sul serio; e pensare che da serate come quella sono nati alcuni dei suoi passi più belli, gli stessi che hanno fatto impazzire di gioia intere generazioni e che hanno fatto la storia dell’intrattenimento musicale di tutti i tempi. A volte non potevo trattenermi dal fermarmi a guardarlo. Lui, nello spazio compreso tra due divani, con indosso solo un pigiama ed un paio di calzini rigorosamente bianchi ai piedi, era capace di regalarmi dolorosi ed eccitanti momenti di spettacolo, pura estasi anche con un solo movimento della testa. Quando si accorgeva del mio sguardo insistente e rapito dalla genialità che quel corpo era capace di creare, si fermava.
-Susieee…così no…mi imbarazzi, lo sai- mi diceva con quella voce che suonava come una nenia e che mi faceva dimenticare la sua vera età- …riprendo solo se ti muovi anche tu…altrimentiii…niente.
E allora si piantava davanti a me con le braccia conserte in attesa che muovessi un piede o un braccio. Ricominciavo a ballare mentre nella mia mente cercavo di escogitare il modo per poterlo guardare di nuovo senza che se ne accorgesse.
In momenti come quelli ho dubitato che quell’uomo fosse di questo pianeta, che esistesse davvero e che Dio mi avesse fatto il dono di stargli vicino in quel preciso istante.
Facevamo delle specie di “gemellaggi” tra la mia danza e la sua; ognuno doveva insegnare uno dei suoi passi all’altro. Imparò le posizioni principali della danza classica e addirittura i port de bras. Guardarlo mentre cercava di tenere in piedi in quinta posizione mi fece morire dal ridere per una settimana. Modestamente posso dire che per il moonwalk sono sempre stata portata. La prima volta che gli mostrai come lo avevo imparato dopo averglielo visto fare centinaia e centinaia di volte in prova e in scena, mi disse ridendo
-Ragazza non ti azzardare a farlo in pubblico. Vorrai mica rubarmi il mestiere? Io con il moonwalk ci campo…
Quella sera parlammo del passato, delle stupidaggini che facevamo insieme, delle nostre risate, di quando uscimmo entrambi travestiti da clown in giro per Los Angeles. Ricordo che lui ha sempre amato questo tipo di cose, sia perché gli permettevano di andare in giro senza essere riconosciuto sia perché in realtà si divertiva come un matto. Spesso lo aiutavo a truccarsi nelle maniere più assurde, con ombretti e pennelli sono sempre stata brava ed essendo cresciuta in teatro amavo il trucco di scena e conoscevo le astuzie del mestiere. Di solito lo aiutavo solo a prepararsi, ma quella volta mi convinse ad accompagnarlo bardata in maniera a dir poco ridicola.
-E dai…ma perché ti devi sempre far pregare….Solo stavolta…su!Ti metti una cosetta semplice non tanto vistosa- mi disse prendendo in mano con una faccetta ironica un orrendo vestito lungo con pailette fuxia ed un grande fiore arancione al centro. Mi sono sempre chiesta dove andasse a pescare quei cosi.
-Mike lo sai che non mi va…Ma poi chi cavolo mi deve riconoscere fammi capire?
-Scusa io sono vestito da pagliaccio e tu avresti il coraggio di far uscire il dolce sig. pagliaccio senza la sua bella mogliettina? Sei proprio crudele!
-Ooooooooookkkkkk…Però, abbi pazienza, se devo conciarmi in quel modo lo voglio fare con le mie mani…
-Ma non ci penso nemmeno…!!!Mi vuoi togliere la parte più bella…?Da qua sta roba…me la vedo io- mi rispose ridacchiando.
Mi riempì la testa di codini e fiocchi, mi disegnò con il rossetto due labbroni enormi e sugli occhi si sbizzarrì con i colori più sgargianti. Ah ovviamente non poteva mancare il naso rosso. Ebbene si abbiamo avuto il coraggio di uscire in quel modo e aimè non fu l’unica volta.
Me ne combinava di tutti i colori, ma le volte peggiori erano quelle in cui dava inizio alla battaglia con l’acqua. Lì non ce ne era per nessuno. Facevamo delle squadre con amici e parenti che frequentavano casa sua, ovviamente io stavo sempre in quella avversaria e ci scontravamo con pistole, palloncini e secchi. Non di rado capitava che mi accogliesse in casa facendomi dei “gavettoni di benvenuto” come li chiamava lui, e per questo lasciavo spesso da lui un paio di jeans e una t-shirt di ricambio perché sistematicamente mi capitava di trascorrere i miei pomeriggi bagnata fradicia.
Insomma, dopo la rispolverata di bei momenti eravamo stremati di chiacchiere e proprio come i vecchi tempi crollammo tramortiti sul divano. Poco prima che il sonno quella notte ci coprisse con la sua coperta, mi guardò esausto ma tranquillo e mi disse - Susie…Dio ha deciso che tu sia il mio angelo…
Almeno per quella sera evitai che prendesse delle porcherie per dormire.

Anto (girl on the line)
00martedì 29 dicembre 2009 16:28
Sere,non ho parole,Sei bravissima...
E io sono in lacrime...

- Susie…Dio ha deciso che tu sia il mio angelo…

Questa frase è splendida [SM=x47964]
liberiansara
00martedì 29 dicembre 2009 22:29
Sere sei veramente brava!!! Mi fai sognare ogni giorno.....spero tanto che questa storia avra un bell finale....?....!
Allyss
00martedì 29 dicembre 2009 23:16
bellissimo capitolo.....come al solito.....
con la frase: "Ragazza non ti azzardare a farlo in pubblico. Vorrai mica rubarmi il mestiere? Io con il moonwalk ci campo…" sono morta dal ridere.....:-)))
michaelina96@
00martedì 29 dicembre 2009 23:24
è bellissimo anke questo capitolo,spero davvero tanto che questa storia si concluda nel modo migliore!!!!bellissimo :-)
AntonellaP85
00mercoledì 30 dicembre 2009 13:51
Non mi dire che non si rimetteranno insieme? [SM=x47964]
BEAT IT 81
00mercoledì 30 dicembre 2009 14:54
Sarà che oggi sono particolarmente malinconica, ma mi è venuto un magone a leggere il tuo nuovo capitolo, soprattutto la fine... -"Susie…Dio ha deciso che tu sia il mio angelo" Almeno per quella sera evitai che prendesse delle porcherie per dormire... - magari ci fosse stato davvero qlc come Susie al suo fianco. Ma torneranno insieme? Ti prego dimmi di sì... Bravissima Sere, continua così.

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