Questo è luuuuuuungo!
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CAPITOLO XIII - Richieste di aiuto
-Michael?- Susanne interruppe il silenzio.
-Sì? -
-Hai mai visto un tramonto senza luci?-
-Che intendi senza luci?-
-Un tramonto non inquinato dalle luci artificiali... dimmi, lo hai mai visto?-
-No, purtroppo io ci vivo sotto le luci artificiali.-
-Ti andrebbe di vederlo un giorno?-
-Certo!- rispose Michael pieno di entusiasmo.
Il sole stava calando dietro le colline di Figueroa Mountain e loro non avevano nessuna intenzione di scendere da quell’albero magico.
Tutto intorno le cicale si preparavano al loro concerto serale e le stelle cominciavano a svegliarsi mano a mano che il cielo si scuriva.
-Hai fame?- chiese Michael.
-In effetti, un po’.-
-Ok, allora scendiamo.-
Michael scese giù con notevole abilità e aiutò Susanne a scendere a sua volta porgendole la mano. Quel contatto li fece esitare per un attimo, per pochissimi istanti si guardarono negli occhi, poi Michael ritrasse la mano e si avviò verso la casa.
-Seguimi.- le disse mentre cominciava a camminare.
La porta di ingresso dava su un lungo corridoio dal quale si diramavano le varie stanze. A sinistra c’era l’immenso salotto, pieno di opere d’arte, sculture, dipinti e cose di ogni genere. Susanne faticava a non tenere in continuazione la bocca aperta.
-Michael, ma... tutta questa roba è tua?- appena finì la domanda si rese conto di quanto stupida fosse. “Certo che è sua, di chi altrimenti?”
-Sì, ti piace?-
-Beh, sicuramente c’è da rimanere sbalorditi davanti a tutto questo.-
Michael sorrise.
-Che cosa vuoi da mangiare?- chiese lui.
-Ehm... non saprei, tu che cosa mangi di solito?-
-Io, beh... di solito spizzico qua e là qualcosa. Mangio poca carne, l’unica cosa a cui non so resistere è il pollo alla KFC.-
-Beh, io sono vegetariana, quindi...-
-Fantastico! Dico alla chef di preparare qualcosa allora.-
-Ok.-
Michael andò in cucina a riferire le disposizioni per la cena. Poi tornò in salotto.
-Mentre aspettiamo ti va di fare un giro della casa?-
-Con molto piacere. Ma solo se sarai tu a farmi da cicerone.-
-Beh, considerando che non c’è nessun altro, affare fatto.-
Risero entrambi e si avviarono lungo il corridoio.
-Questa è la sala dei ricevimenti, di solito qui facciamo delle feste. Generalmente sono Liz o Janet che organizzano tutto quanto.-
-Liz? Vuoi dire Liz Taylor?-
-Certo.-
Susanne, senza farsi vedere, fece una smorfia e pensò “Ovvio... non ti pare?Sveglia! Sei con Michael Jackson!”
-Laggiù, c’è la porta del bagno degli ospiti.-
-Quella porta là invece?- la porta in questione attirò l’attenzione di Susanne perchè era diversa dalle altre, priva di decorazioni e intagli ed era di un legno più scuro.
-Lì c’è il mio angolo creativo. E’ dove passo la maggior parte del tempo a creare musica. A far uscire quello che mi arriva da lassù...-
-WoW!- Susanne non sapeva se chiedere di vederlo oppure no, ma Michael la anticipò.
-Ti va di vederlo?-
-Sicuro!-
Michael aprì la porta e un’enorme stanza per lo più vuota si parò davanti agli occhi di Susanne. Il pavimento era di parquet, i muri erano ricoperti da enormi specchi e in un angolo c’erano un impianto audio con casse, due o tre mixer, un paio di sedie, un computer e innumerevoli microfoni, cuffie e cavi.
-Caspita!- esclamò Susanne.
Quando sono qui dentro non esiste più nient’altro, siamo solo io e la musica. Nient’altro.-
-Deve essere una sensazione molto bella.-
-Sì... vieni andiamo al piano di sopra, vuoi?-
-Ok.-
Salirono le scale e Michael le mostrò tutte le stanze da letto che c’erano al piano di sopra, molte erano arredate per ospitare bambini, piene di giocattoli, colori e gadget di ogni tipo.
-Ci sono molti bambini che vengono a trovarti?-
-Beh, a parte i miei nipoti ci sono un sacco di bambini che vengono a Neverland di tanto in tanto. Quelle sono le giornate più belle per me, perchè posso divertirmi con loro senza pensare di essere giudicato per il nome che porto.-
Susanne non sapeva cosa rispondere a quell’affermazione. Quell’uomo doveva essere molto solo e questo la colpì profondamente. D’istinto gli posò una mano sulla spalla.
-Non preoccuparti, io non ho intenzione di giudicarti.-
Michael si fece improvvisamente serio, abbassò lo sguardo e lo distolse da Susanne. Non disse niente, ma dentro di sè voleva gridarle un enorme e immenso grazie, dal più profondo del cuore.
-Ok, credo che sia pronto da mangiare. Che dici? Finiamo il giro un’altra volta?- disse poi per uscire dall’imbarazzo.
-Certo, questa casa è talmente grande che tutto questo giro mi ha messo ancora più appetito!- disse sorridendo e guardandolo negli occhi.
Scesero al piano di sotto e si accomodarono in sala da pranzo.
-Ora che ci penso sono stato davvero scortese con te oggi.-
-Ma che stai dicendo Michael? Scortese? Quando?-
-Non ti ho nemmeno chiesto come ti senti. Sei uscita stamattina dall’ospedale...-
-Finiscila, sto bene, è tutto a posto e onestamente era l’ospedale a darmi la nausea.-
-Ti capisco... per me è lo stesso, tutte le volte che devo andarci è una tortura.-
-E’ per i problemi alla pelle?-
-Già.-
-Se non ne vuoi parlare non fa niente.-
-Preferirei di no in questo momento se non ti dispiace.-
-Non c’è problema, gustiamoci questo meraviglioso piatto di formaggi.-
Il resto della cena proseguì velocemente, tra una chiacchiera e l’altra. Alla fine si alzarono da tavola e si sedettero sul divano.
-Michael, posso chiederti una cosa?-
-Quello che vuoi.-
-Hai mai voluto scappare via da tutto e da tutti?-
-Moltissime volte. Certi giorni sogno di essere una persona qualsiasi, con un lavoro qualsiasi, che va a fare la spesa e affronta i problemi più comuni. Mi mancano le piccole cose, quelle di cui tutti farebbero a meno, ma che in fondo ci fanno sentire normali.-
-Quanto hai ragione...-
-Perchè me lo chiedi?-
-Perchè prima di avere l’incidente sentivo il bisogno di fuggire via. Da quando mi sono specializzata nel mio lavoro questo occupa tutta la mia vita. Non ho il tempo di affezionarmi a nessuno o di scegliere cosa comprare al supermercato che sono sempre in viaggio. Per carità, il mio lavoro mi piace e non potrei vivere senza di esso, ma a volte il bisogno di staccare la spina è così forte che fa male.-
Michael la fissava intensamente. Quelle parole lo avevano toccato in particolar modo.
-Per me è esattamente la stessa cosa.-
-Davvero?-
-Sì, tutti pensano che io faccia una bella vita, ricoperto di soldi, dandomi al lusso sfrenato e alla fama. Invece non si rendono conto che a volte vorrei solo essere lasciato in pace.-
-Io lo comprendo, credimi.-
-Grazie. -
-Bene, prima che la situazione si faccia di nuovo imbarazzante me ne vado a dormire. Spero solo di ricordarmi la strada per la casa degli ospiti!- rise Susanne.
-Puoi restare qui se vuoi.-
-Beh, grazie, ma devo cambiarmi e le mie cose le ho lasciate nella casa degli ospiti. -
-Oh, non c’è problema, te le vado a prendere io.-
-No, figurati.-
-Vorrei che tu restassi qui.- disse lui infine.
Susanne rimase con la bocca socchiusa a guardarlo per un attimo, un po’ sconcertata.
-E va bene. Ma solo per questa notte.- disse lei sorridendogli.
-Torno subito.-
Michael si precipitò fuori a prendere le cose di Susanne.
Quando tornò la accompagnò in una delle stanze degli ospiti al piano di sopra.
-Buonanotte.- disse lui
-Buonanotte Michael.-
Erano le tre del mattino quando Michael si svegliò di soprassalto. Si era addormentato da poco. Si alzò in piedi e corse a bussare alla porta di Susanne.
-Mmmh... chi è?- chiese lei intontita dal brusco risveglio.
-Susanne, stai bene? Ho sentito un rumore. -
-Sto bene Michael,entra se vuoi, così vedi con i tuoi occhi.- non le importava se l’avrebbe vista in pigiama, voleva solo tornare a dormire.
Michael aprì leggermente la porta, non voleva violare la sua privacy più di tanto.
-Scusami, ma ho sentito un rumore sordo e credevo fosse successo qualcosa.-
-Sto bene, non preoccuparti, tu piuttosto? Sembri parecchio sconvolto, qualcosa non va?-
-No, niente... il solito problema di insonnia e a quanto pare di incubi, credo che quel rumore me lo sono soltanto immaginato.-
Susanne voleva dormire, ma nello stesso tempo sentiva che Michael aveva bisogno di qualcuno in quel momento.
-Dai, entra e sdraiati qui accanto a me per un po’.-
-No... non posso.-
-Michael, non farti pregare, parliamo soltanto un po’, così ti tranquillizzi e torniamo a dormire.-
-Ok.- Michael entrò e si mise sul bordo del letto sopra le coperte.
-Perchè non riesci a dormire?-
-Oh, è un problema che ho da sempre. Non ne conosco la causa, ma ormai ci convivo.-
-Capisco, c’è qualcosa che ti turba in questo periodo?-
-Non lo so, penso di sì. Sai, l’album che deve uscire, il divorzio...-
“Divorzio?” pensò Susanne. “Caspita... non deve essere un bel momento per lui”.
-Oh, ma non voglio farti preoccupare per i miei problemi, sarà meglio che torni nella mia stanza e mi metta a dormire. Scusa per il disturbo. - disse lui mentre si alzava dal letto.
Susanne gli afferrò un polso. Michael si voltò e la guardò, lei vide che i suoi occhi chiedevano aiuto e decise che sarebbe rimasta con lui a qualunque costo.
-Resta qui ti prego.- disse lei scostando le coperte dal lato di Michael.
Lui, visibilmente imbarazzato si infilò sotto la coperta senza dire una parola.
-Susanne io non credo sia il caso...-
-Sshhht, adesso dormi, ci sono qua io. - lei gli passò un braccio sul petto per abbracciarlo e chiuse gli occhi.
Lui era pietrificato, per qualche minuto rimase immobile pensando a come cavarsi da quella situazione inopportuna, ma alla fine cedette a quella sensazione di calore e protezione che l’abbraccio di Susanne gli trasmetteva e si addormentò.