00 01/11/2009 14:12
scritto da Cesare Cremonini. Poche parole, tanto sentimento e ammirazione.
DOVE PASSAVA LUI, DOVE ARRIVAVA, NIENTE PULSAVA PIU' COME PRIMA.
Abbiamo perso qualcosa tutti quanti. Qualcosa che forse pensavamo ingenuamente ci appartenesse, che credevamo parte della nostra storia, quindi della nostra vita. Ci lustravamo i denti inorriditi vedendo sbiadire quel ricordo, scomposto nella carne, impegnati come siamo a navigare il nostro tempo insoddisfatto, surfando senza meta sulla superficie informatica delle notizie del gossip. Jackson, uno tra i pochissimi veri geni della musica del nostro secolo, se ne è andato spegnendo la fredda luce di quei riflettori che fino a qualche anno fa illuminavano i suoi strabilianti gesti musicali e che ormai da tempo puntavano unicamente verso l'angolo più intimo e fragile della sua persona: l'infanzia rubata e mai restituita. L'impossibile. E' fuggito durante la notte, con la stessa velocità con cui compariva e scompariva dal palcoscenico durante i suoi indimenticabili concerti, costosi quanto innovativi, in un fascio di luci e di ombre. Un eroe che sembrava parlare al futuro. Pareva conoscere leggi fisiche a noi ancora sconosciute. Cantava melodie impossibili con la stessa grazia di Steve Wonder o di James Brown, infarcendole però di grida e respiri che strappavano alle guance il sorriso della meraviglia, portandoci a cavalcare il ritmo dei suoi brani come nessuno aveva fatto prima. Un Artista vero è questo: colui che impone il suo ritmo. Dove arriva, dove cammina, niente pulsa più come prima. Che Dio lo benedica.
Cesare Cremonini

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[Modificato da elimj 01/11/2009 14:13]