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«L'hotel aveva la forma di una mano, con il palmo che conteneva un sistema di ascensori. Le dita si irradiavano verso l'esterno, ciascuna con la propria ala con più stanze; all'ultimo piano, un'intera ala era stata riservata per Jackson e la sua cerchia ristretta.

Frank DiLeo condusse Jon Bon Jovi e i suoi compagni di band attraverso un lungo corridoio fino alla suite del cantante, fermandosi un attimo per lisciarsi i capelli e spegnere il sigaro prima di aprire la porta.

"La stanza era stata completamente smantellata e ridecorata", racconta Bon Jovi.
"Avevano messo degli specchi contro il muro in modo che [Jackson] potesse esercitarsi a ballare, e una pista da ballo in legno lì dentro. E avevano preso in consegna un'intera ala di quell'hotel.
Inutile dire che per loro spendere soldi non era davvero un problema".

I rocker del New Jersey, freschi di una serie di date del tour in Australia, [...] cominciarono subito a regalare a Jackson i racconti dei loro viaggi. Laggiù erano così celebri, gli raccontarono, che erano costretti ad acquistare parrucche e baffi finti per evitare i paparazzi; l'unico modo per uscire dall'albergo era di nascondersi nel furgone della lavanderia.
Jackson sorrise e annuì, senza mai rivelare di aver fatto esattamente lo stesso fin dall'epoca dei Jackson 5.

"Così, abbiamo fatto due chiacchiere, e lui non avrebbe potuto essere più gentile", ricorda Bon Jovi.

"Noi ci ubriacavamo, ci lanciavamo gavettoni, bussavamo alle porte... le tipiche cose che una classica rock star si permetteva di fare negli anni Ottanta", racconta.
"E poi, incolpavamo di tutto Bubbles".

"Noi ci stavamo divertendo due piani più sotto con Bubbles, e invece Michael era lassù ad esercitarsi nella sua danza.
Mentre noi facevamo i pazzi e ci godevamo il nostro successo, lui si esercitava anche dopo gli spettacoli, perché era così concentrato sull'essere Michael Jackson.
La sua benedizione era anche la sua maledizione
.

- Dal libro Michael Jackson, Inc.: The Rise, Fall, and Rebirth of a Billion-Dollar Empire di Zach O'Malley (2014).


Con questo aneddoto vogliamo augurare un buon compleanno al frontman dei Bon Jovi, Jon Bon Jovi, che oggi compie 60 anni.

Il suo percorso artistico, come raccontato in questo estratto del libro di Zach O'Malley, si incrociò casualmente con quello di Michael Jackson nell'ormai lontano settembre 1987, in Giappone.

Entrambi erano in tournée: il grintoso artista del New Jersey concludeva con la sua band lo Slippery When Wet Tour, mentre il Re del Pop vi stava aprendo trionfalmente il suo memorabile Bad World Tour, con le tre date sold-out al Korakuem Stadium di Tokyo. E si ritrovarono ad alloggiare proprio nello stesso hotel della capitale giapponese.

Una testimonianza, la sua, che ancora una volta ci dimostra come, per conquistare ciò che Michael è riuscito a raggiungere nella sua carriera, non basti avere un talento fuori dal comune: altrettanto indispensabili, la tenacia e la determinazione per continuare a migliorarsi ogni giorno, e l'umiltà di non sentirsi mai arrivati.

Soltanto così, si può davvero diventare LEGGENDA.

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Post di Francesca De Donatis e foto di Eric Di Scenza per il Michael Jackson FanSquare.
[Modificato da Compix 03/03/2022 07:47]