piano piano ce la faccio a scrivere...
Capitolo 7
-Michael che cavolo però mi dici di passare da te e guarda come mi tratti, non sei un bravo padrone di casa sai…-
Michael non riusciva più a smettere di ridere.
-Ridi troppo per i miei gusti.-
-Io almeno lo faccio senza l’aiuto dell’acool.-
-Oh si divertente, davvero divertente…-
-Puoi dirlo forte.- continuava a contorcersi per le risate mentre lei quasi offesa aspettava a braccia conserte che Michael la smettesse di ridere.
Era arrivata a Neverland e visto che nessuno si era apprestato ad aprirle le era venuta la brillante idea di scavalacare il cancello.
Per poco non si era ritrovata tutta la polizia di Los Angeles, servizi speciali compresi, alle calcagna.
C’erano già gli elicotteri delle emittenti tv pronti a fare lo scoop sul ladro che si stava intrufolando in casa Jackson.
Decisero di guardare un film dopo essersi raccontati le novità degli ultimi mesi. Paris iniziava a dire le sue prime parole, la registrazione per il nuovo album procedeva bene mentre Nicole si era presa un periodo di vacanza dopo tutto il lavoro che aveva fatto per la nuova campagna pubblicitaria di Christian Audigere.
-Il Mouiln Rouge, ancora?! Niki non lo sopporto più, anzi non ti sopporto più.-
-Grazie tesoro è così bello passare un po’ di tempo con te, passami i pop corn che è meglio…-
-Dai per una volta, una sola, cambiamo film.-
Unì le mani in segno di preghiera - Ti do tutto il gelato che vuoi-
-Vorresti comprarmi con del gelato?-
-Beh oltre alla mia più totale gratitudine…- le prese una mano tra le sue e iniziò a farle gli occhi dolci -infinita gratitudine…-
Nicole alzò un sopracciglio-Quasi ci cascavo. Ti becchi il Moulin Rouge un’altra volta.-
-Sei più divertente quando bevi.-
-Sembro un’alcolizzata da come lo dici, per una volta che mi vedi così…-
Un velo di sbiadita tristezza gli attraversò gli occhi, non riuscì a nascondere l’emozione o forse non ci provò nemmeno, troppo forte per poterla anche solo ignorare, figuriamoci se fosse riuscito a portarla lontano dal suo cuore che in quel momento sembrava essersi spostato direttamente in gola. Lasciandole la mano che prima accarezzava scherzosamente iniziò inconsapevolmente a giocare con le pieghe che il pantalone creava sul suo ginocchio.
-La seconda in realtà.- lo disse quasi sussurrando, sbiascicando le parole quasi sperando che lei non le sentisse.
Nicole portò due dita verso il mento cercando di scovare tra i ricordi quell’episodio.
-Io non me lo ricordo proprio, sei sicuro?-
Quando tornò ad incrociare i suoi occhi li sentì quasi vibrare. Dopo l’incidente non ricordava nulla né di Vogue nè della festa, delle ore successive cercando di capire cosa fosse successo e tanto meno ricordava come fosse accaduto l’incidente. Di certo c’era qualcosa di strano in quel comportamento. Nicole iniziava a sentirsi confusa, ancora una volta era persa nel buio più totale invece di danzare libera nella luce del sole immersa tra i ricordi più belli che poteva condividere con lui, finalmente consapevole e in grado di riconoscere l’amore che aveva davanti agli occhi perché in quel momento Michael non era solo davanti a lei, tra le sue mani grandi e morbide ma forti allo stesso tempo era come se tenesse il suo cuore, pronto a donarglielo a fare per lei tutto ciò che avesse voluto. Quanto può essere crudele il destino? Quanto può fare male il silenzio…
Era rimasto fermo lì, immobile, senza sapere cosa rispondere, se rispondere, quasi aveva paura di farlo, non trovava più la forza neanche per rimettere in ordine i pensieri. Cosa avrebbe dovuto risponderle?
Una voce dentro di lui urlava disperatamente gridava a gran voce di dirle che si, era sicuro, sicurissimo, che quella prima volta in cui l’aveva vista in quello stato era stata la serata più bella della sua vita, che avrebbe voluto fosse andato tutto diversamente, che avrebbe voluto stringerla in quel momento, che avrebbe rivisto quel film altre centinaia di volte se avesse significato averla accanto anche solo per un altro pò.
-Niente mi sarò confuso…scusa-
-Chi vuoi prendere in giro, sei strano, dimmi che cos’hai.-
-Ma no niente- disse tirando verso l’alto l’angolo della bocca in un sorriso decisamente poco convincente.
-Andiamo a prendere un po’ d’aria.- aggiunse prima che lei potesse ribattere e continuare a fare domande che prima o poi lo avrebbero fatto cedere. Lo conosceva bene, sapeva perfettamente quali punti toccare e come prenderlo in certe situazioni e Michael lo sapeva è per questo che non voleva correre il rischio che ciò accadesse, non ora almeno.
-Bellissima idea. Aspetta che prendo la mia digitale c’è una luce meravigliosa a quest’ora.-
Fingendo di trovare inte iniziò distrattamente a frugare tra i molteplici oggetti contenuti nella sua borsa mentre pensava ad un modo per fargli tirar fuori il motivo che lo rendeva così triste.
Sebbene fosse consapevole dell’intricata struttura del suo essere, non si era mai resa conto prima di allora di come potesse essere fragile e straordinariamente orgoglioso allo stesso tempo.