Re: Re: Re: Re:
sery84, 24/05/2008 20.54:
Ma non proprio LOL!
MA dai, è ovvio che fa come i bambini e si mette sempre le stesse cose che gli piacciono addosso... per le occasioni pubbliche, quando va in giro mascheratoinvece ha tutti giubottini fighi...
Cioè avrà fatto più o meno 3 apparizione pubbliche nell'ultimo anno, 3 e tutte e tre con gli stessi pantaloni!! E ora ci si mette sopra una camicia blu, che col nero sta malissimo! LOL!!! A me piace che si conci un po' diverso, sarebbe strano se si vestisse come tutti gli altri, ma però dai fa sorridere no?
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Stando a quello che dici, sembra che chi è famoso debba comprare un vestito al giorno perché se lo usa per più di una volta non va più bene.
Questo modo consumistico di pensare è dannoso e insensato.
Sebbene MJ sembra ormai che ci abbia preso gusto a stare nel mondo della moda, a prendersi soldi e vestiti di un certo valore nominale, senza far niente di musica, almeno sul consumismo usa e getta potrebbe non essersi assuefatto.
Invece di criticarlo, andrebbe elogiato per questo. E comunque, può pure essere che la camicia sia quella di 5 (CINQUE) anni fa, o che sia una identica. Quale sarebbe lo scandalo? Sono 5 (CINQUE) fo***ti anni che non indossa niente del genere, e lo critichi?
A proposito di moda, hai visto quanto sono puri i tuoi cari stilisti? Moralmente puliti, vero?
"Report":
Quello che l'inchiesta "Schiavi del lusso" aveva mostrato lo scorso dicembre era soltanto la punta dell'iceberg. Per usare un termine in uso nel fashion system era una precollezione, un anticipo della collezione in arrivo sulle passerelle.
I cinesi di Prato che assemblano borse griffate a pochi euro, in nero e spesso arruolando manodopera clandestina, non è l'unica anomalia del sistema, ma soltanto la più evidente.
Come mostrerà l'inchiesta di Sabrina Giannini, le imprese cinesi che operano per conto delle grandi marche italiane, francesi e inglesi, si sono perfettamente integrate in tutti i distretti produttivi. Ovvero dove servono. Annientando sotto i colpi della concorrenza sleale gli imprenditori italiani.
Nel distretto delle scarpe di lusso che si trova nella Riviera del Brenta il ricorso ai cinesi ha costretto al fallimento centinaia di tomaifici, nella totale indifferenza di chi trae beneficio dai prezzi stracciati.
Rinomate nel mondo, le scarpe "Made in Italy" sono spesso cucite dai cinesi in Italia oppure dai cinesi in Cina. Purché non si sappia.
Approfittano dell'ambiguità di una normativa europea che i grandi gruppi hanno tutto l'interesse affinché resti tale.
A volte fanno perfino ricorso a pratiche che violano i codici doganali e del consumo. In Cina (a cui l'inchiesta dedica un capitolo) la manodopera per montare una scarpa costa dieci volte meno rispetto a quella italiana.
L'inchiesta intende stimolare una riflessione sull'urgenza di una normativa chiara che tuteli il vero Made in Italy, prima che sia troppo tardi.
Se non hai visto il servizio, ti riassumo brevemente:
gli stilisti fanno costruire i loro prodotti da cinesi (in Italia spesso pagati in nero, o in Cina apponendo lo stesso la scritta "Made in Italy") e il prodotto che ha un valore di circa 30€ (TRENTA EURO) viene rivenduto a quelli che hanno tanto a cuore la moda e i prodotti firmati a 800€/1000€ (OTTOCENTO, MILLE EURO) o anche di più.
Se segui la moda, complimenti. Paghi 1000€ per un prodotto che vale 30€. Ottimo affare...
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(Senza contare il fatto che si favorisce lo schiavismo).
E comunque, le critiche sul modo di vestire mi sembrano abbastanza stupide. Se gli sta bene, non ha alcuna importanza quante volte indossa un vestito o un tipo di vestito. Non cambia niente. Ognuno si veste come vuole.
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