Vi risparmio gli sfottò e le ironie: da Vista 2.0 a
Hasta la Vista, Vista. D´altronde è un
déjà vu. Due anni fa, mese più, mese meno, alla conferenza degli sviluppatori Apple di San Francisco grandi banner neri invitavano Redmond ad «accendere le fotocopiatrici». Quest´anno, stesso posto, stessa ora, Steve Jobs non trova niente di meglio che ricordare agli eterni rivali di Microsoft non solo che che il loro Vista è in ritardo ma soprattutto che ricorda troppo il sistema operativo della Apple. Con la differenza, sempre secondo Jobs, che quello della Mela sarebbe migliore.
Il prossimo nato in casa Apple sarebbe cioè un Vista 2.0, una versione evoluta del tanto atteso nuovo sistema operativo della Microsoft, che ancora non ha visto la luce degli scaffali dei negozi ma già ha fatto scorrere fiumi di inchiostro. Parliamo di
Leopard, l´ultima creatura nata negli
skunk works di Cupertino e che sarà disponibile al grande mondo nella primavera del 2007. Un annuncio che è una specie di garanzia, a differenza di quelli di Microsoft che promette Vista (già Longhorn) come imminente da almeno quattro anni e che adesso sembra destinato ad avere un ulteriore ritardo perché, a detta di tutti coloro che sono addentro le segrete cose della nuova ammiraglia di Bill Gates, la versione attualmente distribuita ai
beta-tester sarebbe piena di problemi.
Dunque,
Leopard o, per dirla in numeri, il MacOs X 10.5. Dal 2001, da quando è apparso il MacOS X, si tratta della quinta versione del sistema operativo Apple. Ma qualcuno si aspetta che sia anche quella che innoverà di più. Non per quello che Jobs ha detto quando l´ha presentata ai quattromila e passa programmatori presenti alla World Wide Developer Conference, ma per quello che non ha detto.
Chi conosce l´istrionismo del capo della Apple sa che l´uomo è capace di far sembrare un´invenzione assoluta la ruota. Se poi le novità ci sono per davvero, e sono importanti, è capace di farti pensare che il mondo sia stato reinventato quella mattina stessa, probabilmente da lui medesimo.
Sfrondato dalle iperboli, l´annuncio fatto da Jobs quest´anno non assomigliava certo alla reinvenzione del mondo. Sicuro,
Leopard avrà un sacco di belle cose. Una, in particolare, che potrebbe cambiare il modo di
vivere il computer. L´hanno battezzata
Time Machine, macchina del tempo e non senza una ragione. Si tratta di una funzionalità, integrata nel sistema operativo, che consente al computer di conservare una copia di tutte le modifiche di un file in modo che sia sempre possibile recuperalo anche dopo sovrascritture o drammatici
crash del computer.
Non che oggi non si possa fare. Ci sono molti software per il
back up (traduzione: copia di salvaguardia), ma hanno molti difetti. Il costo, è uno, la complessità d´uso è l´altro. Nessun software di
back up è facile da usare. Ed è forse per questo che solo una percentuale minima di utilizzatori (anche professionali) di computer fanno back up regolari. Con il risultato che ogni tanto riceviamo disperate telefonate di amici che hanno perso tutto quello che tenevano nei loro hard disk.
Time Machine ha due vantaggi: è nel sistema operativo (non costa nulla), è facile da usare. E in più assomiglia proprio ad una macchina del tempo: con pochi click su una finestra consente di andare a ritroso nel tempo e di vedere tutte le modifiche fatte ad un file e recuperare a colpo sicuro una determinata versione di quello stesso file. Bello e funzionale.
Ci sono un sacco di altre cose che Jobs ha mostrato a San Francisco, come
Spaces, degli ambienti di lavoro separati dove tenere organizzate le diverse applicazioni senza che interferiscano l´una con l´altra. Ma anche
Spaces è una versione un po´ più raffinata di qualcosa che già esiste, sia pure sotto forma di software acquistabile separatamente. E quasi tutto quello che si è visto sul palco del Moscone Center è solo un´evoluzione incrementale di applicazioni o funzionalità esistenti.
Leopard poi avrà integrato
, il software che consente di utilizzare sui computer Mac anche Windows. È l´effetto dell´adozione da parte della Mela dei processori Intel al posto degli storici PowerPc. Ma l´effetto annuncio per
Boot Camp si è già esaurito mesi fa, quando la Apple annunciò
Boot Camp per evitare di essere anticipata da altre
software house che stavano mettendo a punto programmi di virtualizzazione che avrebbero dato le stesse fuzionalità ai Mac.
Ma, un "ma" c´è che lascia aperte molte porte, Steve Jobs ha anche detto che di alcune novità di
Leopard non avrebbe parlato, per non dare ai rivali di Redmond il vantaggio dell´annuncio.
Bluff semantico o verità? Impossibile saperlo. Non resta che attendere. Di certo la maggior parte degli analisti tecnici che lavorano per i grandi gruppi di investimento americani (quelli che decidono la vita o la morte di un titolo in Borsa) dà un giudizio ampiamente positivo agli scarni annunci di Jobs. Dice Michael Gartenberg, analista di Jupiter Research intervistato dal sito di informazioni tecnologiche c|net: «Jobs ha presentato Leopard come se ogni novità di Vista fosse già disponibile in Tiger. Senza mostrare tutte le sue carte, Apple fa vedere che fare meglio di Vista».
Per la Gartner Research ci sono «concrete possibilità» che Microsoft possa essere anticipata dall´uscita di
Leopard rispetto al suo
Vista: «Apple sta andando a tutto gas e mantiene quel che promette in fatto di funzioni e di tempi, il che è l'esatto contrario di quel che succede alla Microsoft».
Shaw Wu,
senior analyst di American Technology Research dice che forse ci può essere stata qualche delusione dal discorso di Jobs, ma a suo giudizio «con Windows Vista probabilmente ancora in ritardo per problemi di stabilità con la sua versione Beta2 e con l´interfaccia che è praticamente un clone dell´attuale Mac OS X
Tiger, Apple scegli di dedicare più tempo ad aggiungere funzionalità esclusive di
Leopard».
Insomma stiamo a vedere, la strada è ancora lunga e la battaglia dei sistemi operativi è appena all´inizio: certo Microsoft punta sui grandi numeri, ma la Apple continua ad espandere la sua quota di mercato. D´accordo che il 25 per cento per cento in più per l´uno è solo l´uno per cento in meno per l´altro: ma abbastanza per convincere sempre di più Bill Gates di dedicarsi con maggiore passione alla beneficenza.
Nota finale: a San Francisco Jobs ha presentato l´ultimo nato tra i computer di casa Apple, il Mac Pro, bestione dedicato ai professionisti del computer. E con questo la Mela ha completato la transizione all´architettura basata su Intel di tutta la sua gamma, appena sette mesi dopo
l´annuncio del primo iMac intellizzato.Fonte: L'Unità online