A Londra, fra gli orfani di Amy
La morte di Winehouse, un anno fa: a spasso fra i luoghi abitati dalla tormentata cantante
23 luglio 2012
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A un'anno di distanza dalla sua morte, a Amy Winehouse è riuscita un'impresa commovente se non fosse così crudelmente inutile: ottenere (finalmente) affetto e autentica tenerezza. Niente invadenza, niente paparazzi impazziti, niente gossip. Solo ora che non c'è più il pubblico le ha finalmente dato l'amore che cercava in maniera così furibonda da annegarne l'assenza con droghe prima e alcool poi. Quell'alcool che, da qualche mese è ufficiale, le è stato fatale. Da questa mattina i fan della cantante e interprete londinese si stanno dando un appuntamento non organizzato a Camden Square, la piazzetta alberata dove Amy aveva scelto di abitare in una casetta molto amata, la stessa dove morì il 23 luglio di 365 giorni fa. È un viavai continuo ma modesto nelle dimensioni: non ci sono assembramenti, per lo più non è rumoroso. Proprio come sarebbe piaciuto a Amy.
La scena di oggi, tranne che per il clima autenticamente estivo, non è diversa da quella che ha accompagnato quest'anno che è trascorso: ragazzini e adulti uniti dal cordoglio per una persona che nella buona parte dei casi hanno visto solo in fotografia e ascoltato solo in mp3 costeggiano il piccolo parco della piazza, lasciano un fiore, scrivono un biglietto. I platani di fronte all'ingresso sono martoriati dai passaggi di pennarello: per salvarli i residenti hanno pensato a del cannucciato, ma serve solo a incastrare meglio foto e messaggi per Amy. I vicini di casa Winehouse per lo più tollerano questo amoroso vandalismo e questi altari pagani: non si lamentano e se sbuffano lo fanno solo in privato. E se per le panchine incise non si può far nulla, hanno cancellato a più riprese le scritte sulle targhe stradali, mentre papà Mitch ha fatto ridipingere il muro di recinzione intorno all'edificio, due piani molto signorili e molto anonimi. Deve essere stato con un sospiro di sollievo che è stata accolta dagli altri abitanti della piazza la notizia, infine, della messa in vendita della casa. Come se un passaggio di proprietà possa sancire la fine dei pellegrinaggi. Forse non sanno che non sarà così.
Intanto il mondo continua a girare: dietro l'angolo la libreria di quartiere ha pensato di far bene allestendo un'intera vetrina dedicata all'opera prima del padre della cantante, la sua versione dei fatti - per così dire. Intanto si prepara un altro disco postumo, forse anche due, mentre le case discografiche proseguono nella ricerca spasmodica di un altro vocione come quello di Winehouse, da mascherare magari ancora una volta di panni e make-up anni '60. Sui giornali londinesi non passa giorno senza una menzione di Winehousità: la madre la immagina reincarnata in una farfalla, il suo ex ragazzo va a processo per violenza sessuale, George Michael annuncia il duetto che avrebbe voluto cantare con lei, Adele si commuove e non riesce a omaggiarla come vorrebbe, gallerie d'arte organizzano tributi, e così via.
In un certo senso nulla è cambiato, dall'anno scorso: il mondo continua a girare intorno a Amy Winehouse. Solo che lei non è più qui per riderne.
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