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Broken Hearted Girl (in corso). Rating: rosso

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2011 21:56
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07/03/2011 12:34
 
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Quand'è forte l'amore, anche il più lieve sospetto è già paura; e se il timore cresce l'amore avvampa impetuoso anch'esso...




Episodio 6

Dovevo tornare a casa.
Non sapevo se essere contento o triste perché lì c'era Scar e anche se sapevo che prima o poi sarebbe andata via volevo rimanere fino all'ultimo giorno.
Ma non potevo, L. A. mi aspettava e c'erano impegni che non potevo rimandare.
Speravo di vederla quella sera prima di partire perché ero consapevole del fatto che non l'avrei più rivista.
Forse dovevo solo imparare ad accettarlo, era un'altra delle persone che avevo conosciuto durante la mia vita e che non avrei più incontrato. Ma io in lei avevo trovato un'amica e l'idea che presto sarebbe diventato solo un bel ricordo mi frustrava.
Guardai le valige già pronte davanti alla porta e poi l'orologio. Mancavano tre ore alla partenza e nessuno bussava alla mia porta.

Aspettai e aspettai.
I minuti scorrevano veloci quella sera, la paura di non poterle dire che avrei voluto risentirla era tanta. Forse avrei dovuto dirglielo prima, ma la mia maledetta timidezza mi bloccava ogni volta. Non volevo dare impressioni sbagliate. Magari dirle "Mi piacerebbe rivederti,chiamami!" sarebbe sembrato ambiguo. Magari si sarebbe fatta strani pensieri su di me, su di noi. Il punto era quello. Non esisteva un noi, esistevano solo Michael e Scarlett, e poi un'amicizia.
Quei miei ragionamenti cominciavano a farmi credere che forse ero io a rifiutare la felicità, anche se non volevo ammetterlo Scar mi piaceva come donna e non solo come "ragazza della camera accanto". Lei era molto sensuale ma inconsapevolmente. Non aveva mai tentato un approccio che andasse al di là della semplice chiacchierata. Ma io non potevo non notare come si passava le mani tra i capelli, come si bagnava le labbra prima di cominciare a parlare.
Tutti quei particolari mi rendevano un pochino nervoso quando ci facevo caso, cosa che non accadeva spesso, fortunatamente.

Mancava solo un'ora, e ancora niente. Cominciai a prendere in considerazione l'idea di partire prima. Almeno mi sarei risparmiato quell'attesa.
Presi il telefono e chiamai il mio autista.

-Louis...-
-Si Mr. Jackson?-
-C'è stato un cambiamento di programma.-

In quel momento bussarono alla porta. Restai per qualche secondo a guardarla per accertarmi di non averlo immaginato.
Bussarono un'altra volta un po’ più forte.

-Mr. Jackson?Ci sono problemi?-
-No...no Louis,lascia perdere...nessun cambiamento.-
-Come vuole…- disse perplesso.

Riattaccai e andai ad aprire. Era lei.
Aveva una busta bianca tra le mani e i capelli raccolti disordinatamente.
Il maglioncino le cadeva un po’ largo sulle maniche e qui jeans leggermente consumati accentuavano le sue forme.

-Sono contento che tu sia venuta.-

Si accomodò al divano e posò la busta sul tavolino.
-Beh...dovevo darti le tue foto.-

-Certo...le foto...-

Aprii curioso la busta e le sfilai delicatamente da dentro. Erano tutte bellissime.

-La mia preferita è questa.- disse indicando la seconda.

Posai le altre e la guardai attentamente: in una pozza d'acqua accanto ai miei piedi si intravedeva la luna. Era un'opera d'arte...e decisi che anche per me quella era la migliore.

-Hai un'anima buona.- disse guardandomi negli occhi,-e non mi riferisco alle foto.-
-Ti ringrazio.-
-Mi ha fatto piacere conoscerti Michael,ho capito tante cose grazie a te. Prometto che riuscirò a cambiare la mia vita.-
-Lo spero tanto Scar.-

Si alzò dal divano e mi abbracciò. Avvolse le braccia intorno al mio collo e mi strinse forte.
Io l'assecondai, la tirai a me e le posai le labbra sulla fronte.

-Anch'io sono contento di averti conosciuto...-

Si staccò da me e si diresse verso la porta. In quel momento tutti i miei pensieri folli, tutte le incertezze e la timidezza sparirono. Afferrai la prima cosa che mi capitò davanti agli occhi e scrissi i miei numeri.
Ricordo che rise quando mi vide porgerle quel tovagliolo tutto macchiato d'inchiostro.

-Se...se hai bisogno di qualcosa,o magari se hai voglia di risentirmi...- dissi balbettando
-Grazie.- rispose immediatamente interrompendo quel mio blaterare insensato.
Lo piegò in tante piccole parti e lo nascose bene in tasca..Senza altri saluti e abbracci uscì dalla mia suite e anche dalla mia vita...



I giorni seguenti sarebbero stati piatti ma allo stesso tempo stressanti. Con Lisa Marie era finita sulle carte ma continuavamo a frequentarci e anche se entrambi sapevamo di sbagliare non potevamo negare i nostri sentimenti. Non sapevo per quanto ancora sarebbe andata avanti quella storia ma ero certo che prima o poi sarebbe finita. Lentamente. Come si spegne il fuoco di un camino così si sarebbe spenta la nostra storia.
Anche perché ormai la mia vita stava prendendo una piega diversa. Avrei avuto un figlio da una donna che non amavo ma a cui volevo bene.
Debbie mi stava cambiando la vita...non c'erano dubbi.
Il viaggio fu molto stressante, ricordo. Restai sveglio per tutto il tempo a pensare alla mia vita, al modo in cui sarebbe cambiata.
Ma vedevo un futuro luminoso, un futuro dove non sarei stato più solo.
Un figlio.
Una creatura innocente da amare e proteggere. Amavo tutti i bambini del mondo ma il pensiero di diventare padre mi faceva uno strano e bellissimo effetto.
Le paure e le incertezze non mancavano però. Anche se amavo i bambini non ero sicuro che sarei stato un buon padre e l'idea di non riuscire ad esserlo mi faceva rabbrividire.
Volevo che mio figlio avesse tutto l'amore e le attenzioni che un genitore può dare. Io poi dovevo faticare il doppio essendo da solo, ma qualcosa mi diceva che ci sarei riuscito.

Quando rientrai a Neverland nulla era cambiato. Le grandi stanze erano sempre troppo vuote per essere riempite da una persona sola.
Restai fuori a prendere un po’ d'aria, anche se il sole picchiava forte, ma tutte quelle ore in aereo e in limousine mi avevano stroncato. Non ricordavo più l'odore dell'erba, della natura.
L'odore di casa mi faceva sentire bene. Mi tolsi il cappello e l'ammirai. Neverland era tutto quello che mi rimaneva in quel momento.
Ma attenzione, non sto parlando di soldi e ricchezze. Per me quel ranch rappresentava più di un luogo in cui vivere, più di un parco giochi.
Era come se il mio animo fosse incarnato in ogni giostra, in ogni fiore, in ogni animale e mobile...Neverland ero io, mi rappresentava alla perfezione.
Accarezzai la rifinitura della cornice di un grande quadro e mi diressi veloce in camera da letto. Anche il letto mi era mancato da morire nonostante non ci facessi grandi dormite steso lì.
Andare a dormire da solo era dura però. Allargavo spesso le braccia come per sentire che non ero solo ma quello che tastavo erano solo lenzuola e cuscini.


***



Il tour era alle porte ed ero stremato ancor prima di cominciare. La prima data era il 7 settembre a Praga.
Mi stravolgevano sempre quei concerti, ma a differenza degli altri questo non l'avrei affrontato con l'umore adatto. Sapevo che presto avrei avuto un figlio ma i dolori del passato erano ancora lì,i mpressi nella mia mente.
Mi sedetti al letto poggiando le mani sul materasso e accarezzai la morbida e liscia coperta che lo ricopriva, era decisamente più comodo dei materassi di tutti gli hotel in cui avevo alloggiato.
Ero stanco. Ero veramente molto stanco, mi coricai sul fianco e chiusi gli occhi mentre il profumo delle lenzuola mi entrava delicatamente nelle narici e mi diceva "casa".


Avevo sempre odiato dormire vestito. Mon mi ero tolto neanche il cappotto e a Los Angeles il clima era decisamente diverso, faceva molto caldo.
Mi svegliai che la fronte grondava di sudore e i vestiti mi si erano praticamente attaccati addosso. Avevo bisogno di una doccia, fredda possibilmente. Ma sapevo che una volta entrato nella doccia non avrei avuto il coraggio di aprire il getto dell'acqua fredda.
Mentre mi massaggiavo per bene i capelli chiusi gli occhi per evitare di farci entrare la schiuma e vidi Scar. Non avevo pensato a lei neanche un secondo dopo aver lasciato l'hotel, la stavo già dimenticando...
Ma io non volevo dimenticare quell'amicizia nata per caso. Lei non aspirava a niente. Gli piacevo per il mio modo di essere e non per il mio portafogli.
Spesso li maledicevo, perché a causa loro non potevo avere un amico di cui fidarmi cecamente, o una donna che mi amasse per quello che ero.
Lisa Marie, beh lei non aveva bisogno dei miei soldi...per questo credo che lei mi abbia amato davvero. Ma....io stavo invecchiando, avevo quasi quarant'anni e le speranze di trovare una donna interessata a ME si affievolivano ogni giorno di più.
Mi asciugai accuratamente i capelli e mi vestii in fretta. Avevo proprio voglia di passeggiare per Neverland. Il sole stava calando, si era alzata una leggera brezza estiva stare all'aperto era piacevole.

Passeggiai per più di un'ora e quando le mie gambe cominciarono ad avvertire la stanchezza mi sedetti sul prato a guardare le stelle.
Neanche una nuvola.
Certo, non ero più a Londra. Ancora una volta pensai a Scar, a come sarebbe stato bello averla lì e parlare...
Mi chiedevo cosa stesse facendo in quel momento, magari dormiva, magari litigava con quell'orco.
O magari fotografava anime. Sorrisi pensando a lei...E per un attimo sentii come se fosse lì, a lasciarmi a bocca aperta con le sue frasi, con la sua intelligenza e con la sua passione.
Ritornare alla realtà fu angosciante, raccolsi le forze per tornarmene in casa e per la strada restai tutto il tempo con lo sguardo al suolo.

-Mr. Jackson eravamo preoccupati.- mi disse la domestica appena mi vide entrare in sala da pranzo.
-Non sono mica un bambino,sono solo stato a fare una passeggiata.-
-Certo ma...lei mi aveva pregato di farle trovare la cena in tavola per le otto...e sono quasi le undici-
-Davvero?io...io non ricordo-
-Non si preoccupi,si sarà freddata,dico al cuoco di prepararle qualcos'altro...-
-No....no io mangerò quella,non butti via altro cibo...-
-Ma…-
-Per favore. Basterà solo riscaldarla un po'.-
-Come desidera.-

Prese i piatti velocemente e li trasportò in cucina. Cominciavo ad avere anche i vuoti di memoria, non riuscivo davvero a ricordare di averle detto una cosa del genere.
Rotai lentamente la testa per sciogliere un po’ il collo, sentivo una forte pressione sulle spalle, e i nervi erano completamente tesi.
Avrei apprezzato tanto i massaggi dolci e premurosi di una mogliettina ma purtroppo ero costretto a tenermi quei doloretti fastidiosi.
In quel momento mi sentii di nuovo solo, ogni cosa mi faceva sentire solo...
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