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Broken Hearted Girl (in corso). Rating: rosso

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2011 21:56
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06/03/2011 16:15
 
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"La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello
che ispira meno pietà alle
persone che la provocano."

François de La Roche Foucauld




Episodio 5

Non avete mai sognato di possedere una bacchetta magica? Una di quelle che reciti la formula e ti cambiano la vita, come fu per Cenerentola!O magari una lampada magica, tu la sfreghi un po’ e si materializza davanti a te un grosso genio.

Tre desideri.

Non uno di più, non uno di meno.
Niente di più bello. Ma in realtà non è così facile, potresti usare i desideri per te e quindi comportarti da vero egoista, ma almeno non avresti più sofferto, non avresti più versato lacrime amare e desiderato di farla finita.
Oppure potresti usare quei tre desideri per raddrizzare i torti di questo mondo: niente più guerra, niente più fame, niente più cattiveria. Sarebbe un mondo perfetto.
E forse riflettendoci, quei desideri farebbero bene anche a te. Una volta eliminata la cattiveria nessuno avrebbe più potuto farti del male e infangare il tuo nome.
Eh già...sogno spesso di aggiustare tutto con un semplice colpo di bacchetta ma la realtà è assai più dolorosa. Devi accettare le cattiverie e le infamie continuando a camminare a testa alta.



***








Quella mattina mi svegliai con una strana tensione addosso, non mi capitava da un po’. Mi sentivo il respiro spezzato da qualcosa, qualcosa che in realtà esisteva solo nella mia mente.
Mi guardai allo specchio e mi tastai le gambe nascoste dal pigiama. Mi sentivo più magro, probabilmente perché facevo un solo pasto al giorno e spesso quel pasto era la colazione.
E quando non avevo voglia di mangiare mi accontentavo di un caffè al mattino e qualche snack durante la giornata.
Era inevitabile dimagrire, anche se non volevo. Mi piacevo di più un po’ in carne ma sono sempre stato molto magro e quei chili presi erano certamente di passaggio.

-Forse dovrei fare un po’ di palestra.-

Dissi alla mia immagine riflessa allo specchio piegando il braccio per intravedere qualche muscolo, ma dopo averlo fatto scoppiai a ridere da solo. Non ero un tipo da palestra, non lo ero mai stato. Il mio allenamento era il ballo e un po’ di stretching. Tutto qui.
E quello più che formarmi il fisico mi faceva perdere peso, non potevo neanche immaginare quante calorie perdessi durante un concerto e non intendevo scoprirlo.
Mi feci una doccia bollente e mi vestii. Non sapevo che impegni avessi per il giorno, sapevo solo che tra una settimana sarei tornato a casa.
All'ingresso c'era il carrello con la colazione. Lo guardai quasi con aria di sfida. Dovevo mangiare, dovevo cercare di allargare il mio stomaco.
Presi deciso una sedia e mi accomodai accorciandomi le maniche, se qualcuno mi avesse visto in quel momento avrebbe pensato che stessi affrontando una sfida importante.
Presi tre brioche e le posai sul piattino, poi mi riempii una bella tazza di succo di frutta alla pesca e per finire una tazza di caffè.
Posai lo sguardo sul cibo e guardai quasi nauseato, solo la vista mi saziava. Addentai la prima brioche e presi subito un sorso di succo per mandarla giù più facilmente.
Il mio stomaco sembrava accettare. Presi il secondo morso, poi il terso e poi l'ultimo. Avevo mangiato una brioche senza dare di stomaco e avevo finito il succo.
Ero soddisfatto e orgoglioso di me stesso.
Presi la seconda brioche con un'espressione già più disgustata e l'addentai strizzando gli occhi. Il mio stomaco cominciava ad accorgersi di essere pieno, il senso di sazietà lo avvertivo fino alla gola. Se avessi dato solo un'altra annusata a quel cibo avrei dato di stomaco. Decisi di fermarmi, era sempre meglio che non aver mangiato affatto. Anche se sapevo che quello sforzo mi sarebbe costato il digiuno per tutta la giornata.


Quando attraversai il corridoio la trovai appoggiata al muro accanto alla sua porta con un broncio sul viso e un cappellino nero.
Appena si voltò sorrise, convinta che io la ricambiassi e poi andassi via senza rivolgerle la parola come sempre, ma quando mi vide avvicinarmi a lei cambiò colore in viso.

-Ciao.-
-Michael,lui...lui è qui allontanati- bisbigliò a voce bassissima..
-Non mi importa Scar, devi ascoltarmi...-
-Per favore...mi metterai nei guai!-
-Tu sei già nei guai! Ti rendi conto della vita che stai facendo?!-
-Michael...per favore...- mi pregò disperatamente continuando ad accertarsi che Landon fosse ancora in bagno.
-Va bene...ma stasera dobbiamo parlare.-
-Sì ma adesso vai via!-

Mi allontanai e dopo pochi secondi uscì Landon.

-Parlavi con qualcuno?- le chiese sospettoso.
-No.- affermò lei con sicurezza.
-Uhm...-

Aveva la classica espressione da: "Tu non me la racconti giusta!"
Beh, in verità qualsiasi cosa lo faceva insospettire, infatti l'episodio che sto per raccontarvi ha dell'incredibile.


Si voltò e mi vide, per un attimo pensai che ci avesse scoperti ma continuai a far finta di niente.

-Ehi guarda c'è Michael Jackson! Ce lo facciamo fare un autografo?-
-Ma tu non ascolti la sua musica.-
-E allora?- brontolò.

Mi chiamò insistentemente e alla fine mi girai, non avevo alcuna intenzione di fare il gentile con quel tipo ma dovevo accontentare tutti, non avevo mai negato nulla ai miei fan anche se lui non lo era. Lo feci soprattutto per Scar.
Si avvicinò con un sorriso da idiota stampato in faccia e mi strinse la mano.
Visto così da vicino non faceva poi così schifo, anzi...in verità era davvero un bel ragazzo. Alto, ben piazzato, capelli rasati e vestiti strani e trasandati. Il classico newyorkese.

-Ce lo fa un autografo?-
-Certo...come vi chiamate?-
-Landon e Scarlett.-
-Bene…-

Gli porsi il foglietto e vidi la sua espressione cambiare, aggrottò la fronte mi guardò negli occhi mostrandomi la dedica che avevo appena scritto.

"A Scar e Landon con amore.
Michael Jackson"

-Perché hai scritto Scar invece che Scarlett?Solo io la chiamo così.-
-Beh...ma questo cosa centra?Tutti sanno che l'abbreviativo di Scarlett è Scar...- dissi quasi sconvolto da quella domanda incredibilmente STUPIDA!
-Ok.- disse poco convinto.
-E' stato un piacere...-
-Si certo...andiamo Scar,prima che quel tipo strano ti metta gli occhi addosso.-

Le avvolse un braccio intorno alle spalle e la scortò via, gli stava più appiccicato lui di una guardia del corpo.
Quando sentii quelle parole il sangue mi bollì nelle vene, avrei voluto voltarmi e tirargli un bel pungo sul naso. Bisogna avere il quoziente intellettivo di una sedia per pensarla in quel modo. Credeva che tutti volessero rubargliela, Scar era senza dubbio una ragazza bellissima ma al mondo esistevano altre ragazze...
Quello stupido scimmione non sapeva che fortuna avesse tra le mani e non la trattava come meritava.
E per togliere ogni dubbio sulla sua innata raffinatezza le palpeggiò il sedere in modo così volgare da farmi voltare dall'altro lato pur di non vedere quella scena.





***







La sera l'aspettai con ansia. Non vedevo l'ora d parlare con lei, di dirle quello che pensavo.
Doveva capire che non era quello il modo in cui si meritava di essere trattata. Lei era intelligente, dolce, comprensiva e divertente. Si meritava ben altro.
Ed era soprattutto molto bella, i suoi lineamenti rifiutavano il trucco, era già perfetta al naturale e quel viso rendeva giustizia al suo corpo altrettanto attraente.
A dire la verità aveva un corpo da mozzare il fiato, non ci avevo mai pensato perché quando parlavo con lei quello che mi importava erano solo le sue parole e la sua risata. Ma aveva ogni cosa al posto giusto. Era una di quelle donne con la "D" maiuscola. Non mi capitava spesso di fare pensieri quel tipo ma quando ci pensavo ogni particolare mi passava davanti agli occhi.
E un po’ mi vergognavo, soprattutto quando davanti agli occhi mi passava qualcosa di più "sensuale", come le labbra, il seno o le gambe.
Bussò alla porta e saltai in piedi ancora imbarazzato per quei pensieri.

-Ciao...-
-Ehi...entra.- farfugliai nascondendo il viso.
-Hai caldo?- chiese cercando i miei occhi.
-N..no,perché?-
-Sei rosso sulle guance.-
-Davvero?- mi guardai allo specchio arrossendo ancora di più.

Si mise a sedere sulla poltrona e accavallò le gambe guardandosi intorno. Sembrava tranquilla.

-Allora,di cosa volevi parlarmi?-
-E me lo chiedi?Tutti hanno sentito il chiasso infernale che avete fatto l'altra sera.-

Improvvisamente arrossì anche lei. Si vergognava della sua situazione, era evidente. Mi sentivo un intruso, dopotutto non avevo il diritto di dirle come vivere la sua vita, era più che altro...un dovere morale.

-Scar, tu sei giovane, hai una vita davanti. Sei intelligente e soprattutto sei un'ottima fotografa, puoi avere un futuro anche senza di lui.-
-Lo so.- rispose a capo chino.
-E allora perché diavolo ci stai ancora insieme?!-
-Glie lo devo, non posso lasciarlo dopo tutto quello che ha fatto per me.-

A quel punto non sapevo più cosa dire, non conoscevo la sua storia e non sapevo cosa avesse fatto di così speciale Landon per lei.
Le aveva forse salvato la vita?

-Vedi...la mia è una storia un po’ complicata, non hai idea di quello che ho passato.-
-Forse l'avrei se me lo dicessi.-
-Michael...-
-Voglio solo aiutarti.-

Sbuffò facendo svolazzare un ciuffetto di capelli davanti agli occhi e si mise comod.
-E va bene.-

Si piegò in avanti e poggiò i gomiti sulle gambe. Il suo sguardo era concentrato, come se pian piano stesse ricomponendo tutti i pezzi del puzzle, tutta la sua vita e gli avvenimenti che la cambiarono drasticamente, fino a ritrovarsi con un tizio che neanche amava.

-Come ti ho già detto,io sono di Milwaukee. Come ci sono finita a New York?Beh, diciamo che quando avevo quindici anni mio padre se ne andò di casa lasciando me e mia madre da sole. Se ne andò con un'altra,non potrò mai dimenticare il viso di quella donna...Ci ritrovammo nei guai. Mia madre non lavorava, non aveva mai lavorato perché mio padre guadagnava abbastanza. La situazione era tragica, gli alimenti non bastavano per pagare le fatture, fare la spesa e quindi neanche per comprare il materiale scolastico.
Abbiamo provato più volte a richiedere più denaro ma...dicevano di non poter accogliere la richiesta. Mio padre ci dava abbastanza, stava a noi riuscire a farcelo bastare. Non passò molto che mia madre cadde in depressione, un classico no?- disse con un sorriso pieno d'amarezza sulle labbra.
Si portò le gambe al petto e riprese a parlare.

-I farmaci la tenevano quasi sempre mezza addormentata, non cucinava più, non puliva più. Spettava a me provvedere alle faccende di casa dopo essere tornata da scuola. E spesso a scuola non ci andavo. Trovai lavoro in un fast-food e quando c'era il turno di mattina dovevo farlo, altrimenti mi cacciavano e Dio solo sapeva quanto ci servissero quei quattrocento dollari in più.
Alla fine qualcuno venne a bussare alla nostra porta, un assistente sociale, mandato sicuramente dalla scuola. Trovò mia madre stordita e decisero di mandarla in un centro di cure.
E io?Beh, mi spedirono a New York da dei lontani parenti...non li avevo mai visti in vita mia e non sembravano felici di ospitarmi. Nonostante gli alimenti dicevano di non farcela a mantenermi, ma non potevano mandarmi via.
Hai idea di cosa significhi vivere con qualcuno che non ti vuole lì?E' davvero frustrante...
Nuova città, nuovi amici...e tra questi amici Landon. Fu gentile con me dal primo momento, mi invitava spesso a cena da lui e pian piano scoprì la mia situazione, anche se io mi vergognavo da morire.
Più passava il tempo e più il legame tra me e lui si rafforzava e andava al di là dell'amicizia, tanto che dopo un po’ di mesi ci fidanzammo.
L'amavo, e lui amava me, così tanto da propormi di andare a vivere da lui. Io non volevo, soprattutto per i genitori, ma poi capii che anche loro erano d'accordo.
Erano benestanti, accidenti se lo erano. Non ho idea di quanti soldi entrassero in quella casa, ma ne erano davvero tanti!
Mi trattavano come un membro della famiglia, mi compravano vestiti, cosmetici, tutto quello che mi serviva e non si lamentavano, lo facevano con piacere.
Sentivo che non c'era finizione, erano brave persone. Pensa che i soldi degli alimenti li tenevo per me, non li volevano e allora ne approfittavo per fare regali, per sdebitarmi.
Mi rimproveravano ogni volta ma io non volevo essere un parassita, sentivo il bisogno di sdebitarmi con loro.
Ho vissuto lì per quattro anni, poi andammo al college ma io non me la sentivo, non potevo lasciare che mi pagassero anche l'università. Era una spesa troppo pesante e anche se loro insistettero non accettai. Con i soldi degli alimenti che avevo messo da parte e un piccolo lavoro part-time riuscii a laurearmi.
Ovviamente ero agevolata perché alla spesa, alle fatture e tutto il resto ci pensava Landon.
Tutto sembrava andare per il meglio ma dopo circa un anno che eravamo al college lui cominciò a cambiare, diventò ossessivo. Non voleva che parlassi con altri ragazzi, non voleva che uscissi senza di lui e mi faceva delle scenate anche per un saluto ricevuto da qualche amico del college.
Le cose peggiorarono col passare del tempo, ma non potevo andarmene, non me la sentivo.
Ho seguito un corso di fotografia a New York e mi sono appassionata. Ho saputo di questo stage e Landon mi ci ha portata. Mi fa alloggiare in un hotel a cinque stelle, figurati che ci ho incontrato Michael Jackson...
Allora,spiegami dove posso trovare il coraggio per lasciarlo.-


-In pratica ti ha comprata?Cioè....fammi capire, tu sei di sua proprietà ora?-
-Continui a non capire!- esclamò alzandosi di scatto.
-Io capisco benissimo Scar, ok ti ha salvato dal baratro,ma...-
-E dici niente?-
-Quello che intendo dire è che l'amore delle persone non si compra. Tu non lo ami più...giusto?-

Non rispose.

-Giusto?-
-Io...io non lo so...-
-Tu lo sai benissimo, smettila di farti del male!-
-Non è facile. Non sai quante volte ho provato ad andarmene via, ma non ci riesco.-
-Capisco cosa provi ma le cose non vanno così. Se quello che ha fatto per te l'ha fatto con il cuore non avrà problemi a lasciarti andare.-
-No io non credo.-
-Allora la usa semplicemente come scusa per tenerti in pugno. Ti picchia?- chiesi timidamente.
-No, no non era mai successa una cosa simile prima di quella sera...-
-E dopo quella sera l'ha fatto altre volte?-
-No. Michael, lui non è sempre così, ma a volte capitano dei periodi in cui è veramente ossessionato. Ci sono anche momenti in cui è dolce, in cui sento che mi ama davvero.-
-Beh è un tipo strano.-
-Già...-
-Ma non cambia il fatto che tu non lo ami più.-
-Quello è un altro pio di maniche.-

Mi alzai anch’io dal divano e alzai il tono della voce come per rimproverarla.

-Scar è della tua vita che stiamo parlando accidenti! Un altro paio di maniche? Tu condividi tutto con quella persona e gli offri anche il tuo corpo...e tutto questo lo fai senza amore?-

La vidi portarsi le mani sul viso e avvertii il suo respiro affannato. Stava piangendo, io l'avevo fatta piangere. Mi avvicinai velocemente a lei, ma non ebbi il coraggio di abbracciarla, le spostai i capelli e le posai una mano sulla spalla.

-Scar mi dispiace,non volevo..non volevo ferirti...-
-No...no non è colpa tua. Il fatto è che hai maledettamente ragione ma...non ci riesco...non ci riesco.-
-Lo so...-

Le posai delicaamente le mani sulle spalle e l'avvicinai a me. Un abbraccio innocente. Le accarezzavo ripetutamente i capelli e sembrava calmarsi. Tenerla tra le braccia mi faceva sentire meglio, in quel momento nessuno avrebbe potuto farle del male, perché c'ero io a custodirla.

-Non vedo mia madre da dieci anni.- aggiunse singhiozzando.
-E perché non vai a trovarla?-
-Mi informo ogni mese sulle sue condizioni,i dottori dicono che non vuole guarire. Si rifiuta.Credo che rimarrà lì per tutta la vita.-
-Forse rivederti potrebbe aiutarla a stare meglio.-
-E' per colpa sua e dei suoi stupidi farmaci che sono finita così!-

A quel punto chiusi la conversazione, anche perché non avevo idea di cosa dirle. Odiava suo padre per averla abbandonata, odiava sua madre per essersi lasciata andare senza pensare a lei, ma la cosa più triste è che odiava se stessa a tal punto da accettare quella vita senza curarsi del suo futuro.
[Modificato da °Offy° 10/03/2011 20:55]
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