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Broken Hearted Girl (in corso). Rating: rosso

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2011 21:56
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03/03/2011 12:25
 
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La speranza è una buona prima colazione, ma è una pessima cena!


Episodio 2


Quando aprii gli occhi il mattino seguente, quell’angoscia che fino a qualche ora prima mi aveva dato il tormento, aveva finalmente lasciato spazio ad un po’ di benessere.
Avevo dormito, e per di più non avevo aperto gli occhi neanche una volta durante quelle ore. Mi sentivo rinvigorito, come se avessi staccato la spina per un po’. Niente pensieri, niente preoccupazioni.
Pensai subito a lei: Scarlett.
Non riuscivo a spiegarmi perchè una semplice chiacchierata con quella sconosciuta mi avesse fatto quell'effetto...


Quella mattina feci una colazione veramente abbondante.
Anche il cameriere che era…diciamo “in carne”, rimase a bocca aperta.
La sua espressione sembrava dire: ”Dove diavolo sta infilando tutta quella roba?!”
Fu molto divertente!
Quella mattina ogni cosa mi sembrava divertente, bella…e anche se affacciandomi vedevo le nuvole, avevo il sole nel cuore.
Ero soprattutto pieno d'impegni, impegni che avevo rimandato per una settimana per colpa del mio umore grigio come il cielo di Londra di primo mattino.

Attraversando i lunghi corridoi dell'hotel passai davanti alla sua camera, la porta era aperta e una donna con una buffa divisa stata riordinando.
All'inizio pensai che se ne fosse andata, e un po’ mi rattristai, ma poi la vidi seduta alla reception con una borsa da lavoro sulle gambe e picchiettava le dita sul bancone.
Uscii dal retro come una ladro e mi infilai in macchina.


Durante tutto il viaggio non pensai a nulla, rimasi tutto il tempo con lo sguardo fuori dal finestrino ad osservare la gente che andava a lavoro, i bambini che andavano a scuola, tutti in divisa.
Mi sarebbe piaciuto uscire un po’, passeggiare per il parco, comprare una mela caramellata e gustarmela seduto su una panchina.
Ma sapevo che non avrei potuto, sapevo che dopo aver fatto una marea di commissioni sarei dovuto ritornare in camera a nascondermi dal mondo.
Le mie giornate erano tutte uguali ormai.

A differenza di quello che pensa la gente la mia vita non è poi così eccitante. Esco molto di rado, e quando lo faccio è solo per i miei impegni.
Niente di più, niente di meno.

In quel periodo leggevo molto, scrivevo e immaginavo.Era l’unico modo per evadere dalle mie preoccupazioni, ma quel giorno scelsi il libro sbagliato. La filosofia mi aveva sempre affascinato, ma mai spaventato.

"Che cosa accadrebbe se un giorno o una notte,un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse:”Questa vita,come tu ora la vivi e l'hai vissuta,dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte,e non ci sarà in essa mai niente di nuovo,ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro,e ogni incredibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te,e tutte nella stessa sequenza e successione.
L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa,granello della polvere!
Non ti rovesceresti a terra,digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato?Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso,in cui questa sarebbe stata la tua risposta: Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina?”

L'eterno ritorno
"Così parlò Zaratustra"
F.Nietzsche



I miei occhi restarono fissi su quelle righe, era una cosa spaventosa.
Mai avrei voluto rivivere la mia vita innumerevoli volte, e mai avrei voluto rinunciare alle gioie che mi aveva regalato.
Se davvero un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle mie solitudini io non saprei cosa rispondergli.



Feci ritorno nella mia camera, era già buio.
Mi sedetti al divano come ogni volta e mi tolsi le scarpe, come ogni volta.
Anche sforzandomi non riuscivo a fare nulla di diverso.
Tolsi il coperchio dal vassoio come ogni volta e diedi un'occhiata alla cena...come ogni volta. Niente che valeva la pena di essere mangiato, ma forse mi era bastata semplicemente la colazione per tirare avanti tutta la giornata.
Presi un sorso d'acqua e andai a stendermi sul letto, mi sentivo uno sciocco a buttare via quel cibo...
Io che sapevo quanta fame ci fosse nel mondo, io che sapevo cosa avrebbero fatto migliaia di bambini per avere solo la metà di quello che c'era su quel carrello, buttavo via il cibo, lo rifiutavo.
Ma non riuscivo, solo l'odore mi dava la nausea,il mio stomaco era talmente chiuso che anche quel sorso d'acqua fece fatica a scendere.
Forse mangiare da solo rendeva il cibo non indispensabile, avere un po’ di compagnia durante i pasti avrebbe giovato,probabilmente.


1...5...7


Composi il numero, deciso stavolta a farmi vedere, a scambiare quattro chiacchiere con lei, ma delle urla richiamarono la mia attenzione.

Stavano di nuovo litigando. Chiusi il telefono e andai a sbirciare.
Vidi di nuovo quel tizio, Landon, chiuse la porta con forza e se ne andò via.
Era sola.
Di nuovo sola...era quella l'occasione giusta. Niente telefono, niente chiacchierate nascosto dietro la porta, mi infilai veloce le scarpe e corsi davanti alla sua porta.

Restai per qualche secondo col pungo fermo a mezz'aria.
Non capita tutti i giorni di aprire la porta e trovarsi davanti Michael Jackson, ma non fraintendetemi...
Io non mi sento superiore a nessuno, è solo che…se mi avesse chiesto il perché di quella visita, probabilmente avrei fatto la figura dello stupido.
E poi io non conoscevo quella ragazza, non sapevo niente di lei ed essendo stato sempre un tipo riservato mi chiedevo perché lo stavo facendo.
Probabilmente fu la disperazione, il bisogno irrefrenabile di condividere i miei dolori con qualcuno che potesse capirmi, ad incitarmi.

Alla fine mi feci coraggio, mi stirai la giacca per rendermi più presentabile e bussai.

Silenzio.

Ricordo benissimo la sua espressione,sembrava dire:”Sto sognando?”
Dopo avermi guardato per un minuto abbondante scrollò il capo e attaccò a parlare.

-Posso aiutarla?-
-Potresti...-
-Mi scusi se l'ho disturbata con le mie urla,non succederà più.-
-No...non è per questo che sono qui...sei sola?-

Sospirò sconfortata.-Come sempre...-


-Mi chiedevo se le andava di cenare con me,anch'io sono solo e....lì c'è cibo a sufficienza per sfamare un esercito...- sorrisi.

Rise divertita e abbassò la testa.

-Beh...se si tratta di buttare via del cibo, accetto. Sai quanti bambini desidererebbero solo la metà di quello che abbiamo?-


Prese la chiave della camera e chiuse la porta.
Vederla così da vicino mi faceva uno strano effetto, era ancora più bella.
Non era molto alta, circa 1.65 e guardarla dalla mia altezza mi faceva venir voglia di proteggerla ancora di più, con un solo braccio avrei potuto avvolgerla completamente, ma non avrei mai osato.

Quando aprii la porta della mia suite vidi le sue palpebre ritirarsi all'improvviso, facendole quasi uscire gli occhi dalle orbite.
Entrò titubante, come se avesse paura di rompere o sporcare qualcosa, si mise accanto al divanetto e restò li impalata a guardarsi intorno.
La sua espressione mi divertiva da morire, ma non potevo fare a meno di pensare a lei: Lisa.
Mi sembravano così simili, anche se in realtà non lo erano affatto.
Era il modo in cui mi faceva sentire quando la guardavo che mi riportava a lei. Ma ormai era finita, dovevo farmene una ragione, andare avanti e cercare la mia felicità altrove.

Chiusi la porta sorridendo e la invitai ad accomodarsi. La vedevo incredibilmente tesa, ed ero consapevole che era la mia presenza ad innervosirla.
Se fossi stato uno qualunque probabilmente sarebbe stato diverso, e probabilmente non avrebbe neanche accettato di cenare con me.
Questo pensiero mi disturbò durante tutta la serata. Sapere che aveva accettato di cenare con Michael Jackson, e non con Michael mi faceva stare male.
Mi misi seduto molto lontano da lei e le sorrisi. Ricordo che ricambiò il mio sorriso sinceramente, non vedevo finizione nei suoi occhi.
E leggevo un po’ di imbarazzo nelle sue espressioni, allora per rompere il ghiaccio mi alzai e andai a prendere due bicchieri di succo d'arancia...anche se non le avevo chiesto cosa preferiva.
Magari non le piaceva il succo d'arancia, magari beveva vino, Martini....
Ma il suo viso non mi trasmetteva niente del genere...lei...lei aveva una faccia da succo di frutta e brioche al cioccolato.
Una faccia genuina.
Le porsi il bicchiere e notai la sua espressione sorpresa...

-Adoro il succo d'arancia,la mattina faccio colazione con succo d'arancia e brioche al cioccolato!-

Quando pronunciò quella frase risi incredulo, era incredibile...quella ragazza era un libro aperto. Sentivo che avrei potuto dirle ogni cosa, lei mi avrebbe capito..
Accavallai le gambe fingendo tranquillità e presi un sorso.

-Allora...tu ti chiami Scarlett...giusto?-

In realtà lo sapevo benissimo, il suo nome non mi era più uscito dalla mente.

-Si,ma può chiamarmi Scar, se le va..-
-Oh no no! Cosa sono queste formalità?!Non darmi del lei...-
-Non credo di riuscirci.-
-Si che puoi...io sono una persona normale. Perchè nessuno riesce a capirlo?!-
-Ma è ovvio che lei...ehm...che tu sei una persona normale...però...è un po’ difficile...-
-Uhm...Allora,che lavoro fai?-
-Sono fotografa, sono qui a Londra per una stage...e tra qualche settimana tornerò a New York...-
-Oh sei di New York-
-No, Wisconsin...Milwaukee-
-No...davvero?Milwaukee è una città favolosa!-
-Beh...tutto il Wisconsin è favoloso!-
-Questo è vero...e come mai ti sei ritrovata a New York?-

Vidi le sue guance cambiare colore dopo quella domanda, ma non riuscivo a capire cosa avessi detto di sbagliato. Restai in silenzio aspettando che la sua bocca liberasse qualche parola per rompere quel silenzio imbarazzante.

-E' una storia un po’ complicata, magari un giorno te la racconterò-.
-Questo vuol dire che ci incontreremo altre volte.-
-Oh no, io non intendevo questo....-
-Tranquilla,t ranquilla...e poi...sarebbe in ogni caso un piacere, non credi?-
-Certo...-

Cenammo seduti al divano, mangiammo il pollo con le mani e usammo i vestiti come tovaglioli.
Niente schemi, niente buone maniere, parlammo per tutto il tempo di ogni cosa.
Quando ero solo le ore sembravano giorni, e invece quella sera erano arrivate le tre del mattino senza che me ne rendessi conto.
Avrei potuto continuare per ore, mi sentivo meno solo quando la guardavo, ma alle tre e un quarto la vidi saltare dal divano.

-Oddio!Landon sarà già tornato!-

Non sapevo cosa dirle, mi sentivo in colpa per averla trattenuta da me, e avevo paura che quel bastardo....si l'ho detto BASTARDO, potesse farle di nuovo del male.
Mi alzai subito e l'accompagnai alla porta, sarei stato pronto a fiondarmi in camera sua se solo avessi sentito anche il minimo lamento o grido.
Non sapevo perchè provassi quel senso quasi ossessivo di protezione nei suoi confronti, ma il mio istinto mi diceva "proteggila".

Se ne andò in punta di piedi posandosi un dito sulle labbra per dirmi di fare piano nel chiudere la porta.
Non mi disse nulla, sentii la sua porta chiudersi e rimasi li per più di dieci minuti, con l'orecchio poggiato alla mia porta a sentire se andava tutto bene.

Dopo un po’ squillò il telefono.

-Scar?-
-Tutto ok. Non è ancora tornato...-
-Sono contento...-
-Già...mi ha fatto piacere chiacchierare con te stasera, ultimamente apro bocca solo per urlare.-
-Beh...l'avevo notato, hai un bel timbro di voce sai?-

La sentii ridere, ridere di gusto.

-Io sono qui Scar, quando ti senti sola...sai dove trovarmi.-
-Certo...buona notte.-
-Lo sarà sicuramente....Anche a te.-
[Modificato da °Offy° 07/03/2011 12:40]
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