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Broken Hearted Girl (in corso). Rating: rosso

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2011 21:56
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02/03/2011 17:40
 
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La notte si avvicina, il respiro del cielo culla l'ennesima paura, l'ennesima certezza di restare solo come ogni sera. Quattro mura che l'anima contengono ed un soffitto come intimo amico, cosa fare per ritrovare il sorriso?




Episodio 1

Era da un pò che non sentivo questo silenzio. Sono passati solo pochi mesi dal giorno, o meglio, dalla notte della sua partenza, ma è come se fosse andata via da una vita. Mi manca il rumore dei suoi passi, mi manca la sua voce bassa e soave il modo maldersto in cui preparava la colazione.
C'erano macchie d'olio sul muro di fronte al piano cottura e presine da forno bruciate in ogni cassetto. Anche questo mi aiutava a non soffrire troppo per la sua assenza.
Eh si, Scar se n'era andata nel bel mezzo della notte portandosi via la mia felicità.
L'amavo.
Ci amavamo.
Ma lei aveva bisogno di indipendenza, quell'indipendenza che le era stata negata per troppo tempo.
Ricordo perfettamente il giorno in cui la vidi per la prima volta.


***




Come al solito mi ritrovavo solo. Molta gente pensa che passare delle notti in una camera d'hotel sia rilassante. Allora perchè io mi sentivo sempre così tremendamente teso?
Pensare mi faceva solo stare peggio, perchè quel vuoto che avevo nell'anima si espandeva ogni volta di più.
Ero a Londra, barricato nella mia camera a contemplare il nulla. Le belle dormite erano solo un ricordo lontano per me.
Quando il sole calava, era come se le mie palpebre si ritirassero completamente...niente avrebbe potuto smuoverle. Probabilmente avrei fatto prima a cavarmi gli occhi che cercare di chiuderli.
Indossai i miei occhiali, nonostante fosse notte fonda, un cappellino da baseball e una felpa chiusa fino al naso e scesi a prendere una tisana nella speranza di trovare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere.

Ma niente.

Che cosa mi aspettavo?
Tutte le persone normali dormono e sognano alle tre del mattino!E io non potevo farlo, non potevo neanche sognare.
Mi accomodai allo sgabello e ordinai...Cercai di fare due chiacchiere col barista, ma neanche lui ce la faceva più. Era stanco morto.Beato lui...
-A che gusto?-. chiese quasi scocciato...
-Oh,faccia lei...mi sorprenda!- risposi sorridendo. Inutilmente.
La tisana non era altro che il tentativo di comunicare con qualcuno, di confidargli come mi sentivo, di convincermi che forse non ero completamente solo.
Decisi di risalire in camera mia, triste più di prima e solo come sempre. Presi la tazza e pigiai il tasto dell'ascensore, ma un vocio catturò la mia attenzione. Tornai indietro e mi affacciai oltre la porta. Due ragazzi seduti su un divanetto, una coppia.

Litigavano.

Pensai subito "Niente di meglio di due fidanzatini che litigano per farsi quanche risata".
Mi misi di nuovo a sedere e cominciai ad ascoltare le loro parole. Ad ogni affermazione di uno o dell'altro pensavo a cosa avrei risposto io. Mi stavo immedesimando in loro e il tempo sembrava passare più velocemente.
Pensai soprattutto al dolce far pace dopo la lite. Abbracciarsi, baciarsi dolcemente...sussurrare "mi dispiace", "ti amo"...
Quando improvvisamente la situazione cominciò a degenerare, lui alzò di colpo la voce e a parlare troppo sgarbatamente per essere il suo ragazzo.

-Non ti basta che ti abbia portato in questo hotel di lusso,che ti paghi lo stage?!devi ache rompere adesso!-
-Ti sto solo chiedendo di passare più tempo con me, mi lasci sempre da sola!-
-Dio quanto sei appiccicosa...Adesso va in camera, non mi aspettare!-
-Io sono la tua ragazza e tu non mi ci tratti così!Capito?!Eh Landon?Tu non vai da nessuna parte adesso!-
-Non urlare-,
mormorò. -Altrimenti te la tappo io quella boccaccia-.
-Avanti! Fammi vedere! Forza! Io sono qui...sei solo un pagliaccio, Landon. Un pagliaccio!-.

Non appena finì di pronunciare quelle parole,il mio udito fu trafitto da un rumore secco.
Prima di affacciarmi per guardare pregai che fosse stata lei a compiere quel gesto, ma non appena varcai la soglia con lo sguardo scoprii che la verità era assai più spiacevole.
Si teneva la guancia arrossata e i suoi capelli ondulati le coprivano parte del viso che già si era bagnato di qualche lacrima.
Rimasi di pietra.
Non riuscivo a mandar giù quell'ultimo sorso di tisana che per qualche strana ragione era diventata amara e sgradevole,come quella situazione.

-Non piagnucolare,non mi hai lasciato scelta.- aggiunse.

Si mise il cappuccio e se ne andò con una sigaretta tra le dita quasi del tutto consumata.
Mi guardai intorno per chiedere aiuto a qualcuno, ma niente.
Che faccio?, pensai immediatamente dopo. Non appena mi voltai per andare verso di lei, la vidi correre per poi scontrarsi col mio petto.
Mi chiusi quasi a guscio per lo spintone, ma lei non alzò neanche lo sguardo.
Bisbigliò -Scusami-,con un filo di voce e corse in camera sua.





157
Era quella la sua camera. Guardai attentamente quella targhetta dorata cercando di capire cosa stesse facendo li tutta sola, ferita e umiliata.
Ebbi la tentazione di bussare, ma cosa avrei potuto dirle?Non avevo alcun diritto di ficcare il naso nei suoi affari.

"Non impicciarti Michael", pensai poco dopo steso sul teppeto della mia suite. Mi sentivo così incredibilmente male per non aver fatto nulla, per non averle dato una parola di conforto.
Non conoscevo neanche il suo nome...
Sì, il suo nome...sicuramente dolce e bello come quei lineamenti perfettamente incorniciati da una chioma castana undulata.
Per un attimo sentìì il mio viso andare in fiamme per aver pensato a quella sconosciuta in quel modo. Ma era così bella, e così fragile...

Pioveva.

Ma si sa, Londra è così.
Non fa altro che rendere il tuo umore più grigio. Eppure a me piace, forse mi piace quell'aria un pò malinconica che apre il cuore e permette all'anima di purificarsi con un pianto.
Neanche quello facevo più da un pò: non riuscivo a piangere, a sfogarmi, o semplicemente a scavare un pò in fondo alla mia vita e capire dove avevo sbagliato.
Ma io non avevo sbagliato proprio un bel niente!La gente mi aveva messo un'etichetta: "Peter Pan s trasforma in Capitan Uncino!"
E' come se loro sapessero di me più di quanto sappia io!
Ad ogni modo, c'era chi se la passava peggio di me.
Decisi di prendere il telefono, ma neanche io sapevo bene cosa avrei fatto.
In un momento di follia riuscii a digitare il numero della sua camera e aspettai ansioso una risposta.

-Pronto?-

Misi immediatamente giù.
La sua voce mi era sembrata più rilassata, non avvertii più quello strano tremore nelle sue parole.
Che io sia un genio lo dicono in molti, ma quale genio avrebbe fatto una sciocchezza simile?
Perchè?Vi starete chiedendo.
Beh...perchè sapevo bene che mi avrebbe ricontattato...

Il primo squillo.

Guardai il display e vidi 157. Entrai in un forte stato d'agitazione, ma non rispondere avrebbe solo peggiorato quella situazione già fin troppo imbarazzante.
Allungai lentamente il braccio e presi la cornetta.

-Si?-
-Ehm...lei...lei ha chiamato la mia camera poco fa-
-Ho sbagliato...-, risposi subito -Anzi no, ho digitato il numero della sua camera volontariamente.-
-Insomma ha sbagliato o no?-
-Si...cioè volevo dire no!-
"Dannazione", mormorai tra me.
-Senta può spiegarmi gentilmente cos'è che vuole da me?-
-Beh...ho visto quello che è successo alla reception e...mi chiedevo se..-
-Non credo che le riguardi, ma grazie lo stesso-.


Un'altra domanda. Un genio si comporterebbe da emerito idiota?
Ero pronto a giurare che quella ragazza si stesse sbellicando dalle risate a pensarmi, ma ad un tratto sentii bussare alla mia porta.
Sbirciai silenziosamente dallo spioncino e la vidi con le braccia incrociate al petto e un'espressione perplessa.

-C..chi è?- domandai camuffando la voce.
-Signore...Volevo scusarmi per...può aprire per favore?-
-Non credo sia una buona idea, dica pure-


La vidi ancora più confusa, cambiò posizione e slacciò le braccia.

-Io...volevo scusarmi per essermi rivolta in quel modo così sgarbato. Lei voleva solo aiutarmi ma...-
-Non si preoccupi, capisco perfettamente e non deve scusarsi..Adesso va tutto bene?-


Quando le posi quella domanda si toccò la guancia punita e chinò il capo.

-Insomma...-

-Immagino...beh se ha bisogno di qualcosa...io sono qui!-

-Se resta nascosto dietro quella porta non credo di poterle chiedere niente...ma...grazie lo stesso.-

Si allontanò sollevando il braccio per salutarmi, consapevole del fatto che la stessi guardando.

-Può dirmi come si chiama?-

Lei non si girò. Pronunciò il suo nome con un sorriso sulle labbra. Non potevo vedere la sua espressione, ma lo avvertivo...

-Scarlett.-
[Modificato da °Offy° 07/03/2011 12:38]
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