È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
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la terza storia!!!! (in corso). Rating: verde

Ultimo Aggiornamento: 24/12/2010 15:19
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20/09/2010 15:08
 
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Durante gli anni ’60 facevo parte del gruppo più importante dell’epoca, The Jackson 5!
Erano dei ragazzi formidabili, sapeva tirarti su il morale in meno di cinque secondi.
Un giorno andai nello studio di registrazione per provare la nuova canzone, I want you back.
Al mio arrivo trovai Marlon e Michael fuori ad aspettarmi.
Fin dal nostro primo incontro, mi ero presa una bella cotta per lui e non sapevo come dichiararmi e questo rendeva le nostre conversazioni sempre più complicate, perché il mio cuore mi diceva di parlare con lui.
Dal volto di Michael si intravide insicurezza e tanto dolore.
Mi dispiaceva tantissimo vederlo in quelle condizione e perciò mi avvicinai verso di lui per parlargli.
- Michael c’è qualcosa che non va?
- No, niente.
- Sei sicuro?
- Si. Non ti devi preoccupare per me.
- Va bene.
Mi allontanai, ma avevo un certo senso di colpa che mi portava a stargli ancora più vicino.
- Michael, ti puoi fidare di me.
- Lo so.
- Allora parla.
- Va bene.
In quel momento mi sentivo in Tito e Jackie.
Loro invece erano molto felici, tanto che presi le mani di Michael e iniziammo a ballare la danza della pioggia proprio come gli indiani.
Sapevo che non avevo fatto molto per lui, ma gli avevo fatto tornare il buon umore.
Arrivò finalmente il responsabile dello studio in compagnia di Jermaine.
Ero molto eccitata, perché ogni volta che provavamo una canzone mi sentivo libera come una farfalla.
Entrammo e appoggiai la mia borsa su una sedia e cominciammo le prove.
Facevo fatica a memorizzare le parole della canzone e ogni volta che sbagliava una parole, Michael mi prendeva la mano e mi tranquillizzava.
Non volevo far sbagliare gli altri e ogni volta che succedeva mi imbarazzavo molto.
- Jessica non ti devi preoccupare se sbagli. Siamo nello studio di registrazione non a un concerto, perciò calmati.
- Va bene, grazie.
Quando Michael mi tranquillizzava mi sembrava di avvicinarmi sempre di più a lui, ma ogni volta che provavamo sembrava che ci fosse un muro tra di noi.
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