UN FANTASTICO INCONTRO (in corso). Rating: rosso

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2017 13:29
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24/05/2010 02:50
 
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8° Capitolo

Michael tiene ancora la mie mani tra le sue, quando la musica riprende, ed il secondo brano è decisamente molto più soft del primo, il ritmo è molto sensuale ma lento, adattissimo per essere ballato a due.

Sullo schermo riusciamo a vedere, anche parecchie coppie che ballano, quasi tutti neri e, è superfluo stare a dire, che si muovono tutti in maniera fantastica, per me è un piacere starli a guardare, visto che personalmente in quanto a ballo, sono piuttosto scarsina, o meglio non sono mai stata una grande frequentatrice di discoteche, e da sempre mi è sempre piaciuto molto più veder ballare che ballare io stessa.

Sono forse un po' più esperta di balli latino-americani, tipo samba, rumba, cha-cha e tango, che mia madre, che invece, al contrario di me, è una vera e propria appassionata tanto da aver partecipato a gare e competizione dove si era piazzata sempre ai primi posti, mi aveva insegnato circa vent'anni prima.

Michael sempre tenendomi per mano si è di nuovo immerso nell'ascolto della musica, ed io sono completamente presa da quest'atmosfera che la musica sta creando, a metà strada tra il rilassato ed il sensuale.

Lascio la mano di Michael, per allungarmi verso il tavolo dove era appoggiata la mia vodka, e mentre mi chino in avanti, Franky che era seduto su una poltrona vicino a me mi chiede, che cosa ne penso di quella musica, gli rispondo che la trovo eccezionale, poi gli dico che, in quel brano in particolare, mi sembra di sentire un'influenza latino-americana, e aggiungo che si potrebbe ballare con una rumba.

Lui mi guarda stupito e mi chiede se so ballare quel genere di balli ed io faccio l'errore di dire che conosco qualche passo perché me lo ha insegnato mia madre.

Franky non mi fa finire nemmeno di parlare e con un entusiasmo insospettato, mi dice che lui è un vero appassionato di quel genere di ballo e che assolutamente devo ballare con lui.

Gli dico che non è il caso giacchè non mi ricordo granché, visto che non ballo ormai da tanto tempo, ma lui non vuole sentire ragioni, si alza in piedi e cerca di tirarmi su dal divano.

Michael accorgendosi di questo tira e molla, chiede a Franky cosa stia accadendo e, il suo amico, gli risponde che sta cercando di convincermi a ballare con lui, poiché conosco i balli sud-americani.

Inutilmente protesto che non è vero, che non sono in grado, etc. etc., ma anche Michael comincia a insistere, dicendo che gli piacerebbe molto vedermi ballare.
Franky alla fine riesce a vincere la mia resistenza ed io che vorrei letteralmente morire per la vergogna, gli confesso che sono imbarazzatissima a ballare, oltretutto di fronte a Michael, ma lui replica di non pensare a chi mi sta guardando, anche perché questa, non è un'audizione dove Michael deve scegliere i ballerini migliori, ma è soltanto una serata tra amici che si vogliono divertire.

Riluttante comincio a farmi guidare da Franky e mi accorgo che è davvero molto esperto; a mano a mano mi sciolgo e, pur essendo lui molto abile, riesco a tenere il passo seguendolo sempre meglio nei movimenti, che nella rumba sono decisamente sensuali.

Il potere della musica è davvero magico, poiché il corpo, anche non volendo, segue il ritmo che la stessa impone, ed in ogni caso, sarà per l'atmosfera particolare che si è creata in quella stanza, sarà perché mi sono accorta che Michael non ha mai distolto lo sguardo da noi due, che ci stiamo muovendo con grande sensualità, ma ad un certo punto, mi lascio trasportare completamente fino ad essere io quasi, a guidare Franky nei movimenti.

Il mio compagno si lascia coinvolgere con molta partecipazione e, in un momento in cui ci troviamo con i corpi molto vicini, mi stringe a sé con molta forza, mentre appoggiando la sua guancia contro la mia, mi dice che, per una donna come me, sarebbe disposto a fare pazzie.

Un po' a disagio, lo allontano dolcemente e guardandolo con une espressione divertita, per sdrammatizzare la situazione, mi metto a ridere e gli dico che sicuramente la prima pazzia l'ha fatta ora, ballando con un'incapace come me.

Fortunatamente la musica finisce, noi ci distacchiamo, ma Michael, che aveva continuato a guardarci per tutto il tempo, con un’espressione indecifrabile, si alza in piedi per applaudire e, avvicinandosi a me, guardandomi dritto negli occhi, come se volesse tirarmi fuori l’anima, ma con un tono un po' sarcastico mi dice:

"Bene, visto che sei così brava, il prossimo lo fai con me, ok?"

Gli rispondo trafelata che non sono in grado di poter muovere ancora nemmeno un passo di danza, perché sono già col fiato corto non essendo una ballerina, che non lo facevo da una vita e, che non era affatto vero che avevo ballato bene, perché mi ero limitata solamente a mettere qualche passo che conoscevo uno dietro l'altro.

Michael, con un sorrisetto ironico, mi fa:

"Sì, è vero, forse i passi non erano un granché , ma in quanto ai movimenti del corpo, mi sei sembrata invece molto esperta".

Capisco che la conversazione sta prendendo una brutta piega, quindi faccio finta di non cogliere il senso di quell'affermazione e con aria candida gli rispondo:

"Beh detto da te lo prendo senz'altro come un complimento, visto che in questo tu sei un fuori-classe, anzi tu sei stato, sei e resterai il numero uno".

Con un sorriso panoramico, poi gli chiedo se non gli dispiace risederci perché vorrei riposarmi un po'.

Lui mi guarda con aria perplessa e non molto convinto mi segue sul divano, si risiede, manda giù la sua tequila e rivolto a Franky gli dice che lui vorrebbe rientrare, ma che se noi desideriamo restare, non c’è nessun problema, manderà poi la limousine a riprenderci.

Capisco che il suo umore è improvvisamente cambiato, mi sembra addirittura alquanto contrariato, anche se non lo direbbe mai, nemmeno sotto tortura, e mi domando se la causa di tutto questo sia stato il mio ballo con Franky, o il non aver accettato di ballare con lui, comunque, in ogni caso, non ero affatto intenzionata a farmi piantare lì come una cretina.

Mi affretto quindi a dire che anch'io vorrei rientrare perché l'indomani mi aspetta una giornata un po' pesante.

Mike si limita ad annuire e a rispondere solo:

"Ok."

Risaliamo in macchina e, il mio meraviglioso bambino viziato non abituato a sentirsi dire dei no, fa salire prima me, poi Franky eper ultimo lui, seguito ovviamente dalle sue guardie del corpo.

Adesso sono io ad essere furiosa, ma possibile che basta un niente per fargli cambiare umore?

Con lui non ci sono vie di mezzo, riesce a farti sentire amata e detestata nel giro di pochi minuti e, dal momento che questi suoi atteggiamenti mi esasperano, il viaggio di ritorno avviene in un silenzio glaciale.

Chiedo a Franky se può dire all'autista di farmi scendere davanti all'entrata dell'hotel, ma Michael parla con lui a bassa voce, quindi il mio amico, mi riferisce che non è possibile perché potrebbero esserci dei fotografi appostati e per Mike sarebbe troppo rischioso.

Mi limito a dire che capisco e non appena l'auto si ferma in garage, saluto Franky con un bacio sulla guancia, ringraziandolo per la serata che è stata molto piacevole in sua compagnia, auguro, per educazione, la buona notte a Michael che mi risponde "good night" a voce bassissima e, mi precipito fuori la macchina.

Quasi correndo vado verso gli ascensori, ne prendo uno al volo, entro nel mio appartamento sbattendo quasi la porta, la prima cosa che vedo è il cesto di rose sul tavolo, lo prendo lo sbatto per terra e, sdraiandomi sul letto, piango tutte le lacrime di cui sono capace.

Stremata, cado quasi in un sonno letargico tanto da riuscire a sentire a stento il telefono che sta squillando insistentemente da almeno cinque minuti.

Rispondo con una voce che sembra arrivare dall'altra parte del mondo e sento che è mio padre che mi dice che è appena tornato e mi chiede se stessi già dormendo.

Guardo l'ora e mi accorgo che sono appena passati 30 minuti dal mio ritorno, a me sembrava invece di aver dormito una vita, in realtà è appena l'una e mio padre mi dice che è giù nella hall con Franky, Ted ed Andy e mi chiede se ho voglia di raggiungerli per bere qualcosa assiema a loro.

Gli dico che preferisco rimanere in camera mia e papà mi ricorda che l'indomani mattina abbiamo un appuntamento per le 11, da qualche parte e che probabilmente resteremo tutta la giornata fuori; ovviamente, rispondo che va bene e gli auguro la buona notte.

Resto seduta sul letto con aria desolata, vorrei sbattere la testa al muro per la rabbia di come le cose abbiano preso questa piega infelice; per la frustrazione di non aver potuto spiegarmi o semplicemente parlare con Michael nemmeno per 10 minuti consecutivi, da quando ci siamo rivisti sull'aereo, a questo orribile fine serata; per il senso di impotenza di fronte ai suoi cambi d'umore che non danno il minimo spazio di replica; per la mia incapacità di dare un taglio definitivo a questo continuo tira e molla che, se da un lato m'intriga, dall'altro sta assorbendo tutte le mie energie; per la mia stupidità nell'aver creduto di poter ricreare quella magica atmosfera che otto anni prima a Roma ci aveva coinvolto in maniera così totale ed insopportabilmente indimenticabile tanto è stata fantastica, almeno per me.

Mi ripeto tuttavia, come un mantra, che non ho proprio nessun diritto di, non dico di pretendere, ma nemmeno di aspirare a qualcosa che non sia poco più di un comportamento garbato da parte sua.

Mi chiedo:

"In fondo cosa sono io per Michael?"

La risposta d'improvviso m'appare in tutta la sua agghiacciante crudezza:

"Assolutissimamente nessuno."
Sono solo una donna qualsiasi che, parecchio tempo fa ha avuto la fortuna di conoscere Michael Jackson, in una città che si trova dall'altra parte del mondo, dove lui, la Super-Star adorata da milioni di fans in tutto il pianeta, era solo di passaggio.

Sono solo una che ha avuto il privilegio di aver trascorso con lui una giornata indimenticabile; mentre per lui, il massimo che possa sperare, è che sia stata perlomeno gradevole.

Sono solo una che con Michael non ha mai nemmeno intrattenuto rapporti d'amicizia in tutto questo tempo e che per caso ha incontrato di nuovo.

Sono solo una che, così dopo tanto tempo ha insanamente pensato di essere rimasta nei suoi ricordi, chissà poi per cosa e soprattutto perché.

Mentre continuo ad autoflagellarmi con pensieri di questo tipo, non riuscendo a prendere sonno, accendo l'impianto hi-fi per sentire un po' di musica, sperando di riuscire ad addormentarmi, anche se, viste le condizioni emotive in cui mi trovo, ritengo che ormai, sia un'impresa ardua.

Risquilla il telefono, pensando che sia di nuovo mio padre che forse si è dimenticato di dirmi qualcosa, rispondo ma, dall'altra parte c’è solo silenzio, allora chiedo chi parla. Niente, di nuovo silenzio!

Parlando ovviamente in italiano, con un tono molto spazientito, dopo aver chiesto nuovamente chi sia a divertirsi a rompere le scatole al prossimo, dandogli anche del cretino, finalmente dall'altra parte, sento una voce molto bassa che mi parla in inglese, senza riuscire però a capire nemmeno una parola.

Dopo aver domandato nuovamente chi sia, finalmente sento:

"Sono Michael. Ti disturbo?"

Ora sono io che resto in silenzio, perché per l'emozione le parole non riescono a venir fuori.

Non ricevendo risposta mi chiede:

"Ci sei ancora?"

Ed io:

"Sì, sono qui."

Dopo qualche altro secondo di silenzio poi, sempre con una voce molto bassa, mi fa:
"Volevo dirti che stavo ripensando alle meravigliose parole che mi hai detto questa sera, quando eravamo in quel locale, e che davvero mi hai reso molto felice."

Io di rimando, ritrovando un minimo d’orgoglio ribatto:

"Sì ma è stata una felicità che è durata poco, perché poi mi è sembrato che tu ti sia molto arrabbiato. O sbaglio?"

E lui:

"Si. Ti sbagli."

Altra pausa, poi di nuovo aggiunge:

"No. Solo un po'."

Chiedo:

"Ma perché, che ho fatto?"

Altra pausa:

"No, tu niente."

"Allora ti sei arrabbiato con Franky?"

Altro silenzio:

"No, te l'ho detto, solo un po'"

Allora cerco di ironizzare perché capisco che, forse, è un po' a disagio.

"Lo credo che tu ce l'abbia con Franky, visto che mi ha fatto ballare, e sicuramente sarai inorridito nel vedere quanto io sia assolutamente negata per la danza. Mi rendo conto che per te, assistere a tale scempio, sia stata una specie di tortura."

Lo sento ridacchiare, capisco che il ghiaccio è rotto perché mi dice:

"No, al contrario, invece mi sei piaciuta! Certo ci sarebbe da lavorare sui passi, ma per il resto ti muovi molto bene e soprattutto eri molto sexi."

Adesso sono io che rido e gli ribatto.

"Mi sa che è stato l'effetto della tequila che forse t'ha un po' annebbiato la vista, dai Michael per favore, non prendermi in giro"

E lui serio.

"Non ti prendo affatto in giro. Guarda che in materia di danza, forse non la sai................." ride "............ma sono un esperto e se ti dico che eri molto sexi, vuol dire che è così. Del resto, te l'avevo già detto lì."

Lo ringrazio per il complimento e gli chiedo:

"Allora, quel' è il problema?"

"Non c'è nessun problema. Volevo solo sentirti perché quando siamo arrivati in hotel sei scappata via come se avessi visto il diavolo."

"Beh, quasi. Comunque non è riuscito a raggiungermi!"

Altra risata, poi abbassando nuovamente il tono di voce mi chiede:

"Senti, se ancora non hai sonno, ti va di salire su da me per chiacchierare un po'?"

Ecco che mi sento di nuovo il cuore in gola e le farfalle nello stomaco e tra di me penso che se continua così prima o poi mi prende un coccolone e ci resto secca, ma cerco di mantenere la calma, almeno nella voce e dico:

"Perché non vieni tu da me?"

Nel momento stesso in cui l'ho finito di dire mi sono già pentita di averlo detto, ed infatti Michael mi risponde che verrebbe molto volentieri, ma che per i soliti motivi di sicurezza, preferisce non girare per l'hotel rischiando che qualcuno lo riconosca e così via.

Gli dico che ha ragione e, che sono stata io stupida a chiederglielo, per cui sarei salita io, ma che non sapevo come arrivare da lui.

Mi risponde che manderà qualcuno per accompagnarmi nella sua Suite e che è contento che io abbia accettato il suo invito.

Riaggancio il telefono e per alcuni secondi resto immobile, ascoltando solo il battito del mio cuore che mi rimbomba nelle orecchie come un tamburo.

Ancora non riesco a credere che tra un po' lo incontrerò, poi d'improvviso realizzo che mi devo vestire per essere un minimo presentabile, ma ho pochissimo tempo, quindi m'infilo al volo un paio di jeans, un giacchino di filo di cotone blu, un paio di ballerine.
Mi fermo i capelli sulla testa con il solito fermaglio di legno, in 30 secondi riesco a truccarmi gli occhi e mentre sento bussare alla porta finisco di passarmi un po' di rossetto sulle labbra.
Apro la porta ed uno strano individuo mi si para davanti. Resto un po' sconcertata, poiché m'aspettavo di vedere uno dei soliti bestioni neri di cui lui si circonda per la sua sicurezza.

L'uomo che invece ho di fronte è alto più o meno come me e, tutto si può dire tranne che sia un armadio, ma anzi è piuttosto esile.
E' vestito con un paio di jeans ed una camicia blu, ha in testa un cappello da base-ball, occhiali tondi scuri ed un paio di baffi.

Lo guardo con aria interrogativa e non oso chiedere nulla perché ho paura che non sia quello che mi avrebbe dovuto accompagnare e quindi mi limito soltanto a dire:

"Prego?"

L'uomo mi risponde con una voce un po' roca dicendomi:

"Mr. Jackson mi ha mandato per insegnarti qualche passo di danza".

Mi metto a ridere come una matta, e lui insieme a me, lo prendo per mano per farlo entrare, chiudo la porta,e mentre lo abbraccio gli dico:

"Michael ma tu sei proprio matto".


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