UN FANTASTICO INCONTRO (in corso). Rating: rosso

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2017 13:29
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24/05/2010 01:00
 
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7° Capitolo


Mi sveglio il giorno dopo, perché sento bussare con insistenza alla mia porta, sono completamente frastornata, non so dove sono, che ore siano e quanto abbia dormito.
A fatica guardo l'orologio sul mio comodino e vedo che sono le cinque, immagino che siano le 5 del mattino e furibonda grido:

"Chi è?”

Dall'altra parte sento mio padre che mi chiama e mi chiede se sto bene, mi alzo dal letto indossando al volo una magliettona lunga che uso per dormire, ma che ieri sera non ho avuto la forza di indossare, e apro a papà che mi guarda con aria preoccupata e mi chiede se stessi ancora dormendo.

Gli rispondo che data l'ora ovviamente stavo dormendo ma papà mi dice che non era ovvio per niente, giacché erano già le cinque del pomeriggio.

Lo guardo stupefatta e dico:

"Come le cinque del pomeriggio, ma quante ore ho dormito?".

Papà mi risponde che poiché siamo arrivati in albergo che erano le due circa, a occhio e croce dovrei aver dormito almeno quindici ore, minuto più, minuto meno.

Gli chiedo scusa per non essermi svegliata in tempo per accompagnarlo, visto che il giorno prima mi aveva detto che dovevano andare a pranzo con Phil, Ted, Andy e altre persone con le quali discutere di alcune questioni concernenti la realizzazione del film. lui però mi risponde che non fa niente, che ha preferito farmi dormire, così per lo meno mi sarei rimessa in forze, perché la sera prima mi aveva vista particolarmente provata.

Gli dico che è vero, che ero morta dalla stanchezza, ma che ora stavo davvero bene e, dopo essermi fatta un bel bagno caldo dentro quel meraviglioso idro-massaggio che mi stava aspettando, sarei stata ancora meglio.

Chiedo poi a papà se ha qualche altro impegno o se è libero per la serata,
ma lui mi dice che alle sette deve vedere ancora le stesse persone con cui era andato a pranzo e che, probabilmente, la cosa sarebbe andata molto per lunghe, gli domando, sperando in cuor mio che mi dica di no, se lo devo accompagnare, ma lui mi assicura che non serve, tanto parleranno solo dei dettagli tecnici.

Mi chiede poi, come penso di passare il resto del pomeriggio e la serata, ma non so cosa dirgli poiché non ho alcun programma al riguardo e, mentre si alza per uscire aggiunge:

"A proposito, guarda che nella hall, poco fa ho incontrato Franky, che mi ha chiesto di te. Gli ho risposto che non avendoti visto per tutta la giornata presumevo che stessi ancora dormendo, ma dato che avevo intenzione di venirti a svegliare, gli ho detto che magari verso le 5,30 avrebbe potuto chiamarti al telefono così ti poteva parlare direttamente. Ho fatto male?"

Gli rispondo che ha fatto benissimo, perché Franky mi è molto simpatico ed è anche un uomo molto piacevole e, che se me lo avesse chiesto avrei passato volentieri la serata con lui.

Detto questo papà mi bacia e, esce dal mio appartamento.

Mi dirigo verso il bagno per preparare finalmente il tanto agognato idro-massaggio, ma non appena infilo l'accappatoio sento bussare alla porta.

Con un tono leggermente contrariato chiedo nuovamente chi è ma dall'altra parte sento rispondere:

"Service.”

Non capendo cosa voglia il “service” da me, apro la porta e, la prima cosa che mi appare è un enorme cesto di bellissime rose bianche con una rossa al centro, con dietro un fattorino che mi dice che sono per me.

Resto senza parole per parecchi secondi poi, riavutami dalla sorpresa, chiedo chi è che me le manda ma il ragazzo non sa cosa dirmi, gli faccio depositare il cesto sopra a un tavolo, gli allungo una bella mancia e richiudo la porta dietro al suo sorriso pieno di gratitudine.

Guardo questi fiori meravigliosi e, con il cuore che mi batte, cerco un biglietto, ma inutilmente, mi dico che non è possibile che non ci sia niente perché mi sembra un controsenso mandare dei fiori a una donna in anonimato, e ricomincio a cercare.

In quell’ istante squilla il telefono, rispondo e dall'altra parte sento la voce di Franky che mi chiede in francese come sto.

Gli rispondo che dopo aver dormito così a lungo, mi sento benissimo e lo ringrazio per il suo interessamento, poi mi chiede se mi andrebbe di cenare con lui e dopo cena di andare a sentire quel jazzista di cui mi aveva parlato la sera precedente a casa di Phil, che suonava in un locale molto famoso di Los Angeles.

Resto un attimo perplessa e, mentre guardo ancora il cesto di fiori, capisco che non può essere stato Franky ad avermelo mandato, poiché egli non ne ha fatto parola alcuna e, dato che non so chi sia la persona che devo ringraziare per questo splendido omaggio, mi risolvo a rispondergli che il programma è allettante quindi, fissiamo l’appuntamento per le sette nella hall.
Riattacco e, finalmente posso immergermi nel mio sospirato bagno caldo.
Resto nella vasca almeno trenta minuti buoni, mi decido a uscire solo perché i polpastrelli delle mani si sono raggrinziti, come quando ero bambina, m’infilo l'accappatoio ed esco per sedermi sul letto ad asciugarmi.

Mi chino per passare l'asciugamano sulle gambe quando l'occhio è attirato da un qualcosa di bianco sotto il tavolo, guardo meglio e mi sembra un pezzo di carta. Mi alzo di scatto dal letto, precipitandomi a raccogliere, col cuore in gola, quello che avevo cercato disperatamente tra i fiori, vale il dire il biglietto, che era sicuramente caduto mentre il ragazzo depositava il cesto sul tavolo.

Con un leggero tremore alle mani, apro la bustina e tiro fuori il cartoncino bianco, su cui è stampato il monogramma in oro di Michael. Giro il biglietto per vedere se ci sia scritto qualcosa, ma niente.

Presa da una tale agitazione, da non riuscire a connettere sensatamente,
mi chiedo che cosa fare, se cercare cioè, di mettermi in contatto con lui per telefono, oppure scrivergli un biglietto di ringraziamento o andare a ringraziarlo personalmente, ipotesi questa che scarto subito perché so, che non riuscirei mai a oltrepassare il muro della sua sicurezza, poi penso che anche l’idea del telefono è alquanto ridicola, perché non riuscirei comunque a raggiungerlo, nemmeno così.
Mi risolvo quindi, di parlarne con Franky e di chiedere a lui come fare per ringraziare Mike personalmente.

Al pensiero di Franky guardo l'orologio e mi accorgo che mancano solo trenta minuti all'appuntamento e come successo la sera prima, devo fare le corse per prepararmi.

Alle sette e dieci scendo finalmente nella hall dove il mio amico mi sta aspettando seduto, sorseggiando un drink, ma appena mi vede, si alza in piedi e, con estrema galanteria mi accoglie con un leggero baciamano che accompagna a molti complimenti per il mio look, aggiungendo, che si capisce che sono italiana da come vesto, sempre molto elegante e con un abbinamento di colori perfetto.
Lo ringrazio timidamente, aggiungendo che i complimenti m’imbarazzano molto, ma lui mi risponde che le sue, sono solo delle semplici constatazioni, che chiunque condividerebbe.
Mi chiede poi, se ho voglia di bere qualcosa, ma gli rispondo che preferisco di no.
Ci alziamo dopo qualche minuto avviandoci verso l’uscita, dove un portiere solerte, su richiesta di Franky, ferma immediatamente un taxi.

Arrivati a destinazione, entriamo in un bellissimo locale, dove siamo accolti da un distinto direttore che ci accompagna verso una saletta interna, dove c'è un tavolo apparecchiato per due.

Ci sediamo e poco dopo arriva il maitre che si rivolge a me in italiano, guardo stupita Franky e lui mi spiega che aveva avvertito che sarebbe venuto a cena con una signora italiana ed essendo questo posto uno dei migliori di LA per la cucina italiana, si era raccomandato che tutto fosse perfetto.

Lo ringrazio, cominciando tuttavia a sentirmi un po' a disagio da tutte queste attenzioni e premure che mi fanno riflettere su dove, il mio amico, voglia andare a parare, poiché ho come la sensazione che mi stia corteggiando.

E’, comunque, il pensiero di un attimo, dato che subito dopo vengo distratta dalle ordinazioni e, sinceramente devo dire che la cena è squisita, il mio accompagnatore inoltre, è veramente un uomo molto divertente, buon conversatore, oltre che discretamente colto, per cui il tempo, grazie alla sua verve, passa molto in fretta e piacevolmente

Tra una chiacchiera e l'altra, Franky si accorge che stiamo facendo tardi per lo spettacolo del jazzista, quindi mi chiede se possiamo andare ed io gli rispondo di sì.

Ci alziamo da tavola mentre lui, riaccende il cellulare che, per educazione, durante la cena, aveva tenuto spento. Dopo pochi secondi il suo telefono squilla ed io esco dalla saletta per discrezione.

Le telefonate dure trenta secondi, dopodiché, Franky mi raggiunge subito dicendomi:

"Senti, al telefono era Michael che mi ha detto che ci passa a prendere tra pochi minuti e dato che, l'impegno che aveva si è concluso in fretta, mi ha chiesto, sperando cha anche tu sia d’accordo, di poter venire con noi a sentire quel jazzista, che piace molto anche a lui. Gli ho risposto che non c’era nessun problema. Ho fatto male?”

Gli rispondo con un tono del tutto ironico e quasi scoppiando a ridere:

"E se ti dicessi che per me non va bene, tu che fai, lo richiami e glielo dici?"

Franky sentendosi smascherato abbassa gli occhi e ribatte:

"Mai sottovalutare l'intelligenza di una donna".

"Ecco bravo, diglielo al tuo amico, nonché tuo capo, che forse sarebbe molto più semplice se le cose le chiedesse direttamente alle persone invece di mandare gli ambasciatori. Non capisco proprio il senso di questa messa in scena! Tu poi che ti presti a questi giochetti. Ma non potevi dirmi che dopo cena Michael ci avrebbe raggiunto? Sono sicura che questa serata, intendo la cena e tutto il resto è stata programmata da lui e tu, visto che lui è anche il tuo capo, hai accettato. Magari nemmeno ti andava di portarmi fuori a cena.”

Franky con un’espressione veramente dispiaciuta mi chiede scusa e si affretta però a dirmi che alla cena invece c’ha pensato proprio lui personalmente, perché gli faceva davvero piacere.

Mi spiega poi, che Michael, quando si tratta di lavoro, è un panzer, nel senso che sa esattamente quello che vuole ed è determinato a ottenerlo ad ogni costo, ma nei rapporti interpersonali si fa sopraffare dalla timidezza e non riesce nemmeno a chiedere le cose più banali e semplici, soprattutto se si tratta di chiederle ad una donna.

Con gentilezza quindi, mi chiede se mi sono arrabbiata, ma gli rispondo che non lo sono, più che altro mi sento un po' presa in giro.

Franky però mi rassicura che non è per nulla così e, che mai per nessuna cosa al mondo, né lui né Michael avrebbero voluto che io pensassi questo di loro.

Con un gesto molto spontaneo quindi, mi prende la mano, la stringe forte tra le sue e mi dice:

"Ti prego di credermi".

Gli sorrido e gli rispondo che gli credo.

In quel momento arriva la limousine nera di Michael, lunga il doppio di quella di Phil, ed io vedendola penso:

"Sempre esagerato!

La portiera della limousine si apre ed io e Franky saliamo, mentre Mike mi aiuta afferrandomi per mano, spostandosi per farmi sedere vicino a lui, mi saluta poi, con due baci sulle guance e, mi chiede se la cena sia stata di mio gradimento; gli rispondo, con un tono leggermente ironico, che è stata squisita.
Con aria serissima poi, ci ringrazia per avergli permesso di unirsi a noi per andare ad ascoltare quel musicista, che lui ritiene un vero talento.

Guardando la sua espressione seria, sapendo che sta mentendo, non posso fare a meno di scoppiare a ridere, mentre guardo Franky, che seduto di fronte a lui, gli fa un gesto con gli occhi e con la testa come per significare:

"Lascia stare, che tanto ha capito tutto".

Vedendogli fare quelle facce strane mi viene ancora più ridere e Michael chiede cosa ci sia di tanto divertente, e guarda nuovamente Franky per riuscire a capirci qualcosa.

Gli rispondo, che stavo solo ripensando ad una storiella che il mio cavaliere mi aveva appena raccontato.
Michael, curioso come una scimmia, comincia ad insistere per sapere cosa mi avesse raccontato Franky, ma gli rispondo che in inglese non riesco a dirgliela bene, quindi mi rivolgo in francese verso il nostro amico e, gli comunico che adesso si deve arrangiare a trovare qualcosa di credibile.

Lui mi guarda e mi fa, sempre in francese:

"Sei terribile!"

Mike sentendoci parlare nuovamente in francese, comincia ad agitare le braccia e ci prega di parlare solo in inglese, perché lui non vuole restare fuori dai nostri discorsi, e se proprio fosse necessario per me esprimermi nell'altra lingua per farmi capire meglio, il suo amico, dovrà tradurgli parola per parola.

Entrambi rispondiamo che va bene, poi io, guardando nuovamente Franky, gli strizzo l'occhio, mentre lui mi guarda con aria completamente inebetita.

Non faccio in tempo ad aggiungere altro, dato che ormai siamo arrivati a destinazione, la limousine si ferma, infatti, in una strada secondaria, davanti ad un portoncino.

I body-guards, che ovviamente viaggiavano con noi, scendono, uno va a bussare al portone che viene immediatamente aperto mentre gli altri tre si mettono intorno a Mike, Franky e me ed in tutta fretta entriamo nel teatro, ovviamente, dall’entrata secondaria.

Un uomo ci viene incontro, saluta Michael per primo e poi tutti gli altri, compresa me, poi dopo averci accompagnati lungo un corridoio, ci fa entrare in un salottino riservato arredato con un divanetto, due poltrone ed un tavolo tondo al centro.

Michael mi fa segno di sedermi sul divano vicino a lui, mentre Franky ed una delle guardie del corpo si siedono sulle poltrone, le altre invece restano fuori.

Il tizio, ci chiede cosa vogliamo bere, Franky ordina un Gin, Michael mi stupisce ordinando Tequila ed io che certo non posso chiedere un bicchiere d'acqua, mi butto sull’unica cosa che mi piaccia, la Vodka.

Michael mi guarda e mi dice:

"Già, la Vodka.”

Io, di rimando:

"E tu invece come mai bevi tequila? Questo non me lo ricordavo.”



Con aria un po' malinconica, ribatte.

"Come vedi, le persone cambiano.”

Aggiungo solo:

“E’ vero ma………….”

Non posso dire altro perché un forte applauso annuncia l'inizio del concerto.

Poiché dal salottino, non si riesce a vedere il palco, nella parete di fronte a noi è montato un piccolo schermo bianco dove possiamo seguire il concerto anche visivamente.

Il jazzista, che suona il piano insieme ad altri quattro musicisti, comincia la sua esibizione proprio dal brano che avevo sentito la sera prima a casa di Phil, al che Michael mi chiede:

“Lo riconosci?”

Gli rispondo che mi sembra quello ascoltato la sera prima e. dopo avermi detto che ho un buon orecchio, si sistema meglio sul divano, poggiando la testa allo schienale ed immergendosi completamente nella musica.

Capisco che, da quel momento in poi, tutto quello che lo circonda, noi, che siamo seduti lì con lui, le pareti del salottino, il soffitto sopra le nostre teste ed il pavimento su cui poggiano i nostri piedi, per lui non esistono più.

Michael è completamente perso nel suo mondo fatto di suoni, melodie, ritmi e fraseggi; lo vedo dalla sua espressione estasiata, da come segue la melodia con la bocca, che sa ripetere a perfezione già dalla seconda battuta, da come segue il ritmo con i movimenti del corpo e dei piedi che non riesce a tenere fermi.

Lo osservo rapita non riuscendo a distogliere lo sguardo da lui, perché attraverso i suoi movimenti, la musica che sto ascoltando diventa, per me, ancora più trascinante, direi più comprensibile, quasi tangibile e, mi rendo conto di quanto il suo talento musicale sia davvero grandioso, di quanto lui e la musica siano veramente un tutt'uno.

Il suo viso con l'incalzare del ritmo assume un'espressione sublime che quasi trascende il reale, ed io, nel vederlo così meravigliosamente trasportato, mi commuovo fino alle lacrime che scendono calde lungo il mio viso.

Il brano poi finisce, la gente applaude, Michael ritorna tra noi e comincia ad applaudire anche lui entusiasta, guarda verso di me, s'accorge della mia commozione e, mi chiede preoccupato, perché io stia piangendo.

Mi giro verso di lui, lo guardo con la stessa espressione estasiata con cui lo guardavo prima e gli rispondo:

"Eri talmente immerso nella musica che il tuo viso aveva un'espressione così sublime tanto da farmi dimenticare di essere su questa terra e, per questo, mi è venuto da piangere per la felicità di aver potuto vivere, grazie a te, una sensazione così meravigliosa".

Michael mi guarda con uno sguardo dolcissimo e commosso, mi prende tutte due le mani, se le porta alla bocca baciandole delicatamente e mi dice:

"Grazie per le tue bellissime parole e soprattutto, grazie per essere qui con me stasera. Questa serata è ancora più speciale per me, perché ci sei tu, qui, ed io non desidero altro".


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