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E se Michael, invece che a Giugno, fosse morto dopo il successone di Thriller o prima di Dangerous?

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2011 13:11
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25/04/2010 11:23
 
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Michael è morto esattamente quando doveva morire. E provo a spiegarti il perché.
Tanto per iniziare, una banalità: se fosse morto subito dopo Thriller, io (come probabilmente la maggior parte di voi) oggi non sarei un fan di Michael Jackson.

Forse lo conoscerei per sentito dire. Così come conosco Elvis Presley, John Lennon e Bob Marley. Ma probabilmente non mi verrebbe neanche la voglia di approfondire la sua musica, di ammirare i suoi video, di andare oltre i suoi successi. Lo percepirei come un qualcosa di vecchio, di superato. Un personaggio da manuale di Storia contemporanea. Qualcosa di buono per le generazioni che mi hanno preceduto, ma che con me non avrebbe nulla da spartire. La stessa percezione, insomma, che ho attualmente di Presley, dei Beatles o di Sinatra. Leggende, sì. Miti, certo... ma per il mio lettore mp3, a parte qualche eccezione, ne faccio volentieri a meno. Non comprerei mai un loro disco. Mi basta ascoltare qualcosa su Youtube. E più per cultura, che per piacere.

Con questo non voglio negare il fatto che un Re del Pop morto nel 1986, sarebbe stato santificato e glorificato dalla critica musicale molto più di quanto lo si stia facendo oggi. Ma credo che la grande forza di Michael Jackson, quella che scolpirà indelebilmente il suo nome nei cuori di chi conta davvero (la gente, e non la critica), stia nell'essere riuscito ad andare ben oltre Thriller. A rinnovarsi, ad evolversi, a stupire ancora. E quindi ad attraversare e ad emozionare orde di generazioni per almeno tre decenni ('70, '80 e '90), tenendo botta fino al nuovo millennio, e congedandosi da questo mondo nel contesto storico in cui qualsiasi leggenda del passato avrebbe desiderato morire: l'era di internet.

Grazie ad internet, giovani, adulti e bambini stanno avendo la possibilità di scoprire l'uomo, oltre che la leggenda. Il contrasto surreale tra il genio visionario e il timido fanciullo imprigionato in un corpo di adulto. Tra l'indomabile animale da palcoscenico e la sensibilità rara di chi sa dare agli altri senza chiedere nulla in cambio. Un connubio straordinario tra carisma e fragilità, potenza e autodistruzione. Attraverso internet, tutto il mondo sta riscoprendo e riassistendo, come mai avrebbe potuto fare in altri tempi e con altri mezzi, al piu grande show di tutti i tempi: la vita di Michael Jackson.

Vedi, proprio ieri pomeriggio, affacciandomi alla finestra del cortile, ho sorpreso il mio fratellino di dieci anni e il suo amichetto del piano di sopra che cantavano e ballavano allegramente. Con mia enorme incredulità (e un'inattesa sensazione di calore sullo stomaco), mi sono reso conto che non stavano interpretando l'ultimo successo di Ke$ha o di Zac Efron, ma una certa "Billie Jean"; e che non tentavano di cimentarsi nei passetti così fashion e ultra-moderni di Lady Gaga: stavano provando il Moonwalk. E pur non avendo loro la minima idea di chi fosse Michael Jackson prima dello scorso 25 giugno, riuscivano ad eseguirlo molto meglio di me che ci provo da vent'anni.

Credo sia questo che segni la linea di confine tra il semplice artista e la leggenda immortale: continuare a cantare, a ballare e a vivere nei cuori delle generazioni future. Altro che critica musicale.
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