E molto difficile accettare la morte.
Io ho perso il mio migliore amico ad Aprile, il mio cane a Maggio e Michael, l' amore platonico della mia vita, colui che mi ha accompagnato per 18 anni della mia esistenza un mese dopo.
Credimi, ad un certo punto ho creduto davvero di impazzire.
Mi sono ritrovata ad affrontare un baratro più grande di quanto fossi davvero capace di sopportare.
Ho vissuto in uno stato quasi catatonico per tre mesi, tutto aveva perso il suo spessore e la vita si era fatta sterile, come se il dolore imprigionato nel mio cuore non mi permettesse di essere presente a me stessa, non mi permettesse di reagire alla perdità.
Rinunciai a tutto.
O forse il termine più adatto sarebbe, mi astenni dal vivere, rifiutando qualsiasi aiuto mi arrivasse dall' esterno, barricandomi dietro un muro, che io stessa avevo edificato per proteggere coloro che amavo.
E un meccanismo pericoloso.
Non ti accorgi di aver toccato il fondo, fin quando non crolli fisicamente, su un letto del pronto soccorso.
Allora cominci ad avere paura, a temere quel dolore, a temere che possa davvero arrivare a distruggerti sul serio.
Sai che successe?
Una notte sognai Michael.
Era con me, ma stava molto male e mi supplicava di aiutarlo, di non abbandonarlo e di stargli accanto.
Era incosciente. Nel mio sogno il suo respiro si affievoliva e i battiti del suo cuore si facevano sempre più sommessi e lenti.
Mi chinai su di lui, cercando di rianimarlo.
Gli intimavo di non mollare, gli ordinavo di respirare, di ritornare da me.
Non avevo intenzioni di arrendermi, non l' avrei lasciato morire per qualunque costo.
Alla fine del sogno, mentre la mia angoscia cresceva, improvvisamente lui rinvenne.
Fu soltanto allora che mi accorsi che la persona che giaceva a fianco a me non era Michael, che la persona che avevo salvato non era il defunto Re del Pop.
Era una donna.
Ero io.
Mi piace pensare che mi sia stato vicino e che mi abbia donato, non so come, la forza di riprendere le redini della mia esistenza.
Tutto dciò per dirti che la vita non è giusta.
Che la vita è un susseguirsi di sofferenza e di gioia che si alternano senza limite.
Non mi piace pensare che questo sia un meccanismo finalistico che porta alla distruzione. Ho scelto di credere nell' imprevedibilità della vita e nella sua bellezza.
Se non riesci a smaltire questo dolore, non importa.
Ma il solo modo per riappropriarti di te stessa e concentrarti su una "tela generale" dove non esiste soltanto la morte di Michael, ma anche l' amore che nutri per le persone che ami, l' affetto dei tuoi cari, il sole, l' aria salmastra lungo la spiaggia, la pioggia, il vento, il sorriso dei tuoi amici, la scuola, la scoperta di un nuovo giorno e la voglia di incominciarne uno nuovo.
In bocca al lupo :)
Non mollare.