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Marin: "A Fede piace
il mio ciuffo bianco"
Il nuotatore racconta al mensile Ok Salute la sua battaglia contro la vitiligine: "Ne soffro da quando avevo 11 anni, ma col tempo ho accantonato i miei complessi. E la mia fidanzata preferisca che non mi tinga i capelli"
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MILANO, 27 maggio 2009 - Una chiazza di pelle più chiara sulla fronte. Un ciuffo di capelli bianchi sulla mia testa corvina. La paura di vedere in poco tempo il mio corpo coprirsi di macchie. Così, a 11 anni, è iniziata la mia battaglia contro la vitiligine. La prima ad accorgersi di quelle macchie, che spiccavano soprattutto l’estate al mare, fu mia madre con il suo occhio più che attento verso il suo figlio unico. Già perché io, cresciuto in Sicilia, a Vittoria, nel ragusano, in spiaggia per lunghissime estati, avevo una larga zona della fronte che non si abbronzava nemmeno sotto il nostro solleone. Fu un dermatologo di Catania, dove mamma mi accompagnò per una visita approfondita, a diagnosticarmi che avevo la vitiligine, una malattia cutanea dovuta al fatto che i melanociti, cellule presenti nella pelle, smettono di produrre melanina, la sostanza da cui dipende la pigmentazione. Il dottore mi spiegò subito che non è una cosa grave né tanto meno contagiosa. In casa sapevamo di cosa si trattava perché anche alcuni miei cugini hanno lo stesso problema.
Federica Pellegrini e Luca Marin. LaPresse
TERAPIA — Ho cominciato a convivere con la mia terapia: frequenti sedute sotto i raggi ultravioletti, largo uso di creme, alcune anche al cortisone, che mi venivano prescritte dal medico, il viaggio mensile a Catania dal dermatologo per accertarsi che la malattia non progredisse. Perché lo specialista era stato chiaro: dalla vitiligine non si guarisce. Avrei solo potuto evitare che le macchie si estendessero ad altre zone del corpo. I primi anni non ci facevo troppo caso, poi, a poco a poco, verso i 17, ho cominciato a sentirmi a disagio. Lo ammetto, sono vanitoso, al mio aspetto ci tengo. In quel periodo alcuni miei amici hanno iniziato a chiamarmi dalmata. Come i cani della Carica dei 101. Così non ci ho pensato due volte e mi sono deciso a tingermi quella macchia di capelli bianchi sulla tempia destra. Non che le ragazze mancassero o che qualcuna mi abbia mai messo in imbarazzo. Il bisogno di sentirmi uguale agli altri nasceva dentro di me. A poco a poco ho iniziato a diventare una specie di metal detector nei confronti di chi soffre di vitiligine. Noto subito anche le più piccole macchie e mi accorgo all’istante se qualcuno ha la stessa mia malattia. In fondo sono fortunato, il mio problema è limitato. Vedo persone con intere zone del viso e delle mani completamente decolorate. Quello che ho capito è che la vitiligine è una malattia diffusa. Mi ha colpito sentire che anche il progressivo sbiancarsi di Michael Jackson, a quanto ho letto, sia stato originato dalla vitiligine. Per me, con il tempo, quella della lampada è diventata un’abitudine più che un fastidio. Sarà stato il sole della Sicilia ad aiutarmi. Tanto è vero che la malattia non è progredita, le dimensioni della macchia sulla fronte e della mia chiazza canuta sui capelli sono rimaste le stesse. Adesso, addirittura, il colore della pelle della fronte si sta uniformando con quello del resto del viso. E da qualche anno ho deciso di smettere di tingermi i capelli. Alla mia fidanzata da record, la campionessa di nuoto Federica Pellegrini, quel ciuffo di capelli bianchi piace. Anche questo aiuta a farmi dimenticare i miei complessi
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