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Roberto Benigni si racconta:'Così ho scoperto che la vita è bella'

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2009 20:35
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Dieci anni fa l'Oscar che lo ha reso famoso nel mondo


SPETTACOLI & CULTURA






Dieci anni fa l'Oscar che lo ha reso famoso nel mondo
Oggi una tournée planetaria per regalare Dante a tutti
Roberto Benigni si racconta
'Così ho scoperto che la vita è bella'
di RODOLFO DI GIAMMARCO

Roberto Benigni si racconta 'Così ho scoperto che la vita è bella'

Roberto Benigni
"THANK YOU, thank you. This is a moment of joy, and I want to kiss everybody..." suonarono le prime parole del discorso di Roberto Benigni a Los Angeles, la notte del 21 marzo 1999, dieci anni fa, alla consegna dell'Oscar per il miglior film straniero attribuito al suo La vita è bella (uno dei tre Oscar riservati al film, assieme a quelli conferiti a Benigni stesso come migliore attore, e a Nicola Piovani per la colonna sonora).

E "Così discesi del cerchio primaio/ giù nel secondo, che men loco cinghia/ e tanto più dolor, che punge a guaio" suoneranno le parole iniziali dell'attore quando il 5 aprile prossimo, in scena a Londra, interpreterà la terzina d'avvio del quinto canto dell'Inferno della Divina Commedia, che è la partitura-guida del suo TuttoDante con tour mondiale già avviato e calendario fittamente disposto, in continua espansione, fino a giugno. Allora, all'Oscar, si fece prendere da un impeto di baci, ma anche adesso si fa cantore del cerchio dei Lussuriosi culminante col bacio grazie a cui Paolo infiamma i sensi di Francesca.

Sia che rilegga l'Olocausto dirigendo e recitando una storia scritta con Vincenzo Cerami, sia che rilegga Dante dicendolo a memoria come un commediante dell'arte, Benigni è sempre un artista che inquieta col fisico, è sempre un comico munito di sghignazzo epidermico, è sempre un uomo di spettacolo che necessita di effusioni, è e resterà sempre uno che scherza carnalmente, guancia a guancia, marcando stretto con le labbra.

In questo senso l'Oscar di dieci anni fa, al di là delle argomentazioni caute o scettiche degli intellettuali e delle personalità che si ergevano a depositarie dell'austerità tragica della Shoah, fu un superbo riconoscimento all'universalità della poesia del corpo di Benigni, alla sua poetica verbale, all'intuizione di un lirismo paterno, all'ideale di un'esistenza sentita come la sentì Primo Levi in Se questo è un uomo: "Pensavo che la vita fuori era bella e che avrebbe continuato a essere bella".

E rovistando tra i suoi appunti gelosi - ottenuti solo dopo tenaci e infinite richieste perché lui non ama le autocelebrazioni e non indulge negli sguardi all'indietro - trascrivendo le sue note preparatorie del film, note quasi indecifrabili tanto la calligrafia di Benigni supera in vaghezza quella di certe ricette mediche, balza evidente come anche proprio una certa sua poesia bambina, quella caratterizzante i toni e i temi della fantasiosa e compagnona traduzione a braccio degli indottrinamenti nazisti nel lager, costituisca un linguaggio tragicomico incline a mimetizzare la morte con l'amore, con l'arguzia, col ridicolo.

"Si vince a mille punti, il primo classificato vince un carro armato... perdono punti quelli che si mettono a piangere, che vogliono vedere la mamma, che hanno fame e che vogliono la merendina" anziché il tenore minaccioso di un caporale da anticamera delle camere a gas. Battute a base di lecca lecca che aprirono i cuori. E l'onda benigna e benignana si sparse in tutto il mondo, se è vero che la Somalia giunse a coniare al volo nello stesso 1999 una moneta con la sua effigie di Oscar Winner.

Ma l'internazionalità di Benigni - casualmente o no a distanza d'un decennio da quel trionfo che autorizzò un confronto con Lawrence Olivier, riuscito nel 1948 a dirigere se stesso in un'interpretazione da Oscar - testimoniata oggi da una tournée teatrale cosmopolita, è qualcosa che fa anche storia a sé, con precedenti paralleli che risalgono agli anni a cavallo tra i due secoli.

La sua comicità prorompente s'era messa al servizio di Dante già nel 1991 all'Università di Siena ("dicendo" e non leggendo il quinto e l'ottavo canto dell'Inferno), perché in Toscana c'è vanto di sapere a memoria i versi della Commedia e il padre lo buttava sui palcoscenici a improvvisare coi poeti d'ottave (noi assistemmo anni e anni fa a una sua strepitosa gara a forza di versi improvvisati a Volterra).

E le sue lecturae Dantis, cresciute a Pisa, Roma, Padova e Bologna, ebbero una puntata propedeutica nel gennaio 1999 all'Università di Los Angeles. E tutta la sua struttura anatomica che impresta suoni, gorgoglii e onomatopee a Dante ecco che sconfina nel 2003 al Simphony Center di Chicago, e nel 2006 nell'anfiteatro romano di Patrasso. Finché nasce la mega-impresa TuttoDante in piazza Santa Croce a Firenze, con tredici canti, uno per sera, tournée italiana in quarantotto città, e messa in onda su RaiUno, operazione da cui scaturisce a sua volta lo spettacolo attuale incentrato sul quinto canto dell'Inferno.

Il TuttoDante che è salpato questo marzo per fare un giro del mondo, dopo le tappe già effettuate a Parigi e a Bruxelles, ha un calendario che farebbe invidia a molti o a quasi tutti i grandi attori italiani dell'Ottocento e del Novecento, mattatori che s'avvicendavano in Europa e nelle Americhe a costo di avventurosi e leggendari viaggi. Lui, Benigni, in un programma in via di completamento, è adesso atteso a Londra, Duisburg, Stoccarda, Monaco, Ginevra, Colonia, Francoforte, Baden Baden, Braunschweig, Atene, Basilea, Lubiana, New York, Boston, Chicago, Buenos Aires.

Vale a dire che il "Benignaccio" capace dieci anni fa di fare uno show irrefrenabile danzando tra le poltrone sulle teste dei membri dell'Academy alla notizia dell'Oscar, è come allora e più di allora capace di ballare sulle teste degli spettatori di mezzo mondo recitando il suo amato Dante. Il nostro Chaplin toscano la sa lunga, in tema di risate che restano di traverso in gola, vuoi per inferni terreni, vuoi per inferni letterari, inferni che comunque trasmettono l'emozione di un buio che deve finire, come "'a nuttata" di Eduardo.

(22 marzo 2009)

www.repubblica.it/2009/03/sezioni/spettacoli_e_cultura/benigni-francia/vita-bella/vita-be...

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