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ROCKY BALBOA - IL RITORNO E LA FINE DI UN MITO

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2008 23:38
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21/01/2007 13:09
 
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Re: Re: Re: IMBARAZZANTE!

Scritto da: criticofan 21/01/2007 12.27


Tutte le attenuanti del caso non cambiano la bruttezza del film. E' vero, l'idea non è male...con una sceneggiatura decente, dei dialoghi ben congeniati e degli attori più convinti - Stallone a parte che se la cava - potevano fare una bella cosa.. Peccato.
Sorry aryn, ma secondo me è peggiore del V...



C'è una moda oggi che vede bloccare sul nascere la retorica cinematografica. Ora, la banalità è un conto in quanto si poggia su archetipi e stereotipi anonimi, privi di pathos e animo. Banale è un film senza trama, senza relationship tra gli attori. Privo di tecnicismi registici che trasmettino emozioni attraverso le immagini. La retorica procede inversamente, non oltrepassa i limiti stereotipati del processo cognitivo ma ne amplifica il carattere sentimentale, diventa emozione al cospetto di una, seppur inconsistente, trama d'insieme.

Rocky Balboa così come il sogno americano di Muccino, entrambi, si basano sulla semplicità della messa in scena. Regia tranquilla, continui primi piani, musica travolgente, attaccamento al personaggio. In un film sentimentale -benché Rocky a differenza di quanto faccia credere, è melenso e intimista- il concetto di semplice è quanto mai più azzeccato per riproporre la vita sotto un ottica spensierata, complessa e dunque quanto mai più articolata. Qualcuno affermava che "Non esiste semplicità senza una certa dose di complessità" poiché è all'interno che si nasconde il messaggio, la copertura esterna serve solo a catturare l'interessa comune della massa.

In questo senso, dopo alcuni capitoli mediocri, Stallone per far rinvigorire il suo mito doveva necessariamente puntare sulla concezione che ebbe del primo film, squattrinato, senza pretese ma conscio di avere tra le mani un sogno che in quanto tale, affascina le platee. Ha riproposto la semplicità di un tempo, l'attaccamento al personaggio che altri non è che il suo fallimento cinematografico, un duplice incontro tra la sua vita privata e quella lavorativa, messa a rischio dalla mancanza di obbiettivi. Difatti attraverso la sceneggiatura che ho trovato molto simile a quella del debutto (con i dovuti accorgimenti del caso) più della vittoria, vuole far trasparire l'impatto emotivo della sconfitta all'interno di una vita vuota, priva di obbiettivi. Rocky è stato l'obbiettivo di Stallone, grazie al quale ha trovato la fama. Di contro, Rocky ha sempre visto nella lotta il modo più comune per far intendere rabbia e voglia di rivincita nei confronti di un pubblico che non ha (quasi) mai cessato di sperare in lui... Come vedi, il margine tra fantasia e autobiografia è quanto mai più sottile.

[Modificato da Vito302 21/01/2007 13.11]



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