Scritto da: stranger77 26/07/2006 19.51
Fanne una buona,ma buona lettura e meditazione della Bibbia,e capirai moltissime cose.
Studiarla non serve. (AGGIUNGO SE NON C'è IL CUORE)
Bisogna medesimarsi per trarne profitto.
ammetto che il mio ultimo post conteneva un fraseggio poco pacato
e se qualcuno si è sentito offeso
rivolgo le mie scuse
ora torniamo in tema
lo studio della Bibbia è FONDAMENTALE per capirlo
leggerla alla lettera non porta a nulla (solo a una grande confusione come nel caso di Valdo) ---->figuriamoci se applichiamo alla lettera parola per parola un testo così complesso come è la bibbia!
Dante senza L'INTERPRETAZIONE della Bibbia in chiave aristotelico-tomista non avrebbe mai scritto la Divina Commedia (prova a leggere la DC alla lettera e dimmi che ci capisci)
l'interpretazione allegorica della Bibbia ha inizio, si può dire, con Filone di Alessandria, attivo nella prima metà del primo secolo (si presume sia nato fra il 15 e il 10 a.C.), il quale ha un'importanza storico-culturale veramente notevole e sotto certi aspetti addirittura eccezionale; ciononostante è noto solo a pochi. Si può anzi dire che solo nel corso del XX secolo, e soprattutto nella seconda metà, gli studiosi si siano impegnati a fondo nell'interpretazione delle sue opere e nello studio della "storia degli effetti" del suo pensiero.
Non pochi studiosi hanno rilevato certe corrispondenze lessicali e concettuali fra la Lettera agli Ebrei, il prologo del Vangelo di Giovanni (e alcuni passi di Paolo). Runia (uno studioso) accetta e riconferma gli esiti delle ricerche più dettagliate e pertinenti finora fatte, le quali tendono a escludere che l'autore della Lettera agli Ebrei e Giovanni abbiano attinto direttamente da Filone. Le tangenze che si riscontrano si spiegano piuttosto facendo riferimento a uno sfondo culturale comune. Runia, inoltre, condivide la tesi sostenuta da insigni studiosi, secondo i quali la forma del Vangelo di Giovanni resterebbe immutata, anche se, per ipotesi, Filone non fosse mai vissuto. Ma egli precisa quanto segue: a) se Filone non fosse esistito, noi conosceremmo molto meno lo sfondo culturale del Vangelo di Giovanni; b) l'interpretazione del Vangelo di Giovanni data dai Padri della Chiesa non sarebbe quella che in effetti fu.
Le conclusioni di Runia sono, pertanto, le seguenti: "Molti Padri, credessero o meno alla leggenda di Filone cristiano, colsero affinità significative tra gli scritti canonici del Nuovo Testamento, costituenti per loro l'auctoritas, e quello che leggevano nei trattati di Filone, il che deve aver contribuito ad attrarli al pensiero di Filone".
Nell'àmbito dell'ampio arco della recezione di Filone da parte dei Cristiani, da Clemente di Alessandria ad Agostino, di cui si tratta in questo libro, scegliamo due soli esempi paradigmatici: Origene e Ambrogio.
Origene nel 233 portò da Alessandria a Cesarea il corpus degli scritti di Filone e in tal modo contribuì in misura determinante alla conoscenza e alla diffusione del suo pensiero. Personalmente Origene si ispirò in tutti i suoi scritti a Filone anche senza nominarlo espressamente (fatta eccezione per l'opera Sui princìpi e per il Contro Celso), in particolare per quanto concerne l'esegesi allegorica dei testi sacri.
Ricordiamo che l'interpretazione allegorica, che raggiunge proprio con Filone il suo apice, in positivo e in negativo, ha dei precedenti sia ellenici sia ebraici, ed egli dovette ispirarsi tanto agli uni quanto agli altri. Filone pensava che avesse certamente senso l'interpretazione letterale della Bibbia, in quanto non si tratta di una narrazione di carattere mitico.
Tuttavia egli riteneva che l'interpretazione allegorica si collocasse su un piano superiore e che solo essa giungesse al cuore del messaggio di Mosè.
Anche Origene, dice Runia, "al pari di Filone, crede che la forma metaforica dell'esegesi biblica sia superiore a quella letterale e debba essere guadagnata mediante l'applicazione del metodo allegorico nel più ampio senso del termine".
Molto curioso è l'approccio di Ambrogio a Filone. Infatti, nelle opere di Ambrogio il nome di Filone compare una sola volta, mentre le corrispondenze fra i passi dei due pensatori si è calcolato che ammontino a ben seicento!
Le conclusioni generali di Runia sono le seguenti: "I primi Cristiani furono in grado di fissare certi principi filosofici fondamentali all'interno del testo medesimo della Scrittura; in tal modo si posarono le fondamenta dell'edificio del dogma cristiano nel quale trovano posto tracce del Giudaismo e dell'Ellenismo. Il risultato alla fine acquisito è qualcosa di paradossale. L'Alessandrino diede un contributo all'evoluzione della dottrina cristiana la quale a sua volta concorse a diversificare il Cristianesimo dalla linea di sviluppo del Giudaismo dello stesso Filone". In tal modo, ben si può dire che l'importante ruolo svolto da Filone nelle opere dei Padri della Chiesa ha inciso soprattutto sul loro metodo (in particolare con la tecnica dell'allegoresi), ma non sul loro nucleo dottrinale.
Quest'opera di Runia [Filone di Alessandria nella prima letteratura cristiana (Assen 1993)] s'impone come un punto di riferimento per chiunque voglia affrontare questa complessa problematica.
spero di instaurare con te una DISCUSSIONE costruttiva
basata su RAGIONAMENTI e non "citazioni" dalla Bibbia ---> la conosco grazie e se voglio leggerla ce l'ho qui a casa
king
[Modificato da kingofgames 26/07/2006 21.11]
[Modificato da kingofgames 26/07/2006 21.12]