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[gossip] Rivelazioni shock di Elton John su Michael Jackson

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2019 07:55
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17/10/2019 14:46
 
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- LA VERITÀ SUL LIBRO DI ELTON JOHN -

«MIKE INQUIETANTE E MALATO DI MENTE»

In questi giorni è circolata un po' ovunque la notizia secondo cui Elton John, nel suo nuovo libro che evitiamo di nominare, avrebbe definito Michael Jackson come un «malato di mente inquietante da avere intorno».

Essendo abituati alle bugie dei media, avevamo deciso di concedergli il beneficio del dubbio e di parlarne solo qualora avessimo letto quelle parole coi nostri occhi. Beh, è appena successo, e purtroppo è tutto vero.

Ecco come il "Rocket Man" - o per meglio dire il "Pocket Man", visto l'uomo piccolo piccolo che si è dimostrato - ha parlato del Re del Pop a 10 anni dalla sua prematura morte, quando ovviamente non può più replicare.
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::: ESTRATTO DAL LIBRO DI ELTON JOHN :::

"[...] Ma il problema del pranzo di ricevimento non fu veramente mia mamma. Fu uno degli altri ospiti, uno psichiatra, che all'ultimo minuto mi informò del fatto che il suo cliente, Michael Jackson, si trovava in Inghilterra, e mi chiese se avrebbe potuto portarlo con sé.

Non mi sembrò l'idea migliore che avessi mai sentito, ma difficilmente avrei potuto rifiutare. Conoscevo Michael da quando aveva tredici o quattordici anni: dopo un concerto che feci a Philadelphia, Elizabeth Taylor si era presentata su Starship con lui al seguito.

Era il ragazzino più adorabile che si possa immaginare. Ma ad un certo punto, negli anni a seguire, cominciò ad estraniarsi dal mondo, allontanarsi dalla realtà, come fece Elvis Presley.
Dio solo sa cosa gli passasse per la testa e di quali medicinali lo stessero riempiendo; ma ogni volta che l'ho visto, nei suoi ultimi anni, sono arrivato a pensare che questo pover'uomo non avesse più tutte le rotelle a posto

E non lo dico tanto per dire. Era letteralmente malato di mente, una persona inquietante da avere intorno.

La situazione era incredibilmente triste, ma si trattava di una persona impossibile da aiutare: era semplicemente perso nel suo mondo, circondato da gente che gli diceva solo ciò che lui voleva sentire.
E ora stava per venire al pranzo in cui il mio ragazzo avrebbe incontrato mia madre per la prima volta. Fantastico.

Decisi che il piano migliore sarebbe stato quello di chiamare David e di lasciar trapelare la notizia nella conversazione, nel modo più disinvolto possibile. Forse, se mi fossi comportato come se non ci fosse alcun problema, l'avrebbe presa bene. O magari no.

Non avevo neanche finito di menzionare il cambio di programma del pranzo, che venni interrotto da un urlo angosciato: «Mi stai prendendo per il culo?!».
Cercai di rassicurarlo, mentendo a denti stretti, promettendo che le notizie che aveva sentito sull'eccentricità di Michael erano state ingigantite.
Probabilmente non fui molto convincente, dato che molte notizie sulle stranezze di Michael provenivano proprio da me. Ma no - ho insistito - non sarebbe stato così bizzarro come si aspettava.

Almeno sotto questo aspetto, avevo assolutamente ragione. Il pranzo non fu strano come mi aspettavo: fu ancora più strano di quanto potessi immaginare.

Era una giornata di sole e fummo obbligati a sederci in casa con le tende chiuse, a causa della vitiligine di Michael.
Quel povero ragazzo aveva un aspetto terribile, molto fragile e malato. Sul viso indossava un trucco che sembrava fosse stato applicato da un pazzo: ne aveva dappertutto. Il suo naso era coperto da un cerotto che teneva ciò che ne restava attaccato al volto.

Se ne stava seduto lì, senza dire una parola, dando segnali di disagio. Ebbi come l’impressione che non condividesse un pasto con altre persone da molto tempo.
Di certo, non mangiò nulla di ciò che venne servito. Portò con sé il suo chef personale, ma non mangiò nemmeno ciò che lui gli aveva preparato.

Dopo un po’ si alzò dal tavolo, senza dire una parola, e sparì.
Due ore più tardi, finalmente, lo ritrovammo in un cottage nell'area del Woodside, dove viveva la mia governante: lei se ne stava lì seduta, guardando in silenzio Michael Jackson mentre giocava tranquillamente ai videogiochi con suo figlio di 11 anni.

Per qualche ragione, sembrava non riuscire a gestire la compagnia degli adulti.

Mentre succedeva tutto ciò, vedevo David incupito dall’altro lato del tavolo mentre cercava strenuamente di avere una conversazione brillante con mia madre; la quale, a sua volta, faceva del suo meglio per rendere l'atmosfera ancora più tesa, parlandogli per tutto il pasto di quanto secondo lei la psichiatria fosse solo un perdita di tempo e di denaro, con voce abbastanza alta da poter essere sentita dall’analista di Michael Jackson.

Ogni volta che si fermava per prendere fiato, notavo che David si guardava intorno, come se stesse cercando qualcuno che gli spiegasse in che diavolo di situazione si fosse cacciato".
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::: «I GRANDI ARTISTI NON LO FANNO» :::

Premesso che ciò che ha scritto John nulla toglie al suo indubbio valore professionale, ci chiediamo come mai un artista del suo calibro abbia sentito la necessità di parlare in questi termini di un collega, deceduto, a cui è stato vicino in uno dei periodi più bui della sua vita, al punto da meritarsi una dedica personale nell'album 'Blood On The Dance Floor'.

Beh, una cosa è certa: parlare male di Michael Jackson è tutt'oggi considerata una delle migliori tecniche di marketing. Che il prodotto da piazzare sia un libro o un "documentario", non fa differenza. E considerando i presunti 40 milioni di debiti che dal 2005 affliggerebbero il cantautore britannico, forse una risposta - triste - ce la siamo data.

Vi lasciamo con queste parole, molto pertinenti, pronunciate dallo stesso Michael Jackson nell'ottobre del 2004, in riferimento all'infamante videoclip 'Just Lose it' di Eminem:

"Sono stato un artista per gran parte della mia vita facendo ciò che faccio, e non ho mai attaccato un altro artista. I grandi artisti non lo fanno".
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Post a cura di Vincenzo Compierchio dal nostro Gruppo Facebook Michael Jackson FanSquare • ITALIA.

Grazie a Gabriella Rufi, Giusy Mascolo e Vittoria Moccia per la traduzione dell'estratto del libro di Elton John.


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