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Grazie ancora! Benvenuta Jade! sono felice che ti piaccia la mia FF! a tutte.
Buona lettura!!
Capitolo trentanovesimo
South Africa
Nella stanza a loro destinata, Michael dava una grande importanza ad un tappeto a prima vista comunissimo che copriva un ’intero lato Clara invece cercava con non poca difficoltà di stringersi in vita uno strano laccio come completamento del suo vestire. La piccola Elizabeth intento dormiva incurante di tutto su una specie di lettino che sembrava fatto apposta per lei. Qualcuno bussò.
“ Scusate il disturbo, sono venuto per farvi strada.” Si presentò un tipo alquanto singolare dal colorito olivastro e un reverenziale rispetto. Clara seppe subito a chi associarlo e sorrise al pensiero appoggiata da Michael che aveva ben interpretato.
“ Noi se non ti dispiace restiamo qui.” propose inaspettatamente Clara irrigidendosi.
“Impossibile. Devi venire.” la incitò Michael tirandola per un braccio.
“V-vi aspetto.” farfugliò il (forse) funzionario strisciandosi fuori.
Michael alzò le spalle perplesso e tornò su Clara. “Spiegami cosa c’è che non va?”
“Bè- iniziò la moglie cercando appigli ovunque- mi sembra giusto che io resti qui con lei. Sai, non vorrei che si svegli.”
“ Ma se non ha fatto altro che dormire! Non credo che sarà drammatico e… non credo che si svegli!” osservò indagando lo stato della figlia rivolgendole poi uno sguardo da padre affettuoso.
“ Sì lo so ma…”
“Qual ‘è il problema?” tagliò corto Michael deciso a tirarle fuori la verità. Era quella stessa Clara che lo aveva spronato tante volte e si mostrava sempre all’altezza?
“ Ok mi arrendo.- fece gesto di resa- il fatto è che non penso affatto di essere in grado di trovarmi davanti così a qualcuno di tale spessore. Non è necessario e poi, non avrei voce in capitolo minimamente!” Alla fine della confessione cercò nei suoi occhi un po’ di comprensione ;Michael era irremovibile. “ Davvero riesci ad avere questi pensieri così sciocchi?”
Clara sorrise ed annuì vergognandosene un po’.
“ Senti, uno è necessario perché tu SEI all’altezza, secondo, sarai capace di avere la parola, perché ci riesci benissimo. Terzo, anche tu sei una persona importante.” Detto questo la avvicinò di più a sé e le diede un tenero e veloce bacio.
Clara si convinse all’ istante ,lusingata al contempo. Un sonoro piagnucolio ruppe il silenzio costringendo la mamma a sollevare la bambina e a farli finalmente uscire.
Michael si scusò con l’imbarazzato inviato che a giudicare dall’aria doveva aver scoperto un ‘ altro lato della vita.
Attraversarono un lungo, elegante, modesto corridoio girando la testa a destra e sinistra rapiti dai quadri, mobili e suppellettili che lo decoravano.
Si fermarono davanti ad una stanza più grande rispetto a quelle che si scorgevano ai lati del corridoio. Di luce ce n’era a volontà e sembrava che Dio vi avesse posto il suo sigillo. Rimasero soli con al cospetto di un’ uomo che Clara realizzò aver visto qualche volta in alcuni libri della biblioteca di Michael e unì questa reminiscenza alle parole che aveva spese il marito verso questa figura. Coincidevano già all’apparenza. Subito strinse calorosamente la mano di Michael con fare molto fraterno. Clara non sapeva se porgere un lieve inchino o un semplice” salve” o…cos’altro? Nell’ indecisione, colta dall’ attento coniuge, fu lui a presentarla insieme alla figlia che ora sembrava rapita dalla figura che si trovò nel suo raggio di veduta.
“ Lei è Clara, mia moglie e l’altra è nostra figlia Elizabeth.”annunciò Michael dando spessore alle parole.
“Oh, davvero, molto lieto di conoscervi. “ rispose con una stretta di mano a Clara che tornò alla sua più profonda naturalezza e un’ altra simpatica a Liz che ricambiò a modo suo costringendolo poi a focalizzare la sua attenzione per lungo tempo su di lei. Michael fece intendere a Clara un “visto?” sollevando le sopracciglia e stringendo le labbra. Clara soffocò una lieve risata.
“Vi prego non datemi del voi.” chiarì dopo aver posto fine al diletto di Elizabeth.
“Sono molto felice di averti qui- disse a Michael mettendogli una mano sulla spalla- la tua idea è stata più che gradita e sono molto entusiasta di ciò. D’ altronde dovevo aspettarmi qualcosa di grande da un grande.” lanciò un ‘occhiata di approvazione a Clara che annuì.
“ Ancora non c’è niente di concreto ma stavo pensando di realizzare il tutto prima del nuovo millennio.- spiegò – e come già sa…i, vorrei coinvolgere alcuni miei amici del campo.”
Il presidente assentiva ad ogni frase. Clara altalenava lo sguardo dal marito ad il famoso Mandela e notò una grande affinità tra i due.
Dopo la chiacchierata lavorativa gli ospiti furono fatti accomodare intorno ad un tavolo dove era in attesa una fumante tazza di tè aromatizzato e qualche tipica leccornia.
“Servitevi pure. “ esortò il padrone di casa anticipandoli come per assicurarsi che lo facciano veramente.
Clara, che tuttavia aveva una certa fame -erano ore che per il viaggio e le attenzioni per la figlia non si era goduta nulla-si fece avanti. La seguì convinto Michael. Il tutto fece un’ immenso piacere all’ospitante che provava una certa simpatia nei confronti di Clara e non esitò a dirglielo. “ Stimi molto tuo marito. Non è così?” chiese allora con una punta di saggezza nel formulare le domanda.
Rimasta con la tazza a mezz’aria, la diretta interessata ,non aspettandosi di dover entrare in simili discorsi diede un ‘occhiata con volto paonazzo al marito che le sorrise malizioso.
“ O bè, sì, ovviamente. “ disse in un sussurro.
“ Certo. Bè, io penso che neanche tu stessa sai quantificarla e il rispetto e l’amore che provi sono davvero grandi, fidati. ” continuò lui facendola involontariamente arrossire tanto che dovette voltarsi in direzione della figlia avvolta in un lenzuolo e stesa su una poltroncina accanto.
“ è incredibile.” confermò Michael giocherellando con la sua tazzina sapendo di potersi confidare con l’uomo che riceveva tutta la sua ammirazione.
“ O lo immagino.”
“E si da sempre molto da fare per…tutti.” aggiunse con sempre più buona malizia.
“ Che Dio vi benedica allora! Anche se credo che lo abbia già fatto.” disse umilmente indirizzando lo sguardo alla bambina.
Nel tardo pomeriggio, quando ormai il sole cocente trovava appagamento nel tramonto, Clara e Michael nella più totale indiscrezione seguirono il buon presidente nel giardino che circondava la villa estasiati da ciò che gli si apriva alla vista.
“Allora Clara, ti piace il giardinaggio?” chiese passando in una specie di serra con alcune piante del posto.
“Sì ,ma non sono molto brava.”
“Io dico il contrario.”
“No Michael, non lo sono.” insistette lei. “Ricordi quella volta che ti raccontai di come avevo riempito ingordamente tutte quelle belle piante che Joan aveva comprato sotto tua ordinazione per decorare il perimetro della fontana? Fu un disastro e Joan era in uno stato di “rabbia repressa” credo.”
Michael lasciò sfuggire una gran risata che contagiò anche l’amico. E sembrò aver capito persino Liz.
“O Dio, scusa Clara ora ricordo. E poi l’hai detto con una faccia! M’immagino Joan e te e..” non riuscì a concludere scosso dalle risa.
“ Ridi ridi. Era un vero disastro!” replicò tutto sommato felice delle reazioni scaturite.
“ Bè, non tutto è perfetto!” fece presente l’altro divertito.“ Cosa ti piace fare in particolare?” domandò recuperando la serietà.
“Tante cose.” disse piano con fare tutt’altro che esuberante.
Due funzionari del presidente, compreso quello per primo incontrato, si avvicinarono modesti a Michael accompagnai come fan dai suoi addetti per ottenere gli autografi. Mentre era impegnato a firmare con tanto di dediche, Clara fu portata a riflettere ancora una volta.
“ Non capisco come si possa giungere a certe conclusioni su di lui.” le rivelò Mandela con gli occhi fissi sul marito.
“Già. Ma forse adesso hanno capito .”sospirò Clara speranzosa.” Anche perché, per quanto riguarda me, ha fatto tanto. Molto. Ora non sto a spiegare tutto, ma è così. È stato padre, fratello, benefattore, ora marito, e… tutto.” Nel suo parlare c’era un tremolio che la portò quasi a commuoversi .
“Grazie.” soggiunse la voce di Michael che si portò le braccia dietro la schiena ciondolando con i piedi.
“ è-è la verità.” cercò di riprendersi .
La serata andò avanti con una cena in cui erano riuniti l’intero clan di Mandela, domestici compresi.
Solo più tardi, nella camera che li alloggiava , messa a dormire la figlia, Michael potè stringere in un abbraccio Clara. I loro corpi ormai troppo vicini per farsi indietro cedettero alla bellezza della notte e dell’atmosfera che si respirava. Neanche Liz, come se potesse conoscere, li disturbò mai. Restarono avvolti l’uno dall’altro e con dolce sussurrò spesero parole d’amore che restavano quel giorno ancora da sciogliere. Michael pianse dentro di sé la gioia di poter vivere, con Clara al suo fianco, ogni viaggio come stare a casa. |