Mi hanno risposto
Non sapevo se pubblicare o meno la loro risposta ma alla fine ho deciso di postarla dato che la mia e-mail comunque dava voce anche a quello che è il vostro punto di vista su Michael l'e-mail che ho ricevuto non è solo una risposta per me ma anche per tutti voi.Qua è reso chiaro il fatto che il loro articolo si pone anche come critica all'osservatore romano che invece di Michael ne aveva parlato bene...sono d'accordo su alcune cose che evidenziano ma secondo me MICHAEL non c'entra in tutto questo...comunque non gli rispondero ancora ,quello che penso l'ho gia detto nell'e-mail ed è inutile tergiversare ancora su questa storia.Ecco la loro risposta.
Gentile Signora,
non abbiamo motivo di dubitare della sua buona fede, e quindi Le rispondiamo sulla base della sua dichiarata fede cattolica.
Contrariamente a quanto cerca di far credere la ritrita vulgata sui presunti “integralisti”, noi siamo usi a rispondere a chiunque si presenti con buone disposizioni. È notorio che ci sforziamo di fare quello che facciamo, entro i limiti delle nostre possibilità, non per noi, ma per tutti i fedeli cattolici.
Premettiamo che noi non ci interessiamo a Michael Jackson in particolare. Il nostro interesse è rivolto a ciò che accade in questo mondo, per cercare di orientarci e di capire quanto vi sia di vicino e di distante dall’ideale di vita da vivere in ossequio a quanto comandatoci da Nostro Signore Gesù Cristo.
Quando ci imbattiamo in un articolo dell’“Osservatore Romano” che fa l’elogio di un cantante come Michael Jackson, non possiamo frenarci dal puntare il dito contro l’avventatezza e la pericolosa inopportunità di iniziative del genere. Dall’organo ufficiale della Santa Sede ci aspettiamo legittimamente ben altro che la mera pubblicità a fenomeni pericolosi per la pratica della fede e per la migliore condotta di vita dei fedeli cattolici.
Qualcuno, come Lei, potrebbe obiettare che tale pericolo non sussista, anche in forza delle considerazioni da Lei esposte, ma noi siamo invece convinti che il pericolo non è neanche ipotetico, ma reale e facilmente rilevabile dagli effetti che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Intere generazioni, nel mondo, che si allontanano vertiginosamente da una condotta anche minimamente normale.
È colpa dei cantanti e delle canzoni moderne?
Certo che no!
È colpa di un andazzo complessivo che porta l’umanità intera sempre più verso la disgregazione e l’abbrutimento.
Ma in questo andazzo ognuno fa la sua parte consapevolmente e, molto spesso, inconsapevolmente. Tra tutti, i migliori veicolatori di messaggi fuorvianti e di mode pseudo culturali o di costume che capovolgono la realtà vera dell’esistenza vi sono i “comunicatori”, oggi moltiplicatisi in maniera inverosimile grazie ai moderni mezzi di comunicazione.
E tra questi comunicatori sono da annoverare i “cantanti”, bene accompagnati e sostenuti dai parolieri e dagli autori della musica, nonché dalle file indefinibili di lucratori che da tutto questo traggono lauti guadagni, anche solo attraverso l’uso strumentale delle immagini, dei suoni e delle vicende personali.
Pensi alla televisione, al cinema, ai giornali, alle riviste… si soffermi a considerare che cosa viene offerto quantitativamente nelle edicole, anche a voler tralasciare la qualità. Rifletta sulla portata e sul nascosto significato che ha un veicolo ultramoderno come internet, attraverso il quale si diffondono in maniera esponenziale i più incredibili e superficiali luoghi comuni. Consideri l’impatto che tutto questo ha e potrà avere nelle menti e nei cuori delle nuove generazioni che, come natura vuole, sono curiosamente alla ricerca di informazioni da acquisire, ingerire, digerire e metabolizzare senza freni, senza limiti, senza guida, senza spirito critico, senza confronti edificanti, senza principi, senza più religione, e sempre più spesso senza più famiglie di riferimento: in una società frammentata, numerale, polverizzata.
Tutto è lasciato alla libera scelta individuale, sempre più pesantemente per quanto più gli individui sono giovani, impreparati, inesperienti.
Anche ad un osservatore non particolarmente addentro è possibile valutare a quali disastrosi risultati abbia condotto la famosa epopea del ’68, per esempio.
Forse che allora non circolasse anche tanta buona fede?
Eppure oggi più nessuno si sentirebbe di avallare certi entusiasmi e certe condivisioni: gli stessi protagonisti fanno a gara a dissociarsi o, quanto meno, ad avanzare i più diversi distinguo.
Ma ormai il male è stato fatto, e molte di quelle deleterie suggestioni sono entrate a far parte del vivere quotidiano. E molte di quelle deleterie suggestioni hanno trovato ottimi veicoli di diffusione nei mezzi di comunicazione di massa, cantanti e parolieri compresi, diversi dei quali parlavano di pace, di fratellanza, di giustizia, di solidarietà, di prossimo, e via cantando. E molte di quelle deleterie suggestioni si sono mutate quasi inavvertitamente in costume, compresa la diffusione della droga, l’aborto, il divorzio, la pornografia, il rifiuto di ogni morale, l’ostentazione dei vizi, l’esaltazione della violenza, e potremmo continuare per molto ancora.
Questo si è sempre chiamato “sovversione” ed ha sempre avuto un solo regista, il demonio, e un solo attore, l’uomo. E non ha aspettato il XX secolo per manifestarsi, basta leggere i testi sapienziali di tutte le culture e ultimamente i Vangeli e le lettere di San Paolo.
Non siamo noi che ci scandalizziamo e ci agitiamo per questo o per quello, per questa o per quella cosa. Noi siamo obbligati a stare all’erta come si è sempre fatto e come hanno particolarmente fatto i seguaci di Cristo da 2000 anni (Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate! - Mc 13, 35-37). E lo facciamo ben consci che il mondo logicamente ci odia (Se voi foste del mondo,
il mondo amerebbe ciò che è suo;
ma poiché non siete del mondo,
poiché la mia scelta vi ha tirati fuori dal mondo,
il mondo vi odia. - Gv. 15, 19); che viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo (Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. - Gv 17, 14); che non dobbiamo pregare per il mondo, ma per la salvezza delle anime dei fedeli di Cristo (Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. - Gv 17, 9). E lo facciamo ricordandoci della domanda di Gesù Cristo: Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18, 8). E lo facciamo tenendo conto che tutti gli uomini sono nostri fratelli, perché tutti siamo figli di Dio, ma tenendo anche conto che questo non ci esime dal dividere il grano dall’oglio, anzi ci impone il dovere del discernimento ( Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: 'Ecco, il Cristo è qui, ecco è là', non ci credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto. – Mc 13, 21-23). In un mondo come questo abbiamo il dovere di riconoscere ed aiutare per primi i nostri amici (Ecco il mio comandamento:
amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amati.
Non c’è più grande amore
che dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici
se fate ciò che io vi comando. - Gv. 15, 12-14), e i nostri amici sono quelli che fanno ciò che il Signore ha comandato.
Aiutiamo poi anche gli altri, ma possiamo farlo solo dando loro delle indicazioni, offrendo loro degli spunti di riflessione, suggerendo loro di conformarsi al comandamento del Signore (Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. - Mt 28, 19-20; …chi ha creduto ed è stato battezzato, sarà salvato; ma chi non ha creduto, sarà condannato. - Mc 16, 16). E se poi ci osteggeranno, lo sapevamo, e se poi non ci ascolteranno, “usciremo da quella casa e scuoteremo la polvere dai nostri piedi”. (cfr. Mt 10, 12-14). E noi continueremo sulla nostra strada convinti che il nostro parlare dev’essere “sì, sì, no, no”, perché il “il di più viene dal maligno” (cfr. Mt 5, 37). Senza lasciarci ingannare dalle parole e dalle buone intenzioni, di cui sono lastricate le strade dell’inferno, ma ricordandoci di guardarci dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. … Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere. (Mt 7, 15 e 20).
Domanda: ma in tutto questo come entra Michael Jackson e il vostro duro giudizio sulla sua vita e sul suo operato?
Lo ripetiamo, ciò che conta è quello che egli rappresenta, anche inconsapevolmente, che è lo stesso di quello che rappresentano migliaia di cantanti, decine di migliaia di comunicatori, centinaia di migliaia di educatori e di suggeritori, diretti e indiretti, in buona e in male fede, in modo conscio o inconscio. E quello che costoro rappresentano rientra pari pari in quanto indicato da Gesù Cristo: Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d'asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! Perché è necessario che avvengano gli scandali, ma guai a quell'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Ora, se la tua mano, o il tuo piede, ti è occasione di peccato, mozzalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani e due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. Parimenti, se il tuo occhio ti è occasione di peccato, cavalo e gettalo via da te, è meglio per te entrare nella vita avendo un occhio solo che, avendone due, esser gettato nella Geenna, del fuoco. (Mt 18, 6-9).
Potremmo dire enfaticamente che noi “non giudichiamo”, perché il giudizio è solo di Dio, ma non siamo così ipocriti da credere che noi si sia esenti dai difetti di ogni uomo. Diciamo quindi, sinceramente, che noi guardiamo, ascoltiamo, constatiamo e, se necessario denunciamo, anche col rischio di emettere giudizi.
Ma come non potrebbe starci a cuore l’educazione e il destino dei nostri figli? Questo è il nostro dovere di uomini e di credenti, ben consci che in tutto quello che facciamo e diciamo, il buono non è nostro, ma di Dio, di nostro ci sono solo gli errori, le manchevolezze e le debolezze.
Cordiali e fraterni saluti in nomine Domini
Io sono consapevole dei messaggi negativi che la tv e i mezzi di comunicazione di massa in generale fanno passare....ma MIchael su via