Ok mie care GUUURLS!!!! eccomi qui con il cap!!! mi scuso per la lunghezza...ma è colpa vostra
avete detto senza scorciatoie!!!!
non mi dilungo...solo un grazie a Veronica per l'aiuto!!! preziosa come sempre mia piccola!
buona lettura...eh...sorpresa sorpresa nel finale...spero possa piacervi
Capitolo 47
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"Io sono Esperance..."
La speranza è il bene che trionfa sul male.
Quando le ombre della paura e della sconfitta ci inchiodano nell'oscurità delle tenebre e fanno della vita un infinita delusione, essa giunge in aiuto.
"Non c'è speranza senza paura, ne paura senza speranza."
Carol Woityla
Come uno squarcio di luce che allenta l'impenetrabile densità del buio, in quel momento la speranza arriva a sostenerci e ci spinge a guardare oltre il dolore. E' la forza che ci occorre per stringere i denti e ripetersi che è solo questione di tempo, che nessuna sofferenza è senza fine. La speranza è li a tenerti a galla mentre tutto sembra portarti giù.
E' la luce che vince sull'oscurità.
"Le delusioni non uccidono ma la speranza ci fa vivere"
G. Sand
Delusioni e speranze si susseguono come le stagioni. Delle volte si mescolano come ingredienti segreti per dare il gusto agrodolce alla vita, altre volte l'uno vince sull'altro. Immensa gioia o infinito dolore ma pur sempre vita, con i suoi sentimenti forti. Le delusioni crescono su speranze irrealizzate e la speranza occorre per sopravvivere alle delusioni. Un intreccio di opposti che si rincorrono all'infinito, l'una che si nutre delle debolezze dell'altro, alternandosi nell'animo di qualsiasi uomo.
La speranza in fondo è semplicemente la vita che chiede di continuare, quando tutto intorno è morto, è quel fascio di luce che illumina il cammino quando siamo smarriti nelle tenebre, è quel sogno che ci ricorda che nulla è mai perduto e che tutto può cambiare d'un tratto. E' quella forza che non abbandona il cuore, quando si ha solo voglia di lasciarsi andare.
Consolazione dall'anima, è lei che resta quando tutti vanno via.
Abbatte i confini, annulla le razze ed i ceti sociali, non conosce ricchezza ne povertà, possono cambiare i sogni ma il senso di speranza accomuna tutti.
Alcune volte si è talmente provati che è difficile crederle ancora. Quando una vita di stenti e di ingiustizie logorano qualsiasi fede, incredibilmente sopravvive, come una foresta che rinasce su un terreno arido, giunge a ridare linfa vitale al cuore.
Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.
J. Morrison
La vita ci insegna che la svolta arriva prima o poi, basta non perdere la speranza, non lasciarla soccombere alle delusioni.
La speranza ci rende liberi.
Seychelles (La Digue)
"La speranza ci rende liberi... è solo una questione di tempo..prima o poi so che arriverà a rendermi libera!"
Esperance se lo ripeteva ogni mattina, quando riaprendo gli occhi lasciava il mondo dei sogni per riassaporare l'amaro gusto della realtà. Il rituale era sempre lo stesso, sistemava il suo letto, indossava la sua divisa consumata che cominciava a starle stretta e a piedi nudi si avviava lungo il corridoio dell'orfanotrofio fino al refettorio per servire i pasti ai più piccoli. Che destino assurdo le aveva riservato la vita, legata per sempre a quel nome, Esperance, come se la sorte la volesse aggrappata ad una speranza fin dalla nascita. Eppure lei voleva crederci, voleva sognare, era quello il suo segreto, credere ancora che la vita le riservasse qualcosa. Si teneva saldamente stretta a quel sogno come un miraggio lontano da raggiungere ed i lunghi giorni sempre uguali, volavano via leggeri, spinti dal desiderio di cambiare. L'orfanotrofio, per quanto fossero gentili le suore con lei, ben presto sarebbe rimasto solo un lontanissimo ricordo. Era questo che le dava la forza di sorridere, il pensiero che un giorno avrebbe avuto la sua rivincita sulla vita.
Aver incontrato Michael Jackson quel pomeriggio sul molo ed essere finita in lacrime stretta tra le sue braccia rafforzava il suo credere nei sogni e continuare a sperare. Chi l'avrebbe mai creduto possibile di poter incontrare il suo idolo? La musica di Michael era il colore nella sua vita grigia, colonna sonora delle sue giornate sempre uguali, in attesa che la favola arrivasse anche per lei, una favola per quella piccola Cenerentola persa nell'Oceano indiano. E quel giorno non poteva certo mancare all'occasione di rivedere il suo Michael ancora una volta. Si era fatta strada tra la folla che accalcava il piazzale davanti all'ospedale e l'aveva visto arrivare mano nella mano a quella ragazza. Per un attimo si fermò a guardare il viso sorridente di Ale, i suoi lunghi riccioli ramati luccicavano sotto il sole, mentre con occhi dolci si rivolgeva a parlare con Michael. La trovava così bella, per un attimo un sentimento di invidia attraversò il suo piccolo cuore innocente. Ale aveva tutto, era bella ed aveva Michael. Si guardò riflessa nel vetro di una finestra dell'ospedale.
"Eccomi qua, minuta, smunta, trasandata, con i vestiti sgualciti e rattoppati! Questa sei tu Esperance....tu nella realtà!"
Cercò di sistemare con le mani una ciocca ribelle che non voleva saperne di stare al suo posto. Il piccolo anatroccolo con il cuore di un cigno, pensò. Distolse lo sguardo rassegnata dall'immagine che vedeva di se, in fondo era tempo sprecato starci a rimuginare sopra, pur crescendo non sarebbe diventata una donna bella quanto Ale. Ma nella sua fantasia, dentro nel suo piccolo mondo, nel suo rifugio segreto poteva essere come desiderava. E li c'era sempre un principe che arrivava a salvarla. Tornò dal suo mondo incantato alla realtà, Michael era entrato in ospedale, lo aveva visto passarle accanto con la sua innata eleganza.
A fatica riuscì ad entrare nel salone dove Michael teneva il suo discorso. Si sentì affamata delle sue parole, avrebbe voluto che quel discorso non finisse mai, che quel senso di speranza e di amore continuasse ad avvolgerla, a rafforzare il suo bisogno di credere che le cose possono cambiare, che in fondo domani saremo già cambiati. Non si era resa conto di essere in lacrime se non quando ormai era fuori dall'ospedale, camminando scalza sulla strada polverosa verso l'orfanotrofio. Avrebbe voluto incrociare di nuovo il suo sguardo, avrebbe voluto abbracciarlo ancora, sentire quel senso di protezione paterna della quale era stata privata, ma le era mancato il coraggio. Sospirò rassegnata, decise che quel pugno di emozioni che era riuscita a vivere fossero sufficienti per farla sognare per tutta la vita. Esitò un attimo prima di imboccare la strada verso l'orfanotrofio, diede un occhiata al sole per rendersi conto dell'ora e tirò di corsa verso il porticciolo. Mancava poco al rientro dell'ultimo traghetto da Mahè. Si sedette sul molo in silenzio a fissare lo sguardo verso l'orizzonte. In cuor suo sapeva che non ci sarebbe stato nulla per lei su quel traghetto, ma il sentire la speranza e l'emozione dell'attesa salire nel suo animo le piaceva, poteva essere quello il giorno giusto, in fondo nessuno ha la certezza che le cose non cambino realmente all'improvviso, proprio quando si pensa l'esatto contrario. Sorrise tra se gustandosi il dolce agitarsi per una sorpresa che non sarebbe arrivata mai.
Ale si allontanò dall'ospedale, lasciando Michael seduto ad un tavolo a firmare autografi. Vista quanta gente era accorsa da tutte le isole circostanti, era certa che ne avrebbe avuto per un bel pò. Si concesse una passeggiata sulla spiaggia, amava le diverse sfumature del cielo sull'Oceano ed amava quella gente. Quel posto così lontano da qualsiasi realtà le aveva rapito il cuore, con i suoi colori, i suoi odori e sapori, ma soprattutto con il sorriso dei bambini.
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Si tirò i pantaloni fin sulle ginocchia e lasciò che le placide onde avvolgessero le sue caviglie mentre passeggiava lentamente sulla sabbia bianca. Teneva stretta tra le mani la sua macchina fotografica, nell'intento di fermare il tempo in uno scatto che le avrebbe ricordato per sempre quei momenti, quegli stati d'animo, quelle voci e quei sorrisi.
Senza accorgersi di quanto si fosse allontanata, si ritrovò nei pressi del porto. La figura solitaria, immobile, come fosse già l'immagine in una foto, di una ragazzina seduta sul molo, la colpirono. Aveva un sorriso dolcemente malinconico stampato sulle labbra, mentre lasciava che la brezza dell'Oceano le accarezzasse il volto, con lo sguardo sognante perso verso l'orizzonte. Le bastò avvicinarsi ancora un pò per riconoscerla. La ragazzina senza scarpe che piangeva tra le braccia di Michael. L'aveva ritrovata. Sorrise allungando il passo verso di lei.
Esperance si voltò a guardarla sentendo dei passi dietro di se, il suo sguardo sognante scomparve d'un tratto, lasciando lo spazio alla timidezza. L'aveva riconosciuta, quella ragazza che si sedeva accanto a lei era la stessa che teneva la mano di Michael Jackson.
- Ciao io sono Ale.
Esitò un attimo a risponderle, abbassò lo sguardo intimidita.
- Io sono Esperance!
- Esperance...è un nome così poetico... significa speranza in francese!
- Era il nome della barca del mio papà...lui era un pescatore!
Quel riferirsi a suo padre al passato fu una fitta al cuore per Ale, un dolore che riusciva a leggere in quelle poche parole, in quello sguardo pieno di ricordi, un dolore che arrivò nel profondo della sua anima, un dolore che lei conosceva bene. Per un istante si rivide negli occhi di lei, alla sua stessa età, piccola e smarrita in quella solitudine così grande. Il dolore ha un sapore, l'aveva avuto da sempre, Ale lo avvertiva ogni volta che quel peso sul petto le soffocava il respiro. Il dolore ha il sapore delle lacrime unito all'amarezza di quei giorni bui. Ed era certa ormai che non era vero che il dolore svaniva nel tempo, quella sofferenza era con lei dall'istante esatto in cui le avevano detto che i suoi erano morti, ed era dentro se ancora adesso, ci sono al mondo sofferenze che restano e non svaniscono mai.
- Tu sei la ragazza che stava con Michael?
La voce dolce di Esperance allentò i suoi ricordi sofferti, forzò quel blocco opprimente, riponendo nel profondo dell'anima il pensiero dei suoi.
- Si ed io mi ricordo di te...qui sul molo quando siamo arrivati!
Esperance sorrise timidamente, voltandosi dall'altra parte per evitare gli occhi di lei, si vergognava di essere finita a piangere nel vedere Michael, ma cosa poteva fare? Lui era tutto quello che aveva, era l'emozione più forte della sua giovane vita. Ale capì il suo imbarazzo e cambiò discorso.
- Che ci fai qui sul molo?
- Aspetto il traghetto che arriva da Mahè! - con il dito indicò la barca che attraccava in quel momento.
- Aspetti qualcuno?
- No..tanto so che non ci sarà nessuno per me!
- E allora perchè lo aspetti?
- Beh...penso sempre che se un giorno ci fosse qualcuno per me ed io non fossi qui... potrebbe ripartire senza vedermi! - rimase in silenzio, mentre con lo sguardo attento passava a rassegna tutti quelli che scendevano dal traghetto. Con il divieto ai turisti di sbarcare erano pochi quelli che tornavano a La Digue e la piccola folla si disperse rapidamente. Esperance rimase delusa, anche quella sera la speranza sarebbe rimasta a farle compagnia.
- Sapevo che non ci sarebbe stato nessuno per me!
Ale capì che c'era un profondo dolore in quell'attesa infinita che ogni giorno accompagnava Esperance.
- Chi vorresti trovare un giorno su quel traghetto?
- Mia madre che torna a prendermi!
Il quadro cominciava a delinearsi chiaro nella mente di Ale, cominciava a capire del perchè quell'aria così malinconica, dei suoi vestiti consumati e dei suoi piedi senza scarpe. Un altra piccola "lost children" abbandonata al suo destino.
- Sei sola su quest'isola?
- Vivo all'orfanotrofio da quando papà è morto in mare durante una tempesta! L'Esperance la sua barca è affondata...e con essa è affondata per sempre la speranza di avere una famiglia! Mamma aspettava una bambina quando è successo tutto questo, che è nata con un grave problema ai reni, ha bisogno di cure particolari che qui non potevano darle. E così è dovuta andare a Mahè! Li c'è lavoro sia per lei che per mia sorella più grande e ci sono le cure per la mia sorellina. Io ero solo di peso...mamma mi diceva di non piangere, che qualcuno mi avrebbe adottato subito...era questo che sperava! ma su quest'isola chi si può permettere di prendere con se un altra bocca da sfamare? e sono ancora qui in attesa!!!
- Ma...non vengono mai a trovarti?
- Una volta venivano ...ma ormai sono tre anni che non li vedo...so che per mamma è doloroso guardarmi negli occhi e preferisce non vedermi...si sente in colpa per avermi lasciata qui...io cerco di capirla...cosa poteva fare? Non c'era una scelta su chi lasciare...mia sorella malata nessuno l'avrebbe adottata, l'altra sorella più grande poteva lavorare ed esserle d'aiuto... io ero quella di mezzo che non serviva a molto...troppo piccola per lavorare e le cure per mia sorella... richiedono molti soldi!
- e tu sei qui che le aspetti...
- Ogni giorno! immagino come sarebbe sentirmi stretta in un abbraccio, sentire le mani di mamma che mi accarezzano il viso mentre mi dice che non sarò mai più sola! - gli occhi di Esperance si velarono di lacrime, i singhiozzi si fecero troppo intensi per trattenerli, il pianto le spezzarono le parole - ..delle volte mi chiedo perchè tutto questo è successo a me... perchè mi merito questa punizione...io non ho fatto nulla di male!!
Ale rimase in silenzio, quelle stesse domande se le era poste centinaia di volte quando era piccola, anche lei si sentiva in colpa, come se dovesse pagare per un peccato mai commesso.
- Non c'è un motivo...tu non hai colpe...le cose accadono e basta!!! Mi spiace piccola! - la tirò a se stringendola in un abbraccio, pianse assieme a lei per tutti gli anni di solitudine che capiva, per quel senso di paura e smarrimento che poteva leggere nel cuore di Esperance come nel suo. Chiuse gli occhi e se ne stette in silenzio a cullare il suo pianto.
Dei leggeri passi che si avvicinavano le fecero riaprire gli occhi, quei mocassini scuri che vedeva alle spalle di Esperance erano familiari. Senza mai lasciare andare Esperance dal suo abbraccio, alzò lo sguardo bagnato dalle lacrime ad incrociare gli occhi malinconici di lui. Michael le fece cenno di non dire nulla, come ad essere una presenza discreta tra loro, rimase incantato da quanta dolcezza vedeva in lei mentre stringeva a se quella ragazzina, era così protettiva e materna. Ale non disse nulla, fu la piccola a continuare a raccontarsi a ruota libera, ignara di avere Michael accanto.
- La musica di Michael è l'unica cosa che mi resta! Mi fa credere ancora nelle favole, nella magia...mi fa sognare una vita bellissima...quella che non potrò mai avere! Quando ascolto Heal the World...mi sento avvolta dall'amore...è come sentirsi abbracciati...senti l'amore...e lo senti sul serio...mi sento trapassata dalla speranza che le cose possono cambiare davvero...ci credo che il mondo può guarire...e se la povertà e la fame sparissero...ci sarebbe speranza anche per me!! La sua voce è protettiva...sento che mi ama...anche se non mi conosce...sento che ama ogni essere vivente su questa terra...mi sento al sicuro quando ascolto la sua voce...come se ci fosse veramente qualcuno a prendersi cura di me!
Ale guardò gli occhi di Michael riempirsi di lacrime, lei aveva espresso tutto quello per cui lui creava, la vera fonte della sua ispirazione era poter dare speranza, protezione, amore a tutti coloro che ne avevano bisogno.
- Per questo piangevi quando l'hai visto qui sul molo?
- Oh si!!!! ero così emozionata!!! Lui consola sempre il mio pianto...quando sono triste è solo la sua musica che arriva al mio cuore a donargli sollievo...lui non mi lascia affondare nella tristezza...stringe la mia mano e non mi lascia andare ed è stato così anche quando piangevo quel giorno...lui ha consolato il mio pianto...mi ha chiesto di sorridere...ed il mio cuore ha sorriso!!! Lui arriva diritto qui...- si strinse le mani sul cuore, mentre un sorriso le accendeva il viso rigato dalle lacrime - e mi fa sentire come se ci fosse qualcuno a volermi bene!
- I love you more!!! - la voce esile di Michael arrivò come un soffio di vento nella mente di Esperance, come se fosse una delle sue fantasie, stentava a crederci che fosse li accanto a lei.
Non ci fu il bisogno di rispondere, le bastò guardare i suoi dolcissimi occhi scuri che la guardavano con amore da dietro i riccioli per sentirsi al sicuro, per sentire di nuovo quel senso di protezione impadronirsi di lei. Si strinse al suo petto, chiudendo gli occhi, gustando ogni istante di quell'abbraccio come fosse eterno. Respirò forte il suo profumo come a volerne ricordare la fragranza nei momenti di solitudine, assaporò il tepore delle sue braccia che l' avvolgevano e si sentì al riparo da tutte le paure che turbavano il suo animo. Si sentì come fosse tra le braccia di suo padre. Avrebbe voluto non piangere, ma non ne fu capace.
Seychelles (Mahè)
Aragon La Bouff uscì dall'ufficio del suo capo sbattendo la porta. Il suo viso era incupito, decisamente alterato. Era un giornalista ed il suo compito era documentare. Non trovava giuste la restrizione che il governo aveva imposto su Michael Jackson, divieto assoluto di filmare, fotografare e pubblicare notizie sulla pop star per tutta la durata della sua permanenza sull'isola. Non ci stava, quella era l'occasione della sua vita, avrebbe smesso di occuparsi sempre e solo della cronaca locale, era il suo trampolino di lancio per l'Europa. Si sedette al computer consultando internet sulle ultime notizie inerenti il re del pop. Il suo sguardo si accese, un tabloid italiano aveva lanciato uno scoop, era certo che per avere altro materiale inedito e mantenere l'esclusiva avrebbe pagato profumatamente e con molti soldi a disposizione, lui sarebbe riuscito finalmente a realizzare il suo sogno e lasciare quell'isola sperduta. Londra, era de sempre questa la sua aspirazione. Uscì di fretta dalla redazione diretto al porto, la sua meta era La Digue, il suo obiettivo...Michael Jackson.
L'animo umano...volubile...corruttibile...insaziabile... ha sempre un prezzo, basta stabilirne la cifra ed il gioco è fatto.
Seychelles (La Digue)
Michael strinse a se Esperance per lunghi attimi, ascoltando in breve la sua storia, sentiva le sue guance umide di pianto tra le sue mani, le alzò piano il viso, per guardare dentro i suoi occhi.
- Non devi mai perdere la speranza...perchè se non speri in qualcosa non sei vivo!
- Io ci provo Michael...- gli rispose Esperance, continuando a fissare i suoi occhi così teneri e protettivi, sapeva che i suoi occhi potevano leggere fin dentro il suo cuore e glielo lasciò fare - ...ma la speranza è un buon sentimento al mattino...quando si spera che nel giorno che abbiamo da vivere si possano realizzare i desideri..ma non è mai una buona compagna la sera...perchè significa che nulla è cambiato...e siamo ancora qui a sperare che le cose migliorino!
- Questa volta sarà diverso!!! te lo prometto Esperance...questa sera per te ci saranno soltanto sogni realizzati!! Voglio che tu riabbracci tua madre...voglio che tu non ti senta più sola...
- Come nelle favole Michael? - gli occhi di Esperance tremarono, quasi ad aver paura di credere alle sue parole.
- Come nelle favole principessa...la magia ha sciolto l'incantesimo...e tu sei libera!
- Sei tu che mi hai liberata dal dolore Michael...l'hai sempre fatto...
- Possiamo aiutarla Michael? - Ale stentava a crederci, tutto era possibile per lui, come se avesse tra le mani la magia di rendere felici le persone intorno a se. Ma Michael era una persona sola ed al mondo un solo uomo non poteva bastare, per un attimo pensò a quanti avessero bisogno di lui ma era impossibile aiutare tutti, pensò a quanto avesse ragione Michael, che se solo altri avessero capito ed ascoltato il suo messaggio. Tante persone aiuterebbero tante vite.
- Si piccola, farò il possibile perchè sua sorella abbia le cure necessarie...desidero dal profondo del cuore riunire questa famiglia!! Desidero che questa sera Esperance torni a casa! Non una notte in più nel vuoto della sua solitudine! So cosa significa..so quanto siano lunghe le notti, quando le ore non scorrono mai e ti senti solo...completamente solo e quel senso di vuoto ti prende il petto. Ti chiedi che senso ha la tua vita.. se non hai nessuno con cui condividerla!!! Tutto questo ...un bambino non dovrebbe mai provarlo!
- Michael tu...tu mi aiuti? io...torno a casa? - gli occhi di Esperance attendevano speranzosi una risposta, luccicavano in attesa di un cenno che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
Michael sorrise, vedere quel volto che si faceva così felice sotto i suoi occhi non aveva prezzo, gli riempiva il cuore di gioia, pura gioa, un senso di benessere nel rendere felice qualcuno lo invase completamente. Fece un cenno di si con la testa e si lasciò travolgere da quell'ondata di energia, gustandosi a pieno la felicità negli occhi di Esperance. La gioia di quella ragazzina era nelle sue mani e potergliela donare era un qualcosa che non aveva prezzo. Quel senso di pace nell'anima e di gioia che provava in quell'istante lo fecero sentire completo, arricchito nello spirito. E questo era solo suo, nessun tabloid glielo avrebbe potuto rubare.
East Los Angeles (quartiere latino)
Il suono delle sirene della polizia in lontananza non arrivava a scalfire i suoi pensieri, il volto di Carlos era teso e assorto, mentre passeggiava nervosamente sul retro del locale. Se ne stava avvolto nell'oscurità della notte in attesa che Alvaro arrivasse. Poco dopo le luci di un auto lampeggiarono rapidamente a richiamare la sua attenzione. Carlos gettò via la sigaretta e si affrettò ad attraversare di corsa la strada e salire sull'auto. Il volto di Alvaro affiorava dall'oscurità ed il suo sguardo non gli piaceva.
- Allora?
- Niente da fare Carlos...Don Juan non è d'accordo!
- Maledizione! - diede un pugno sul cruscotto, era furioso, i suoi piani andavano a monte.
- Ehi!! Vacci piano amigo!
- Stai zitto!!! No..Don Juan non può trattarmi così..io faccio il lavoro sporco per lui e mi ripaga in questo modo? Ho fatto fuori quel tizio per niente? NIENTE!!! Io voglio poter agire liberamente..me la sono guadagnata con il sangue la sua fiducia...non mi sono fatto scrupoli su nulla, ho diritto ad avere più potere decisionale all'interno della gang! Basta sono stufo...Don Juan non ha capito con chi ha a che fare...non sarò il suo sguattero per sempre!!! Ho bisogno di soldi...se li avessi farei arrivare degli uomini da El Paso con un carico di coca purissima!
- Ma che dici Carlos? ti metti contro Don Juan?
- Amigo...se qui non facciamo qualcosa per noi...saremo sempre delle pedine nelle sue mani, saremo sempre dei servi...e quando non serviremo più...sai bene quale sarà la nostra fine! - si passò il pollice sotto la gola a ricordare ad Alvaro le esecuzioni dei narcos. - ...claro?
- Facciamo la stessa fine se tradiamo Don Juan!
- I Los Zetas si sono staccati da lui ed ora sono la gang più potente della California...riescono a far passare droga e clandestini dal confine..Tamaulipas è totalmente in mano loro ...Don Juan non ci è riuscito ad eliminarli e non ci riuscirà nemmeno con noi!!! Ormai è vecchio ed ha fatto il suo tempo...avrebbe bisogno di menti giovani ma non vuole darmi retta, sta perdendo lo scettro...presto altri si staccheranno e ci saranno un sacco di gang in lotta per la supremazia...è ora il momento di agire...dobbiamo staccarci da lui ed imporci subito sulle altre bande...ma per fare questo ci occorrono soldi e tanti!
- Dove li troviamo Carlos?
Carlos non rispose, ma sul suo viso si delineava chiaro un ghigno, si accarezzò con le dita il pizzetto intorno alla bocca sorridente, fino a fermarsi sul mento, un pensiero riaccese la scintilla nei suoi occhi. Guadalupe era la chiave, lei poteva portarla dritta dritta dal denaro che gli occorreva.
- Guadalupe...sarà lei a procurarmi il denaro!
- Ma che c'entra Guadalupe?
- Lo scoprirai presto!
Le luci dell'auto si accesero illuminando l'asfalto bagnato, la vettura si mosse a velocità moderata per non dare nell'occhio, fino a sparire tra i quartieri di Los Angeles.
Seychelles (La Digue)
I loro passi sulla riva venivano cancellati dalle onde, mentre il sole che iniziava a tramontare allungava le ombre delle loro figure sulla sabbia. Le loro mani unite, ad intrecciarsi serrate, come a temere di perdere il contatto con l'altro. I loro occhi incatenati in uno sguardo languido, bisognosi di appartenersi anche in quei gesti. Michael si sentì il cuore leggero come non mai. Lei era li a condividere quel momento di beatitudine che sentiva. Ale ripensò ad Esperance, al viso sorridente mentre saliva sullo yacht in partenza verso la sua nuova vita, di colpo la favola per lei era arrivata e tutta la solitudine vissuta sarebbe stato soltanto un ricordo. Michael aveva ricondotto a casa una piccola Lost Children. Pensò a come dovesse sentirsi sua madre adesso, forse ora i suoi sensi di colpa per aver abbandonato la figlia potevano finalmente darle tregua e ricompensare con l'amore tutto quello che le aveva negato. C'è sempre una possibilità nella vita, basta non perdere la speranza, perchè se non si crede in qualcosa, se non si insegue un sogno, si è già morti.
- Sono così...felice Michael!!! hai aiutato un sacco di persone oggi..e con Esperenace sei stato fantastico...credo che non ti dimenticherà mai! Avevi la chiave delle porte delle felicità tra le mani...è un qualcosa di magico poter aiutare qualcuno...mi fa sentire... realizzata...come se la mia vita avesse un senso! L'unica cosa che mi lascia l'amaro in bocca è stato vedere gli altri bambini in orfanotrofio...Esperance ce l'ha fatta... ma loro sono ancora li...e ce ne sono tanti altri sparsi nel mondo!!!
- C'è troppa sofferenza su questa terra...vorrei poter arrivare ovunque...ma sono solo un uomo e non ne ho le forze!!! Cerco di arrivare in ogni angolo della terra dove c'è sofferenza con la musica...con quella posso essere ovunque...e spero sempre che questo aiuti ad alleviare il dolore...che la mia musica possa parlare ai cuori...cambiare la mentalità di tanti...solo uniti possiamo invertire le cose...la strada che il mondo ha imboccato mi fa paura!!!
- Ma non tutti hanno la possibilità di aiutare Michael...molte cose che tu riesci a donare sono costose!
- Ti sbagli Ale... non importa quello che hai o non hai...importa quello che dai agli altri...anche donare amore..vivere rispettando la natura...rispettando l'umanità...significa aiutare il mondo ad essere un posto migliore!!! Non deve per forza essere una questione di soldi! Tutti nel loro piccolo possono contribuire...guarda questo popolo..vive di quello che ha...e rispetta il fragile ecosistema in cui si trova...questa gente sta dando al mondo...pur non avendo nulla..si sta prendendo cura della sua terra...la ama....la rispetta! All'uomo credo manchi il rispetto per la vita!!
Ale si strinse a lui, aveva imparato tanto dalla sua anima quel giorno e sapeva che c'era molto altro da scoprire dentro quel grande cuore.
Continuarono a passeggiare in silenzio sulla spiaggia, fino ad arrivare al loro resort.
La Bouff era giunto a La Digue dal lato ovest dell'isola, in modo da evitare di essere visto dal porto. La sicurezza intorno a Michael Jackson era altissima e doveva muoversi prudente. Si avvicinò il più possibile alla riva, all'altezza del resort che sapeva essere l'alloggio della pop star e rimase in attesa. Le grosse rocce granitiche erano un vantaggio, poteva nascondere il più possibile il motoscafo. Preparò la sua macchina fotografica e rimase in allerta. Vide arrivare la security e capì che Michael Jackson doveva essere nei paraggi. Avvicinò lo zoom il più possibile per riuscire ad avere uno scatto decente, ma da quella distanza non era facile, in più era su una barca che continuava ad ondeggiare. Richiamò tutte le sue doti di reporter e rimase in attesa dello scatto perfetto.
Ale fissò lo sguardo sull'acqua limpida e non resistette all'idea di un bagno al tramonto.
- Ho voglia di fare un bagno...dai vieni!!
- No Ale...non ho voglia!!! devo stare attento...sai bene che la mia pelle è delicata...la vitiligine non mi permette di espormi troppo al sole...ieri ne ho già approfittato!!
- Ma il sole sta tramontando..non è così forte ora... e poi...puoi fare il bagno con i vestiti!!
- Non voglio rovinare la mia camicia nera di seta...amo questa camicia....è un regalo di Janet!
- Ma quanto sei noioso!! ti prego!!! - gli si avvicinò con fare sinuoso, fino a fermare le labbra dolcemente sulle sue.
- Come posso resisterti...me lo spieghi? Non riesco mai a dirti di no!!
Ale sorrise, affondando le mani nei suoi riccioli.
- Non puoi resistermi...perchè mi ami!! - lo baciò ancora una volta, con dolcezza, lasciando la carezza di un sospiro sulla sua pelle.
- Tu mi ha stregato...piccola!- Michael rimase a guardare malizioso le piccole mani di Ale che sbottonavano piano la sua camicia.
Entrarono in acqua sotto lo sguardo attento di George. Qualcosa aveva attratto la sua attenzione. Avvisò con la radio gli uomini appostati sul terrazzo.
- Eagle one...rispondete!
- Qui Eagle One...dicci pure George!
- C'è qualcosa tra le rocce sulla destra...da li vedete meglio! passo!
- No George...non vediamo nulla! sembra tutto ok! passo!
Ed inceve La Bouff era li pronto a violare la privacy di Michael.
- Pronta per una battaglia di schizzi?
- Michael ma non sei ancora stufo di perdere contro di me? - disse Ale togliendosi di fretta i vestiti per poi correre in acqua.
- Solo perchè ti ho sempre lasciata vincere...ti faccio vedere io allora!!
Presero a schizzarsi e a ridere come bambini. Le gocce d'acqua riflettevano la luce rosata del tramonto, ma a poco a poco la lotta degli schizzi andava a placarsi in un dolce incontro dei corpi.
- Ti arrendi piccola? - si avvicinò a lei a cingergli le mani intorno ai fianchi.
- Mi arrendo...sono tua prigioniera!- rispose Ale con il respiro affannato. Si lasciò stringere a lui, mentre le sue piccole mani si avvicinarono al suo volto per scorrere delicatamente sul suo viso, fino a fermarsi sulle sue guance. Sentì le sue lunghe dita affusolate scivolare sul suo corpo fino ad arrivare a tenere stretto tra le mani il suo fondoschiena sodo. Lei cinse le gambe intorno al corpo di lui, a stringere sinuoso il bacino contro quello di lui. Abbandonò le sue labbra sul suo collo mascolino, a sentire su di essa il sapore salato del mare, mentre sensuale, lo ricopriva di baci. Risalì piano sulla sua mascella e continuò il percorso fin verso le sue labbra. Michael era totalmente abbandonato alla dolcezza della sua bocca, lo scivolare della sue labbra sulla pelle bagnata gli inebriavano la mente, non riusciva a sentire altro, se non crescere la voglia di baciarla con passione, di possedere la sua bocca. Fece un movimento con il viso verso di lei, per arrivare alle sue labbra, ma lei si ritrasse sorridendo. Giocava a fare la preziosa e questo lo faceva impazzire. Accresceva il desiderio di farla sua, sentì il suo corpo pervaso da un brivido di piacere mentre sentiva il suo respiro dolce tra i capelli, mentre il calore del corpo di lei stretto al suo scaldava il suo ventre. I suoi pensieri si fecero arditi, avrebbe voluto fare l'amore con lei in quel momento. Sentì il suo corpo rispondere a quel pensiero, un sospiro uscì dalle sue labbra, lei sentì la sua eccitazione premere contro di se, si morse le labbra fissando i suoi occhi languidi, sognanti. Mosse maliziosa il bacino contro quello di lui a provocarlo ulteriormente, sorrise guardando il suo viso accendersi di desiderio.
- Tu mi fai impazzire piccola!!
Fece scorrere le mani sulla sua schiena nuda, a risalire sulla nuca, fino ad affondare le mani nei suoi riccioli ramati bloccandole la testa. La sua bocca ora non poteva più sfuggirgli, era li che si tendeva vogliosa verso le labbra di lui. La strinse forte a se, ed il suo florido seno ansimante premette contro il suo largo petto scolpito. Il respiro di Ale si fece corto, sotto il fuoco del desiderio che andava a divampare tra loro. Le sue piccole mani si insinuarono sotto la sua canotta bianca bagnata, ad accarezzare il suo costato, a sentire la sua pelle liscia sotto le dita. Lui la dominava e lei si lasciò dominare, in attesa che le sue labbra bollenti si prendessero la sua bocca. Michael sentì il suo respiro sulle labbra bagnate, avvertiva di già il calore della sua piccola bocca carnosa sulla sua. Assaporare l'attesa era eccitante quanto la passione stessa. Quello scambio appena accennato di tocchi, di soffusi respiri sulla pelle umida pervase i loro corpi di brividi. Questioni di attimi, di distanze sempre più brevi, prima del contatto decisivo che avrebbe acceso i loro sensi.
- Mr. Jacksooon!!!
La voce concitata di George che entrava in acqua assieme ad altri due uomini della security, li riportò alla realtà, spegnendo bruscamente i fremiti ardenti dei corpi.
- Cosa succede George?
- Presto uscite... vi copriamo con i teli...ci sono i paparazzi!!
- Ma...non è possibile!
- Ho visto con il binocolo un obiettivo spuntare da quella parte..tra le rocce!!
Il volto sereno di Michael si spense in un istante, l'incubo li aveva raggiunti anche li. Uscì dall'acqua nascondendosi tra le sue bodyguard ed i teli spiegati, stringedo a se Ale, a coprirne il viso con la sua grande mano.
- Credi che ci abbiano fotografato George?
- Non lo so!! ma ho mandato degli uomini con lo scafo a controllare!
Lo sguardo di Michael si fece triste, rassegnato a quella prigionia. Ale non potè fare a meno di vedere quell'espressione affranta, mentre di fretta, stretta a lui, protetta dai teli, rientrava in hotel.
La Bouff vide arrivare gli uomini della security, lasciò cadere la macchina fotografica in un borsone che spinse con i piedi sotto il sedile. Afferrò al volo un altra macchina fotografica e scattò diverse foto al panorama, al tramonto. Gli uomini della security affiancarono il suo motoscafo e salirono a bordo.
- Salve..che...che succede?
- Signore ...lei non può stare qui! la navigazione in questa zona è stata vietata per motivi di sicurezza! Non ha visto le boe di divieto mentre entrava in questa insenatura? - la bodyguard cercò di mantenere un atteggiamento gentile anche se il tono della sua voce era diretto.
- Beh...ecco... non me ne sono accorto! - mentì.
- Il suo nome per favore?
- Aragon La Bouff!
- Posso sapere cosa sta facendo con quella macchina fotografica?
- Sono un fotografo...mi occorrevano foto di questa parte delle Seychelles.. questa è L'Anse Sourse D'Argent...è la più bella e famosa spiaggia delle Seychelles! La mia rivista ne aveva bisogno..ed oggi c'è un tramonto perfetto! - si mostrò disponibile per non dettare sospetti.
Le bodyguard si guardarono intorno, non c'era nulla di anomalo in giro, nessun maxi obiettivo per foto zoommate, sembrava nella norma e quell'uomo usava un grandangolo per le foto panoramiche. Sembrava credibile.
- Posso dare un occhiata alla sua macchina digitale signore?
- Oh si certo..prego!
La bodyguard fece scorrere le foto sul display, per controllare cosa stesse fotografando. Nulla gli apparve anomalo, le foto ritraevano la bellezza di un tramonto sull'Anse D'Argent e nient'altro. Restituì la macchina fotografica a La Bouff, che rimase impassibile in attesa che quel controllo finisse.
- Le foto sono apposto...ma lei deve lasciare questa zona immediatamente!
- Certo vado via...e mi scuso per avervi messo in allarme.
Attese che le bodyguard scendessero dalla sua barca, accese il motore e partì in fretta, mettendo al sicuro il suo bottino.
Milano
Alfonso era su di giri. Era stato un azzardo spendere quella cifra ad uno sconosciuto, ma adesso che aveva in mano quelle foto, si rese conto che valevano il prezzo pagato. Non aveva mai visto Michael Jackson così sorridente ed in atteggiamenti così rilassati, roba da prima pagina unita allo scoop che gli aveva fornito Roberto. Si rese conto in quell'istante che le due settimane che gli aveva concesso la Giacobini erano troppi, quell'articolo doveva uscire subito con il prossimo numero. La faccenda Jackson cominciava a divertirlo. Cosa avrebbe detto ora la pop star? Sarebbe rimasto chiuso nel suo silenzio? Ormai non avrebbe potuto continuare a sfuggire ai tabloid. Poggiò la schiena allo schienale della poltroncina, si allentò la cravatta e se ne stette a fissare le luci di Milano nel cuore della notte, ma i suoi pensieri volavano oltre Oceano.
Seychelles (La Digue)
I giorni erano passati tranquilli, almeno in apparenza. Michael aveva cercato di non dare a vedere i suoi turbamenti, George era riuscito in qualche modo a tranquillizzarlo. Il richiamo di un astinenza, unita all'ansia crescente per tutelare la sua Ale, non era una cosa semplice da tenere sotto controllo. Finì per avere una reazione cutanea dovute alle scarse difese immunitarie della sue pelle a causa dello stress e del sole particolarmente caldo. Decise a malincuore che dovevano rientrare in America.
Ale era sullo yacht, sulla prua, in attesa di salpare. Gli occhi erano velati di lacrime, quel posto gli era entrato nel cuore e l'avrebbe ricordato con affetto per il resto della sua vita.
- Mi dispiace piccola...è colpa mia..avrei voluto restare qui più a lungo...ma il sole la sabbia...non fanno bene alla mia pelle!! - il viso di Michael era visibilmente dispiaciuto.
- Non è colpa tua amore...prima o poi dovevamo ripartire no? ma questo posto mi ha preso il cuore...qui è tutto così semplice...naturale... eravamo solo io e te! Avrei voluto restare in questo paradiso con te per sempre!
- Te lo prometto...torneremo!! - le sfiorò appena il viso con il dorso della mano.
Ale Cercò di memorizzare ogni dettaglio delle case coloniali che circondavano il porto, dei colori e gli odori di quell'isola. Cercò di portarsi via l'amore che quella terra lontana gli aveva trasmesso. Puntò l'obiettivo verso il molo ad immortalare la vita che tornava ad essere quella di sempre per quella gente. I pescatori che districavano le reti, i bambini accorsi a salutarli, l'acqua cristallina dell'Oceano, l'ultimo tramonto che quel cielo le regalava.
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E fu in quell'istante che un guizzo comparve sotto il suo obiettivo, bello, rapido ed elegante. Ebbe la prontezza di riflessi di scattare una foto. La razza si era rivelata di nuovo a lei e questa volta l'aveva presa.
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Sorrise dietro l'obiettivo, un ultimo regalo da quella meravigliosa terra.
Erano in volo da ore ormai ed Ale avvertiva un certo nervosismo in Michael, se ne stava in silenzio a fissare fuori dall'oblò da ore, mentre muoveva freneticamente le gambe. Lo vide strano, il suo volto era teso. Aveva provato a parlargli ma le sue risposte erano state evasive. L'arrivo di George ruppè l'aria tesa che si era creata.
- Mr. Jackson mi scusi...ormai manca poco all'atterraggio...forse è ora di...
- Si George...forse è giunto il momento di dirle tutto!
Ale si sentì trapassare da quelle parole. Cosa doveva sapere? Cercò gli occhi di Michael che invece la evitarono abilmente.
- Cosa succede? Cosa devo sapere?
Michael rimase in silenzio per un attimo, caricando d'ansia ancor di più Ale.
- Giorni fa...un rivista gossip italiana..ha pubblicato una nostra foto!
Ale sgranò gli occhi meravigliata.
- Come? quale rivista? dove...dove hanno scattato la foto?
- Ci hanno visti al casolare Ale!
-Ma...non è possibile!!! non c'era nessuno! Cosa hanno scritto?
- Beh! questa volta non si sono inventati nulla...hanno scritto che ho un moglie...hanno fatto il tuo nome!
- Il mio nome??? come ci sono arrivati? - Ale era sconcertata, non sapeva come prendere la cosa. Da un lato ne era felice, finalmente lei era la moglie di Michael Jackson agli occhi di tutti, dall'altra parte sentì salire la paura. Cosa sarebbe accaduto adesso? Sarebbe stata in grado di reggere alle insidie del gossip crescente, alla curiosità morbosa su di lei, alle fans che non l'avrebbero vista di buon occhio?
Ed in più Michael non era contento della situazione. Rimase in silenzio a fissare i suoi occhi. Di colpo il paradiso sembrava finito, si sentì una morsa alla gola che le impedì di parlare.
Poi fu Michael a rincuorarla.
- Non devi avere paura Ale...io sono qui...e continuerò a proteggerti!
Si avvicinò piano a lei, a stringerla in un abbraccio. Ale non disse nulla ma nella mente continuava a chiedersi: "Sarò in grado di essere la moglie di una pop star?"
Il mondo di Michael continuava a farle paura, ad esserle ostile. La speranza di una vita semplice e felice con lui, lasciava pian piano il passo alla delusione.
Los Angeles
Finalmente erano atterrati. Ale sentì l'adrenalina salire, cosa l'attendeva li fuori? si chiese.
George le aveva dato degli occhiali enormi, quelli che portano sempre le star, che quasi le coprivano l'intero viso ed un cappello, lo scopo era quello di rendersi il meno visibile e riconoscibile. In più doveva camminare lontana da Michael protetta da due uomini della security e da John che sarebbe arrivato all'aereoporto a prenderli. Era tesa, ripensò a quella sera in cui per una sua imprudenza Travis l'aveva baciata davanti ai paparazzi. Questa volta sarebbe stata attenta ed avrebbe seguito le istruzioni alla lettera. Il portellone dell'aereo di aprì, Michael le lasciò andare la mano, si voltò a guardarla prima di uscire.
- Andrà tutto bene piccola!
Ale annuì con il capo, ma in cuor suo si sentì come un agnellino braccata dai lupi.
Attese il via di George ed uscì dall'aereo. La situazione sembrava tranquilla, Michael camminava sicuro qualche passo avanti a lei. In fondo pensò che avessero esagerato nel metterla in guardia. Prese sicurezza, ma entrati in aeroporto fu il caos. Come avessero saputo che Michael era in arrivo non era chiaro a nessuno, furono attorniati da una folla di fans. Le urla la disorientavano, Ale si sentì smarrire in mezzo alla confusione, sentì le braccia delle bodyguard fare scudo contro di lei, mentre la strattonavano e cercavano di vedere il suo volto. Sentì la paura impadronirsi di lei, le mancò l'aria, vide davanti a se la giacca rossa di Michael, avrebbe voluto raggiungerlo, trovare riparo tra le sue braccia.
-Miiiichaaeeelll I love youuu!!! Michaeeelll!
Continuavano ad urlare, a cercare di toccarlo, ad Ale sembrò che quel breve percorso fino all'auto non finisse più. Volarono degli insulti verso di lei, che nonostante la confusione arrivarono nette alle sue orecchie, le fecero male al cuore, sperava che le fans di Michael l'accogliessero di buon grado, ma si rese subito conto che non era così. Avrebbe soltanto voluto sparire, tornare alle Seychelles con lui e restarci per sempre, nel loro paradiso perduto, lontani da quell'inferno.
- Miiiichaaaelll è tua moglieee??? dicci che non è verooo!!! Michaeeell non puoi esserti sposato!!!
Invocavano disperate una smentite, in lacrime, scene di pura isteria, Ale ne era spaventata, Vide Michael rispondere con i sorrisi a tutte quelle urla, mandava loro baci, li assecondava, sembrava tranquillo agli occhi di Ale, mentre dentro voleva soltanto sottrarsi a tutta quella confusione.
Poi fu la volta dei reporter ed i paparazzi. Michael era preoccupato per lei.
- George, Ale sta bene? Pensa a lei...falla salire in auto presto!
- Stia tranquillo...lei è qui dietro...è tutto ok!
I giornalisti lo seguivano cercando di carpirgli una dichiarazione.
- Michael Michael...è vero che ti sei sposato? è questa ragazza la tua nuova moglie? Dicci Michael...quando ti sei sposato? dove l'hai conosciuta??? Michael una dichiarazione per favore!
Lo spintonavano, cercavano di avvicinare i microfoni il più possibile a lui, Michael si sentì esasperato come non mai, ora l'ansia per lui era doppia, pensare a lei tra le mani fameliche del gossip gli faceva mancare il respiro. Si sentì di nuovo prigioniero delle sua vita, ma questa volta trascinava Ale in quella gabbia con lui.
Si staccò dalla security avvicinandosi minaccioso ai reporter.
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Volevano una dichiarazione? volevano sapere? E li avrebbe accontentati, purchè la smettessero con quella tortura.
- Smettetela di tormentarmi..state scrivendo solo falsità per vendere i vostri giornali! Non mi sono sposato....lei non è mia moglie! E' soltanto la mia assistente personale...ora lasciatemi in pace!
Ad Ale quelle parole fecero male più degli insulti, rimase attonita, quasi incapace di muoversi.
"E' soltanto la mia assistente personale!"
Quelle parole continuavano a ripetersi nella sua mente, come una goccia d'acqua che scava la roccia, quella frase le penetrò nell'anima.
"Sono soltanto questo per lui? un assistente...che soddisfa i suoi bisogni!"
Senza capire come ci fosse arrivata si ritrovò seduta nel Suv, accanto al finestrino, Michael entrò dopo di lei, il suo volto era cupo, quella situazione l'aveva provato. Ale non riuscì a dirgli nulla, voleva soltanto piangere, ma non lo fece.
- Tutto bene piccola? non ti sei spaventata vero?
Il suo tono di voce era premuroso come sempre, era di nuovo lui, la metamorfosi si era compiuta ancora una volta, smessi i panni della star era di nuovo semplicemente Michael. Per Ale fu doloroso.
- Ale...piccola?
- Si scusa...è tutto ok!! solo un pò frastornata! - mentì, un senso di delusione si impadronì di lei, non avrebbe voluto sentirgli dire quelle parole, era l'occasione per dimostrare quanto ci tenesse a lei. Si sentì tradita, delusa di nuovo dal suo lato da star.
Poteva vivere un amore felice solo chiuso nella quattro mura di Neverland? al di fuori di quell'isola che non c'è era questo quello che l'aspettava?
La delusione scalzò via prepotentemente la speranza dal suo cuore.
Non ci può essere profonda delusione dove non c’è un amore profondo
Martin Luther Jr. King
E lei sapeva di amarlo profondamente.
Arrivarono alla villa sulla Sunset Boulevard, Ale scese di fretta dal suv, voleva soltanto stare sola. La delusione si era trasformata in rabbia e amarezza.
- Ale...Ale aspetta..ma che hai?
Si voltò di colpo a guardarlo negli occhi, il suo volto era arrabbiato e Michael lo capì perfettamente.
- Non ho niente Mr. Jackson...è soltanto che è tardi..e la sua ASSISTENTE PERSONALE per oggi ha terminato il suo servizio! - si voltò per andare via, ma lui la trattenne con forza per un braccio. Rimasero a fissarsi sfidandosi.
- Ho soltanto cercato di proteggerti!
- Oh si certo!!! E dovrei anche ringraziarti vero? Tu mi hai ferito più di tutti oggi!
- Ale smettila...non tirare la corda su questo argomento...è un discorso che abbiamo già fatto!
- Lasciami stare! Il tuo mettere a tacere le cose non fa altro che alimentare il gossip!! ma forse è questo quello che vuoi...essere sempre in prima pagina! Comincio a credere che in fondo io servo a questo! vero? - si divincolò dalla sua presa ed uscì in giardino, l'oscurità della notte avrebbe nascosto agli occhi di lui la sua delusione, avrebbe nascosto le sue lacrime. Fu George ad impedire a Michael di seguirla.
- Mr. Jackson mi scusi...io...
- Non ora George..
- Ma questa è arrivata ora dall'Italia...deve vederla..Chiara l'ha mandata in email!
La sua espressione cambiò di colpo, fu duro vedere quella foto, fu sporco, squallido. Provò rabbia verso Ale che non capiva, provò rabbia verso i giornali.Mille domande cominciarono a fluire, la sua mente era ancora incapace di realizzare che quella foto fosse vera. Eppure quel viso era lei, quell'espressione la conosceva bene. Il dolore gli paralizzò il cuore. Si voltò stringendo quel foglio tra le mani e raggiunse Ale in giardino.
Lei vide il suo volto arrabbiato in penombra, parzialmente illuminato da un lampioncino, una folata di vento gli scostò i riccili dal viso.
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Era pronta a tenergli testa, era pronta a tirar fuori la sua delusione.
Lo sguardo di Michael non le piaceva, poteva vedere chiaramente i nervi tesi sul collo, non l'aveva mai visto così amareggiato, nei suoi occhi leggeva un misto di delusione e rabbia. Lui gli parò davanti quel foglio.
- Era da questo che cercavo di proteggerti...Ale! Ma tu non l'hai capito!
Ale rimase senza fiato, incredula, sentì il momento esatto in cui il suo cuore andò in frantumi, si sentì morire in quel momento.
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Di tutte le cose che farai la gente ricorderà solo le peggiori e se non le hai fatte... le creerà dal nulla!
Michael Jackson
...continua