in effetti..
nella mia lista dei buoni propositi c'era quello di farmi una cultura "Kingiana". Fin'ora ho letto "il miglio verde" e"IT", e francamente nessuno dei due mi ha appassionato più di tanto (cosa che invece, per quanto riguarda il miglio verde, è successa con il film...ma si sa, tutto quello che tocca Tom Hanks diventa oro!)
E' pur vero che, tra il lavoro originale e quello che arriva a noi, c'è di mezzo una traduzione. Bisognerebbe conoscere sufficientemente bene l'inglese e leggersi la versione originale per avere un quadro ancora più preciso.
Comunque, Il miglio Verde (mi rivolgo a CriticoFan) mi sembra scritto male per diversi motivi:
1- Sin dalle prime battute si intuirà come andrà a finire (anche perchè il protagonista della narrazione lo dice chiaramente, cosi' come dice chiaramente nel corso della lettura la fine che faranno i vari Brutal, Terwilliger, ecc). Questa sorta di meccanismo "inverso" puo' lasciare perplessi, sopratutto quando generalmente la cosa non avviene.
2- Il carattere di alcuni personaggi fatica a venire fuori. Ad esempio, tutti gli altri secondini non vengono inquadrati in modo netto e preciso dall'autore, ma rimangono un po' "fluttuanti, nell'ombra", anche se la cosa potrebbe essere voluta.
3- Premetto di aver letto il libro dopo aver visto il film. i Dialoghi nel libro (tipo quello iniziale tra Coffey e Edgecombe) mi sembrano "forzati", privi di quella naturalezza invece presentissima nella versione cinematografica.
4- le scene che dovrebbero essere "toccanti", sulla carta nsulla carta mi pare perdano di significato: sono raccontate un po' troppo frettolosamente, in modo confusionario...
C'è da dire, pero', che la tecnica del flashback è geniale, in quanto rende molto bene l'idea del "ricordo," su questo non c'è dubbio.