| | | Post: 1.726 | Registrato il: 15/11/2009 | Città: NAPOLI | Età: 58 | Sesso: Femminile | Dangerous Fan | | OFFLINE | |
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Aggiungo anche questo articolo che mostra le strategie comunicative utilizzando le donne:Donne che difendono Berlusconi
Fra le mosse comunicativamente più astute nella costruzione mediatica che Berlusconi ha messo in scena questa settimana per rispondere alle accuse della procura di Milano, c’è l’aver affidato la sua difesa quasi esclusivamente a donne.
Per fare qualche esempio: lunedì a «Porta a porta» c’era Mariastella Gelmini, martedì a «Ballarò» Anna Maria Bernini, ieri da Santoro Daniela Santanché, poi nell’approfondimento del Tg2 «Il punto di vista» c’era Nunzia De Girolamo, già più volte intervistata durante vari Tg.
Tutte molto convinte, aggressive e indignate. E tutte con le stesse argomentazioni: la persecuzione di Berlusconi da parte della magistratura, le menzogne reiterate dei media, la violazione della privacy con le intercettazioni (il «potrebbe capitare anche a voi» che lo stesso Berlusconi ha ribadito nel videomessaggio di mercoledì), la presunzione di innocenza da rispettare fino a che non ci sarà una sentenza in tribunale.
Sono le stesse argomentazioni addotte dagli uomini, ma metterle in bocca a figure femminili permette di arricchirle con testimonianze personali sul Berlusconi «premuroso, gentile e corretto con le donne» che non avrebbero la stessa forza e lo stesso significato se dette da uomini, e con commenti sul non sentirsi affatto offese, come donne, dai comportamenti del premier.
La mossa serve cioè ad anticipare e controbilanciare proteste di stampo femminista e post-femminista, come quella che mercoledì hanno messo in atto alcune donne del Pd, fra cui Paola Concia, Giovanna Melandri e Rosy Bindi, che hanno manifestato sotto palazzo Chigi con slogan come «La nostra dignità non è in vendita», «Vecchio porco», «Mia figlia non te la prendi…», «Sono italiana e mi vergogno di essere rappresentata da un “vecchio porco” – per la dignità delle donne dimissioni».
L’idea è insomma mettere donne contro donne: per alcune che si dicono offese, altre negano di esserlo. E siamo punto e daccapo.
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