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A Spezia i leoni marini addestrati come “marines”

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2009 00:19
26/10/2009 00:19
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A Spezia i leoni marini addestrati come “marines”
23 ottobre 2009

”Good boy!”, bravo ragazzo. Batti il cinque! Anzi, la pinna. E il leone marino, gratificato, batte veramente la sua poderosa “zampata” in segno d’affetto, sul palmo dell’istruttore. Lo spettacolo è andato in scena oggi al Nurc, il centro ricerche oceanografiche della Nato, alla Spezia.

Approfittando della visita del team di mammiferi marini della Marina Militare statunitense (US Navy Marine Mammal Fleet System – MK5) che sta partecipando all’esperimento CARTHASIS 2 all’Isola d’Elba, gli scienziati del Nurc hanno fatto vedere come i leoni marini siano stati addestrati alla ricerca di subacquei ed oggetti sospetti sott’acqua, allo stesso modo in cui i cani possono essere addestrati a cercare esplosivi negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie.

I leoni marini mangiano pesce selezionato freschissimo, qualcosa come cinque chili al giorno. La loro giornata tipo comincia con una buona razione, e il check up sanitario: poi al lavoro. Si allenano, vanno in acqua, giocano. Il loro compito è scendere velocissimi in mare, e individuare oggetti strani. Se li vedono, danno il segnale. Prendono un cavo con un gancio, vanno giù, sistemano il gancio in modo da acchiappare l’oggetto, e risalgono.

A quel punto, il personale sul gommone recupera l’oggetto. Si tratta di una pratica che serve nelle operazioni di sicurezza portuale. Rischi? Secondo gli addestratori, nessuno. E infatti questi giganti hanno delle età ragguardevoli, e sono in ottima forma: ce ne sono sui 25 anni d’età. E ancora non vanno in pensione. Finché dimostrano entusiasmo, restano con il gruppo.

I leoni marini non vanno in missioni offensive, né operano nel recupero di mine o sostanze tossiche. Semplicemente, il loro ruolo è quello di segnalare intrusi, siano subacquei o oggetti. Poi, ci pensano gli uomini, ad intervenire. I leoni marini sono utilizzati per la sicurezza, ma naturalmente non sono il sistema centrale: il Nurc si avvale di sofisticate unità robotiche, e ha studiato sistemi di particolare precisione, come il nuovissimo Open Sea, che consente di interagire con la macchina e controllare a vista l’area di mare interessata. Il centro Nato per la ricerca subacquea è l’unica organizzazione del genere nell’Alleanza Atlantica.



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vanni
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