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Tutto Correggio, l'arte del sublime
Alla Galleria Borghese le opere del maestro del Rinascimento
di Francesca Giuliani
Correggio, L'adorazione dei MagiSoprattutto erotico. Morbido, soavemente apollineo. Correggio è il maestro cinquecentesco che del comune parmense porta per brevità il nome, essendo il suo vero Antonio Allegri, ivi nato nel 1489. Pittore sublime, al centro di un tempo fatto di mirabilia artistiche, di Rinascimento pieno, di corti Estensi e Gonzaga, di papi, committenze fastose e massime armonie. Un artista dal fascino irresistibile, un primo fra i primi, che ha infiammato i giudizi di esteti di ogni epoca. D´Annunzio, per dire, che nelle mollezze di quei dipinti ravvedeva i suoi piaceri; Stendhal, che lo definisce «colui che ha saputo rendere determinanti sentimenti che nessuna poesia può esprimere»; Arbasino «quelle pinacoteche illustri sembrano riscaldate oltreché illuminate dalla parete del Correggio come da un caminetto lampante».
Correggio è per la prima volta protagonista di una mostra alla Galleria Borghese che, come si sa, ospita il suo dipinto forse più famoso, la Danae. Per l´occasione, dal 22 maggio al 14 settembre, sono raccolte oltre venti tele per un appuntamento che si inquadra nella serie messa a punto dal soprintendente Claudio Strinati per la cura di Anna Coliva, direttrice della Galleria. Anche stavolta, c´è un tema intorno al quale avviare, oltre ad un evento di divulgazione culturale, un ragionamento critico: "Correggio e l´antico", è il titolo della mostra, ciò che implica rivalutare quelle parole del Vasari secondo le quali il Correggio non fu mai a Roma.
Con tutto quel che ne può discendere dal punto di vista della formazione di un artista, in particolare in quella stagione. Anna Coliva arriva a smontare questa certezza componendo un vero puzzle critico: troppe le evidenze raffaellesche, troppi dettagli classicheggianti, eccessiva la "romanità" della sua opera con il tocco diabolico dell´orgoglio della sua "provincia" che rivendica l´artista cancellandone, forse, certe memorie di viaggio. Infine, una presenza dell´artista nella città eterna è ipotizzata fra il 1518 e il 1519: le sue maggiori opere ne saranno influenzate.
Ricostruito in mostra, il percorso artistico del Correggio, definito "il pittore che dipingeva l´aria", venne comunque stimato supremo già dai suoi contemporanei, non inferiore a Raffaello né a Michelangelo (il cui lavoro egli ebbe modo di conoscere de visu). Ancora Vasari: «Nessuno meglio di lui toccò i colori, né con maggior vaghezza o con più rilievo alcun artefice dipinse meglio di lui, tanta era la morbidezza delle carni ch´egli faceva, e la grazia con che e´ finiva i suoi lavori». Federico Zeri vide in Correggio il «precursore della grande immagine del Barocco».
Nella Galleria Borghese faticosamente trasformata in magnifico contenitore di mostre, accanto alla Danae (guardarla a lungo può dare sindrome di Stendhal) si vedono Giove ed Io e Ganimede e l´Aquila, provenienti dalla Kunsthistoriches di Vienna, Educazione di Amore della National Gallery di Londra, Venere e Cupido con Satiro del Louvre. Opere di soggetto mitologico sono accostate a quelle su temi religiosi, come il Noli me tangere dal Prado, la Madonna del latte da Budapest, Quattro Santi dal Metropolitan, l´Adorazione dei Magi dalla Pinacoteca di Brera, Matrimonio mistico di Santa Caterina da Capodimonte. Da non perdere i disegni, stupefacente laboratorio d´artista.
Galleria Borghese, 22 maggio-14 settembre. Prenotazioni 06.32810; www.ticketeria.it
(20 maggio 2008)
vanni |