di Florian Henckel von Donnersmarck
Il cinema tedesco (La rosa bianca, Goodbye Lenin, 4 minuti...) a differenza di quello italiano, vive oggigiorno una nuova giovinezza, poesia e crudele realtà si fondono insieme per dare vita alla più coraggiosa delle azioni: la consapevolezza della propria storia, tra crudeltà e dolore.
Le persone non cambiano così facilmente, succede solo nelle commedie
Le vite degli altri è un film che fa appunto i conti con uno dei tempi più oscuri e dimenticati della storia recente: le persecuzioni ai tempi della DDR.
La pellicola ambientata nel 1984 ( come non notare un riferimento al libro di George Orwell e al suo "grande fratello" ), racconta, attraverso una trama coinvolgente, il terrore, il dolore e la quotidiana angoscia dei tedeschi al di la del muro.
Il film si concentra sul cambiamento di una delle incrollabili spie della Stasi: Gerd Wiesler, che per dovere si trova a spiare le vite del drammaturgo Georg Dreyman e della sua amata attrice Christa-Maria Sieland, ma...
Il lento mutamento di chi da disumano si trasforma nella più umana tra le persone è il filo conduttore delle verie storie intrecciate degli artisti in lotta contro un logorio invalicabile e la perdita di ogni coscienza, perchè nella Germania dell'Est non si può possedere neppure la propria vita.
L'arte contro un regime, due germanie per un solo cuore.
Fotografia monocromatica e fredda per un regia quasi impeccabile, una sceneggiatura perfetta ed un fantastico Ulrich Muhe nella parte di Wiesler.
Voto 9/10
Consigliato.
- you're squawking like a pink monkey bird -