Nel buio l'anima è una lama. Cospira contro la carne. E sceglie vene. Vi strofina il suo gelo. E le lascia prostrate. In attesa del veleno che sappia redimerle. Sono una insalata perversa di carne e luce. E fiori silenziosi. Colati a picco dentro il corpo. Come rimmel sbavato nelle pupille. Nella prigione delle infinite possibilità. In attesa dell'amo che sappia estrarle dalle certezze. Potrei fingere di non avere un viso. Dove i miei occhi lasciano scivolare ogni emozione. Come dentro un labirinto. Di non avere labbra capaci di incastrare parole e sorrisi. Di non essere voce che si asciuga sul palmo. Voce da soffiare come polline. E come desideri da affidare all'aria. Affinchè sappia custodirli. Sono l'incastro immondo tra le tessere smarrite.
E quello che lascio vedere.
Un gioco.
E invoco redenzione liquida.
Dentro cui nuotare.
E poi arrendermi.
E annegare.