"Listen Out Loud: A Life in Music--Managing McCartney, Madonna, and Michael Jackson" di Ron Weisner - in uscita il 3/6/2014
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Lo afferma Ron Weisner nel suo libro ‘Listen Out Loud’, in uscita il 3 giugno. Con il consenso della sorella di Michael, Toya, aveva intenzione di assoldare dei rapitori per strapparlo dalle grinfie dei principi del Bahrain e portarlo in un centro riabilitativo sperduto
New York, 26 maggio 2014 - Rapire Michael Jackson per salvarlo dalle droghe. Lo afferma Ron Weisner, manager del Re del pop, che nel suo libro ‘Listen Out Loud’, in uscita il 3 giugno, svela che aveva più volte disperatamente tentato di rapire Jackson mentre era in Bahrain, nel tentativo di strapparlo alla dipendenza, rimpinzato di droghe e denaro contante da due principi locali.
La star era fuggita nel Golfo Persico nel 2006, quando la sua dipendenza dagli antidolorifici era diventata incontenibile. Un ‘male’ che aveva sviluppato dopo l’incidente in cui gli prese fuoco la testa durante le riprese per lo spot della Pepsi.
Weisner scrive di aver detto alla sorella La Toya che aveva intenzione di assoldare dei rapitori per strappare Michael dalle grinfie dei principi e portarlo in un centro riabilitativo sperduto. Dopo averne discusso decine di volte, inizialmente La Toya diede il suo ok, ma poi si tirò indietro.
qn.quotidiano.net/gossip/2014/05/26/1070752-michael-jackson-rapire-drog...
Da Billboard:
In "Listen Out Loud: A Life in Music—Managing McCartney, Madonna and Michael Jackson", il manager veterano Ron Weisner, 69 anni, condivide un po' di gossip sulla sua gestione alcuni dei migliori talenti nella musica della sua generazione. Il suo obiettivo: "Una storia onesta del mio coinvolgimento con questi straordinari artisti e l'intera cronaca: il buono, il brutto e, a volte, il molto brutto," dice. Un campione di alcuni dei suoi ricordi più salaci nel libro, in uscita il 3 giugno da Lyons Press/Globe Pequot Press:
La felicità di Michael Jackson:
"Penso che Michael Jackson fosse una persona normale? Assolutamente no. Penso che fosse un pedofilo? No. Penso che avesse problemi? Nessun dubbio in merito. Penso che fosse una persona infelice? Con tutto il rispetto, sì. Se penso che sarebbe stato più felice se qualcuno gli avesse prestato attenzione fin dal primo minuto in cui ha lasciato i Jackson Five fino alla sua morte? Con enfasi, sì."
Incontri con Joe Jackson e i fratelli:
"Di solito ero in grado di dire come sarebbero andati gli incontri nel momento in cui varcavo la porta. Se i fratelli indossavano occhiali da sole, o se Joe [Jackson, patriarca della famiglia] grugniva invece di parlare, non sarebbe stato un pomeriggio piacevole... In quelle chiacchierate di solito volavano imprecazioni, veniva puntato il dito e venivano fatte accuse, specialmente da Joe: "Chi gestisce questa famiglia? Che ne sai di come prenderti cura dei miei figli? Fanno ciò che dico loro di fare! Non puoi dire loro cosa fare e farla franca, perché posso farti scomparire in un minuto! Voi ebrei pensate solo a voi, volete solo avere la vostra parte!"
"Scontri imponenti tra me e Joe erano un evento settimanale. Il meglio che potevo sperare era che ci urlassimo a vicenda al telefono, piuttosto che in studio. Quando Michael era concentrato a fare la magia volevo che restasse lì, e Joe era un esperto nell'innervosire i suoi figli. Ma i fratelli non si lamentavano mai delle sue macchinazioni e intrusioni, Michael incluso. Perché? Perché il loro padre li pietrificava. Li aveva maltrattati per tutta la loro vita, e, a quel punto, erano ancora spaventati. Anche se erano uomini adulti ci sono stati momenti in cui ho dubitato che i fratelli potessero mai spezzare il controllo di Joe".
Sul mancato intervento su Michael Jackson:
"Michael sotto l'effetto dei farmaci era l'ombra di se stesso pulito, e anche dopo il modo in cui mi ha scaricato avevo ancora a cuore il ragazzo. Così ho chiamato LaToya e le ho detto: 'Facciamolo, sistemiamolo. Metto insieme una squadra, organizzerò per un aereo, troverò la struttura giusta. Metto tutto a posto e pago io'... Il 15 maggio, due giorni prima del rapimento - e sì, questo è esattamente quello che era, un rapimento - ho ricevuto una telefonata da LaToya, che era, per usare un eufemismo, fuori di testa. 'Devi fermarlo, devi fermarlo, devi fermarlo!' Così ho fermato tutto: l'aereo, il centro di riabilitazione, il team, tutto si fermò. Non so se con il sequestro - o il rapimento, o come volete chiamarlo - avrei allungato la vita di Michael... ma per lo meno gli avrei dato una chance."
La battaglia editoriale di Michael e Paul McCartney:
"Michael ha passato un sacco di tempo a interrogare Paul su come ha costruito il suo catalogo editoriale. Paul, una persona accomodante, ha risposto ad ogni domanda con pazienza e dovizia di particolari, non sapendo che tre anni più tardi Michael avrebbe acquistato il catalogo dei Beatles proprio sotto il suo naso. Paul si è sentito tradito dal modo in cui il team di Michael ha gestito la transazione e i due non si sono parlati fino al 1989, quando li ho avuti insieme mentre facevo da manager a McCartney. Hanno fatto pace, ma non è stata una cosa facile.
Combattere per far collaborare Quincy Jones con Michael Jackson:
"Michael e io volevamo assumere Quincy Jones per produrre il suo primo disco da solista, ma i grandi capi alla Epic Records rifiutarono. Alla Epic pensavano che Quincy era troppo vecchio per Michael, che, nelle loro menti, era un ragazzo del "bubblegum pop" che aveva bisogno di un produttore bubblegum. Michael era irremovibile... avevamo bisogno di qualcuno che avesse esperienza, una visione globale e un buon rapporto con Michael. Non sorprende che Joe Jackson non volesse avere niente a che fare con Quincy: riconosceva che Quincy era diventato un padre surrogato per Michael. Joe ha fatto tutto quello che era riuscito a pensare per tenere Q lontano dal progetto."
"In termini di come il lavoro è stato diviso, Michael e Quincy non avevano una strategia.... E' stata una collaborazione priva di ego, hanno seguito chiunque tirasse fuori la direzione migliore. Hanno fatto tutto ciò che era necessario per azzeccarlo e si sono presi il tempo necessario, non posso dirvi quante volte ho sentito qualcuno dire "Fallo di nuovo". Questo album era la loro vita, sono entrati nel progetto e sono diventati una cosa sola".
Michael Jackson e lo schiarimento della pelle per le foto pubblicitare:
"Non importa come uscivano le immagini, il suo primo commento era sempre sul tono "Possiamo alleggerire il tono della pelle?". Al fine di mantenere la pace, l'art director ottimizzava le immagini per farlo sembrare meno nero. Il primo passaggio non era chiaro abbastanza per lui. Néil secondo passaggio, né il terzo. Guardando la quarta versione della foto dicevo "Michael, non sei bianco, non possiamo schiarirla di più, accettalo". E lo faceva. Fino alla volta successiva".
www.billboard.com/articles/news/6099351/ron-weisner-listen-out-loud-madonna-michael-jackson-phil...
[Modificato da 4everMJJ 28/05/2014 23:17]
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