La mia classifica dei migliori artisti anni 90'.

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2012 19:12
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
11/03/2012 14:36
 
Quota
Ahahahah....Mark...tu sei fantastico.....e io so’ ragazzaccia, ma sono felice e gioiosa...e tanto anche...non fa proprio parte di me scrivere post acidi, non lo sono proprio io di natura, punto......(e poi, detto fra noi, ma che me frega se keep cambia idea oh???....ahahah...era solo una cosa carina vedere i ns vari cambiamenti/modifiche/rettifiche...quel che te pare, che, ricordo, sto facendo pure io)

Allora:

Leggo il titolo, lo trascrivo, clicco e mentre ascolto, leggo...e scrivo il commento....ahahah...poi faccio pure il bis della musica..e anche della lettura...ma a volte so' curiosa ed inizio a leggere il numero successivo mentre finisce il brano precedente....si è capito qualcosa?? [SM=g27825] [SM=g27828]

Mo’ scappo...per i sottotitoli a domani mattina.....ahahah

ciao [SM=g27823]
[Modificato da badgirl. 11/03/2012 14:55]
11/03/2012 17:58
 
Quota
Post: 821
Registrato il: 01/10/2009
Sesso: Femminile
Utente Certificato
HIStory Fan
OFFLINE
57. Mogwai
in effetti la prima volta che li ascoltai, da assoluta profana, li ho trovati un po’ scontati
56. Autechre
55. Harold Budd

50 Lightwave , ho ascoltato anche apogee, bellissimissima, grazie!
tutta musica per le mie orecchie !!

E poi: 51. Rodan
Non è che ti offendi se ti dico che pur non conoscendoli li ho apprezzati al primo ascolto??

E poi mi sono chiesta: come possono piacermi tanto generi così diversi??? Ahahahah!!
Ti rubo un po’ di risate scritte badgirl, posso vero????

Veniamo alle tue simpatiche curiosità: dunque prima di solito ti leggo, attentamente [SM=g27828] , poi vado ad ascoltarmi tutto ciò che non conosco.
Almeno un paio di ascolti, se proprio mi piace arrivo a 3, se mi interessa parecchio poi proseguo, per approfondire.
Ma il tutto con calma che io so lenta...che poi, magari mi ritrovo in rete a cercare notizie.
È una specie di viaggio sta playlist [SM=g27823]
[Modificato da migi.mj 11/03/2012 17:58]


Aveva pensato che se gli esseri umani non si esercitavano in continuazione ad aprire e chiudere la bocca,
correvano il rischio di cominciare a far lavorare il cervello.
D.Adams

Il sarcasmo con certe persone è utile quanto lanciare meringhe ad un castello.
Terry Pratchett

12/03/2012 07:22
 
Quota
Cara migi puoi rubarmi tutto quel che vuoi, anzi, ti rubo qualcosa anche io [SM=g27824]

1 – leggo pure io mooooolto attentamente [SM=g27828] [SM=g27828] tutto quanto (quando mi ascolto anche altri album, come prof ho l’Innominabile...e poi le canzoni che mi piacciono, me le scarico proprio...ahahha)

2 – pure io mi stupisco del fatto che mi piacciono cose molto diverse, ma soprattutto, ebbene sì quelle così lente [SM=x47979] so che dovrei esserne contenta, ed infatti lo sono eccome, ma ammetto di essere parecchio sorpresa....evidentemente nessuno mi aveva mai fatto ascoltare tali meraviglie (tu sei riuscito dove altri hanno miseramenta fallito [SM=x47979])

3 – è un viaggio veramente stupendo ..tanto tanto [SM=g27811]
[Modificato da badgirl. 12/03/2012 07:50]
12/03/2012 11:04
 
Quota
Post: 2.794
Registrato il: 12/04/2007
Sesso: Maschile
Dangerous Fan
OFFLINE
50. Ligthwawe: Si tratta di “musica” allo stadio comunicativo finale e metterla in una lista di pop music è forse azzardato potendosene stare anche in una lista di musica contemporanea


Ecco si ne convengo

Mentre mi fanno un bel massaggio direi proprio di si....sarebbe una splendida colonna sonora di un film di fantascienza, è bella assai...ma come dicevi tu è altro...

51. Rodan
: A me piacciono molto fin dal primo ascolto, splendida la farfalla, mi piace in modo particolare la batteria che sembrerebbe quasi poliritmica, ottimi

Per quanto riguarda il metodo, io scelgo a cane i pezzi da sentire faccio finta di leggere quello che hai scritto e poi do giudizi a come capita.... [SM=g27828]


52. Lambchop: Molto piacevoli e discretamente interessanti o poco piu...mi pare però si allontanino parecchio dalla tradizione Folk...ma non sono affatto un esperto in materia, rimanendo le mie conoscenze nel piu classico Bluegrass


56. Autechre: Onirica

61. Pixies: Non mi piacciono come orami è chiaro che non mi piace quel tipo di melodia

62. Rake: Fossi passato di qua 15 anni fa me ne sarei innamorato certamente...affascinanti




[Modificato da Keep the faith 12/03/2012 11:37]

Ah Avvocà io un termine per note ve lo concedo...però non scrivete troppo perchè io non ce la faccio a leggere
13/03/2012 16:05
 
Quota
- continua - [49- 31]

49. Dogbowl - "Cyclops Nuclear Submarine" [1991]
Il surreale. C’è tempo nei miei gusti di inserire la farsa, il gusto del grottesco, il surreale, appunto. Non so, prendo la musica come sfogo per qualcosa, la musica per me è la febbre di un malessere interiore. Mi pare giusto in ogni mia lista inserire tutte le cose che realmente mi piacciono ed ascolto, altrimenti sarebbe solo posa. Ora, avete presente quei pezzi di zappa al limite del caotico e farsesco? Oppure, avete presente quelle strane canzoni truci, che sembrano tamarrate pazzesche e poi vendono tantissimo, tipo il “supercafone”, cose così? Quei motivi satirici rimangono in testa anche più a lungo di tante cose “serie” e che ci sembrano più dignitose. Non è un caso. Credo dipenda da una necessaria rappresentazione di sentimenti difficilmente espressi altrimenti: l’emersione del comico fa risparmiare energia psichica e ci fa sentire più forti. Nella storia della musica si sono ripetuti esperimenti di musica da clown, o farsesca: la Bonzo Band, Zappa; in Italia abbiamo avuto Elio e le storie tese, nonché episodi innumerevoli e più squallidi. La tradizione è lunghissima, parte da lontano, penso ad Antoine, forse dal quartetto cetra e perfino prima d’allora. Questo discorso c’entra con i Dogbowl, ovviamente. La grandezza del critico innominabile (che ha regalato loro un voto talmente alto ai D. che arriva al cielo) sta nel fatto di avere scoperto letteralmente alcuni gruppi che prima sarebbero rimasti ignoti. E’ forse questa la sua unica grandezza. I Dogbowl sono uno dei gruppi da lui scoperti. Comunque sia, i Dogbowl fanno del ‘buffo”, dell’‘ironico’, del ‘divertissement’ la loro regola del gioco. E la fanno meglio di chiunque altro sul pianeta. C’è un album che costituisce il manifesto di ogni Elio e le storie tese del pianeta (immagino che un gruppo del genere esista in ogni paese del mondo) ed è “Cyclops Nuclear Submarine Captain” [1991]. Gli inglesi chiamano la forma “novelty”. Non che l’abbiano inventata i Dogbowl: a loro si fa riferimento per il genere. Che poi, si scrive Dogbowl ma si legge Christopher Tunney, in arte “Dogbowl”: un tipo davvero simpatico e pure estremamente colto, un clarinettista ovviamente. Come è il suono di Dogbowl? Eclettico, ironico, sarcastico. Allora, venendo al punto: ho scelto la title—track del disco perché tutto sommato è una novelty contenuta ed ha un aspetto tutto sommato serioso. Ma questo solo in apparenza. Come si vedrà infatti è un pezzo fatto… per non vendere. Sembrerà strano, ma è così. Alla fine però si tratta di un suono che scava, scava, scava ancora e rimane come pochi. Forse alla fine c’è un ritorno commerciale anche per pezzi del genere. Diciamo subito: è pop raffinato e potrebbe essere materiale dei migliori Talking Heads. Certo, se sentite il pezzo vi rendete presto conto che fermarsi per sentire un’esplosione ogni tot secondi non è proprio il massimo per un passaggio radio, oppure per un video. Naturalmente, vista la neutralità del mezzo musicale per un messaggio di tipo comico, è sul testo che i Dogbowl puntano: le liriche sono satiriche, stralunate, vere e proprie farse. Passando a vedere qualcosa del genere specifico, ecco un pezzo free form "Toilet", pura novelty. In altre circostanze formano veri e propri pezzi di pop perfetto, dimostrando il loro background elevato ma… ovviamente non ci sono sul tubo, tipo Windmills Falling (da Project Success, 1993) e vabbe’ non so che farci…. Per una volta faccio l’opposto e prima parto da quello che c’è sul tubo, ok c’è questo, "On the Monkeybears" [1989!!!] che dimostra che quando mr Dogbowl vuole non è secondo a nessuno per trovare una melodia.

### ### ### @@@ ### ### ###

48. Polvo - "Fast Canoe" [1996]
I Polvo sono un viaggio dentro la fantasia, l’arte e l’immaginazione del rock. Sono hipsters (americani, North Carolina) alla sacra ricerca della forma espressiva ideale per rappresentare emozioni semplici. Questo però non li esime dal risultare abbastanza contorti, talvolta. Sono un gruppo americano in attività nei 90’s e... francamente io ci lascio il cuore nei loro pezzi. Con un ennesimo colpo di acume, l’innominabile li paragona ai Television e capisco perfettamente cosa intenda dire (ancorché non si assomiglino). Il nucleo di ogni pezzo è infatti un tema per chitarra attorno al quale ruota l’impianto complessivo e spesso si abbandonano a lunghe jam. Mentre scrivo queste righe non so ancora cosa indicare in epigrafe, sono indeciso fra "In This Life", un pezzo le cui semplici distorsioni nascondono una tenera ballata pop, oppure "Lazy Comet" che passa vicino alla new wave nel chorus e poi si abbandona ad una jam che pare esserci Tom Verlaine alle chitarre (ed ora mi metto in ginocchio a scrivere per avere evocato la divinità). Si tratta di un gruppo che passa attraverso diversi generi ed è interessante vedere come affronta cose differenti. Alla fine non risultano facilmente catalogabili. Tendono forse ad un acid rock, alle volte arrivano vicini al noise dei Sonic Youth, ma è solo un’indicazione di massima. La cosa realmente unica di questo gruppo è che non sai mai cosa sta per succedere nel pezzo (si veda, ad es., "Crumbling Down" quasi un garage rock, con echi degli Husker Du, un pezzo da/per studenti di college, una sorta di archetipo del suono dei 90’s, mediamente intellettuale e sperimentale, disadorno ma stomp abrasivo). Ok, per l’epigrafe ho scelto un pezzo terzo, “Fast Canoe” da “Exploded Drawing [1996]. Si tratta di una melodia a la Pavement, sennonché non vi è leggerezza, ma aleggia malinconia e tristezza, quasi un alone metafisico. Come al solito è una melodia brillante e geniale, lontana anni luce dai tormentoni pesanti da classifica. Una breve frase per chitarre apre il pezzo e si protrae in un clima di disadorno lo-fi, perfino un po’ sgangherato, fino al min. 1:43 dove compare la voce. Il canto di ASh Bowie è tipicamente 90’s, alternando quiete e (piccole) esplosioni emozionali. Quando fanno “I am waiting for a postcard you won’t write, just hoping there’s a chance that you might. I’m clinging to a memory that we might share, just trying to send a thought through the air” i Polvo diventano delicati e contorti allo stesso tempo, ma incredibilmente poetici, esasperando una frase che non è nè ritornello, nè verso, bensì il tema di tutto il pezzo.

### ### ### @@@ ### ### ###

47. Primus - "Southbound Pachyderm [1995]"
Parlare dei Primus non è facile. Se giochi a calcio e ti chiedono di parlare di Maradona, Messi, Van Basten, Platini, Zidane, Baresi, ecco, magari c’è uno di questi che non ti piace per niente. Magari giocava in una squadra che non ti piace, o peggio, qualcuno di loro ha giocato nel milan e te lo immagini mentre parla con galliani. Ecco, di quel giocatore lì non puoi parlare bene. Però giochi a calcio, sai cosa vuol dire stop al volo, girarsi e tirare una fucilata sotto l’incrocio a 25 metri dalla porta, il tutto in mezzo secondo. I Primus sono uno di quelli lì, di quelli che fanno musica al massimo livello possibile, con una manualità al limite dell’umano, però non vorresti parlarne sempre bene. Se tecnicamente sono al vertice ed è impossibile stare loro dietro quando prendono in mano gli strumenti, ebbene, qualche volta prendono però una strana strada che non ti convince del tutto, inseguendo una sorta di kitsch che ti fa storcere la bocca. Parlo per me, in effetti. Perché credo che qua dentro il funk piaccia. I Primus fanno metal-funk. Anzi, sono il metal funk. Il metal funk è genere che si riconduce ad uno stile eclettico e Les Claypool è il bassista eclettico per eccellenza (magari qualcuno preferisce Jack Bruce al basso ma è come chiedersi chi è meglio tra dio e manitù e ciò dipende tutto dalla vostra religione). Lalonde è un chitarrista che viene da marte, e deve avere incontrato il batterista sulla luna, insomma sono tre californiani “che quando suonano in concerto” la gente dovrebbe assistere sugli inginocchiatoi portati dalla parrocchia più vicina. Comunque sia, non ho scelto un pezzo tecnico in particolare, ma uno come quello in epigrafe (da “Tales From The Punchbowl”, 1995) dove la tecnica è tenuta al servizio del suono, nello specifico una sorta di progressive post rock. Si tratta di un pezzo breve che, a differenza dell’archetipo Primus, mantiene l’ascolto in una sorta di tensione auditiva a causa di un basso che pulsa a frequenze ridottissime in modo insistente, sorta di battito cardiaco accelerato che mette ansia e regala una certa atmosfera tetra. Il pezzo aumenta progressivamente di intensità e la voce, tagliente e sarcastica (ma meno del solito standard Primus), non riesce a sciogliere questo alone di mistero che circonda il pezzo. Altre volte i Primus espongono tutta la loro tecnica. Sono in tre ma paiono i dieci: si senta ad esempio "Professor Nutsbutter's House of Treats" Si tratta di un pezzo tipico dei Primus: inizia come una fanfara e poi parte lo slap di Les Claypool e poi…succede di tutto. Qui Les Claypool è il miglior bassista di tutti i tempi: facile a scriversi, un po’ meno a farsi. A 1:50 compare la voce (sempre Claypool): sguaiata e funky, poi compaiono brevi frasi di basso strappate. Dal min 3:20 ci sono circa trenta secondi di scale per chitarra e basso che pare di scendere all’inferno; da 4:15 in vetrina arriva un piccolo saggio di slap bass muscolare; dal min 4:45 in poi voce, chitarra e basso partono per una jam stellare; inutile dire che il batterista deve fare gli straordinari per stare dietro a quei due con mitragliatrici al posto delle chitarre. Una “summa” dei Primus potrebbe essere "Tommy The Cat", fusione di tecnica e melodia al servizio di un pezzo sostanzialmente hard funky, al limite dell’autoironia, oppure "Frizzle Fry", un tempo più lento ma con una ritmica magniloquente che accompagna il deliquio di Les Claypool (ma da 4:40 in poi si apre la jam finale che per velocità e brividi è pari solo ad una discesa dall’ottovolante). Il punto dolente dei Primus è che spesso scadono nella novelty come in "Pudding Time", un pezzo dal suono heavy metal - funky, ma per liriche ed interpretazione al limite del burlesque o del Zappa più freak. Credo sia un appunto che si può muovere a tutto il funky; ed i Primus hanno tecnica, visione onirica, ingegno, ma non hanno il tocco leggero e ironico dei Dogbowl (v. 49).

### ### ### @@@ ### ### ###

46. The Walkabouts - "Break It Down Gently" [1993]
Con i Walkabouts si torna a pieno titolo nel rock: folk-rock, oppure un roots-rock, se preferite. Ma si tratta di un’indicazione davvero di massima, immediatamente contraddetta se si scende nel dettaglio dei pezzi che compongono i singoli album dei Walkabouts. Arrivati infatti a questo punto della lista, a giudizio mio e di uno sparuto numero di persone (nemmeno troppo piccolo), tutti questi gruppi che qui si incontrano hanno fatto la storia della musica degli anni ’90: si tratta di artisti eccellenti che spaziano in territori musicali eterogenei; cosicché le critiche che muovo loro sono “dettagli nella fisionomia di un gigante” (per dirla come mi ricordo Middleton descrive la sua critica musicologica ad Adorno, dalla quale emerge tutto il rispetto che il primo ha nei confronti del secondo). I Walkabouts avevano iniziato a Seattle negli 80’s con un country-western non molto in linea con la vocazione grunge cittadina, si sentano gi echi in un album eccezionale, “New West Motel” [1993], best buy in assoluto per chi vuole avvicinarsi al genere, ed in particolare in "Sundowner". Una peculiarità dei Walkabouts è che al canto si alternano una voce femminile (Carla Torgeson) ed una maschile (Chris Eckman), con timbri, mood ed accenti diversi, tanto da alternare sonorità radicalmente differenti. In certi pezzi, come "Firetrap" [1994] le voci si lanciano insieme giù per la corrente di un folk-rock che potrebbe essere quello di un Bruce Springsteen finalmente metafisico. Se alle volte esagerano nella passione (e nella melodia) seguendo l’organo in pezzi come "Nightdrive" parendo una sorta di Neko Case elettrificata (la più grande interprete al mondo di pezzi melodici, ma totalmente underrated), è quando esplorano gli abissi della psiche, come nel pezzo in epigrafe, che arrivano allo stadio spirituale del Dalai Lama (ma lui ha impiegato una vita, a loro è bastato il primo arpeggio). “Break it Down Gently” è una sorta di ballata atmosferica, alla Thin White Rope (v. 165), che corre su “spiagge troppo grandi da nominare”, sotto una “pioggia scura”, ed in mezzo ad un vento “che non porta mai via le nuvole”. Ai Midnight Oil non bastava riprendere un deserto per essere così evocativi, ai Walkabouts viene tutto facile e si sopporta anche un shojo anime scelto da un fan come video per questo pezzo.

### ### ### @@@ ### ### ###

45. Swans - "Helpless Child" [1996]
I californiani Swans sono uno dei grandi misteri del rock fra 80’s e 90’s: un suono in continua evoluzione alla ricerca di nuove ispirazioni, nuove sperimentazioni. Se i Swans degli 80’s avevano fatto della carica espressiva il loro marchio di fabbrica, coniugando un certo noise a influenze eterogenee, nei 90’s cambiano tutto e vanno alla ricerca di un suono assoluto, al limite del sinfonico, raccogliendo nel gruppo perfino la voce della Jarboe (v. 193) giudicata in sintonia col suono della band. Tossicodipendente fin dall’infanzia (non è uno scherzo o un’esagerazione), Micheal Gira, la mente del gruppo, ha vissuto solo per stazioni di polizia ed istituti di recupero ed i suoi pezzi risentono di una psiche turbata. Tolta ogni efferatezza 80’s, il decennio dell’hardcore, il suono 90’s degli Swans si lascia trasportare attraverso un nuovo volo del progressive rock, al quale Gira si abbandona forse per stanchezza di una vita realmente esagerata. Qui però non si tratta di una “vita spericolata” dell’italiano medio che messa in musica altro non è che un giro di do ed è quanto di più tradizionale vi sia (quindi tipicamente italiana e si dovrebbe chiamare “”vita alla casa di riposo”, a ben vedere, solo che la gente induce esattamente l’opposto di quello che si sente); Gira invece ha fatto davvero di tutto in musica nel decennio precedente e nei 90’s comincia a tirare le fila del discorso. Helpless child sono infatti circa 16 minuti di ballata atmosferica, una sorta di Jim Morrison invecchiato e disilluso, ma la cosa non è un male. E’ uno dei pezzi presi da un album capolavoro non solo del rock ma della musica del ‘900 e non stonerebbe nemmeno se messo a fianco a Sostakovic o Ravel: “Soundtracks for the Blind” [1996] presenta componimenti che variano dagli 8- 10 minuti ai 20 minuti ciascuno. Se nei primi 90’s Gira aveva ideato componimenti dal taglio epico e dall’incedere solenne, abbastanza scandito, come in "The Golden Boy Swallowed by the Sea" [da “Love of Life”, 1992], nell’album sopra indicato la metamorfosi degli Swans è completata ed arrivano a comporre pezzi al limite del trascendentale come " I Was a Prisoner In Your Skull" dove musicalmente succede di tutto, qui ogni commento è superfluo, basti sentire il parlato dal min 3:23 in poi, pura avanguardia sonora, dove Gira ci racconta perché noi siamo più “fucked up” di lui e ce lo spiega con alcune metafore. Mi rendo conto che questo pezzo non può piacere, ma si tratta di vero e proprio cibo per la mente, come un viaggio attraverso un museo di arte moderna. E’ la fine di ogni musica, il rifiuto di fare musica. Questo è il testo della ….composizione, chiamiamola così, dove appunto campiona qualcosa, non sa cosa dire, e pure confessa che non sa cosa dire. Ecco le liriche da seguire con il video: “testing...one, two, three. Well...well fuck, I mean; I just don't know what to say. I'm very glad to be here with you tonight, I'll be able to talk to you about some things...that I know a great deal about. Everyone knows that you are fucked up. And everyone knows that I am fucked up. But, does everyone know that you are more fucked up than me? Well, I know that. And you know that. But our purpose is to tell everyone that. Take for instance, the time you went to the bathroom, to take a shower. You had some soap, a towel, shampoo, washcloth, a brush, everything was set. But you had to call me to come turn on the water for you. You didn't know where or how. That is one instance of how fucked up you are. A second instance of how fucked up your are: You was going to cook you some breakfast. Well you went in there, and put some toast in the toaster, put a skillet on the stove, put some grease in it. You got you some eggs out, some bacon. Poured you some orange juice and some coffee. Got some jelly and some butter. Fried eggs, salt, pepper, got some bacon on the grill. Everything was fine - except for one thing. You had to call in there...to show you how to use a fork. Now a third instance; the way you're fucked up. You got dressed, ready to go to school. Everything was fine - got outside, got in your car. Key in the ignition. Except for one thing. You had to call me to come show you." Lo stadio finale della psichedelia…anzi no, c’è ancora qualcos’altro in questa lista… Tanto per riconciliarci con la musica, o meglio come la radio intende la musica, si ascolti (quasi come il cioccolatino col caffè) "Mind Body Light Sound", duetto con la Jarboe [da “The Great Annihilator”, 1995], oppure il massimo del poppettaro possibile per gli Swans: "Celebrity Lifestyle", pezzo che sarebbe il vertice creativo di centinaia di pseudo artisti tipo lady gaga (a pensarci bene dubito che possa fare qualcosa di così, e non è nemmeno colpa sua), per gli Swans è sembrata la svendita di ogni creatività. Ironia dell’assurdo.

### ### ### @@@ ### ### ###

44. Cul De Sac - "Doldrums" [1996]
I Cul de Sac rappresentano (assieme agli Ozric Tentacles) il vertice del progressive strumentale dei 90’s. Se la musica è viaggio nel viaggio (dell’esistenza), quella degli americani Cul De Sac (Boston) è musica all’ennesima potenza potendo astrarre completamente da ogni necessità di timbro, forma e genere. “China Gate” [1996] è indicabile come il loro capolavoro. A dire il vero, anche tutti gli altri loro album sono più o meno allo stesso livello, forse un poco meno sperimentali, ma la cosa fa guadagnare loro qualcosa dal punto di vista formale. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta: in generale i pezzi dei Cul De Sac sono mini suite, non strettamente ambientali ma comunque atmosferiche, lunghe jam dove ritmo, timbro e armonia sono in costante evoluzione. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Io qui, per fare prima, segnalo “Doldrums” che pare un beat 60’s contaminato da distorsioni, dal ritmo vivace (e sappiamo perfino cosa significhi Doldrums, v. 74). Oppure "Etaoin Shrdiu" che vaga tra strumentazioni elettroniche ed esotiche alla ricerca di un equilibrio trascendente. Un utilizzo possibile che, come dire, gratifica in modo unico l’ascolto, è dato dalla riproduzione di questi pezzi in viaggio, davanti ad immagini in movimento, come potrebbe essere un’auto nel centro di milano, come ha fatto il fan che ha registrato questo video per "Death Kit Train" (da “Ecim”, 1992). Immagini cinetiche si accompagnano benissimo ad un suono che ha la forma del caos; del resto, solo in viaggio riusciamo ad estrarre alcuni contenuti dalla musica strumentale, quale quella dei Cul de Sac, che invece a casa non riusciremmo a mettere bene a fuoco.

### ### ### @@@ ### ### ###

43. Brendan Perry - "Death Will Be My Bride" [1999]
Brendan Perry è il riferimento di tutto ciò che noi riteniamo essere evocativo ed ambientale in musica. Brendan Perry è Mr. “Dead Can Dance”, ovvero il nome di riferimento per tutta un’infinita serie di gruppi epigoni che abbiamo letto nel corso di questa lista e che hanno fatto suoni medievali, gotici, atmosferici in genere, blues dilatati e strazianti. I Dead Can Dance erano australiani trapiantati in Inghilterra e da lì hanno fondato un genere dal nulla o, meglio, hanno preso dei suoni che già circolavano negli 80’s, li hanno enfatizzati, esasperati e li hanno intrisi di religiosa metafisica (basterebbe sentire questo "Saltarello" medievale, oppure un madrigale italiano come "Ulysses", perfino esplosioni vocali, veri studi di armonia come "Echolalia" oppure citazioni dottissime come "The Arrival and the Reunion"[1980!] ?? Ok, la tentazione di parlare dei Dead Can Dance quando si parla di Brendan Perry è fortissima. Mark Lanegan, quello vero, deve avere studiato i Dead Can Dance fino allo sfinimento (anch'io, del resto). Naturalmente, abbandonata quell’esperienza, Brendan Perry ha intrapreso una nuova strada. Il pezzo in epigrafe si scrive “Death will be my Bride e deve essere il testo mandato a memoria da una generazione di artisti a seguire. E' i noto come nel pop non si parli quasi mai di morte seriamente, per non correre nel rischio di scadere nel ridicolo. Brendan Perry è al contrario uno di quei pochi artisti che rendono tutto naturale. Come i grandi della musica, nel pezzo evidenziato B.P. riesce a fare musica con i silenzi. Sa infatti aspettare il termine della vibrazione per scandire quella successiva; capacità che rivela una grande sensibilità. I suoni paiono emergere da una landa fredda immersa dalla nebbia; talvolta però i suoni calano di tono vistosamente, di certo intenzionalmente, a ricordarci che non c’è nulla di certo nella musica.

### ### ### @@@ ### ### ###

42. Roy Montgomery - "Ill At Home" [1998]
Il fatto che il neozelandese Roy Montgomery appaia al n. 42 della decade e che questi sia stato la figura di riferimento di gruppi fondamentali per i 90's come Hash Jar Tempo, Dadamah e Dissolve, la dice lunga. Autore geniale come pochi nel ‘900, artefice di una musica straniante, di progressioni armoniche audaci, si è contraddistinto per litanie musicali di varia lunghezza e di intensità, percorrendo sempre terreni sperimentali e di eccellenza. Ogni suo album è un’enciclopedia di suoni nuovi e realmente inauditi, nel senso letterale del termine, punti di riferimento dell’underground universale. Poiché, temo, che Roy tornerà anche più avanti nella lista qui indico solo un paio di cose da un album miliare: “And Now The Rain” [1998]. “Ill at home” è la descrizione di uno stato di coazione forzata (nello specifico: un malato a letto a casa) dove lo spazio ed il tempo risultano alterati a causa dello stato febbrile. Il suono evoca la difficoltà esistenziale di una condizione del genere ed il canto risuona come il bisbiglio di un sofferente. Un battito incessante martella l’ambiente, conferendo uno stato morboso all’intero pezzo, che si distingue per il riverbero della voce. E' un’odissea di oltre undici minuti nella dimensione alterata della malattia. Si tratta di un viaggio psichedelico ma senza la necessità di inderire suoni particolarmente lisergici. "Entertaining Mr. Jones" [1998] è invece un’ambigua ballata tra sonorità in loop e chitarre settate su pick up che acquisiscono tonalità private delle frequenze estreme, mentre il suono di un sintetizzatore trascina via tutto.

### ### ### @@@ ### ### ###

41. Soul Coughing - "Is Chicago Is Not Chicago" [1994]
I Soul Coughing sono un’incredibile formazione di New York City che se ne sta in uno spazio dove confluiscono jazz e hip-hop, drum&bass, funky e r&b, ed il suono finale pare un parente prossimo degli stellari Morphine. Si tratta di generi diversi e perfino passionali (a differenza di altri come l’ambient, la world music eccetera) ma i Soul Coughing conducono il tutto con l’animo di un cardiochirurgo e si tratta di un’operazione davvero colta e distaccata, che diventa subito un piacere uditivo. La struttura portante dei pezzi dei Soul Coughing è data solitamente da un solido giro di basso (per lo più contrabbasso), attorno al quale ruota un leggero senso di claustrofobia sonica. Sul tubo si trova molto ma quasi mai si tratta della versione originale dell’album (probabilmente mancano i diritti) e bisogna accontentarsi di demo o pezzi live dalla qualità approssimativa. L’album di riferimento è pertanto “Ruby Vroom [1994], un collage di musica tra jazz ed hip-hop ad altissimo livello, il tutto attraversato da uno gelido swing. Credo tutti possano amare i SC perché si tratta di suoni dell’anima e l’unico loro limite è dato dal fatto che, a differenza dei Morphine, non sono mai riusciti a trovare il singolo trascinante. Come al solito non è tanto facile indicare un pezzo per l’epigrafe. “Is Chicago” è tutto sommato solo l’anticamera delle cose migliori del disco, ma alla fine scelgo questa perché è abbastanza funky e vivace. Un pezzo che mi piace decisamente di più è "Super Genius" decisamente “Morphine-oriented”, uno scheletro di contrabbasso e batteria, rozza e di impatto, qui in versione demo. Davvero paiono i Morphine in versione hip hop in "Super Bon Bon", dove al loro tipico stilema drum&bass aggiungono rumori e disarmoniche costruzioni. "Rolling" è da “El Oso” [1998] e si sente una certa evoluzione del suono verso forme più levigate e catchy, purificate da effetti, peraltro prive anche del miglior genio. In "$ 300" lo stile SC subisce l’influenza di Beck, e così lo spettro sonoro appare ricco di sonorità jungle ed hip hop. Forse le cose migliori dei SC sono da ricercare in pezzi del primo periodo: i buoni pezzi del resto sono veramente tanti, basti sfogliare Ruby Vroom. Si sentano cose come "Sugar Free Jazz", a metà strada fra jazz e drum&Bass, vicini al trip hop ed al limite dell’ambient. Quando puntano al ritmo sorgono cose come "Mr. Bitterness"; quando strizzano l’occhio al pop arrivano vicino a bozzetti eleganti, come in "Circles".

### ### ### @@@ ### ### ###

40. Sigur Ros - "Ny Battery" [1999]
Credo che molti conoscano gli islandesi Sigur Ros, vera e propria istituzione dell’art-pop, tra dream-pop, post-rock e sprazzi di shoegaze. Il tutto orientato ad un suono che risente da vicino del sinfonismo del primo novecento. Qui siamo ai vertici assoluti di un genere: Ageatis Byrjun [1999] è una pietra miliare del rock, un viaggio tra suoni ed atmosfere incantate, opera alta al limite del colto. I pezzi sono di regola mini-suite dotate di grande sensibilità e di un tocco etereo, quasi magico. Non si richiede attenzione nell’ascolto ma, forse, una certa predisposizione a mettersi in sintonia con un’opera d’arte, per cui è impensabile un ascolto di fretta, mentre si scia, oppure mentre si prepara lo zabaione o si gioca a tennis sul sintetico. Perfino le liriche sono in islandese oppure in un linguaggio creato ad hoc dai Sigur Ros, chiamato Volenska (o Hopelandic, lingua della Speranza), al fine di ampliare le possibilità musicali del canto, creando una lallazione duttile e fonemi al servizio della musica. "Ny Batteri" è il classico esempio della grandiosità dell’arte sigurossiana. La mini suite si apre su un quartetto di ottoni che ci portano presto attraverso una porta del tempo e dello spazio, echeggiando la musica da camera di inizi ‘900 ma la visione classica si interrompe qui, perché il componimento vira presto per forme visionarie di free form rock che paiono prese dai Soft Machine o da Rober Wyatt più che da Grieg. L’atmosfera è sospesa, certamente malinconica, ma viene infine spezzata da un ritmo che dapprima appare sporadico ed incapace di incidere sull’ambiente, mentre poi, dal min. 4:45 dilaga. Da qui in avanti, infatti, il battito rimane leggero, ma diviene quasi jungle; non incide sull’architettura del pezzo ma regala solo un diverso tipo di immagine sonora, più instabile ed affannata.

### ### ### @@@ ### ### ###

39. Belle And Sebastian - "Beautiful" [1997]
I Belle And Sebastian sono un ensemble folk scozzese, quindi preparatevi ad un certo tipo di suono. Faccio perfino un edit qui, perché ho colto che non piacciono praticamente a nessuno e faccio come Joe Vogel: vado in difesa. Sì, ritengo anche io che meritino il voto dell'innominabile, ovvero 7,50. Mentre più o meno in questa fase della lista, i nomi che leggete sono da 8,00 e 9,00 tanto per Scaruffi quanto per Ondarock (e da 8,00 a 10,00 per Pitchfork), i Belle & Sebastian sono da 7,50 (ok, no, Ondarock ora leggo ha assegnato loro una pietra miliare per If you're feeling sinister, dando loro 8,00 ma è sempre non tantissimo). Voti che sono dunque il massimo possibile per un certo tipo di pubblico, al quale credo di
appartenere. Mi rendo perfettamente conto di ciò e, a mio parere, 7,50 è il voto che meglio si addice, formalmente, ad un gruppo così. Non si valicano i confini dell'arte. Il punto è che un album del genere è esattamente sul confine tra piacevole e colto. Ed è quindi sempre una gratificazione, tanto per la mente quanto per l'orecchio. Ovvio, unico limite: deve piacere il chamber pop. Ed anzi, 7:50 rispecchia probabilmente il voto più adatto per un ascolto subito piacevole (ovvio, sempre se piace il suono. Altrimenti ci vuole elasticità mentale). Orbene, detto questo, che potrebbe mettere in un angolo una band per limitatezza di genere, preparatevi ad una tirata pazzesca, che per me i Belle and Sebastian potrebbero benissimo avere una statua a Piccadilly Circus, al posto di Eros. Se appare difficile trovare uno spunto innovativo o rivoluzionario nella musica dei B&S, alle volte, quando sono in giornata, arrivano vicini alla perfezione del genere, dribblando allegramente qualunque cosa inglese abbia tentato di fare folk sino ad oggi, compreso Donovan, Billy Bragg, ed epigoni neo-millenari. Solo Nick Drake può guardarli diritto negli occhi, ma quella è un’altra categoria (gli immortali del pop). Comunque sia, “Tigermilk” [1996], e soprattutto “If you’re Feeling Sinister” [1997], o “The Boy With the Arab Strap” [1998] sono tre pietre miliari del folk anglosassone. Come è il suono dei B & S? Dicevo sopra che è difficilissimo essere innovativi o sperimentali nel folk, ma i grandi del genere sanno distinguersi, solitamente portando nel folk soluzioni alternative sviluppate in territori musicali limitrofi, come ad esempio la musica da camera, la musica per brassband, i lied, le fanfare. Naturalmente, sapendolo fare. Bene, i B & S non solo sanno fare tutto questo ma di più, ci mettono un tono confidenzialissimo ed un'espressione musicale obliqua, talora per arrangiamento, talora per melodia. Vediamo per esempio il pezzo che ho scelto in epigrafe: “Beautiful”. Non è da nessuno dei loro album, ed è abbastanza ignoto a tutti. Ma per me è la summa del loro suono. Inizia in pieno Donovan-style, con poche plettrate scarne, senza riempire lo spettro sonoro e con una melodia in pieno stile Canterbury; diviene presto però una ballata ricca di armonia, con un’esecuzione al limite del colto. Mentre il folk dovrebbe avere una struttura di strofe-ritornello, i B&S sono beethoveniani e costruiscono i pezzi attorno al tema. Nel caso de quo il tema è costituito da quel verso “They Let Lisa Go Blind”, che sfido chiunque a non averlo in mente, perfino ossessivamente, dopo avere ascoltato il pezzo anche solo due o tre volte. Le liriche: è la storia di un piccolo dramma in ospedale. Sarebbe un tema triste ma la tragedia è raccontata con gentilezza. Addirittura appare una minima, davvero minuscola, ironia, quando le liriche recitano “If you knew what's going on in her life, what’s going on in her life…there would be a documentary on Radio 4”. Non ci sono ritornelli, ma solo una lunga intro che arriva fino al tema (ad 1:39), il quale dura solo una decina di secondi e poi si nasconde di nuovo. Appaiono quindi ottoni ed un piccolo middle eight da brassband. Poi, compare perfino un organo 60’s che pare tirato giù dal miglior Dylan. Infine la melodia vaga eterea per lande sonore britanniche quando, finalmente, il tema ritorna a 3:32, stavolta realmente incisivo, e sono trenta secondi attorno ad un brevissimo loop, dove i B&S ci spiegano che la storia finirà male e Lisa diventerà cieca, anche se “she made herself a pair of orthopaedic shoes, she thought it was the answer to the fashion blues” (mi basta questo verso per erigere la statua a Trafalgar Square, no a Piccadilly, insomma dove c’è un po’ di movimento a Londra. Nome della statua: “The Understatement Monument” ). Un’altra cosa splendida dei B&S è che il cantante non sa cantare, sussurra con nonchalance al limite e non gliene può fregare di meno per questo, avendo in mente un certo tipo di espressione musicale che poggia sulla precarietà del suono e dei sentimenti, nonché sulla fragilità comunicativa, per cui il bel canto è pura espressione di manierismo pre-dylan, plastica autorale, linguaggio per calmare le ansie dei bambini. E va bene così, infatti. Tutto “if You’re Feeling Sinister” è un’ode all’arte folk. "Seeing Other People" dovrebbe essere insegnata nelle scuole musicali, trattandosi del miglior chamber pop pre-Microphones ed Andrew Bird, un pezzo per ensemble piano ed ottoni. Oppure si prenda "Get Me Away From Here I'm Dying", un leggero swing, morbida e perfino con un retrogusto positivo, ottima melodia e Donovan style. "Like Dylan In The Movies" è un’ode al massimo genio musicale del ‘900, cantata in modo tale da parere Donovan, il tutto organizzato con le alte conoscenze musicali dei B&S. Compare perfino una chitarra elettrica, forse perché per Dylan lo stile deve essere necessariamente ibrido, ed anche il middle eight è ambiguo, a metà tra orchestrazione e folk scarno. "The Fox In The Snow" è di solito il pezzo che piace di più a chi non ama i B&S, trattandosi del loro tentativo più easy listening possibile. Infine, "The Boy With The Arab Strap", tratta dall’omonimo album, segna la maturazione dei B&S verso un suono più “on the road”, dove il fascino è proiettato tanto dalla narrazione, quanto dalla struttura musicale più sostenuta, dalla ritmica più incisiva e dalla maggiore confidenza del canto.

### ### ### @@@ ### ### ###

38. Slowdive - "Catch The Breeze" [1991]
Gli inglesi Slowdive sono uno dei massimi esponenti dello shoegaze, la “musica elettrica che viene dal cielo” e che si diffonde nei 90’s in Inghilterra. Si ritiene che tale movimento abbia preso forma dopo un certo periodo di gestazione a fare data dai primi pezzi degli Spacemen 3, ovvero dalle sonorità dei leggendari Jesus and Mary Chain. I maestri del genere sono stati probabilmente i Ride, artefici di pezzi come "Vapour Trail", i quali possedevano la migliore tecnica del movimento shoegaze. Gli Slowdive avevano però dalla loro quel senso visionario che costituisce l’essenza del genere (e che li avrebbe anche portati a dare forma al progetto Mojave 3, v. n. 111). Lo shoegaze infatti è prima di tutto una corrente estetica, un’adesione a principi sonori, una visione di quello che dovrebbe essere la vita, prima ancora che la musica. Suoni suggestivi e celestiali, suggestioni moderne e vibrazioni ancestrali, immensi droni di feedback, intere pareti di riverberi, cattedrali costruite da chitarre sognanti, tutto questo è lo shoegaze. E’ un genere che parla di aria, oceani, nuvole e lo grida al vento. Vuole essere la voce di qualcosa di astratto, che magari ha origine in un elemento naturale, ma che è destinato a rimestare emozioni della nostra psiche. "Catch The Breeze" è il manifesto degli Slowdive: un pezzo tutto sommato breve, nondimeno onirico e con liriche ad hoc. Prendere il vento, seguire la brezza: temi tipici dei “guardascarpe”. Si senta a 2:50 come il suono diventi un’illusione di musica cosmica; prende forza e si tratta di una costruzione eretta con infiniti strati di chitarre elettriche ma in realtà è un suono con ambizione di sinfonia, costruito per folate soniche, flussi di riverberi, mareggiate di effetti in distorsione. Si tratta di musica ad alto tenore di induzione onirica; non graffia mai e va a colpire la psiche, lasciando indifferenti l’orecchio e la mente. In effetti nello shoegaze non è importante la melodia, men che meno il ritornello. Si potrebbe al limite parlare di "tema", ma non mi pare neppure che questo sia il punto centrale. Ciò che conta è la forza espressiva di queste onde sonore, la possibilità che queste ci mettano in sintonia, per un attimo, con l’infinito. Ecco, il timore di andare in loop e ripetere concetti è fortissimo. Aggiungere altro diventerebbe un esercizio di retorica, se già non lo è. Almeno vi rispramio frasi del tipo gli Slowdive sono“ come cherubini che cantano dalle nuvole del paradiso”, ma trovate cose così in rete. "Spanish Air" aggiunge una sorta di epicità agli elementi usuali del genere. In questo brano i suoni risultano maggiormente scanditi, talora paiono perfino marziali e v’è una maggiore percezione della melodia. La caratteristica portante del suono shoegaze, ovvero il flusso costante di chitarre, è ancora presente, ma nella fattispecie serve soprattutto per sottolineare il canto di Neil Halstead e Rachel Goswell, tenendo così l’ascolto ben radicato a terra, senza il solito intento di portare i suoni in una dimensione ultraterrena.

### ### ### @@@ ### ### ###

37. Cat Power - "Moonshiner" [1998]
Cat Power (New York City) è dotata di una sensibilità artistica eccezionale, anzi unica: qualunque cosa faccia è l’apice del lo-fi emo-folk “al femminile” (mi si conceda una distinzione artificiale di questo tipo). Ancorché il suono di Cat Power sia di solito scarno e sempre sull’orlo di una crisi di nervi, è facile venire sopraffatti da una sorta di sindrome di Stendhal all’ascolto di Chan Marshall (in arte Cat Power). E non c’è bisogno di alcun “additivo” artificiale per un trip in piena regola quando si ascolta questa fragile songwriter newyorkese. Anche se il suono di Cat Power è di solito ipnotico e sempre in tensione, tecnicamente parlando però risulta abbastanza leggero e non è mai oppressivo. E' infatti incredibilmente erudita ma, sempre da un punto di vista tecnico, risulta abbastanza indolente. Sa essere malinconica, abrasiva, vibrante, ma allo stesso tempo catatonica, algida, perfino depressa. Probabilmente, la caratteristica principale di Cat Power (cosa che la conduce direttamente nell’olimpo degli immortali) è data dal fatto che la sua musica pare schiudere all’ascolto una quarta dimensione, fatta di stati d’animo che ruotano attorno ad un senso di nevrosi latente. Tale stato di crisi, di malcelata insoddisfazione per la vita, è parte integrante della sua musica, traspare in ogni dove nei pezzi, ne è perfino causa cogente in quanto necessità espressiva. Mentre un’intera generazione di autori folk ha concepito tale genere musicale come una chance per la denuncia sociale, per l’espressione di un punto di vista importante su temi politici e sociali (Dylan), ed un altro ceppo si è concentrato sul lirismo melodico (Leonard Cohen), credo che Cat Power appartenga ad un terzo tipo (definirei “emo-folk” il suo genere): quello che ritiene la musica uno sfogo, una liberazione, un linguaggio di necessità, di catarsi delle passioni, una sorta di psicoterapia. Ciò detto, va precisato che è un peccato che la ragazza non abbia fatto la fortuna che si meritava: consentitemi di aggiungere che se esiste l’inferno, i fan di lady gaga vi passeranno il tempo ascoltando Cat Power tutto il giorno. Ok, detto questo: gli album davvero fondamentali per conoscerla sono fondamentalmente quattro: “Myra Lee” [1996]; “What Would The Communiity Think [1996]; “Moon Pix” [1998] e “You Are Free” [2003]. Guardate, qui in questo forum, forse, il songwriting non è amatissimo, ma nell’ambito di quel genere Cat Power avrà fatto un centinaio di pezzi al massimo livello possibile. Impossibile scegliere, davvero. Da Moon Pix, Moonshiner (in epigrafe) costituisce un pezzo atmosferico tale da fare genere a sé: non più folk, non più pop, possiede una luce propria, un magnetismo che solo la donna gatto poteva regalare. E' Lo-fi ed emo-folk. Più che musica è un brivido. "Cross Bone Style" è finalmente un “normalizzante” alt-pop (per quanto la beneamata Chan possa fare pop) che gira attorno ad un riff di chitarra e ad una melodia che ha la stessa allegria del giorno di un funerale di un vostro caro. Da What Would The Community Think [1996]: "The Coat Is Always On" è un viaggio nella psyche di Cat Power dove si manifestano voci e suggerimenti, lasciando un clima di desolazione, al limite della schizofrenia. "What Would The Community Think?" è una triste nenia declinata sopra chitarre disarmoniche, un leggero piano honky tonk, ed un suono distorto atonale sulo sfondo, a confondere il nostro cervello, a modificare la percezione sonora dell’intero impianto. Pezzo davvero stellare nel suo (nuovo?) genere. "Enough" è una prova di tensione sonora, un esaurimento nervoso allo stadio iniziale, un pezzo dotato di una forza oscura; qui Cat Power si regala una batteria per l’occasione ma il drumming non riesce a dare molto conforto, e lo stato d’animo di Cat Power pare il Taj Mahal dell’ansia. "In This Hole" è un lied, scarno e triste, quasi un notturno, ma è la cosa più positiva di questa ragazza, vero genio della musica. Per concludere: mai come per Chan non posso scegliere un pezzo in epigrafe. Avevo pensato Enough ma poi, mah. Non ha senso un pezzo o l’altro. Alla fine ho scelto Moonshiner, che pure è una cover di uno standard, ma è atmosferico il tanto che basta per dare la biada perfino a sua Maestà Robert Zimmerman (che pure lui ne ha fatto una cover, ma a mio parere non di questo livello).

### ### ### @@@ ### ### ###

36. The Orb - Blue Room [1992]
Gli inglesi The Orb sono i "creatori" del techno-ambient, genere individuato anche e meglio come “ambient-house” e destinato ad un avvenire dai confini ancora difficilmente individuabili tanto sono vasti gli orizzonti sonori che vi si parano dinnanzi. Come suggerisce tale definizione, l’architettura musicale degli Orb verte sopra sequenze sonore di un'elettronica destinata alla ricreazione di un ambiente sonoro dilatato, tra pulsazioni dub e rumore concreto, con inserti etnici ed atmosferici. Forse l’arte degli Orb è maggiormente descritta da pezzi assolutamente fantastici ed onirici quale “Blue Room” , qui in epigrafe: una sorta di transiberiana sonica di 40 minuti, una suite di fine novecento unica per genere ed inventiva. Sull’album il pezzo è apparso in forma ridotta, ma anche 17 minuti sono lunghi se siete soliti ascoltare musica quando prendete un caffè. "Blue Room" merita uno studio, e qui non ci provo nemmeno a descriverla, trattandosi di qualcosa che trascende le poche righe che vi voglio qui dedicare, ma l’effetto da cogliere per chi non ha intenzione di approfondire l’argomento è l’aspetto di “collage” della suite, con alternanza di movimenti di trance music alternati a chill out. Per questi effetti viene utilizzata ogni idea, ogni frase musicale, ogni genere possibile. Si può discutere se gli Orb siano o no veri musicisti, ma la cutura musicale dietro a questi personaggi (gli Orb sono famosi e rinomati tecnici del suono) è enorme. “U.F.Orb” [1992] su cui appare Blue Room è un album “perfetto”, per originalità e innovazione. Io però, vorrei qui concentrarmi su di un altro pezzo, ovvero su "Towers of Dub". Questa mini suite di circa 10 minuti ha un intro che è divenuto storia dell’elettronica, pura letteratura musicale, in quanto a metà fra musica e linguggio concreto. Se fate caso, infatti, le voci di cui alla telefonata sono state campionate e subiscono effetti vari per riportale allo stato di suoni “musicali”. E così, allo stesso modo, anche l’abbaiare del cane che si sente a 1:00 viene campionato e utilizzato "con effetto immediatamente musicale". Con gli Orb dunque tutto lo spazio diviene musica e qualunque evento è passibile di reificazione in musica. L’ambiente, le voci, gli animali, gli effetti concreti, tutto è suono e tutto il suono è potenziale musicale. Certo, gli Orb si sono trovati la strada spianata da artisti che hanno segnato un solco sin dagli anni ’70. Nondimeno, è con gli Orb che mi pare si realizzi il pieno rinascimento dell’idea. La mini suite prende dunque le mosse da una telefonata, dicevo , E’ la telefonata di qualcuno che chiama per poter parlare con qualcun altro, lasciando un messaggio al ricevente, mostrandoci una situazione apparentemente normale. Questa situazione richiede quel tanto di attenzione necessaria per farci comprendere la situazione paradossale, di contenuto surreale e per questo musicale, della “vita quotidiana”. La telefonata è essa stessa musica, finzione scenica riconvertita in musica. Il pezzo poi prende la forma di una lunga suite di dub. In effetti, i campionamenti e l’elttronica si sposano a meraviglia con contenuti meta-musicali, perfino teatrali i quali, a loro volta, possono portare in dote una comunicazione assurda e ipnotica. Tutto ciò è stato esplicitato a perfezione dagli Orb. All’annosa domanda se l’elettronica sia vera arte, per me la risposta dovrebbe essere automatica e scontata. Oramai è diventata perfino una domanda leziosa, avendo il genere contaminato tutto. Mi rendo conto che sia difficile tributare alla musica elettronica conquiste artistiche se non si è mai ragionato a riguardo, ma ritengo ognuno possa valutare la rispondenza delle valutazioni della critica sul materiale musicale che circola in rete (ed oltretutto oramai c’è gente sul tubo che chiede “dove quell’intro che fa al telefono…” segno che quello che una volta era considerato mero accidente, un abbellimento lezioso ad un brano, ora è diventato il fatto portante del suono stesso).

### ### ### @@@ ### ### ###

35. Lisa Germano - "Cancer of Everything" [1994]
Cat Power si ama, Lisa Germano si ammira. Tra le più grandi songwriter del secolo scorso (se non la più grande), nata nell’Indiana, classe 1958, ci vorranno ancora dieci o venti anni prima che la critica mainstream si accorga di lei; per il grande pubblico, al solito, sono previsti tempi ancora maggiori. Tanto per renderci conto del degrado musicale del nostro tempo, di lavoro fa la commessa in una di libreria di Los Angeles. Andiamo avanti, non dico altro e qui non commento nemmeno altrimenti schiumo e faccio una tirata epocale. Ogni brano è concettuale, nasce da un perché e, come solo un brano concettuale potrebbe fare, non è in grado di dare alcuna risposta. “Geek the Girl” (1994, “la ragazza imbranata”) è infatti il titolo del suo capolavoro (ma meno di 10.000 copie vendute): un intenso esercizio di autoanalisi, un’indagine dei recessi della psiche, un’ansia tipicamente femminile di scandagliare in profondità le proprie ansie e preoccupazioni. Ok, questa è lo stile delle recensioni che trovate in giro per internet (tutte scritte da uomini che probabilmente ameranno una birra media alla spina un decuplo di quanto amino colloquiare con una donna di queste cose): a me interessa il suono e la musica. In realtà, il suono di Lisa Germano è abbastanza pulito ed il tono dei suoi pezzi è intimo e stanziale, avvertendosi in ogni dove dei suoi dischi che ha una cultura ed un’estrazione classica (è una violinista). Lisa Germano ama cantare, esprimersi, sviscerare il problema. Nei suoi pezzi mette in scena le proprie paure, arrivando perfino a rappresentare concretamente le voci delle proprie ansie, come nel pezzo in epigrafe (a la Cat Power). E' un’artista che intende dare forma musicale alle proprie angosce esistenziali. Non ha infatti paura di recitare come una bambina alcuni versi, oppure non esita ad immettere reali telefonate di disperazione prese dalla segreteria del pronto soccorso, al fine di immergere il suono in un’atmosfera di impotenza e di desolazione. Ecco così nascere pezzi incredibili come “Cancer of Everything”, di cui al titolo. Prende il via da un suono distorto a frequenze elevate, perfino di disturbo, forse per metterci in sintonia con il successivo flusso di coscienza. Quindi, appare un quartetto d’archi che porta la nenia di Lisa Germano direttamente in un’altra dimensione. In questa zona metafisica l’ansia prende forma in una voce infantile. Si tratta di un pezzo ove la Germano denuncia la propria indolenza esistenziale; dal tono e dalle liriche parrebbe che la situazione le piaccia, che la pigrizia esisteziale le sia congeniale, ma poi, tutto d'un tratto, appaiono alcune voci che paiono provenire direttamente dal subconscio, sotto forma di cantilena infantile. Queste voci si intromettono surrettiziamente nel canto insinuando dubbi ed insicurezze. Insomma, la psiche subentra nel canto della Germano, interrompe la narrazione e, riferendoci come stiano veramente le cose, pretende di fare i conti con l'autrice (“I’m not trying hard, I’m not getting well, I’m not improving, I won’t do anything”). A quel punto, riprende il canto catatonico della Germano (che evidentemente a quel punto deve rappresentare il suo ego) che ha l'impudenza di sostenere l'impossibile: ovvero che il pezzo è una "happy song", perché tutto quello che l'io cosciente vuole è che i mali crescano, si impossessino di ogni cosa, come un cancro (la cosa è, in effetti, contraria alla realtà perché proprio con la musica la Germano mette cura alle proprie angosce, trovando talora qualche parola di conforto). "Phantom Love" ci porta in un ambiente dove un quartetto d’archi si mette a suonare una jam session: probabilmente gli orchestrali rimangono talmente turbati dal blues che il mood cupo di basso e batteria si trasferisce presto agli archi e finisce parendo il tutto una sorta di rito vodoo realizzato alla Scala. "A Psycopath" è invece la narrazione di una violenza sessuale con tanto di telefonata al 911. Ci verrebbe da pensare che un fatto del genere sarebbe meglio descritto da un pezzo di death metal; sennonché, potenza della psiche, il senso tragico he avvertiamo in tutta la sua violenza nella telefonata (i soccorsi non arrivano in tempo ad aiutare la donna che si sente gridare) viene sublimato al meglio ed in tutto il suo potenziale dal canto leggermente inespressivo della Germano. Ciò aumenta il pathos. La voce esile di L.G si leva infatti sopra un disarmonicissimo ensenmble che dal min 3:10 in poi diventa pura arte espressionista. Si ascolti anche, quale ciliegina sulla torta, verso il min. 1:50, come i suoni si mescolino e gli effetti della tragedia si propaghino all’intero ambiente, ed è puro genio che Lisa Germano se stia fredda ed impassibile mentre divampa l’inferno attorno. Ritengo che, artisticamente parlando, non sia possibile competere con la Germano quando arriva così in alto come in questo pezzo (leggete poi come più vi piace il fatto che al termine parta una melodia tradizionale siciliana, quale trade union con quello successivo. Peccato sia stata tagliata). Tutto sommato "Geek The Girl", la titletrack, è un pezzo quasi positivo per gli standard funebri della Germano, narrando della propria inettitudine esistenziale in un blues che potrebbe essere degli Eels; l’atmosfera rarefatta ed onirica, quasi mistica, del primo minuto si scioglie nel finale ed il suono accoglie qualche afflato di sicurezza, forse perché fra tutte le ansie, non solo della Germano, l’ansia descritta nel pezzo di non apparire “cool” viene facilmente presto superata con il passare del tempo.

### ### ### @@@ ### ### ###

34. Supreme Dicks - "Green Wings Fly Adventure Showered Surprise" [1996]
Non c’è quasi nulla sul tubo per un disco che ritengo ai vertici degli anni ’90: l’album si chiama “The Emotional Plague” [1996], ed è il commiato della breve carriera dei bostoniani Supreme Dicks (un nome che in america è impronunciabile, quindi si sono eliminati da soli dal circuito, perché alla domanda “cosa ti piace in musica?” nessuno può rispondere “i c. supremi”). I Supreme Dicks pongono in essere un’operazione musicale sofisticata realmente d’avanguardia, e per questo forse di difficile impatto immediato. La musica dei S.D. infatti va alla ricerca di costruzioni surreali e tale operazione comporta: a) la scrittura disarmonica dei pezzi; b) la destrutturazione delle parti di un brano (chi l’ha detto che un verso debba essere simmetrico ad un altro? Perché la musica (se è creatività) deve obbedire ad un ordine prestabilito?) c) la frammentazione della melodia in parti indipendenti, sena apparente legame fra loro. Nel brano in evidenza il lento salmodiare polifonico dei S.D. si leva sopra una landa desolata, senza apparente costrutto. In effetti più che di un brano musicale si tratta di opera sovversiva ed il risultato è di una bellezza diversa di quella dei brani che sono arrivati in finale a sanremo. Tutto sommato il pezzo in epigrafe è ancora uno dei più normali di questa band, non ho il coraggio di proporne altri, anche se chi è realmente disposto a seguire viaggi allucinogeni in odore di depressione lisergica, in territori simili a “rock bottom”, potrebbe manifestare segni orgasmici per "Showered" , uno strumentale che sembra sottoposto ad una curvatura spazio-tempo tale da deformare Wyatt oppure i Doors più sperimentali in sciamani senza tempo.

### ### ### @@@ ### ### ###

33. Thinking Fellers Union Local 282 - "Catcher" [1992]
Quelli dei TFUL non sono pezzi per tutti, davvero. Non che ci sia bisogno di qualcosa di particolare per ascoltarli, ma un po’ di allenamento forse sì. Diciamo un po’ di abitudine. Va subito detto che ritengo la musica dei T. F. una delle più alte conquiste della musica dei 90’s, ma si richiede forse un certo percorso prima di apprezzare in pieno il loro suono. O forse no, dipende. Comunque sia, nell’album “Mother of All Saints” [1992] hanno posto in essere una sorta di prog della disarmonia che è quanto di più interessante vi sia nell’ambito della ricerca sulle dissonanze nel pop. A titolo di disclaimer aggiungo che l’utilizzo “pubblico” di pezzi di questa band è davvero limitato e consiglio di non mettere "Cistern", al primo appuntamento con la fidanzata nemmeno sotto tortura (ma forse neppure al secondo incontro), né direi di utilizzarlo come colonna sonora di una serata romantica, sebbene sia un pezzo affascinante (Cistern sembra una prova dei dirty three più scordati, con un jingle di chitarra che pare il tema di tubular bells di Oldfield). Oltretutto, è difficile trovare un brano rappresentativo dei TFUL. Lo stile dei TFUL è realmente ecelettico, e talora anche brani melodici, come "Nail in the Head", paiono incapaci di proseguire lungo un percorso naturale vuoi per la presenza di stop improvvisi o per accelerazioni imprevedibili che fanno deragliare il brano dai soliti binari. A tratti sono perfino “sofisticati” come in "Hive", dove mettono in piedi un pezzo atmosferico che potrebbe essere dei migliori Shiva Burlesque. Naturalmente vi devono piacere i suoni ambigui e distorti per poterli apprezzare al meglio. Poiché comunque mi immagino che di questa lista vengano sentiti quasi unicamente i pezzi in epigrafe, ho scelto all’ultimo un brano dal ritmo abbastanza regolare e dal canto abbastanza confortante, come Catcher. Si tratta di un pezzo che ricorda da vicino certi V.U. per la presenza di un bordone a là John Cale ma in più c’è tutta la follia visionaria dei TFUL che regala dei break atmosferici davvero interessanti come quello, nel dettaglio, ad 1:19, totalmente incurante della piacevolezza armonica. Si noti infine come a 2:12 riparta il pow-wow, vero “marchio” artistico del pezzo, ma si tratta solo di una breve coda, ed è un vero peccato.

### ### ### @@@ ### ### ###

32. Von Lmo - "Cosmic Interception" [1994]
Il newyorkese Von Lmo ha dato nuova linfa ad un genere di dance nevrotica dalle sonorità industriali, pagando dazio e tributo a certe sonorità del passato, una dimostrazione in piena regola di quale influenza abbiano avuto alcuni gruppi dei 70’s sugli artisti pre-millenari. Una diretta filiazione, più che un tributo, a dire il vero. Un’auto definizione della propria musica da parte di Von Lmo è stata quella di “space age heavymetal dance rock”: un’evidente boiata per definire un collage di nevrosi diverse precipitate in un calderone destinato ad un dancefloor alternativo e nevrotico. Neurolabile era anche il suo autore (Frankie Cavallo, in arte "Von Lmo") che andrebbe studiato a fondo per comprendere il panorama alternativo della New York di fine anni ’80. Il suono di “Cosmic Interception”, tratta dall’omonimo album [1994], ha rabbia e follia visionaria. Benchè destinato ad un dancefloor, "Cosmic Interception" è un uptempo ripetitivo e vibrante che ricrea la distorsione tipica dello stato di trance. Così è del resto l’album, costellato da pezzi febbrili ed ipnotici, finalizzati alla creazione di un suono urbano ed ansiogeno, brani senza un vero capo o coda. I suoni paiono derive industriali del dancefloor degli 80’s, con cicliche esplosioni del synth lasciate a sottolineare l’enfasi declamatoria di Von Lmo. Questi ha un timbro di voce tra Alan Vega e Lou Reed e va ricordato fra le leggende della art-pop dance dei 90’s. "Ultraviolet Light" prende le mosse come un pezzo di heavy metal, in un ambiente di distorsione e con un drumming che pare lanciato a seguire le chitarre dovunque se ne vadano, ma è un'intro illusoria ed il pezzo vira presto verso un rockabilly eseguito con tanto di sax e con la foga di un gruppo post punk amante di soluzioni dark. "Radio World" potrebbe essere un pezzo dei Cult (o degli Aerosmith) più psichedelici, se solo non vi fosse una sorta di drone di sax lungo tutto il brano, che riporta il pezzo ad una sorta di esercizio di R&B disturbato.

### ### ### @@@ ### ### ###

31. Black Tape For A Blue Girl - "For You Will Burn Your Wings Upon The Sun" [1994]
Gli americani Black Tape for a Blue Girl hanno intrapreso un viaggio sulle orme dei Dead Can Dance (v. 43) alla ricerca dei Lightwave (v. 50), i quali si erano persi nel tentativo di raggiungere Harold Budd (v. 55), datosi alla macchia nelle foreste glaciali dei Sigur Ros, (n. 40). Ok, un GPS musicale avrebbe risolto tutto subito (ma un po’ di enfasi non guasta mai). Il capolavoro sonico dei BTFABG è costituito da “Remnants of a Deeper Purity” [1996], un’opera erudita, colta, a carattere sinfonico. E’ ancora musica “pop”, per la presenza di soluzioni normalizzanti e immediatamente riconoscibili come tali per forma e struttura, ed è il caso, ad esempio, di "Remnants of a Deeper Purity", vicina a certe soluzioni dei Walkabouts (v. 46). Ma è nel pezzo sopra evidenziato, "For You Will Burn Your Wings Upon The Sun", suite di 25 minuti, scandita per movimenti, che i BTFABG giungono all’eccellenza. Purtropppo nel video su Youtube sono stati tagliati 10 minuti, ovvero tutta la parte cantata. Si può fare buon viso a cattiva sorte perché la parte che rimane rende immediatamente l’idea di quale visione siano portatori la band di Sam Rosenthal. Si tratta di musica che non ha uno sviluppo complesso come quello di tanta musica contemporanea “alta”. Quello dei Black Tape for a blue girl è piuttosto un gioco di illusioni sonore, di suoni profondi, un linguaggio fatto di brevi frasi dall’incedere epico ed altisonante. Purtroppo (o forse “per fortuna”) questo è il limite della musica popolare, che non riesce mai a fare sul serio anche quando imita l’assoluto. L’orchestrazione non guarda ad un modello univoco, ad un referente musicale classico definito, ma ha diversi spunti, anche se fondamentalmente cerca di sedurre con suoni profondi e metafisici. E’ forse in pezzi come "Redifine Pure Faith", (dal suono ricco di riverbero e dalla melodia che pare mutuata da un’antica musica liturgica e che alla fine si risolve in una delicata sonata per pianoforte, la cosa migliore del pezzo) oppure "Fin De Siecle", una sorta di requiem che pare cantato da Enya, che il genere dei Black Tape for a Blue Girl acquista una propria autonomia ed un suo fascino, senza entrare in spazi pericolosamente condivisi con le opere più importanti della musica contemporanea.

### ### ### @@@ ### ### ###

-continua-
[Modificato da °Mark Lanegan° 18/03/2012 03:04]
13/03/2012 16:25
 
Quota
49. Dogbowl – Cyclops Nuclear Submarine, “Ora, avete presente quei pezzi di zappa al limite del caotico e farsesco”...eccome, me lo sono studiato a fondo tempo fa. Questa è molto orecchiabile, carina e non sembrerebbe quel genere eh...cioè quelle di Zappa sono molto più evidenti – Toilet, ecco, questa sì invece, bisognerà mica dare uno sguardo anche ai testi, per caso? .....ahahaha – On The Monkeybears, questa sembra una filastrocca. “Mi pare giusto in ogni mia lista inserire tutte le cose che realmente mi piacciono ed ascolto, altrimenti sarebbe solo posa”....eccerto, così ti sgamiamo sempre più [SM=g27828]
14/03/2012 07:47
 
Quota
48. Polvo – Fast Canoe, l’ho ascoltata tante volte e devo dire che mi piace molto – In This Life, questa mica tanto – Lazy Comet, bella – Crumbling Down, insomma

47. Primus, Southbound Pachyderm, ok, dopo aver letto tutta l’introduzione sul calcio, ho ben chiara la situazione :-)) “sorta di battito cardiaco accelerato che mette ansia e regala una certa atmosfera tetra”, vero, anche se non è poi tanto tetra – Professor Nutsbbutter’s House Of Treats, ecco, hai fatto bene a suddividere la descrizione...è proprio così che l’ho recepita, parti bellissime ed altre meno (per me) – Tommy The Cat, ritmo strepitoso e canto “demenziale” che però non stona – Pudding Time, idem...ci sta benissimo anche in questo caso.
Cmq, riallacciandomi anche al discorso sopra, in generale io non amo tantissimo le canzoni demenziali (al di là che mi possa piacere o meno la musica, parlo proprio delle parti cantate che generalmente stridono) e, se non ricordo male, nemmeno l’innominabile apprezza questo lato di Zappa (non che abbia importanza eh). Infatti della sua discografia mi piace ben altro, anche perché lui le porta veramente all’esasperazione. Naturalmente non sto parlando dei testi, che non ho letto (nel caso ci fosse qualche testo significativo, cioè che l’ironia servisse a portare alla luce qualcosa in particolare, e quindi con un senso ben preciso.....in quel caso andrebbe letto il testo, ovvio). L‘unica canzone del genere che mi diverte veramente tanto è Hocus Pocus dei Focus...mi fa morire...ahahah

46. The Walkabouts – Break It Down Gently, veramente bella – Sundowner, bel ritmo e bellissime le voci – Firetrap, piacevole – Nightdrive, bella...ok il folk-rock mi piace, questo lo sapevo già. Non ti è piaciuto il video?...ahahha...alcune immagini sono belle dai....

45. Swans – Helpless Child, “E’ uno dei pezzi presi da un album capolavoro non solo del rock ma della musica del ‘900 e non stonerebbe nemmeno se messo a fianco a Sostakovic o Ravel”, sto iniziando a chiedermi cosa dirai della prima in classifica [SM=x47979] ....so' curiosa....
Avevo ascoltato un sacco di musica qui eh, avevo letto anche della sua vita ed ero rimasta veramente malissimo. Sono andata a leggere i miei commenti di allora (non faccio copia/incolla perché sono tanti e su vari album) Voce a parte, che, ovviamente, mi aveva affascinata immediatamente, erano cmq tutti negativi, fra il “musica troppo lugubre”, “canzoni troppo lente” o “troppo rumorose” e “nulla di postabile”. L’unico album che mi era piaciuto veramente tanto era White Light From The Mouth Of Infinity (me lo avevi suggerito tu – avevo intasato il topic postando quasi tutto l’album [SM=g27824]). Diciamo pure che ho cambiato idea alla grande...tante cose ho ascoltato da allora.....Certo la trovo ancora lenta e lugubre (ma nemmeno tanto lugubre a dire il vero), ma ora mi affascina e la trovo imponente – The Golden Boy Swallowed by The Sea, idem – I Was A Prisoner In Your Skull, la musica è stupenda ...paura, tensione (ho letto la traduzione) – Mind Body Light Sound, questa ha meno pathos, cmq molto bella la musica – Celebrity Lifestyle, piaciuta anche questa
Se non ricordo male anche a migi non piacevano, vediamo un po’ se, come me, ha cambiato idea pure lei....io dico di no, non li reggeva proprio...ahahah
[Modificato da badgirl. 14/03/2012 08:06]
14/03/2012 17:54
 
Quota
44. Cul De Sac – Doldrums, momenti belli, momenti caotici, però bel ritmo – Etaoin Shrdiu, è partita malissimo, ma al min 3 cambia e diventa tutt’altro......secondo me questi studiano psicologia eh....ahahah...veramente non so che dire, ad un certo punto mi rendo conto che mi piace ed anche se non è affatto il mio genere preferito, mi piace assai avere questa atmosfera suggestiva nella stanza...mah...però alla fine torna ad essere troppo melodica come all’inizio - Death Kit Train, bellissimi suoni, bel ritmo

43. Brendan Perry – Death Will Be My Bride, oddio!!...appena ha iniziato a cantare [SM=g27836] voce pazzesca, l’ho associato immediatamenta a Lanegan ancora prima di arrivare a leggere eh, canzone stupenda, suoni bellissimi (ma tu canti?) - Saltarello, bel ritmo, bella atmosfera – Ulysses, troppo melodica – Echolalia, bellissime le voci – The Arrival And The Reunion, semplicemente stupenda

42. Roy Montgomery – Ill At Home, molto molto bella ma, visto che li hai citati, mi piacciono ancora di più i Dadamah e Hash Jar Tempo dei quali ho postato parecchie canzoni in the best songs (infatti me li aspetto in lista più avanti eh) – Entertaining Mr.Jones, stupenda

41. Soul Coughing – Is Chicago Is Not Chigaco, mi è piaciuta parecchio – Super Genius, io invece ho preferito l’altra (forse perché è demo) – Super Bon Bon, fighissima - $ 300, “..lo stile SC subisce l’influenza di Beck”, nel modo di cantare, vero? Bella anche questa – Sugar Free Jazz, questa è strana eh – Mr. Bitterness, bello il ritmo, però è strana pure questa, ma in modo affascinante – Circles, è quella che mi è piaciuta di meno

40. Sigur Ros – Ny Battery, sì il nome è famoso, eh...bellissima “per cui è impensabile un ascolto di fretta, mentre si scia”..ma tu sai fare? [SM=g27828] ...cmq non si può mica ascoltare musica mentre si scia eh, devi poter sentire quelli sfigati che dicono "pistaaaaaaa"....ahahahah

39. Belle And Sebastian .. ho paura che farò una strage con questi, non mi sta piacendo nulla [SM=g27825] ...cmq mi prendo tutto il tempo per ascoltare tutti i brani varie volte prima di commentare..."Un’altra cosa splendida dei B&S è che il cantante non sa cantare, sussurra con nonchalance al limite, e non gliene può fregare di meno per questo".....ahahahahah...mi fai morire....

Edit: non trascrivo i titoli perchè non ho un commento da fare per ogni canzone.. se non che non mi sono piaciute.
[Modificato da badgirl. 15/03/2012 08:02]
15/03/2012 07:38
 
Quota
scrivere la notte, magari mentre chatto con dayna,

ok, dopo vado a leggere cosa vi siete detti questa notte....sempre della serie “facciamoci i fatti nostri”....ahaha

rende questi testi davvero un brogliaccio pazzesco. Rileggerli il giorno dopo mi fa capire la stanchezza che avevo mentre scrivevo. Un po' li correggo, come ho appena fatto in velocità: tolgo un po' di enfasi, taglio la lunghezza dei periodi, acconcio come posso, cose così, ma riportarli ad un buon stile è impossibile. Scrivo con un "buona la prima" altrimenti diventava un libro (e già così credo che sia quasi un libretto per numero di pagine). In realtà, però, ritengo che si avverta molto bene che per me scrivere di questi gruppi, anzi, sentire questa musica col pretesto di scriverne, mi dà grosse emozioni.

Io credo di aver beccato spesso le tue prime stesure notturne.....
Che l’argomento ti emoziona, è palese e fa parte del piacere di leggerti (e di fare appassionare anche me) ma, indipendentemente da questo, io effettivamente mentre ti leggo ho sempre l’impressione di sentirti parlare...e la cosa mi piace assai, è molto più interessante e divertente di una forma perfetta (che peraltro mi pare non manchi affatto)....rendere interessante ciò che si scrive è arte di pochi....tu la possiedi....altrimenti sai che palle


E quindi va anche bene così. Capisco poi benissimo che coloro che amano i Gravitar o i RATM (ad es. Keep) non siano ben disposti verso i Belle and Sebastian (eh, già me lo figuravo il tuo commento badgirl!) Stranamente, però, a me piacciono entrambi e noto che esiste una fascia di popolazione che passa attraverso i generi indipendentemente dai propri gusti, cioè, in effetti c'è gente che ama i gravitar E i B&S. Credo che prima o poi sia ipotizzabile una deriva del proprio gusto, ma questo sia possibile ed eventuale soltanto con una spiegazione, con una lettura di un ascolto. Ad es., prima di ascoltare gli Autechre anche a me non piaceva l'elettronica, anzi la minimal techno: ora non potrei farne a meno e devo ciò alle letture su internet, non al mero ascolto dei loro pezzi. In altre parole ancora, è stata la recensione di Incunabula a farmi amare la minimal T., non il suono degli Autechre di per sè. Quello è avvenuto in un momento successivo.

Esatto, vedi il discorso che ho fatto sopra, però con i Belle and Sebastian non ha funzionato (mica può funzionare con tutto eh). Appena è partita la musica effettivamente mi sono stupita del fatto che ti piacciano così tanto, ma poi ho pensato che io ad esempio adoro i Kyuss o i RATM ed ora mi sono mezza innamorata dei For Carnation, Songs Ohia...(ieri in chat privata mi sono pure beccata un mezzo cazziatone da Dayna...ahahah)

Di qui, la necessità di affrontare suoni così diversi tra loro, come in questa lista. Si può dire tanto e male di questa lista, ma non che manchino i generi. Certo latita la black music, ma miracoli non potevo farne e comunque non sono tipo da black music.

Ah ecco, abbiamo scoperto cosa non ti piace, nessuno è riuscito a farti apprezzare la black music quindi......vabbè ma cmq, secondo me, è perfettamente normale che ci sia musica che non piacerà mai.......l’obiettivo non è mica quello.....

Ok, ora mi tocca andare a scrivere “male” dei Belle and Sebastian....
[Modificato da badgirl. 15/03/2012 11:59]
15/03/2012 07:51
 
Quota
Post: 2.059
Registrato il: 17/04/2011
Sesso: Femminile
Dangerous Fan
OFFLINE
Re:
badgirl., 15/03/2012 07.38:

scrivere la notte, magari mentre chatto con dayna,

ok, dopo vado a leggere cosa vi siete detti questa notte....sempre della serie “facciamoci i fatti nostri”....ahaha

Yes!!è bello farsi i azzi degli altri... [SM=g27827]

(ieri in chat privata mi sono pure beccata un mezzo cazziatone da Dayna...ahahah)


Ben ti sta [SM=g27830] [SM=x47938] [SM=x47938]


Ok, ora mi tocca andare a scrivere “male” dei Belle and Sebastian....

Ma che razza di nome è Belle and Sebastian?! [SM=g27829] [SM=g27827]

Ma sono questi che cantano la sigla del cartone animato?! [SM=g27828] [SM=g27828]






[Modificato da Dayna87 15/03/2012 07:53]



Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:33. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com