00 11/06/2018 23:44
Gregg Wright Interview



Il Victory Tour è stato indiscutibilmente un passo importante nella carriera di Michael Jackson. Non fu solamente l'ultimo tour realizzato insieme ai suoi fratelli, ma segnò il suo ritorno sul palco dopo il fenomenale album "Thriller". Ed è per questo che volevo parlare di questa epoca favolosa con uno dei musicisti che hanno preso parte a quell'avventura. Ecco una conversazione con il primo chitarrista nella storia della musica che ha suonato l'assolo di "Beat It" dal vivo sul palco con il King Of Pop. Grazie mille, signor Gregg Wright, per aver condiviso la sua esperienza.

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Che opinione avevi di Michael Jackson e dei suoi fratelli prima di lavorare con loro?

Caspita, io ho sempre seguito i Jackson 5, i Jacksons e Michael in ognuna delle loro incarnazioni, partendo con "I Want You Back" e andando oltre. Era incredibile pensare che alla fine avrei lavorato con loro!

Come sei stato assunto come chitarrista del Victory Tour?

Strinsi amicizia con Randy Jackson a Los Angeles circa un anno prima del Victory Tour. Lui e Marlon mi invitarono a suonare un assolo nella canzone "Body" tratta dall'album "Victory". Alla fine, mi chiesero se fossi interessato a fare le audizioni per il tour che stavano pianificando. Tennero più di tre audizioni e inizialmente vi erano circa 100 chitarristi al primo turno, 20 al secondo e 3 all'ultimo.

I Jacksons erano dei ragazzi divertenti. Ostacolarono tutti in tutte e tre le audizioni e non dissero mai chi avrebbe fatto il concerto. Se fossi passato, avresti ricevuto una chiamata per il turno successivo. Dopo l'audizione finale, tre giorni dopo appresi di aver vinto il posto di chitarrista, quando i loro manager mi chiamarono per comunicarmi l’organizzazione per prove e le retribuzioni. La mia ragazza al tempo fece un salto oltre il tetto. Ero davvero sollevato. Quindi, il Victory Tour era iniziato per me con una grande vittoria!

Quali sono i tuoi ricordi delle sessioni di prove e dei tuoi sentimenti riguardo alla band di musicisti, inclusi i fratelli Jackson?

Ero un atleta in 3 sport a scuola, quindi ero molto disciplinato. E questo si è poi trasmesso al mio talento musicale. Quando ho visto con quale metodicità i Jacksons organizzavano le loro prove, ho pensato: "Questa è roba per me! Ci sto dentro!". Per prima cosa, ci suddividemmo in gruppi e trascorremmo un mese a lavorare sulle parti di chitarra a casa di Tito. Successivamente, siamo andati in una sala prove e abbiamo provato come una band. Pensavo che questo fosse il miglior gruppo di musicisti di cui avessi mai fatto parte fino a quel momento della mia carriera. [...] I fratelli Jackson impostano il livello più alto possibile. Si battevano per ottenere l’eccellenza assoluta e provavano con lo stesso impegno di tutti noi! Il mio rispetto e la mia ammirazione per i loro talenti, l’etica del lavoro e la professionalità si distingue ancora oggi!





Ti sei unito alla band che avrebbe suonato canzoni dall'album più venduto di tutti i tempi.

Sì, ogni singola canzone che abbiamo suonato è stata un grande successo, dai Jackson 5 a Thriller. Il pubblico non ha mai avuto l’occasione di sedersi. Le persone stavano in piedi letteralmente per l'intero concerto!





Ti sei reso conto immediatamente che questo tour avrebbe fatto la storia della musica, o ci è voluto del tempo prima di realizzarlo davvero?

Sin dall'inizio era evidente ed estremamente palese che questo Victory Tour sarebbe stato qualcosa di molto speciale. Qualcosa di mai visto o sentito prima. C’era una forte sensazione tra tutti i membri nel tour di star facendo la storia. All'epoca, era il più grande tour nella storia del Rock & Roll e rimase così per un periodo molto lungo anche in seguito.

Mi piace molto il tuo assolo di chitarra sul brano MJ "Workin’ Day And Night". Ha deciso Michael stesso per un arrangiamento rock di questa canzone, per qualcosa di diverso dalla versione in studio e dalla versione live del 1981?

Grazie. Sono stato il primo chitarrista Rock & Roll che Michael e i suoi fratelli abbiano mai avuto nei loro spettacoli, e volevano davvero utilizzarlo. Un pomeriggio mi chiamarono nel loro ufficio di produzione.Ero sorpreso e un po’ nervoso quando sono entrato, vedendo tutti e sei i fratelli Jackson lì con le loro espressioni facciali stoiche all’unisono, senza mai esprimere ciò che stavano pensando. All'inizio pensavo di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma poi Marlon fece un passo avanti e disse: "Non abbiamo mai avuto un chitarrista Rock nella nostra band e abbiamo un posto in cui vorremmo tu fossi presente nello show". Non potevo credere alle mie orecchie. Volevano far girare uno stadio pieno di 80.000 fan della musica verso di me e farmi eseguire il mio pezzo! Emerse poi che fosse la canzone "Workin’ Day and Night" che i fratelli volevano che facessi.





I tuoi assoli e la presenza di due chitarristi nel tour del 1984 furono un nuovo modello che Michael Jackson avrebbe più tardi applicato nei suoi 3 tour da solista negli anni ‘80 e ‘90. Ti senti come se avessi contribuito a qualche importante evoluzione nella sua carriera sul palcoscenico?

Assolutamente! Come ho detto prima, sono stato il primo chitarrista rock della loro band. Il defunto, grande David Williams ed io stavamo facendo cose davvero uniche come squadra di chitarre. Ho imparato tanto da lui perché era letteralmente una macchina del ritmo. Credo che nessuno avesse mai associato un chitarrista funk e un chitarrista rock. Stilisticamente sono due mondi a parte, ma abbiamo fatto in modo che funzionasse!

Un altro momento saliente dello spettacolo è stato l'esecuzione del brano "Beat It". Provasti un po’ di pressione ad essere il primo chitarrista della storia a suonare dal vivo l’assolo Van Halen sul palco con Michael Jackson al tuo fianco?

Non ho mai sentito alcuna pressione. Misi all’opera il lavoro fatto accompagnando con la chitarra le mie band durante i miei anni di formazione nelle bar band. Ho sempre suonato una chitarra forte, pesante, urlante. Non era niente di nuovo per me, quindi ero abbastanza a mio agio nel suonare!





In effetti hai suonato l'assolo due volte, e non sarebbe più accaduto in seguito. Pensi che artisti e musicisti potessero esibirsi più liberamente e allontanarsi dalle versioni in studio a quel tempo? Certo, lo show era molto preciso e serrato, ma non tanto quanto i seguenti tour.

Ricordo che Randy Jackson dichiarò in un'intervista prima di formare il gruppo che stavano cercando musicisti che fossero anche interpreti in grado di apportare qualcosa in più. Potevamo suonare tutti insieme e improvvisare in un attimo, il che rese la Victory band davvero speciale. Tanti grandi spettacoli al giorno d'oggi sono così coreografati, che non c'è spazio per l'improvvisazione. Ma intravedo qualche speranza all'orizzonte. Un sacco di persone per strada e nei club stanno rispondendo alle grandi band e agli artisti che possono improvvisare, rischiare e rendere la musica più interessante.





Qualche ricordo o impressione particolare riguardo alla performance di Eddie Van Halen allo show di Dallas, sul palco e/o dietro le quinte? Com’è stato condividere il palcoscenico in quell’occasione?

Ho avuto il piacere di incontrare Edward e la sua moglie di quel periodo, Valerie Bertinelli. Improvvisare con lui sul palco è stato davvero bello. Abbiamo dato al pubblico dei veri fuochi d'artificio con la chitarra. Penso che i fratelli stessi siano diventati spettatori in quella parte!





Qualche canzone o momento speciale dello spettacolo e del tour che ricordi ancora?

Senza dubbio, suonare il brano "Human Nature" è stato il mio momento e ricordo preferito del "Victory Tour". Non è facile da credere, essendo io un Rocker e tutto il resto, ma quella canzone era pura magia. Suonarlo era come essere nell'occhio di un uragano, dove tutto è calmo e pacifico. Quando Michael ci ha lasciati, ho avuto un periodo in cui mi era molto difficile sentire quella canzone in particolare, ogni volta che passava alla radio. Posso letteralmente vederlo in piedi proprio di fronte a me, mentre canta quella canzone.

Dove si colloca il Victory Tour nella tua intera carriera? Sei rimasto al passo con la carriera e la musica di The Jacksons e Michael dopo quel tour?

Il Victory Tour è in cima alla mia lista degli highlights della carriera. Ha un posto molto speciale nel mio cuore. Ho incontrato i fratelli nel corso degli anni e siamo sempre felici di vederci. Ho lavorato un po’ per loro occasionalmente. All’epoca mi dissero “Sei uno di noi, ora!" È come vedere dei vecchi amici dell'esercito, ogni volta che incontro qualcuno dal Victory Tour. Siamo una confraternita.


Fonte: bricenajar.com/en/gregg-wright-interview/

- Traduzione a cura di Vittoria Moccia per il Michael Jackson FanSquare.