00 01/07/2011 11:07
Come promesso ecco il nuovo...
Vi ringrzio con tutto il cuore..
Spero vi piaccia.. Buona lettura...

CAPITOLO 2:

L' INCONTRO DI FAMIGLIA.

- Chiara -

Quel viaggio, mi stava tormentando, domande a cui non riuscivo a dare risposta, pensieri verso quel uomo che mi aveva sbattuta fuori di casa...
Ma in quel momento, in quel abbraccio i pensieri volarono, via, liberi, come farfalle liberate...
Michael mi stringeva a se, mi accarezzava la schiena, il cuore mi batteva sempre più forte, mi sentii calda, piena, coccolata... " Ma cosa mi sta accadendo? eh?, cosa?, no, non posso, non posso sentire queste sensazioni... ".
Sentivo anche io un brividdo percorrermi la schiena, poi il cuore scalpitarmi nel petto, una gioia immensa dentro di esso, ma che cosa stava a significare?,
Michael vedeva che mi stavo riscaldando, e così smise di massaggiarmi la schiena, mi allontanai da lui e iniziai a guardarlo, anche se, sapevo che non dovevo...
Non riuscivo a capire il motivo di quelle sensazioni, poi sentii una voce, - Ehi -
Prima guardai Michael, poi il cielo e capii che era una voce che proveniva dal mio cuore, che potevo sentire solo io, io che vivevo quelle emozioni... - Ehi, devi svegliare l' amore che è nel tuo cuore - Si cessò lì, quelle poche parole.
Come un sogno, un sogno che era realtà, mi toccai un attimo e capii che era la pura e semplice verità, non stavo sognando, stavo solo vivendo quella nuova avventura...

- Michael -

Mi guardava e sorrideva, sapeva che sarebbe successo qualcosa, mi voleva già bene, mi considerava già un' amica speciale, una amica che non lo avrebbe mai lasciato e con quel pensiero continuò a fissarmi, a guardarmi, a immaginarmi....
Piano piano vide che alzai lo sguardo verso i suoi occhi, e vide che stavo levandomi il giubotto, la mia mano che si tende, che glielo porge...
- Grazie, ora sto bene - Dissi e lui lo prese e lo mise nel seggiolino accanto a lui,la macchina stava iniziando ad ondeggiare, capii che stavamo arrivando in una strada sterrata, mi affacciai al finestrino e vidi una casa, dei prati, scuri, coperti dal buio che era calato su tutta Los Angeles, ma soprattutto sul mio cuore...
Michael continuava a guardarmi, poi distolse lo sguardo da me e si mise a guardare fuori, spostò con la mano destra la tendina ed ecco che la sua enorme villa gli ritornava davanti, una villa che era il ricordo di momenti belli ma anche di momenti che vorrebbe dimenticare... Le litigate con suo padre, le discussioni e gli urli per avere lasciato la prima etichetta, ma Michael ad un certo punto fu rapito da un pensiero a come sarebbe stata la sua villa, la sua nuova casa che dopo qualche giorno doveva arrivare alle sue mani...
Ma adesso basta con i pensieri si doveva occupare di me, tirò un sospiro e poi scese dalla macchina, intanto io ero già scesa Michael mi raggiunse, mi prese per mano e piano piano iniziammo a camminare...
- Michael la valigia la porto dentro io - Disse il Bodyguard, lui annuii e riprendemmo a camminare per quella che era la sua casa...
Passo dopo passo eravamo già di fronte alla porta d'ingresso, il cuore mi battevo forte, Michael bussò e piano piano il portone in legno scuro si aprì, e lei era lì, Janet...
- Ciao, Fratellone allora sei tornato con una bella ragazza - Mi guardò e piano piano si avvicinò a me, mi abbracciò... - Io sono Janet, sono sicura che starai bene con noi, vieni e non avere paura, ti presento la mia famiglia -
Le parole mie entravano nelle orecchie a rallentatore, il cuore continuava a battere all' impazzata, le mani mi tramavano, le gambe lo stesso, essere in quella casa come ospite, nel modo in cui mi hanno preso, lì, su quella panchina era contro a come ero, mi piaceva cavarmela da sola, e ora mi sentivo come se tradissi me stessa...
- Io sono Chiara, e mi scuso per il disturbo che sto recando a tutti voi - Detto quello dalla cucina spuntò Katherine, spuntò con un espressione amorevole in viso, si vedeva che era una persona gentile.
Era ben curata, aveva i capelli tirati indietro, e un vestito normale, classico, la vedevo avvicinarsi a me e io feci un passo indietro...
- Ben venuta cara, non avere paura, io sono la mamma di Michael sono Katherine, piacere - Disse e io piano piano mi avvicinai, lei con grazia mi prese le mani e dolcemente mi avvicinò a se e mi baciò con un bacio da mamma sulla guancia...

- Chiara -

Mi sentivo tremendamente in imbarazzo sentivo che stavo diventando anche tutta rossa, ma ero sicura che, anche se un po’ lentamente, mi sarei abituata, almeno speravo...
Mi girai verso Michael che mi face l' occhiolino, io gli sorrisi, si avvicinò a me e a sua sorella....
- Bene Janet, mamma, è meglio che le facciamo vedere la camera, sarà molto stanca e vorrei che riposasse un pò, giusto? - Michael guardò sua sorella che annuì e poi sua mamma, che, con il suo solito sorriso....
- Ben detto figliolo, la camera è quella accanto alla tua e a quella di Janet, è già preparata, buonanotte ragazzi, e riposa bene Chiara, è stato un piacere incontrarti - Mi ridiede un bacio e poi da Michael e Janet fui accompagnata su per le scale, gradino dopo gradino sentivo la paura e l' ansia salirmi, sentivo che ero di troppo che quella non era casa mia, e mi chiedevo che cosa ci stessi facendo lì, ed ecco che la scenata di qualche ora prima mi veniva in mente, le sue parole, così brutali e selvagge che mi venivano marcate addosso...
In men che non si dica ecco che mi ritrovavo davanti ad una porta color nocciola, vedo Michael che la apre e davanti a me si pone una bellissima stanza profumata e ordinata, le lenzuola color rosa al letto, il comodino con un telefono, e addirittura un armadio a muro color panna, colore delle pareti....
Rimango colpita da quello spettacolo, la mia camera era più disordinata e molto più piccola, poi Janet si allontana da me e da Michael avviandosi verso una porticina azzurro acqua ed ecco che lì, davanti a noi si apre la porta del bagno...
Rimango colpita, una camera con bagno, mi sembrava di essere in un sogno.... Ma non lo ero....
- Questa è la tua stanza, spero ti piaccia - Disse Janet.
- Ovvio che mi piace, ma per me è troppo, dormire anche su un divano va più che bene... - Ecco che Michael mi interrompe...
- Ma che stai dicendo, secondo te, ti facciamo dormire su un divano, non ci pensare neanche, ora vai ti cambi e poi vai a letto, domani mattina poi ti vengo a prendere quando sei sveglia, per qualunque cosa, io e lei siamo qua accanto, io a destra e lei a sinistra okay? - Io rimasi colpita dalle sue parole...
Mi augurarono una buonanotte e poi scomparvero dietro la porta di quella bellissima stanza, mi sembrava di essere in paradiso.
Con passo lento mi avviai verso il bagno, presi il mio pigiama lo misi e poi presi il trolley lo aprii e aprii le ante dell' armadio, lo apro ed ecco che ci trovo un babydoll color rosa chiaro, mi piace e allungo la mano per sentirne il tessuto, è di senta, poi lo prendo e anche se non dovrei, trasportata dall' istinto lo vado a provare...
Mi rinchiudo in bagno mi levo il mio pigiama e lo infilo, è della mia misura, mi guardo un attimo allo specchio, poi, non contenta di quello che vedo mi levo quel bellissimo babydoll, e a mal volere mi rimetto il mio pigiama.
Mi riguardo un' ultimo momento allo specchio prima di spegnere la luce e uscire dal bagno, magicamente mi ritrovo in camera, vedo il letto, quel letto che non era il mio, il letto che non conoscevo, ma piano piano mi ci avvicinai, allungai la mano e abbassai le coperte, salii su quel enorme lettone e cullata dai pensieri che mi tormentavano, i miei occhi si chiusero, facendomi cadere in un dolce sonno...

ORE 8,30 - ( Encino ).

- Chiara -

La luce che filtrava dalla finestra, che trapassa le tende e che piano si posava sulla pelle del mio viso.
Ecco, anche da me il giorno era arrivato, e i raggi del sole si erano posati su di me facendomi svegliare, svegliare da un sonno che non era stato dei migliori, un sonno fatto da incubi e pensieri.
Quella notte mi era toccata la notte dei ricordi, dei rimpianti per le parole non dette o dette troppo tardi per farti capire.
Ecco, tutti gli errori che avevo fatto io erano rivenuti a galla senza un perchè e un senso logico...
Apro gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre più e più volte, tocco accanto a me con la mano e ancora la testa sul cuscino, non sento nessuno, tocco ancora, il letto è fatto.
Piano piano apro gli occhi mi giro mi metto seduta e non sento nessuno accanto a me, guardo meglio e mi accorgo di non essere a casa mia, di essere sola, in quella stanza, una stanza forse troppo grande per tenere me e la mia anima...
Sento di nuovo le sue parole, chiudo gli occhi e rivivo la scena dello sfratto, quando lui mi butta fuori di casa, le sue mani sulla mia pelle, e poi il freddo della strada, la panchina.
Ecco in quel momento volevo che qualcuno facesse irruzione che rompesse quella catena di ricordi, duri e violenti...
I miei sogni vengono esauditi, sento la porta della mia stanza venire a contatto con un oggetto duro, la mano di qualcuno, sento bussare, mi alzo e vado ad aprire la porta, ma prima che ci fossi davanti la voce di Michael mi riscalda, la sento calda, ancora un pò addormentata....
- Chiara, sei sveglia? - Mi affretto per andare ad aprire e piano piano raggiungo la maniglia con la mano, faccio un respiro e la abbasso, tiro quel pezzo di legno verso di me e anche l' ultimo ostacolo per vederlo è superato...
Me lo ritrovo davanti a me, lui e solo lui, i capelli riccioli un pò arruffati, gli occhi ancora un pò assonnati ma l'unica cosa che è già sveglia è una, il suo sorriso, l' unico e irripetibile sorriso...
- Si ero sveglia, tu?, ti sei alzato adesso, immagino, si vede dalla tua faccia che sei ancora assonnato - Dico e accenno un sorriso...
- Si hai proprio ragione, ora però andiamo a fare colazione? - Annuii solamente rapita dal colore dei suoi occhi e dal calore del suo sorriso che mi riempiva l'anima...
Mi stringeva, mi rapiva e mi avvolgeva in un caldo abbraccio, ma sapevo che questa sensazione era legata a qualcos' altro...
Ci incamminammo lentamente e con calma verso le scale, scendemmo un gradino e poi sentii la sua mano sulla mia, ecco, un altro brivido mi percorreva la schiena, per poi entrarmi nel cuore.
Mi sentivo strana, calda, calda di una sensazione che non avevo mai provato, ma lui se ne accorse, rilasciò la mia mano...

- Michael -

Aveva capito che mi ero un pò spiazzata dal suo gesto che mi ero improvvisamente sentita strana, che ero stata colpita da un turbinio di emozioni e non voleva che io fraintendessi quel suo gesto d' amore...
E così lasciò la mia mano che piano piano ritornò a posarsi sui miei fianchi, piano, dolcemente, come una coperta che viene lasciata cadere e che si appoggia senza rumore al materasso...
Non ci accorgemmo di nulla, il tempo era volato e in men che non si dica eravamo già in fondo alle scale Michael mi vide un pò spaesata e mi fece cenno di seguirlo, nessuna parola, solo un gesto ed ora quella che aveva paura di non essere stata compresa ero io, forse l'unica non ancora capita e ascoltata da nessuno se non da lui Michael...
Ma in quel momento sentivo che anche lui mi stava trattando come amica e non più come una ragazza indifesa e questo mi lasciò molto impaurita...
Ci ritrovammo pochi minuti dopo in sala da pranzo, un enorme tavola era apparecchiata per 5, entrò prima Michael e appena entrai vidi li tutti Janet, Joe, Katherine, e lì mi bloccai, Joe mi guardava sorridendo, e io avevo paura ma fu Michael ad accorgersene per prima, e mi mise una mano dietro alla schiena facendomi mettere davanti a lui...
- Ecco, Joe, lei è la ragazza che ho trovato ieri sera e che abbiamo aiutato - Disse e io mi sentii morire dentro, le immagini di quella sera prima si ripresentarono alla mia mente come foto, ritagli di giornali che uno aveva ritagliato e incollato su un quadernino che veniva aperto ogni minuto... Un quedernino che però io volevo annegare per sempre, nella più lontana parte della mia mente...
- Io sono Chiara, piacere di fare la sua conoscenza - Dissi e Joe che intanto si era alzato venne vicino a me e ci stringemmo la mano, la mia paura piano piano stava ritornando nel più lontano dei sentimenti...
Ci accomodammo a tavola e iniziammo a gustarci quelle deliziose pietanze che aveva preparato la cuoca...

- Chiara -

Avevamo già finito e ognuno era ritornato nella propria camera, io ero nella mia, e pensavo, pensavo a quanto la mia vita fosse complicata piena di strada di bivi, di decisione da prendere, e sapevo che in futuro ce ne sarebbero state altre, sempre più difficili, complicate ma soprattutto tante scelte che io, in quel momento, non sentivo di poter affrontare,sopportare e tenere dentro...
Mi sentivo immatura, non più responsabile come prima, piena di fiducia, non riuscivo più a provare nulla, mi sentivo ad un tratto finita, rotta, come una bellissima bambola di porcellana che viene presa, accudita, poi ad un certo punto, tutto cambia, nulla è più come prima, questa bambola non viene più curata, si rovina, e poi un bel giorno cade a terra, si rompe in mille pezzettini.
E io, in quel momento, mi sentii proprio così, di fronte ad una scelta, rotta in mille pezzettini e mi chiedevo una cosa... " Ma se la mia vita sarà così per sempre?, sarò in grado di sopravvivere di nuovo a tutto questo? ".
Questo non lo sapevo ancora, ma una cosa era certa, tante scelte avrei dovuto affrontare, a volte condividendole a volte da fare da sola, prendere decisioni, e capire quando è il momento di dire stop, fermarsi e quando di rimettere play e ripartire.
Tutto questo mi spaventava ma avevo già capito una cosa, Mathias anche se lo avrei rincontrato, non avrebbe mai più fatto parte del mio amore, da neanche un giorno il mio nuovo obiettivo era Michael, l' unica persona forse, in grado di capire, cosa di cui avevo veramente bisogno...
Ero di fronte alla finestra della mia camera, e pensavo alla litigata, quella litigata che mi aveva messo così, per strada, e questo non mi andava giù, non mi piaceva l' idea di essere così senza una meta, al pomeriggio avevo il lavoro, e la macchina non la avevo presa, era là, davanti a casa mia, ma non mi andava di andarla a prendere, per un giorno mi sarei arrangiata con un taxi...
E mentre pensavo quello il mio cellulare suonò, fui risvegliata dal vortice dei pensieri e mi affrettai a rispondere...
Mi allontanai dalla finestra, raggiunsi la mia borsa e vidi il cellulare illuminarsi... Stella...
Le avevo promesso di chiamarla la sera , ma dopo quello che era accaduto, non mi andava di parlare, non la avevo chiamata, ma questa volta dovevo fare i conti con quello che mi era accaduto...
Ma prima di rispondere una domanda mi venne in mente " Per quanto tempo, riuscirò a stare in pace senza fare i conti con l' accaduto? "...
Risposi...
- Pronto? - Dissi e dall'altra parte una voce femminile, dolce e carina mi raggiungeva...
- Sono Stella, ti volevo dire, dovresti venire qua nello studio del direttore nel più breve tempo possibile, ci deve parlare, ma sento che sei giù, è successo qualcosa? - Chiese e ora cosa potevo fare?... " Devo mentire, è l' unica soluzione... "
- Tranquilla, poi ti spiego, si cercherò di venire, ma non prometto nulla, ti chiamo per dirti se ce la faccio - Sentii solo che annuì e per porre fine a quei ricordi riattaccai senza farle spiccicare parola...
Presi dal trolley un paio di jeans bianchi e una maglietta, color rosa chiaro scollata fino al seno, andai in bagno, mi sciacquai la faccia, mi lavai i denti, poi dalla mia trusse estrassi una matita per occhi color nero, la applicai leggera poi un pò di ombretto argentato, un pò di lucida labbra rosa chiaro e via!, Ero pronta...
Uscii dal bagno misi tutto quello che mi serviva nella borsa e raggiunsi la porta della camera, la aprii con il cuore che mi batteva a mille, avevo paura, non so precisamente di cosa o di che, comunque avevo paura...
Cercai di riprendere il mio cellulare e stando attenta a non cadere per le scale, raggiunsi il piano terra, dove mi scontrai con Michael...

- Michael -

- Oh scusa, sono molto agitata e sto cercando disperatamente un taxi per raggiungere Los Angeles - Michael mi guardò un' attimo, vide come ero vestita pesante ma pur sempre elegante...
- Ehi dove vai?, perchè ti serve un taxi? -.
- Devo andare a lavorare, scusa se te lo chiedo ma qualcuno potrebbe accompagnarmi, lo so che rompo, ma è importante - Dissi e Michael mi guardò con un sorriso, mi guardò mentre stavo diventando rossa, e piano piano, allungò la sua mano sulla mia...
- Certo, ti accompagno io, non c'era bisogno di chiederlo, era la cosa che avrei fatto, ma mi hai preceduto, vieni - Disse salutammo i fratta e furia tutti e poi salimmo sulla sua auto, un Mercedes nero con i vetri scuri.
Mi sentivo tremendamente in imbarazzo, più lo guardavo e più mi convincevo che c' era qualcosa che mi doveva dire che non diceva, che teneva tutta per se...
Io continuavo a guardarlo poi ad un certo punto ci fermammo ad un semaforo rosso, in fondo all' incrocio e lui mi guardò...
- Chiara, c' è qualcosa che non va? ti vedo strana stamattina - Lui mi sorrise e schiacciò con la mano destra il tasto di accensione dell' autoradio, una canzone speciale ci colpiva, Call me di Ivana Spagna, mi piaceva quella canzone, era una delle tante della mia playlist...
- No tranquillo, sai lavorare in un ufficio fotografico, accanto ad un architetto e un' impresa immobiliare, è difficile, e tutto sta nel fare foto, fare progetti, è un casino - Dissi e lui mi guardò sorridendo...
- Ah, lavori in quel campo, beh se è questa la ditta, lavorano anche per me - Disse e mi porse un bigliettino da visita sul quale c' era scritto anche il mio numero...
- Si è quella, e questo è il mio numero, ma tu? che centri, ti stai facendo costruire una casa, vero? - MI guardò, non sapeva se farmi rivelare la sorpresa o no, sapeva che io e lui saremmo finiti per avere un buon rapporto, se lo sentiva, se lo era sentito sin da quando mi aveva preso la mano la prima volta...
- Si, ma non voglio che te ne occupi, è una sorpresa e non voglio rovinartela, sai una cosa? - Chiese e prima che potesse finire la frase il semaforo divenne verde, lui schiacciò il piede sull' acceleratore e partimmo...
La sua frase non finita mi fece venire in mente un sacco di domande... " Perchè sento questo sentimento nel petto?, il cuore mi batte forte quando parla?, perchè? e poi cosa mi deve dire?, non posso, non mi dire che è quello che penso, ci conosciamo solo da due giorni e... " Pensieri solo pensieri nella mia mente, pensieri belli ma anche che rispecchiavano una scelta di vita...

- Chiara -

Minuti interminabili si stavano consumando, e io quel silenzio non lo sopportavo, volevo dire qualcosa… ma cosa?, cosa potevo dire se non quello che provavo?...
Ma questa volta fu lui a precedermi, rompendo il silenzio, con la sua voce....
- Chiara, siamo arrivati - Disse e io mi sentii vuota, come se mi dovessi staccare, allontanare da qualcosa che rappresentava tutto per me...
- Grazie, aspetterò 20 minuti fuori, sicuramente il direttore non è ancora arrivato, grazie per il passaggio - Dissi, aprii la portiera, ma lui mi bloccò la mano, con la sua, la sentii liscia con il contatto sulla mia pelle, era morbida, amorevole, e poi la sua calda voce, rassicurante che ti giunge alle orecchie...
- Allora aspetta, tanto io non ho fretta di tornare a casa - Disse e io mi lasciai tenere dalle sue mani...
Mi sentii improvvisamene, di nuovo piena, ce lo avevo davanti a me, lui, davanti a me, che mi guardava che scrutava il mio sguardo, io cercavo di non guardarlo troppo, sapevo come sarebbe andata a finire...

- Michael -

Continuava a guardarmi, a scrutarmi, sentiva che il mio sguardo sfuggiva dal suo, che si muoveva in continuazione, che scappava, che il suo non lo acchiappava...
Si sentiva pieno quando stava con me, si sentiva felice, felice di essere se stesso, solo Michael, e non la grande star, sapeva che io sarei stata un' ottima amica, ma aveva paura, paura di perdermi...
- Chiara, oggi sei bellissima - Disse e io lo guardai, alzai lo sguardo verso il suo e lui mi guardò, mi fissò dritto negli occhi, vedeva il loro colore che piano piano brillava e i suoi facevano lo stesso...
- Grazie, ma c' è qualcosa che dovevi dirmi prima?, quando eravamo al semaforo - Dissi e iniziai a scrutare i suoi occhi, in cerca di una risposta, Michael stava per rispondere, lo vidi fare un lungo respiro e schiudere le labbra, il mio cellulare ruppe la quiete che c' era...
Presi la borsa immediatamente e presi il mio cellulare che continuava a squillare, lo afferrai e risposi, però prima di schiacciare il tasto verde guardai Michael che intanto mi stava facendo cenno di rispondere...
- Pronto? - Lo guardai e la voce di Stella mi raggiunse...
- Ehi, allora? dove sei?, se sei qua sotto sali - Disse e io chiusi la telefonata.
Sentivo il cuore battermi forte, lo sapevo che mi sarei tormentata tutta la mattina su quello che doveva dirmi, ma non potevo farci niente, il mio lavoro chiamava e non avrei mai mancato ad un appuntamento per questioni di cuore... Guardai Michael che non riusciva a capire che cosa stesse accadendo poi fui io a rompere il silenzio che ci celava, che si celava davanti a noi...
- è la mia collega, devo andare, grazie del passaggio - Mi avvicinai un pò a lui e piano piano, quasi con timidezza gli poggiai un leggero bacio sulla guancia, gli sorrisi e piano piano uscii dall'auto chiusi la portiera e mi incamminai verso l' entrata dell' edificio... Un grosso grattacielo si prospettava davanti ai miei occhi, ma quella volta mi sembrava ancora più grande, non so il motivo, ma quel giorno sembrava più grande, forse perchè nel mio cuore un' altra persona aveva fatto breccia....
Ad un certo punto mi voltai e vidi che Michael era ancora lì, lì davanti a me, presi coraggio e gli feci ciao con la mano, lui fece altrettanto poi vidi che mi fece cenno di chiamarmi dopo, io gli feci ok e lo vidi ripartire verso l’ incrocio... A quel punto mi restava un' unica meta da seguire, andare al lavoro...

Aprii lentamente la porta dell' ascensore, per poi ritrovarmi nel mio ufficio, c' era Martina che stava tutto il giorno al telefono, una bella ragazza che come me gli piaceva fare la fotografa, ma che purtroppo, non aveva avuto la mia stessa fortuna... E si era ritrovata a fare la segretaria in un ufficio.
La saluto e lei mi fa un sorriso sforzato mentre continua a chiacchierare al telefono con un cliente, io invece vado avanti e apro la porta del mio ufficio nel quale c' erano 3 scrivanie, la mia, quella di stella, e quella di Sasha, una ragazza entrata da poco ma con la quale avevo instaurato un buon rapporto di amicizia, entro lì appoggio tutto sulla mia scrivania, appoggio le mani, e poi butto giù la testa e chiudo gli occhi, un mal di testa improvviso si era impossessato di me...
- Ehi ciao, allora? pronta per il turno con il capo? - Chiese, la guardai alzando la testa dolorante dalle mie braccia e piano piano sorrisi....
La vedevo sorridente, felice come sempre di essere al lavoro, lei, Stella, l'unica persona con cui ho legato veramente....
- Si grazie, tutto ok, solo che io e Mathias ci siamo lasciati e mi ha cacciato di casa, ora sono ospite da un amico, e spero di riuscire a trovare una casa per me, dove stare, senza scomodare tutte le persone che vogliono aiutarmi - Dissi e il pensiero che Michael dovesse dirmi qualcosa iniziò a tormentarmi,ma ora era tardi, tardi per tutto, tardi per scendere e correre dentro alla macchina e sapere quello che doveva dirmi.
Stella mentre parlavo mi ascoltava attenta, non perdeva neanche una parola che dicevo....
- Oddio, mi dispiace, ma sei sicura che stai dal tuo amico?, guarda che io ho una casa grande se vuoi puoi venire a stare da me, tanto sono sola un pò di compagnia non mi farebbe male - Disse e io alzai lo sguardo verso i suoi occhi,che mi guardavano, che cercavano di capire tutta la verità, anche se a volte, la verità non la si sa nemmeno noi stesse.
Non capivo nemmeno io quale era la mia verità, ripensare a Mathias mi faceva male, mi faceva male sapere che ero stata per anni, con una persona che nemmeno ti considerava, che invece di ritornare con te, la sera, invitava delle sue colleghe e poi se le portava a letto senza pensare che io ero lì, in quella casa, davanti a quel camino, ad aspettarlo, a desiderare il suo arrivo, credendo che fosse stanco per il suo lavoro faticoso, invece, mi ero solo illusa, illusa di avere un uomo leale al mio fianco....

Los Angeles centro - ( Appartamento Mathias ).

Oggi non era andato a lavorare, aveva chiesto un giorno di permesso, per potere stare a casa, non si sentiva di andare al lavoro dopo quello che aveva fatto, se ne era pentito, si era pentito di avermi cacciata di casa, come se fossi un' estranea, come se non facessi parte della sua vita, aveva creduto, solo per un attimo che potesse vivere anche senza me tra i piedi e invece ora si pentiva di avere fatto quello che ha fatto.
Si sentiva solo, vuoto, senza più una meta da seguire, senza più la sua anima gemella a fargli compagnia, senza più la luce che gli illuminava il cammino, il cammino tortuoso che se sei sostenuto da una persona amica, troverai più facile affrontare.
Ma ora, per lui, quella stella, quella luce, non brillava più, si era spenta per sempre, dopo anni di tradimenti, di fiducia negata, di scoperte, di litigate, tutte quelle cose che mi avevano fatto capire che era finita per sempre...
Lui però non se ne rendeva conto, c' erano ancora dei lati oscuri in questa faccenda, e come un detective era convito di volerli scoprire e alla fine risolverli...

Los Angeles - ( Studio fotografico, Ufficio).

- Stella -

Stella continuava a fissarmi, i suoi occhi continuavano a scavare in quello sguardo,i quegli occhi spenti, e piano piano anche a lei tornarono in mente quei momenti che avevamo passato insieme, dall'accettazione in quello studio al giorno del mio compleanno, però, anche lì, il mostro era già all' opera, sembrava bravo, bello, carino quel giorno del mio compleanno, ma non lo era più, il suo mostro era già in moto sin da allora....
" Chissà quante volte la aveva già tradita, poverina una brava ragazza come lei, non si meritava tutto questo, ma è vero a volte che basta un uomo per risolvere tutto questo? " Neanche lei riusciva a spiegarsi, perchè, solo ora saltava fuori la verità, perchè era solo ora che la nostra vita sarebbe potuta cambiare...

- Chiara -

La vedevo rapita nei suoi pensieri, vidi i suoi occhi però che continuavano a scrutarmi....
- Stella stai tranquilla, sto dal mio amico, non so ancora per quanto tempo, ma credo che almeno lui non mi sbatta fuori di casa - E come per magia ecco che il suo sorriso, i suoi occhi, le sue labbra, le sue mani, i suoi movimenti mi tornavano in mente, come se li stessi vedendo in quel preciso istante....
Il mio cuore stava scoppiando di gioia nel pensare a Michael, ma dall'altra parte il mio cuore era carico di rabbia e rancore, minuto dopo minuto stavo cadendo sempre più in un buco senza fondo, nel fondo della mia anima....
L' immagine di Mathias mi ritornò davanti i suoi occhi, i suoi capelli, il suo profumo, tutto era ancora parte di me, lo sentivo ancora vicino, cosa che non volevo assolutamente, volevo dimenticarmi di lui, cancellare dalla mia vita quella storia, con tutte quelle sofferenze...
Ma anche quello non era possibile, forse volevo solo dimenticare, il tradimento, o forse volevo solo arrendermi, che non ci sarebbe stato un ritorno, un sogno, svegliarmi e avere ancora la mia casa, il mio uomo sorridente al mio fianco, ma anche tutto questo non era un sogno, era successo realmente....
- Chiara senti, non pensiamoci, ne parleremo con più calma dopo, sono quasi le dieci, ora dobbiamo andare, il direttore ci aspetta - Disse e venni distolta ancora una volta dal dolore, dal dolore di un' amore mai ricevuto....
- Si hai ragione - Dissi e piano piano mi alzai da quella sedia, la mia testa era dolorante, mi scoppiava ma il mio lavoro veniva prima di tutto, non mi ero mai tirata indietro, mi avevano sempre insegnato che una persona fa un lavoro che vuole fare e che vuole svolgere a testa alta, che tutto è importante e che esso viene prima di tutto, e anche quella vola fù così.
Misi da parte il rancore dell' amore perduto, e misi in gioco l' orgoglio di lavoratrice e fotografa.....

- Michael - ( Macchina ).

Era ancora in macchina che stava tornando a casa, e la sua mente già era alla ricerca di una risposta ad una domanda....
" Ma è possibile che anche quando sono sul punto di dire la verità vengo interrotto, sono attratto da Chiara e non me la lascerò scappare, ma sarà la ragazza giusta?.
Fermò la macchina, non voleva ritornare a casa in quello stato, era sicuro che io sarei stata un' ottima compagna, ma c'era anche da fare i conti con la stampa e gli avvoltoi.
Mise la mano sulla maniglia e aprì la portiera, era sul ponte vecchio, un ponte che nessuno guardava mai, era una strada percorsa da migliaia e migliaia di persone ogni giorno ma nessuno si era mai fermato per guardare cosa rappresentasse.
Ma Michael, anche se non era un turista, sapeva benissimo che c'era dall'altra parte e di sotto, così chiuse la macchina e se andò verso quel ponticello, che nessuno avrebbe mai percorso....
Passo dopo passo sentì i suoi pensieri brutti librarsi in aria, come farfalle liberate nell' immenso cielo azzurro....
Aveva fatto solo pochi passi e il desiderio di rivedermi iniziò ad aumentare a vista d'occhio, come se mi avesse conosciuto da sempre, e invece mi conosceva solo da qualche ora....
Si fermò un attimo, si avvicinò alla sponda del ponte e iniziò a guardare l'acqua, quel acqua limpida che scorreva lenta sotto i suoi occhi, sotto quello sguardo che pochi avrebbero potuto decifrare.....

- Chiara - ( Ufficio direttore ).

Io e Stella stavamo camminando fianco a fianco, per quel corridoio che avevamo percorso tantissime volte, ma quella volta era diverso, tutto sarebbe stato diverso, non c' era la stessa armonia delle altro volte.
Quel corridoio che avevano percorso una marea di persone, da laureati a diplomati, dagli adulti ai ragazzi, Quel corridoio che era stato vittima di litigate alle lacrime di gioia di tante persone, quel corridoio che per l' ennesima volta veniva percorso da una ragazza felice del suo lavoro, ma triste della sua vita privata....
Quella vita privata, senza un' amore stabile...
Io e lei camminavamo sempre insieme, da quando ci avevano messe nello studio in coppia, ognuna era la spalla dell'altra, ci aiutavamo a vicenda, in coppia come due amiche di infanzia...
Ma in quel momento lei era più che una amica di infanzia, stava diventando la mia sorellina, la mia sorella maggiore....
- Chiara siamo arrivate - Disse e io ritornai sulla terra, mi sentii improvvisamente stanca, rintontita, e senza rendermene conto stavamo entrando nello studio del grande capo....
Era lì, come sempre, seduto su quella lussuosa sedia di pelle nera, con il suo solito sguardo da dirigente attento a tutto, appena sentì la porta venire a contatto con la mano di stella, con il suo vocione da uomo adulto ci fece accomodare dentro...
- Avanti - La porta si apre e io rimango lì, immobile, davanti al suo sguardo disarmante, che ti lascia senza parola, senza respiro, come se un killer ti stesse puntando un coltello, ma io da brava vittima, accolgo l' ordine e mi metto seduta di fronte a lui, con le gambe che mi tremano e la paura di un licenziamento imminente... Quel licenziamento, tanto temuto da tutti noi....

- Michael -

Continuava a fissare l' acqua, quel acqua che lui vedeva come la sua giovane vita, quella vita passata sempre sul palco scenico, il palco scenico dei re.
Il re che non si era mai spento ma solo assentato, ma ora era deciso a mettere una spiegazione per quella assenza, una assenza che lo aveva tenuto lontano dalla sua vita....
E mentre l' acqua scorreva vedeva in essa il suo lungo percorso....
Il percorso che aveva fatto per arrivare al successo assoluto, quel successo che però non lo riempiva, ora voleva colmare il vuoto che sentiva nel suo petto, il suo cuore doveva essere calmato....
Ad un certo punto, una leggera brezza iniziò a scagliarsi contro di lui, percepì che qualcosa sarebbe cambiato, che qualcosa grazie a qualcuno sarebbe cambiato, ma non riusciva a dargli una spiegazione...

Chiar@95

Scusate la lunghezza.... Il prossimo lo farò corto corto...

"Michael you are my life,I love you,you're always in my heart"