00 08/06/2011 18:54
Sul quorum il rebus del voto all'estero
ma il governo rischia l'autogol
Dal Viminale la conferma che gli italiani all'estero non potranno votare sulle nuove schede. Aver modificato la legge e il conseguente cambio del quesito potrebbe portare però al paradossale risultato di rendere più facile il raggiungimento del 50%
Un seggio in occasione di un precedente referendum
ROMA - Appelli, mobilitazioni, flash mob, passa parola in rete. La battaglia per il raggiungimento del quorum ai referendum del 12 e 13 giugno si combatte con molte armi, ma alla fine la battaglia decisiva sarà probabilmente quella che si disputerà a partire da lunedì pomeriggio in Cassazione attorno al voto degli italiani all'estero. Oggi il Viminale, attraverso la comunicazione al Parlamento del ministro Elio Vito, ha reso noto che sono in corso di stampa e distribuzione in tutto il Paese le schede di colore grigio con la nuova formulazione del quesito sul nucleare, così come disposta dall'ordinanza 1 giugno 2011, depositata il 3 giugno dell'ufficio centrale per il Referendum presso la Cassazione.

Le nuove schede però non saranno nuovamente inviate agli italiani residenti all'estero, dal momento che il voto poteva essere espresso solo entro il 2 giugno. Le vecchie schede già votate saranno conteggiate ai fini del risultato ma soprattutto ai fini del raggiungimento del quorum? Su questo punto Vito non si è espresso. E' logico pensare però che il governo dopo i ripetuti tentativi di sabotare la consultazione non rinuncerà a considerare anche i 3,2 milioni di italiani residenti oltreconfine parte della base elettorale su cui calcolare il 50% di votanti necessario a rendere valido il referendum.

Proprio il pasticcio combinato da Berlusconi e Romani con la finta moratoria inserita nel dl omnibus rischia però di depotenziare l'arma più efficace posseduta dal governo per far fallire i quesiti. Per capire il perché è necessario però fare un passo indietro.

Come ha spiegato Antonio Di Pietro a Repubblica Tv 1, contando gli italiani all'estero il quorum - se paragonato alle consultazioni passate - sale in realtà al 58%. Anche se le schede spedite per corrispondenza tra il 25 maggio e il 2 giugno fossero conteggiate, difficile sperare che siano poco più di qualche migliaio. Se dei referendum si è parlato poco o nulla qui da noi, è facile capire quanto ancor meno ne siano stati informati gli italiani all'estero, tra l'altro tendenzialmente più distratti e inclini all'astensionismo. Detto in altre parole, se si fosse votato tutti con il vecchio quesito il raggiungimento del quorum (58% reale) sarebbe stato davvero ai limiti dell'impossibile. Ma il governo, con la sua smania di sabotaggio, è riuscito nell'impresa di far votare italiane e italiani all'estero con due schede diverse, spalancando così la porta a un ricorso che Di Pietro ha già annunciato di voler presentare lunedì pomeriggio alla Cassazione.

Precedenti in materia non ce ne sono, ma che i giudici - che tra l'altro sino ad oggi hanno sempre dato ragione ai reclami dei referendari - possano decidere di non cosiderare validi i voti espressi su schede diverse da quelle su cui ci si esprime ai seggi il 12 e 13 appare più di un'ipotesi. Nel caso le cose andassero davvero così, le possibilità che il referendum sia valido crescerebbero vertiginosamente. "A superare il muro del 50 per cento ce la facciamo, del 58 no", profetizzava sempre Di Pietro. Che a quel punto avrebbe "azzeccato" anche un'altra profezia: "Berlusconi lo ringrazio. Meno male che si attornia di tanta gente incompetente e incapace: prima fa un decreto per fermare il referendum sul nucleare, poi ricorre alla Cassazione, poi alla Consulta, con il risultato che oggi tutti parlano del referendum".
(08 giugno 2011)

www.repubblica.it/politica/2011/06/08/news/rebus_voto_estero-17398625/?re...

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