Mi piace molto questo topic Chaplinianamente Chapliniano...
e...allora parliamo di Chaplin!
Ho rivisto “Il grande dittatore”, il primo film con il sonoro di Chaplin e le immagini mi sono rimaste appiccicate anche nei sogni durante la notte.
È la parodia di Hitler e la Germania nazista, che per l’occasione diventano Adenoyd Hynkel e la Tamania a cui si aggiungono Bonito Napoloni (Mussolini) e la Batalia (povera Italia…).
Impressionante la somiglianza fisica tra Chaplin ed Hitler che, secondo indiscrezioni, si fece crescere i baffetti alla Charlot proprio per raccogliere simpatie in uno scenario internazionale.
Il film porta in scena la parodia dei rapporti di potere tra Hitler e Mussolini, sbeffeggiandoli a più non posso sui loro atteggiamenti autoritari.
Impareggiabile il discorso di Hynkel fatto di parole incomprensibili, dove, tra le risate, passa il messaggio che non è importante quello che si dice quanto l’arroganza e la cattiveria con le quali lo si urla…
“Il grande dittatore” esce nel 1940, agli albori della seconda guerra mondiale, nel massimo splendore .- se di splendore si può parlare…- del nazi-fascismo, infatti fu osteggiato perfino in America, dove venne fatto rimbalzare da una città all’altra per la prima, nessuno voleva osare…
Accattivante il modo in cui Chaplin decide di impersonare sia Hitler che la figura di un barbiere ebreo, dando lo stesso volto alle due facce della medaglia.
Il discorso finale al mondo – tenuto dal barbiere in luogo di Hitler – è sempre stato molto controverso; molti lo accusano di intollerabile retorica, di fare la morale come in un sermone, ma forse dimenticano cosa stava vivendo il mondo in quel preciso momento: andava a suicidarsi nella seconda guerra mondiale ed apriva le porte ai lager nazisti.
Penso ci sia voluto coraggio a parlare di libertà, democrazia, comprensione delle diversità in quel periodo e, a dire il vero, ci vuole sempre coraggio a farlo, perché siamo abituati ai sofismi, abbiamo gusti troppo raffinati per riconoscere i diritti primari dell’uomo.
In sunto: un grande Chaplin capace – come in una delle scene più gustose del film – di giocare, con grande grazia, con il mondo.