Ecco il nuovo capitolo..
Capitolo 3
Il giorno dopo mi alzai presto, nonostante non avessi dormito molto durante la notte a causa dell'insonnia e non avevo fatto altro che pensare a Michael; bevvi un succo ed uscii di casa: ero stata chiamata per andare a presentare una mostra riguardante le opere di Giotto, la quale aveva sede provvisoria nella biblioteca di Los Angeles.
Mi piaceva il mio lavoro, ma non era quello per cu avevo studiato: quando mi laureai in legge, non avrei mai pensato di occuparmi di arte, ma dopo essermi trasferita in America è stato come rinascere in una vita completamente nuova in cui tutto è diverso, ho dovuto rincominciare da capo.
Tornai a casa per pranzo, chiedendomi se e quando Michael mi avrebbe chiamata, non pensavo che si sarebbe ricordato di me, dopotutto, ci eravamo visti una volta sola e per motivi del tutto casuali.
Guardai il mio piatto di insalata con aria interrogativa, come se stessi cercando le risposte a tutte le mie domande tra quelle foglie verdi, ma sapevo benissimo che lì non avrei trovato nessuna risposta.
In poco tempo la mia mente fu affollata dal ricordo di mio padre. Mi chiedevo cosa ne fosse stato di lui. Mi scese una lacrima, che asciugai subito, ne avevo versate già troppe in passato. Sicuramente la decisione di non vederlo più era stata la cosa migliore per me e non me ne ero mai pentita, non avrei mai potuto dimenticare tutto quello che mi aveva fatto passare, ha lasciato una ferita indelebile nella mia vita e quando il suo ricordo riaffiorava mi lasciava un senso di collera che spesso riusciva a rovinarmi la giornata.
Quando ebbi finito di mangiare mi preparai per andare agli allenamenti di danza, presi la borsa, ci misi dentro le calze, il body, il gonnellino e le scarpette, mi pettinai, poi uscii di casa verso le due e mezza del pomeriggio, presi la macchina e mi diressi verso la Los Angeles Ballet Academy, ma non ero di ottimo umore a causa di mio padre.
Entrai e trovai le mie compagne di gruppo, mentre mi stavo cambiando squillò il cellulare e..... era Michael!
Impiagai un attimo a realizzare che fosse Michael, pensavo che si fosse dimenticato di me, e invece era proprio lui! Poi risposi:
- Pronto!
- Ciao, sono Michael. Come stai?
- Ciao, che sorpresa! Io sto bene, grazie, e tu?
- Bene, grazie.. cosa mi risponderesti se ti chiedessi di venire a cena con me questa sera?
- Ti risponderei che questa sera non ho impegni, che sarei felicissima di uscire e quindi accetto con piacere!
- Ok, perfetto, passo a prenderti a casa tua?
- Ok, ma non è un disturbo per te?
- No, assolutamente, però non so dove abiti..
- Allora ti spiego: sai dove si trova il centro sportivo?
- Sì, certo.
- Da lì prosegui dritto per circa settecento metri, poi devi girare a destra e ti troverai davanti al Municipio, poi giri a sinistra e ancora a destra, prosegui per duecento metri e troverai una schera di case, io abito nella prima.
- Bene, passo alle sette?
- Certo, allora ti aspetto.
- Sì, a dopo.
- Ok, grazie, ciao.
Lui riattaccò e anch'io. Ora mi sentivo la ragazza più felice dell'universo... mi aveva invitata a cena!!! È così gentile e sensibile... dopo qualche secondo entrai nella sala-prove, insieme alle altre ragazze che danzavano con me. Quel pomeriggio mi sentivo volare, ogni mio turbamento si era dissolto appena avevo sentito la sua voce; le ore nella sala, piena di specchi, con il pavimento in linoleum fatto apposta per non scivolare e quelle fotografie di ballerine impegnate ad eseguire le loro evoluzioni trascorsero in un batter d'occhio... iniziammo con i pliè per il riscaldamento, come di consueto, poi proseguimmo con gli altri esercizi ed infine arrivò il momento degli inchini e la lezione finì.
Tornai a casa di tutta fretta, erano già le cinque e avevo due ore a disposizione per prepararmi per la cena.
Iniziai a farmi la doccia e a lavarmi i capelli che lasciai sciolti, mi truccai e poi scelsi di indossare un vestito di raso blu lungo fino al ginocchio con una leggera scollatura e le spalline strette e i sandali, poi preparai la borsetta con il cellulare e il portafoglio e un copri-spalle che avrei messo se sarebbe stato più freddo durante il ritorno.
Giusto il tempo di controllare che non avessi dimenticato niente e suonò il campanello. Risposi al citofono:
Michael, sei tu?
- Sì
- Arrivo subito!
Aprii il cancelletto e mi precipitai fuori di casa. Il sole stava tramontando, Michael era bellissimo. Mi guardava con i suoi limpidi occhi, così solari e pieni d'amore...
i suoi riccioli erano lucidi e morbidi, sotto alla giacca e ai pantaloni blu spiccava una camicia bianchissima e portava i mocassini. Era appoggiato al lato della macchina e si stava sistemando la manica della giacca e il suo viso era illuminato dai riflessi dorati del tramonto.