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    00 02/06/2010 16:09
    Brava Ambra!!
    Non ti nego che inizialmente ho fatto un po' fatica
    a capire " il punto di vista di Michael".
    Problema mio,non tuo. Ho riletto dall'inizio........
    e mi e' piaciuto molto!
    Complimenti.
    Aspetto ehhh!!!!

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    BEAT IT 81
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    00 03/06/2010 11:28
    Bello!!!!!! Mamma mia che emozione leggere dell'esibizione di Sharon, quanta energia e quanta passione. Bravissima!!!!! Aspetto il seguito!!!

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    00 04/06/2010 12:38
    Re:
    °CucciolaJackson°, 01/06/2010 23.36:

    eccomiiiiiii come sempre in ritardo a leggere le FF... ma complimenti tati mi piace molto come scrivi.... continua ti prego....



    oh ma stai tranquilla cucciola :D sono felice che ti piaccia la mia storia <3 continuerò a spostare fra un po' di giorni, e grazie mille per il tuo supporto ;D

    minamj, 02/06/2010 16.09:

    Brava Ambra!!
    Non ti nego che inizialmente ho fatto un po' fatica
    a capire " il punto di vista di Michael".
    Problema mio,non tuo. Ho riletto dall'inizio........
    e mi e' piaciuto molto!
    Complimenti.
    Aspetto ehhh!!!!



    Grazie mille Mina :D Mmh... M'interessa molto il perchè di questa tua difficoltà; sai, magari invece il problema sono io per come scrivo xD Ad ogni modo grazie di cuore per i complimenti, davvero! ^-^

    BEAT IT 81, 03/06/2010 11.28:

    Bello!!!!!! Mamma mia che emozione leggere dell'esibizione di Sharon, quanta energia e quanta passione. Bravissima!!!!! Aspetto il seguito!!!



    Davvero sono riuscita a passarti delle emozioni? Ne sono orgogliosa! Ti ringrazio di vero cuore :D Al prossimo capitoluzzo allora!

    È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
    Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
    Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
    A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
    Oh, come bramo quel giorno!


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    00 04/06/2010 12:51
    Re:
    tati-a4ever, 01/06/2010 23.10:

    Grazie di cuore Marty (posso chiamarti così? :D)! Sono felice che cominci già dal primo capitolo a piacerti ^-^




    me certo che puoi chiamarmi cosii ^-^ [SM=x47938]

    If you wanna make the world a better place take a look in yourself than make a change~Michael Jackson

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    00 04/06/2010 13:05
    Certo che sei riuscita a passarmi delle emozioni. Aspetto con ansia il seguito, ok? Baci Sara

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    00 04/06/2010 13:59
    Re: Re:
    tati-a4ever, 04/06/2010 12.38:



    Grazie mille Mina :D Mmh... M'interessa molto il perchè di questa tua difficoltà; sai, magari invece il problema sono io per come scrivo xD Ad ogni modo grazie di cuore per i complimenti, davvero! ^-^


    ...........................................

    Ciao Ambra.No tranquilla, sono stata io che non avevo capito bene
    che fosse Michael a parlare!!!Infatti ho deciso di rileggerlo xche'
    mi ero accorta di non aver colto il senso. [SM=g27823]
    Hai scritto bene,e sono d'accordo anche io,hai trasmesso emozioni.
    [SM=x47932] [SM=x47932] [SM=x47932]

    Aspetto sempre che tu prosegua!! [SM=g27811]



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    00 05/06/2010 15:05
    Re: Re:
    marty.jackson, 04/06/2010 12.51:




    me certo che puoi chiamarmi cosii ^-^ [SM=x47938]



    D'accordo allora! :D Tu chiamami pure Ambra ;D


    BEAT IT 81, 04/06/2010 13.05:

    Certo che sei riuscita a passarmi delle emozioni. Aspetto con ansia il seguito, ok? Baci Sara



    Ok Sara, cercherò allora di non farti attendere per molto ^-^ Lo so che sarò ripetitiva, ma grazie! :)

    minamj, 04/06/2010 13.59:


    ...........................................

    Ciao Ambra.No tranquilla, sono stata io che non avevo capito bene
    che fosse Michael a parlare!!!Infatti ho deciso di rileggerlo xche'
    mi ero accorta di non aver colto il senso. [SM=g27823]
    Hai scritto bene,e sono d'accordo anche io,hai trasmesso emozioni.
    [SM=x47932] [SM=x47932] [SM=x47932]

    Aspetto sempre che tu prosegua!! [SM=g27811]





    Oh, mi dispiace di non essere stata chiara :( Avviso subito: i capitoli saranno divisi uno nel punto di vista dell'altro, ossia il primo capitolo è col p.o.v. di michael, il secondo con quello di sharon, il terzo di nuovo con michael e così via :D
    Grazie anche a te di nuovo per i complimenti, vedrò di non farti attendere per molto :3

    È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
    Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
    Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
    A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
    Oh, come bramo quel giorno!


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    00 05/06/2010 15:20
    bella qsta storia aspetto il prossimo capy [SM=x47932]





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    tati-a4ever
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    00 06/06/2010 14:08
    PUNTO DI VISTA: SHARON

    Eccomi qua finalmente :D Sposto felice e chiedo scusa per l'attesa, di nuovo. Oh, inoltre chiedo perdono se troverete alcuni termini un po' indegni ed indecenti... Spero vi piaccia! [SM=g27827]

    CAPITOLO II

    Non potevo crederci. Avevo ballato per me stessa. Avevo ballato per il mio futuro. Avevo ballato e ora mi sentivo divinamente, leggera. Ero, per la prima e vera volta nella mia vita, nella condizione di dire che ero felice per me, per quello che avevo fatto. Così, aprii frettolosamente la porta d’ingresso del locale, emozionata all’idea di raccontare tutto quello che era successo alla mia amica Ilary.
    Mentre attraversai il locale per recarmi verso il bancone – venni salutata da quasi tutti i clienti fissi che oramai conoscevano perfettamente chi fossi, grazie alle mie esibizioni di danza sul palco – notai uno strano tipo che non avevo mai visto prima. Era seduto su uno sgabello, vicino allo spigolo del bancone, un posto con cui ogni persona avrebbe avuto una precisa e netta vista sul palco. Guardava l’esibizione di Rachel Parker – ragazzina di quasi 22 anni, una fra le più giovani intrattenitrici del bar – che cantava una delle sue canzoni più richieste, munita della sua inseparabile chitarra elettrica.
    A pochi passi dal bancone, sentii urlare il mio nome ad alta voce e sentirmi abbracciare alle spalle. Chi altri poteva essere se non Ilary? Sorrisi e mi voltai verso di lei, mentre imperterrita mi teneva in una stretta formidabile fra le sue braccia.
    «Sharon, devi assolutamente dirmi com’è andata! Allora, ti hanno preso?» mi chiese con la sua parlantina veloce, saltellando su se stessa emozionata. Io le sorrisi, prendendola con le mie mani sulle spalle per farla smettere di saltare.
    «Innanzitutto, calma. Rischierai l’infarto, prima o poi», dissi ridendo. Lei sbuffò, contrariata, fermandosi sul posto.
    «Che se ne frega dell’infarto», esclamò alzando una mano in alto, nervosamente. «Io. Voglio. Sapere».
    Risi, ma non feci tempo a non dire altre parole che arrivò John, il nostro capo. Pronunciò il mio nome, a mo’ di saluto, e mi abbracciò stretta, cosa che prima di allora aveva fatto solo quando avevo compiuto gli anni – 27 precisamente - festeggiando al locale.
    «Allora com’è andata? Ti hanno preso?» mi chiese anche lui. Cercai di controllare una smorfia contrariata sul viso, e sorrisi allegramente. Vidi nei loro volti la luce, e sarebbe stato evidente che li avrei subito deluso, a quella notizia.
    «Be’, in effetti…». Neanche cominciai il discorso che venni subito interrotta.
    «Prima, siediti», disse John indicandomi lo sgabello accanto allo spigolo del bancone, accanto a quel nuovo cliente mai visto prima d’ora. Eppure qualcosa nei suoi modi di fare mi spingeva a constatare che già lo conoscevo. No, era impossibile.
    «Ma come, e il lavoro?» chiesi io, con espressione confusa, mentre i due si spostavano dall’altra parte del bancone, a fissarmi curiosi.
    «Niente lavoro stasera» rispose Ilary immediata. «Lo ha detto il capo qui presente.»
    «Oh, non serviva, davvero!». Feci per rialzarmi ma subito mi accompagnarono giù a sedere con la forza delle loro braccia, quasi che il loro fosse più un ordine che un permesso. Li rimasi a guardare quasi scioccata, mentre Ilary cominciava a farsi irrequieta.
    «Ora raccontaci… Cosa è successo?», domandò John, appoggiandosi con il gomito sinistro sul banco in legno scuro. Io li guardai sorridente, troppo contenta per il mio successo personale, meno preoccupata alla loro successiva “piccola delusione”. Ma io, proprio quella sera, non potevo non sentirmi felice.
    «In realtà non è andata» risposi serenamente, mentre mi accorsi che i loro occhi cominciavano a fuoriuscire dalla orbite. Prima che dicessero qualcosa, continuai. «Diciamo che ho perso l’autobus, quindi me la sono dovuta fare di corsa. Perciò… Sono arrivata in ritardo e…»
    Sul mio volto spiccò un sorriso leggero, che fu subito spento dagli sguardi tristi e un tantino arrabbiati delle due persone a me di fronte.
    «Tu. Hai. Perso. La. Corriera?» disse sillabando Ilary, mezza furiosa e mezza delusa. Io abbassai lo sguardo, annuendo.
    «Vuol dire che non hai ballato? Non ti hanno permesso di danzare?» chiese John, facendosi arrabbiato e triste allo stesso tempo. Io aggrottai la fronte, pensando che quella situazione era più complicata di quella che mi sarei aspettata. Sospirai e poi ripresi a parlare, sotto gli sguardi immobilizzati di John e Ilary.
    «Ho ballato, questo sì…». Proprio nel frattempo che pronunciai quella frase, i due sospirarono di sollievo. Li linciai con lo sguardo, a mo’ di dire “Lasciatemi finire, per cortesia”. Subito capirono l’andazzo del mio occhio e tacquero.
    «Ma non penso verrò presa. Non penso neanche che potrò più frequentare la scuola di danza. La professoressa mi odia, per non contare le altre comari del circolo, e con la figura che le ho fatto fare so che mi butterà fuori.», dissi passando con l’indice della mano destra il contorno del bicchiere di Coca Cola offerto da John, proprio mentre dicevo quelle parole.
    «Adesso basta fare la vaga», esclamò irritata Ilary, attirando il mio sguardo disorientato su di lei. «Dicci in ogni minimo dettaglio – e quando intendo minimo dettaglio significa proprio tutto – riguardo a cosa è successo».
    Sorrisi della sua espressione buffamente arrabbiata e di quella preoccupata di John, bevvi un sorso di Cola e mi propensi a parlare, una volta per tutte in modo chiaro e conciso, prima che mi costringessero con la forza – anche se prevedevo sarebbe stata un’impresa, data la mia testardaggine. Spiegai tutta la storia, per filo e per segno, non tralasciando le mie sensazioni e la felicità che traspariva da ogni mio particella del corpo. Sentii perfino lo sguardo curioso e attento dell’estraneo all’angolo, vicino a me di quasi mezzo metro, ma non ci badai molto. Non mi dava fastidio sapere di essere ascoltata, poiché era una persona la quale sapeva poco e niente di me e io lo stesso per lui. Alla fine del racconto, schioccai un’occhiata di scherno a Ilary e John, che mi guardavano preoccupati.
    «Quindi non sei triste?», chiese cauta Ilary. Oddio, adesso mi avrebbero fatto il questionario per vedere se il mio grado di serenità era reale oppure no. Prevedevo una lunga serata, a mio sfavore. Che scena comica: io, felice, che sarei stata sgridata perché lo ero.
    «No, per niente», risposi scuotendo la testa e guardando entrambi negli occhi, senza niente da nascondere.
    «Sono davvero, davvero contenta per ogni minima cosa che ho fatto. Non mi pento, e ballando ho capito un’altra cosa, molto importante; io il mio sogno lo realizzato. Ho dimostrato a qualcuno che so danzare, o almeno penso, ma soprattutto che la musica la sento dentro. Io amo il ritmo. È un’altra parte di me. Ora so che l’unica cosa che voglio dalla mia vita è continuare a ballare, mantenendo questa passione. Punto».
    Il mio discorso li rese finalmente convinti che dicevo la realtà. Quando mi accorsi che sorrisero, sorrisi anche io di rimando. Ilary mi prese delicata la mano sinistra, quella che tenevo appoggiata libera sul bancone, e mi disse: «Se è questo quello che vuoi dalla vita, io ti appoggerò».
    Mi sentii onorata da quelle parole, tanto che mi venne da commuovermi. John sorrise e d’improvviso ci avvisò che doveva un momento andare dietro le quinte, a controllare qualcosa. Non sospettai niente e rimasi lì, seduta, a seguire le varie esibizioni, commentandole con la mia amica del cuore impegnata nelle faccende da eseguire. Ridemmo come delle sceme per alcune sue constatazioni, e munita di straccio mi impegnavo a batterle un colpo sulla spalla, nei momenti che i suoi commenti si facevano più spinti.
    «Ehy tesoro», disse una voce maschile, che io conoscevo più che bene e che mi dava sui nervi, ogni volta che mi capitava di sentirla. Sbuffai, non guardando alla mia sinistra, proprio la direzione nella quale si era seduto lui.
    «Che c’è, non mi saluti più?»
    Si chiamava Tyler McFear, era un giovane uomo sempre alla ricerca di divertimento e di belle donne. Da un mese e più mi stressava la vita con la storia che eravamo fatti per stare insieme, ma io non gli davo corda. Aveva perfino cercato a convincermi di uscire con lui, qualche sera, ma io avevo rifiutato. Ma ora si faceva più pesante, da un po’ di giorni non lo potevo più sopportare. Era un pallone gonfiato, con la smania di fare sesso e basta. Una botta e via, come si dice. Ma se pensava di avere quell’effetto su di me, aveva sbagliato ragazza. Non ero così cretina da cadere in quei sciocchi tranelli.
    «Ciao, Tyler.» risposi acida, guardandolo fisso per mezzo secondo e poi tornando con gli occhi sul palco. Ero seduta sullo sgabello, in direzione dei cantanti, con alla mia destra lui e alla sinistra, all’angolo, l’estraneo che d’improvviso si era fatto più attento e vigile, nascosto da un capello e scarpa che teneva per coprigli il volto.
    «Be’, non serve essere così fredde… Lo sai che ti amo, baby», disse avvicinandosi sempre più al mio viso. Io non mossi un muscolo per allontanarmi dalla posizione che ero e mi misi a ridere, falsamente divertita. Immediatamente si allontanò, con un cenno all’irritazione in volto. Si sentiva preso in giro, ed aveva ragione.
    «Ohoh, certo, come no. E tu sei Dio in persona sceso fra i comuni mortali come me» pronunciai secca, schioccandogli un’occhiata sarcastica. Lui non sembrò comunque mollare la presa e continuò.
    «E per questo che mi piaci: il tuo senso dell’umorismo è una parte di te che ci accomuna».
    «Oh, lo vedo», risposi alzando un sopracciglio, continuando a fissare un punto nel vuoto del palco. Che cosa voleva, quel razza di stupido? Pensava davvero di riuscire, con due paroline alla caso, a portarmi a letto?
    «Senti, tesoro… Quand’è che usciremo insieme? Ci divertiremo, avanti…» mi propose, sorridendo maligno, con chissà quali pensieri in testa. Voltai il mio volto verso le braccia che tenevo incrociando al petto, sbuffando irritata e girando gli occhi verso l’alto, per poi guardarlo dritto in faccia.
    «Non uscirò con te. Né ora, né mai.» sillabai, mentre con un gesto secco e frettoloso mi propensi ad alzarmi dalla sedia e dirigermi nei bagni, dove non avrebbe potuto seguirmi… Credo.
    Fui improvvisamente strattonata al braccio, verso il suo corpo, tenuta stretta da una presa che non ammetteva compromessi né intenzioni a lasciarmi andare. Il suo viso si fece più vicino all’incavo del mio collo e il suo alito caldo mi avvolse disgustosamente per me in brividi di orrore.
    Guardai Ilary, che in quel momento stava servendo ad un tavolo e che, d’improvviso, mi guardò allarmata; poi il mio sguardo toccò all’estraneo seduto all’angolo, il quale mi guardava con occhi spaventati e timorosi, irrigidito nella sua posizione. Eppure quegli occhi…
    «Dove vai, eh? Non mi hai ancora risposto… Non fare la stupida…»
    Tutto quello successe in pochi secondi. Schioccai un occhiata al bancone, verso la mia Coca Cola mezza piena e un’idea mi attraverso la mente come un fulmine. Mantenendo il mio respiro più normale che potessi, lentamente scivolai con la mano libera verso la bibita, mentre temeraria mi voltai verso Tyler che continuava a parlare imperterrito, mantenendo in volto un sorriso da schiaffi.
    «Avanti, tesoro… Un sì, che ti costa dopotutto?», disse squadrando il mio corpo da capo a piedi, mentre io aspettavo solo un minimo dito sul mio corpo per far scattare la mia trappola.
    Lui rise e finalmente ci cascò: appoggiò una mano sul mio fianco, spingendomi lentamente – quasi a rallentatore – verso di lui, e io risposi con l’armeria. Gli gettai in volto la Cola, ritirandomi svelta non appena sentii la presa farsi insensibile al contatto, mantenendo l’espressione sul mio volto impassibile, tentando di contenere un sorriso soddisfatto. Lo sentii imprecare a bassa voce, guardandosi gli abiti macchiati dalla Coca Cola, nel frattempo che Ilary raggiungeva allarmata e silenziosa il bancone.
    Captai inoltre lo sguardo di alcuni clienti fissi su di me - con ancora il bicchiere in mano, ora vuoto - nonostante la musica fosse abbastanza alta da lasciare insospettiti tutti quanti. Tyler mi guardò, sconvolto e rosso di rabbia e vergogna.
    «Sai, baby, questa mossa l’ho imparata da Flashdance, solo che la mia è leggermente modificata. E' il mio film preferito» dissi sorridendo. Subito mi voltai dall’altra parte, in modo da sedermi di nuovo sullo sgabello senza incontrare più il suo sguardo, ma una sua parola mi fece voltare.
    «Puttana…», soffocò Tyler, incazzato nero, che mi osservava furibondo. Io, a quell’esclamazione, mi feci seria e mi voltai a fissarlo, con fare impassibile. Ilary mi osservava preoccupata, sapendo già che cosa succedeva a qualcuno quando questo mi chiamava “puttana”.
    «Puttana è il termine con cui ti rivolgi alle tue sgualdrine, quelle che usi per portarti a letto quando sei troppo solo per fare qualcosa di concreto per te stesso e gli altri. Puttana è la persona che tu ti sbatti con facilità, che pensi di usare ma che, in realtà, è lei che usa te per interesse», dissi guardandolo negli occhi, intanto che lui scioccato e irato mi fissava a bocca aperta.
    «Ricordati bene che, prima di chiamarmi con quel termine, ci devi pensare non due volte ma bensì una centinaia. Perciò…» sussurrai avvicinandomi al suo volto. «Sappi che da me, almeno, non avrai un bel niente».
    Ci scrutammo negli occhi per qualche secondo, finché lui furioso non si alzò dal posto, in direzione dell’uscita del locale. Sorrisi e, una volta accomodata di nuovo, vidi sorridere compiaciuta Ilary e lo straniero, il quale teneva lo sguardo timidamente basso, col capello che copriva la visuale del suo volto.
    Nessuno disse niente - solo Ilary mi rivolse un sorriso facendomi l'occhiolino - fin quando che salì sul palco salì Isabel, donna di mezza età ormai, il quale devoto marito era morto tanti anni fa, in un incidente stradale.
    Isabel ed io avevamo un rapporto molto particolare, quasi mi considerava sua figlia; mi insegnava a cantare, durante le prove al locale, e quella sera mi chiamò, sotto lo sguardo curioso di tutti, con lei sul palco. Timidamente mi alzai, leggermente rossa in volta, preoccupata dal fatto di dover cantare. A ballare non avevo nessun problema, ma il canto…
    Cantammo una delle mie – e sue – preferite, e a quanto pare ottenni un buon effetto sul pubblico. Finita la canzone io e Isabel venimmo applaudite da tutti i presenti nel bar, e quella cosa ebbe un effetto positivo su di me.
    Rimaneva il fatto che, anche se cantavo abbastanza bene, il ballo era il mio solo e unico amore. Quando tornai al posto – dopo essere stata trattenuta anche a danzare, per di più – mi accorsi che l’estraneo se n’era andato.
    «E’ andato via poco fa, prima che cantassi, dopo una chiamata ricevuta da qualcuno di molto importante, a giudicare dal tono» mi disse Ilary sorridendo, avendo visto lo sguardo perso nello sgabello vuoto.
    La guardai facendo finta di niente, e non mancò di farmi i complimenti anche lei, in seguito a tante altre persone.
    Riconfermai nella mia testa che quella era la prima e vera volta che ero felice di me stessa.

    È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
    Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
    Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
    A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
    Oh, come bramo quel giorno!


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    00 06/06/2010 14:25
    Bellooo Ambra [SM=x47932] [SM=x47932]
    Beh,a Tyler potevi anche dare un bel cazzottone! [SM=g27811]
    Adesso sono curiosa......chi era il tipo seduto nello sgabello?
    Non farmi aspettare tanto eh? [SM=g27835]

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