forse alcuni di voi la conoscono...io provo a postarla anche qui...spero vi piaccia, e mi raccomando: COMMENTATE!
1-
Ho 30 anni e faccio già parte della storia. Tutti pronunciano il mio "nome", ma pochi sanno che in realtà non è il mio. In molti conoscono la mia vicenda, e la ballano ovunque ad ogni ora.
Salve a tutti, sono Angel McPerry, meglio conosciuta come Billie Jean e questa è la mia storia.....
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"Angel, dai fammi entrare!" Fissai indifferente la ragazza che gridava da dietro le porte della palestra, chiuse a chiave
"Cosa vuoi? Mi pare di esser stata chiara: se si è in ritardo, non si fanno gli allenamenti...Questa regola vale anche per te Fanny, sono stata gentile troppe volte" Girai i tacchi e mi incamminai verso la palestra dove le altre cheerleaders si stavano riscaldando
"Allora, via con le prove. Il saggio di fine anno deve essere perfetto, non ammetto sbagli. Non voglio che si sputi sul mio nome, nè voglio esser considerata un'incapace. Jada, fà partire la musica..."
"Che traccia?" chiese con un fil di voce quella ragazza che avevo terrorizzato per cinque anni di fila...era la più debole e mi piaceva farla mettere a piangere, ciò che succedeva durante ogni discussione...
"La uno: Don't Stop 'Til You Get Enough"
Sono sempre stata una ragazzina viziata, abituata ad ottenere con facilità tutto quello che volevo. Vengo da una famiglia ricca, mio padre è un famoso giornalista del New York Times e mamma un'avvocatessa in gamba, perfettamente inserita nel mondo dello spettacolo...Quindi non tolleravo che mi si rispondesse male o non mi si disobbedisse: tutto doveva filare liscio come l'olio, esattamente come avevo previsto.
La musica iniziò e fortunatamente l'esercizio venne eseguito benissimo, con acrobazie studiate attentemente. D'altra parte erano settimane che provavamo ed ero più che sicura che il giorno successivo, tutto sarebbe andato come doveva. Mi ero diplomata copiando dai secchioni che frequentavano i miei stessi corsi e concedendo qualche extra a attenti ed assennati professori....
Tutti sapevano chi fossi nella mia scuola: ero temuta, rispettata e guardata con invidia. Avevo il tavolo riservato nella mensa attorno al quale sedevano solamente pochi prescelti - Monique e Fran, le mie migliori amiche e i nostri "ragazzi" che ogni mese erano diversi-.
Adoravo e adoro i vestiti firmati, i party esclusivi e gli amici di alto stato sociale. Adoravo ed adoro la bella vita che avrei continuato a svolgere, in qualche modo anche senza una laurea. Non avevo infatti nessuna intenzione di andare al college, un assurdo posto traboccante di secchioni, non era roba per me!....Avrei scelto una via più facile che mi avrebbe portato in fretta al successo, all'affascinante mondo di Hollywood, il mio obiettivo da sempre. sapevo di essere nata per i riflettori e avrei camminato davanti ai flash dei fotografi a qualsiasi costo.
Sognavo di diventare una famosa cantante, una popstar mondiale. Avevo studiato canto per tutta la mia adolescenza e mi ero esibita ripetutamente durante le feste scolastiche e del quartiere e avevo anche partecipato a gare per giovani talenti, ma non ero mai riuscita a vincere, rimanendo sempre e comunque sul secndo gradino del podio.
In quelgi anni, i primi anni Ottanta, il mondo musicale era assai vario: emergevano nuovi gruppi e rock star che incantavano gli occhi di miliardi di fanciulle..una di queste ero io. qualsiasi cantante in voga in quel periodo era appeso sulle pareti della mia stanza, avevo quintalate di dischi e registravo sulle video cassette i primissimi videoclip musicali. La musica si stava rinnovando e io avrei voluto, anzi, dovuto contribuire...
La festa dei diplomi fu grandiosa, noi cheerleaders ricevemmo una medaglia per il lavoro svolto durante l'anno, così come i componenti della squadra di basket. La nostra esibizione venne applaudita con fragore: anche quella volta avevo dimostrato di essere qualcuno, di valere qualcosa....di essere in grado di poter diventare una star.
2-
"Allora Angel, cosa farai adesso che noi partiamo?" chiese Fran durante il pigiama party di quella sera
"Quello che ho sempre fatto: dimostrerò di essere la migliore, nessuno potrà sovrastarmi. Ora potrò esercitarmi a tutte le ore del giorno, migliorare la respirazione e l'intonazione. Parteciperò a tutti i tipi di contest che organizzeranno sulla faccia della terra e vincerò. Io vincerò, ne sono sicura!"
"E di noi? Non ci vedremo più così spesso..Non ti mancheremo?"
"Se è un altro tentativo di farmi iscrivere a Yale con voi, no grazie. Non ci tengo a farmi rinchiudere in quella giungla di secchioni sfigati...Posso solo augurarvi buona fortuna e assicuravi che mi mancherete tanto. Siete delle sorelle per me!"
Abbracciai le mie amiche...Erano le uniche di cui mi fidassi davvero, le uniche a cui rivelavo il mio vero 'io', le uniche con cui avevo condiviso tutto dall'asilo. Ma ora era il momento di proseguire da sola per la mia strada, tralasciare gli affetti e lavorare sodo.
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Sin dal giorno successivo iniziai a lavorare duramente col mio insegnate di pianoforte e di canto, ma gli effetti non furono quelli desiderati. Come al solito, gara dopo gara, mi venne assegnato sempre il secondo posto. Non riuscivo a capire quale fosse la dote che mi mancava, quale parte del mio talento non avessi sfruttato e come potevo farlo.
Non sopportavo di arrivare seconda. Per me o una cosa si fa come si deve o non si fa, non ho mezze misure...ogni giorno mi allenavo duramente, mi iscrissi in palestra dove avrei frequentato un corso di danza, che in quei periodi era fondamentale per i videoclip. Avrei stupito i prossimi giudici con una corografia impeccabile, degna di un'ex cheerleader...ogni giorno cantavo mentre facevo footing, in un campo da tennis che mio padre aveva affittato per me, in modo da poter controllare l'intonazione anche sotto sforzo, ciò mi sarebbe stato utile per le mie future tourneè. Irrigidii la mia dieta, in modo da poter ottnere un fisico perfetto, come quello della tanto amata Olivia Newton John...ma nessuna di queste cose aiutò il mio rendimento nelle contest...L'argento era ormai il mio colore.
"Angel, amore, non ti starai affaticando troppo? Sei magrissima, ti alleni di continuo e canti tutto il giorno...Non sarà troppo anche per te?" Chiese mia madre un giorno a pranzo, notando che nel mio piatto c'erano solo quattro carote scondite...
"No, mamma. Conosco i miei limiti, e non sono di certo questi. Ci vuole ben alro per abbattere Angel McPerry. E poi non ti è mai importato nulla di me, perchè adesso dovrebbe essere diverso?"
"Comunque se ti fa piacere, ho comprato dei biglietti per un concerto. Sono tre...pensavo potessi chiedere ale mie amiche di accompagnarti, prima che loro partano per il college"
Le strappai i biglietti dalle mani di mia madre...Non ci potevo credere. Erano dei biglietti per il concerto a New York dei Jacksons!
Da sempre erano il mio gruppo preferito, li seguivo sin da bambina. Michael era quello che adoravo di più, era solamente un anno più grande di me e spesso sognavo ad occhi aperti di poter cantare con lui, un giorno e magari di poter essere la sua ragazza...
Immediatamente chiamai le mie amiche, che ne rimasero entusiaste e ci demmo appuntamento per la settimana successiva di fronte al Nassau Veterans Memorial Coliseum. Ma quella sera ci fu un'altra grande sorpresa per me e questa volta fu mio padre a darmela...
"Angel, chiama le tue amiche. Dì loro che non andrai con loro al concerto la settimana prossima.." esordì mentre stavamo cenando
"Cosa hai detto?" Avevo già in mente di iniziare il solito piagniseo, quello che facevo ogni volta che i miei mi dicevano un "no" e riuscivo sempre a convincerli....
"Fammi finire di parlare, Angie...Conosco una persona, un amico, che può farti assistere al concerto dal backstage, ti verrà dato un pass da questa persona, che ti passerà a prendere verso le otto di mattina, il giorno del concerto. Non dirlo a nessuno, regala i biglietti alle tue amiche e dì loro di regalare il tuo a qualcun altro. Inventati una balla, perchè ho fatto con le mani e con i piedi per convincere Joseph a farti entrare con lui e non sono..."
"Quale Joseph, chi è questo Joseph?" chiesi ad alta voce, sbarrando gli occhi e tirando indietro una ciocca birichina dei miei capelli biondi...
"Chi ha detto Joseph?" mi fece eco papà, rendendosi immediatamente conto di aver parlato troppo "Io non ho pronunciato quel nome, fatti una cura di fosforo, perdi colpi figlia mia..." Il mio sguardo parlava più di mille parole e quasi lo obbligò a dirmi chi fosse quel Joseph. La risposta fu quella che mi aspettavo...