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Nati negli anni 80, la generazione senza futuro!

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    sery84
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    00 20/03/2009 18:20
    Sveglia!!
    Ho trovato questo articolo sul corriere, molto interessante, e decisamente vero!

    Pensieri a riguardo?


    Cari Ottantini, reagite ai tempi difficili

    Per gli italiani nati negli anni '80 dobbiamo trovare un nome e un calmante. Il secondo è forse più urgente. Diventare adulti di questi tempi, tra musi lunghi e vecchi squali, non è facile.

    Ne trovo dovunque. Pensavo che l'Europa orientale fosse fuori dalle loro rotte - Belgrado è fascinosa però non è Berlino, Sofia è una sorpresa ma San Francisco è meglio - e invece eccoli lì. I toscani Federico e Laura, la friulana Greta e l'abruzzese Antonio, il calabrese Danilo, i lombardi e i veneti, i sardi che non mancano mai: pronti ad annegare le malinconie italiane nell'esotismo balcanico, e non è facile. Ne ho incontrati in ogni angolo del mondo, di ragazzi così, e in tante città italiane. Il rivolo di trasferimenti da sud a nord - alimentato da economie spompate e pratiche vergognose - è diventato un torrente.

    E' una Generazione Samsonite che vive con la valigia in mano, o con un viaggio in mente. I titoli dei telegiornali li ottengono i coetanei che fanno casino davanti all'università, e la sera rientrano a casa da mamma e papà. Gli ultimi posti di lavoro se li sono presi i trentenni della Generazione Ikea, nati negli anni '70. Poi il Big Crash. I ventenni - infanzia felice anni '80, adolescenza serena anni '90 - non se l'aspettavano, questo scherzo.

    Lo so, lo so: le generazioni sono semplificazioni, e ogni persona ha una storia diversa. Ma un comun denominatore esiste, e gli Ottantini - ecco, li chiamerò così - sono una generazione in corridoio, che si ritrova davanti tante porte chiuse.

    Precluse le professioni liberali: migliaia di neo-avvocati si strappano di bocca piccole cause. Blindati i media: pubblicità e diffusione in calo, si esce ma non si entra. Sprangate banche e finanza (troppo tardi: i prestigiatori coi capelli grigi sono già scappati). Serrate industria e commercio: clienti e ordini calano. Sbarrata la politica: ormai si accede per il favore dei capi. Chiusa perfino la possibilità di metter su famiglia. Bisogna rimandare la prima Festa del Papà (oggi, auguri!), consiglia la futura mamma, che ha la testa sulle spalle.

    Il catalogo è questo. Un Ottantino può scegliere: scoraggiarsi o reagire. Suggerisco la seconda soluzione, e spiego perché.

    Partiamo di qui: preoccuparsi è ragionevole. Come ha scritto Davide S. a "Italians", ricordando l'invettiva di un vecchio professore: «Certe generazioni saltano, la storia ne è piena!». Ma saltano per sfiducia, per arroganza o per mollezza: non per il mondo che trovano intorno. In America the Greatest Generation (© Tom Brokaw) coincide con la nostra. Nata dopo la Prima Guerra Mondiale, s'è beccata dittature, depressione, guerra e ricostruzione. Non ha mollato mai.

    E voi, ragazzi? La "tempesta perfetta" della recessione vi ha accolto fuori dal porto (niente potrà più spaventarvi, direbbe il vecchio Conrad). Avete tra i piedi un po' di sessantenni rassegnati, di cinquantenni opportunisti, di quarantenni pavidi e di trentenni poveri (c'è di peggio). Forza e coraggio: è l'atteggiamento che cambia l'umore, la vita e la storia. Se scegliete d'essere sconfitti prima d'aver perso, diventerete la "generación amargada". Suona bene, ma fa male.

    Dal Corriere della Sera di giovedì 19 marzo 2009

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    Rarronno
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    00 20/03/2009 21:53
    Bell'articolo davvero. Peccato che ogni tanto riemerga il buon vecchio piangersi addosso di cui siamo maestri.

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    sery84
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    00 21/03/2009 14:27
    Re:
    Rarronno, 20/03/2009 21.53:

    Bell'articolo davvero. Peccato che ogni tanto riemerga il buon vecchio piangersi addosso di cui siamo maestri.




    Vero, ma l'articolo dice appunto che non bisogna piangersi addosso e darsi una mossa per migliorare le cose, e così potremmo essere una grande generazione. Generazione che trova il carattere proprio per il fatto che deve affrontare durante i suoi anni migliori i tempi peggiori.

    Io trovo invece troppa malinconia nella mia generazione, che è vero, anche io sono sempre con la valigia in mano, vago e viaggio per trovare me stessa o qualcosa da fare, anche perchè ora come ora stare a milano o a copenaghen non fa nessuna differenza. Però bisogna reagire e anche rimanere in Italia e cercare di migliorare la situazione, lottare, il continuo viaggiare in fondo è una continua fuga dai milioni di problemi, è un continuo inseguire un sogno che in realtà manco si sa esattamente cos'è. Io a 25 anni e ancora non so che fare della mia vita! devo proprio svegliarmi.

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    Rarronno
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    00 22/03/2009 20:18
    Io nell'articolo ci ho letto un po' di recriminazione a caso, come se la crisi e le sfighe le avessimo solo noi.

    Paradossalmente credo che noi siamo più fortunati di altri; senza famiglie(presumo) senza mutui da pagare e con la possibilità di tornare a casa a vivere coi nostri genitori possiamo vivere con poco.
    Vogliamo parlare(concedimi un po' di retorica) degli operai 40enni licenziati? O dei medici di quell'età che dopo 20anni di studio non hanno nessuna cerezza?

    Le prospettive? A volte ho l'impressione che tutti vogliano partire da ruoli dirigenziali con stipendi da centinaia di migliaia di euro.....
    Io invece vedo amici che hanno stipendi abbastanza buoni, che lavorano(chi più, chi meno, ma anche qua bisognerebbe fare un discorso serio sulle ambizioni realistiche) e che hanno avuto qualche opportunità.

    Qualche fortunato, e meritevole, a meno di 30 anni è strapagato.

    Sulla sradicazione, sull'inseguire un modello assurdo, ecc. sono assolutamente d'accordo con te.

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    00 22/03/2009 21:44
    Re: Re:
    sery84, 21/03/2009 14.27:




    Vero, ma l'articolo dice appunto che non bisogna piangersi addosso e darsi una mossa per migliorare le cose, e così potremmo essere una grande generazione. Generazione che trova il carattere proprio per il fatto che deve affrontare durante i suoi anni migliori i tempi peggiori.

    Io trovo invece troppa malinconia nella mia generazione, che è vero, anche io sono sempre con la valigia in mano, vago e viaggio per trovare me stessa o qualcosa da fare, anche perchè ora come ora stare a milano o a copenaghen non fa nessuna differenza. Però bisogna reagire e anche rimanere in Italia e cercare di migliorare la situazione, lottare, il continuo viaggiare in fondo è una continua fuga dai milioni di problemi, è un continuo inseguire un sogno che in realtà manco si sa esattamente cos'è. Io a 25 anni e ancora non so che fare della mia vita! devo proprio svegliarmi.[/QUOTE]

    quoto


    [Modificato da Smooth:Criminal 22/03/2009 21:45]


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    sery84
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    00 22/03/2009 22:24
    Re:
    Rarronno, 22/03/2009 20.18:

    Io nell'articolo ci ho letto un po' di recriminazione a caso, come se la crisi e le sfighe le avessimo solo noi.

    Paradossalmente credo che noi siamo più fortunati di altri; senza famiglie(presumo) senza mutui da pagare e con la possibilità di tornare a casa a vivere coi nostri genitori possiamo vivere con poco.
    Vogliamo parlare(concedimi un po' di retorica) degli operai 40enni licenziati? O dei medici di quell'età che dopo 20anni di studio non hanno nessuna cerezza?

    Le prospettive? A volte ho l'impressione che tutti vogliano partire da ruoli dirigenziali con stipendi da centinaia di migliaia di euro.....
    Io invece vedo amici che hanno stipendi abbastanza buoni, che lavorano(chi più, chi meno, ma anche qua bisognerebbe fare un discorso serio sulle ambizioni realistiche) e che hanno avuto qualche opportunità.

    Qualche fortunato, e meritevole, a meno di 30 anni è strapagato.

    Sulla sradicazione, sull'inseguire un modello assurdo, ecc. sono assolutamente d'accordo con te.



    Eh beh, lo dici a me che mio padre non ha stipendio da due anni e mezzo e non ha lavoro.
    L'articolo intende da un punto di vista lavorativo la generazione dei ventenni è a secco. Io conosco solo gente che non ha lavoro, o fa lavori precari, e non conosco gente che sta a casa di mammma e papà, sarà che io di casa me ne sono andata e spero di non doverci tornare. Vivere ancora con i genitori è proprio la sconfitta, non è una soluzione o una buona cosa, ma è proprio la cosa brutta che dice l'articolo: oramai ci deve essere qualcuno che sostenga i 20enni, perchè il lavoro non c'è, se c'è fa schifo e quando ci saranno le belle opportunità sarà tardi e ci sarà un'altra generazione, più giovane, che potrà fare esperienze ecc... sotto sotto quello che dice è che i giovani d'oggi devono affrontare le sfide, non nascondersi sotto il tetto dei genitori, o dietro un viaggio in Europa, le difficoltà vanno affrontate.

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    Rarronno
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    00 22/03/2009 23:20
    Re: Re:
    sery84, 22/03/2009 22.24:



    Eh beh, lo dici a me che mio padre non ha stipendio da due anni e mezzo e non ha lavoro.
    L'articolo intende da un punto di vista lavorativo la generazione dei ventenni è a secco. Io conosco solo gente che non ha lavoro, o fa lavori precari, e non conosco gente che sta a casa di mammma e papà, sarà che io di casa me ne sono andata e spero di non doverci tornare. Vivere ancora con i genitori è proprio la sconfitta, non è una soluzione o una buona cosa, ma è proprio la cosa brutta che dice l'articolo: oramai ci deve essere qualcuno che sostenga i 20enni, perchè il lavoro non c'è, se c'è fa schifo e quando ci saranno le belle opportunità sarà tardi e ci sarà un'altra generazione, più giovane, che potrà fare esperienze ecc... sotto sotto quello che dice è che i giovani d'oggi devono affrontare le sfide, non nascondersi sotto il tetto dei genitori, o dietro un viaggio in Europa, le difficoltà vanno affrontate.



    Ti rispondo un po' alla rinfusa.
    Sul discorso che non c'è lavoro; io la situazione tra i giovani non la vedo tanto più drammatica rispetto a quelli delle altre fasce d'età. Io forse vivrò in un oasi felice(anche se a detta di molti è un'area depressa) ma il lavoro lo hanno trovato quasi tutti. E' chiaro che quelli con una buona professionalità, o con grandi capacità sono meglio remunerati(professionalmente ed economicamente).
    Io stesso per stupidità ho buttato via delle buone opportunità....


    In generale tutti gli amici hanno qualcosa con cui campare, tutto sta nell'accettare serenamente che non si può tutti essere parte della classe dirigente.

    Sul tornare a vivere coi tuoi; io ho vissuto fuori e da qualche tempo sono tornato a casa. La libertà è bella lo so, e ha il suo prezzo.
    Ma per situazioni contingenti si anche stare coi genitori per qualche tempo. Non è un dramma, almeno per come la vedo io; solo un po' di sfiga temporanea che si può passare quasi indenni.

    A me sembra che ci sia un po' quella vecchia recriminazione intergenerazionale, per cui c'è il più vecchio che castra la tua crescita, e c'è il giovane che è un debosciato maleducato; recriminazione ciclica come le rotazioni terrestri.


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    sery84
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    00 23/03/2009 07:59
    Re: Re: Re:
    Rarronno, 22/03/2009 23.20:



    Ti rispondo un po' alla rinfusa.
    Sul discorso che non c'è lavoro; io la situazione tra i giovani non la vedo tanto più drammatica rispetto a quelli delle altre fasce d'età. Io forse vivrò in un oasi felice(anche se a detta di molti è un'area depressa) ma il lavoro lo hanno trovato quasi tutti. E' chiaro che quelli con una buona professionalità, o con grandi capacità sono meglio remunerati(professionalmente ed economicamente).
    Io stesso per stupidità ho buttato via delle buone opportunità....


    In generale tutti gli amici hanno qualcosa con cui campare, tutto sta nell'accettare serenamente che non si può tutti essere parte della classe dirigente.

    Sul tornare a vivere coi tuoi; io ho vissuto fuori e da qualche tempo sono tornato a casa. La libertà è bella lo so, e ha il suo prezzo.
    Ma per situazioni contingenti si anche stare coi genitori per qualche tempo. Non è un dramma, almeno per come la vedo io; solo un po' di sfiga temporanea che si può passare quasi indenni.

    A me sembra che ci sia un po' quella vecchia recriminazione intergenerazionale, per cui c'è il più vecchio che castra la tua crescita, e c'è il giovane che è un debosciato maleducato; recriminazione ciclica come le rotazioni terrestri.




    Sono felice che tu abiti in un isola felice, purtroppo il lavoro è diventato puro sfruttamento qui dove abito io e ho fatto studi da progettista, non da dirigente, ed in tutti gli ambiti in cui ho ficcanasato. L'articolo non dice che la crisi colpisce solo i 20enni, dice che la crisi ha colpito i 20enni quando devono entrare nel mercato del lavoro. Quindi c'è differenza tra un cinquantenne che ha avuto una sua carriera, ha potuto sbagliare, fare progetti e vivere la propria vita e desideri, e un 20enne che si ritrova con i sogni spezzati da subito, dovendo venire a pattaggiamenti con se stesso (devo accontentarmi, il lavoro mi fa schifo ma è l'unico che paga bene, non voglio vivere coi miei ma devo). E' questa la maliconia di cui parla l'articolo, almeno così è parso a me. Tornare a casa con i genitori può esser piacevole, ma è comunque una sconfitta, la questione non cambia.
    Poi hai ragione, è ben inutile pinagersi addosso che ognuno ha le sue e ha avuto le sue di rogne, di sicuro noi non ci troviamo nessuna vecchia generazione che ci mangia sopra.

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    JacoPOP
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    00 23/03/2009 11:06
    Io ho sempre avuto l'impressione che fosse una questione di "accontentarsi".. che quelli che si lamentavano erano solo quelli che pretendevano un lavoro ottimo appena staccato il naso dai libri.
    Basterà fare qualche mese di stage e imparare materialmente a fare qualcosa! Poi le opportunità arriveranno, dicevo..

    Adesso che anche il mio momento si avvicina, ovviamente ho messo un po tutto in discussione. Il mio ristretto gruppo di amici è quasi tutto sui libri.
    Studiosi a parte, uno di loro è un pirlotto che non si sa cosa aspetti e non ha intenzione di lavorare, almeno non alle condizioni imposte dagli altri (questo tizio meriterebbe un libro.. è un fottuto genio in quello che vuole, ma non è in grado di relazionarsi.. è fatto per comandare, quindi non potrà mai fare nulla ^^)
    L'unico che ha un bel lavoro è quello che si è fermato dopo le superiori, in un ramo opposto a quello per cui aveva studiato. Tra meno di un mese sarà papa. Insomma.. lui è adesso come noi saremo forse tra 5-6 anni.. il tempo dell'università.

    Che sia stato tempo perso?

    Intanto io mi appresto a finire la mia infinita triennale (mea culpa) e sogno un trasferimento all'estero con la mia ragazza (lei farà un master, io lavorerò) probabilmente - non troppo inconsciamente - per scappare da una situazione lavorativa intricata della ditta di famiglia..
    E per la dannatissima voglia di dimostrare di poter creare qualcosa di tutto mio senza dover ringraziare nessuno.. come tutti sembrano dover fare adesso con mio padre.

    Ma ce la farò.. eccome se ce la farò.

    ps - sarà un po off topic ma avevo voglia di raccontarlo.
    [Modificato da JacoPOP 23/03/2009 11:08]

    GOODBYEMICHAEL
    Ti voglio bene amico..

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    00 24/03/2009 14:53
    In realtà sul fatto dell'isola felice ero ironico, credo che dove sto io sia l'area più economicamente depressa del nord italia; per fortuna siamo vicini a tre grandi città.

    Torno su un discorso trito e ritrito, ma la gente con una laurea scientifica trova lavori discreti immediatamente.
    Quelli che hanno imparato un mestiere(sia questo idraulico, saldatore o tubista) a meno di 30 anni guadagnano palate di soldi; io proporrei di portarli nelle scuole per mostrare che c'è una dignità(e un ritorno economico) in ogni lavoro.
    Gli altri non trovano subito un ottimo lavoro ma se la cavano.
    Quelli che finiscono sfruttati e sottopagati è perchè inseguono qualcosa di irrealizzabile o di molto difficile realizzazione; insomma mettono in conto il rischio.

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