Colpo di scena nel processo contro Michael Jackson. Sembra che gli avvocati difensori del Re del Pop abbiano firmato una mozione rivolta a Rodney Melville, il Giudice della Corte Superiore di Santa Barbara incaricato di istruire il caso-Jackson. Si tratta di un invito a chiudere il processo, cancellando l’atto formale di accusa relativo all’imputato Jackson. Il motivo?
Una lunga serie di abusi commessi dalla Procura, primo fra tutti la pressione esercitata sul testimone chiave di questo processo, la – presunta – vittima delle molestie del cantante. Secondo la difesa, l’accusa vorrebbe insabbiare una prova, un nastro rinvenuto a suo tempo da un investigatore privato che risponde al nome di Brad Miller: si tratterebbe di una registrazione contenente una dichiarazione di Gavin Arvizio, la vittima appunto, che chiarisce di non aver mai subito abusi da parte dell’imputato. La Procura non avrebbe solo cercato si sottrarre la cassetta alla disponibilità dei legali del divo nero – e quindi dei giurati che ne decideranno le sorti - ma avrebbe altresì obbligato il piccolo Gavin a redigere un documento in cui viene dichiarato l’opposto.
Di più. La mozione parla di comportamenti gravemente scorretti, di insinuazioni, di sarcasmo volto a ridicolizzare l’imputato e il suo staff e di numerosi passi falsi della Procura di Santa Barbara che ne metterebbero in discussione la buona fede. Val la pena ricordare che i capi d'imputazione a carico di Re Micheal sono gravissimi, che se qualora venisse dimostrata la sua colpevolezza il canatnte rischierebbe di passare il resto della sua vita dietro alle sbarre e che il Giudice Melville, che per cercare di tamponare l'ingerenza dei media e la privacy dei teste ha emesso il bavaglio alle parti, ha già ammesso che il diritto di Mr. Jackson a un equo processo non è affatto garantito.