00 29/04/2013 19:23
Grazie della traduzione, Susan Fast, in questo scritto, trovo sia più incisiva nella prima parte, dove l’unicità della persona Michael è messa in evidenza con espressioni personali molto efficaci, la presenza in scena, la voce, lo stile, la creatività unite ad una particolare eleganza e indubbia capacità, ed altre cose giuste. La seconda parte, quando l’autrice inizia a parlare delle controversie, del padre, la vitiligine ecc., invece, mi pare meno efficace, meno sentita, più frammentaria e meno nitida della prima, tranne la conclusione, che mi fa venire in mente una frase letta, detta da non so chi, dove MJ, ormai scomparso, era stato paragonato ad una montagna – pressappoco diceva: “Michael era come una montagna, sapevi che era lì, esposto a tutte le intemperie, e ti pareva che non dovesse mai scomparire, perché ti pareva eterno e ti dava sicurezza, il fatto che non ci sia più, è un evento che sconvolge”