Ciao! Ecco il capitolo 11! Ciao!!
11
La nostra storia era ripresa e non dovevo più combattere con la presenza ingombrante di Lisa.Michael però era ancora sposato e io continuavo ad essere la sua amante.Non era facile per me,il senso di colpa era sempre li a pungolarmi,ma stavo imparando a non dargli troppo peso.Amavo troppo Michael per lasciarlo.Quando ci avevo provato era stato orribile e non potevo proprio pensare di rinunciare alle nostre telefonate e ai nostri,seppur brevi,incontri mensili
incastrati tra i miei e i suoi impegni.Ogni volta che ci incontravamo era stupendo:tante cose da dirci, i momenti a tavola,i momenti di intimità,tutto condiviso e reso più gioioso dal fatto che per tante settimane non ci eravamo visti.Verso la fine di Aprile,per Michael iniziò un periodo fitto di impegni.E per un po’purtroppo non avremmo potuto vederci.Lui sarebbe rimasto negli States,dividendosi tra Los Angeles e New York, io sarei invece andata in Italia:prima avrei passato tre settimane a Milano, dove avrei ballato nello Schiaccianoci,avevo la parte della Fata Confetto,e dove avrei rivisto Roberto.Ero davvero contenta:Roberto al rientro dalle Bahamas,era stato in tournee con i più grandi nomi della danza e doveva assolutamente raccontarmi tutto.Poi sarei volata a Roma, dove altri impegni di lavoro mi attendevano e dove sarei rimasta fino a qualche giorno prima del mio compleanno che avrei festeggiato come sempre a Chalons.A Roma presi l’occasione per andare a vedere lo stato in cui si trovava il mio appartamentino di Via Marcella:erano quasi tre anni che non ci tornavo.Chissà come lo avrei trovato.Una volta rivisto avrei pensato a cosa farne: tenerlo, venderlo o affittarlo.La mia casa di Parigi era più che sufficiente e le ultime volte che ero venuta in Italia avevo soggiornato in hotel.Quando la luce del giorno si riversò all’interno del mio appartamento,mi si rivelarono tutta una serie
di lavori di manutenzione urgenti da fare.A parte l’obbligatoria imbiancatura, le persiane di alcune finestre erano da sostituire, il bagno necessitava di nuovi sanitari e alcuni mobili ed elettrodomestici andavano acquistati senza dubbio alcuno.Con la mia assistente stendemmo la lista di tutto quello che c’era da fare e da sostituire e mentre io mi dividevo tra un’intervista,un set fotografico e una rappresentazione teatrale,Camille si occupava
di mettere a nuovo l’appartamento.Nel frattempo eravamo alloggiate all’ Hotel Piranesi, il mio hotel preferito a Roma, dotato di molti
confort e servizi e arredato in maniera non eccessivamente lussuosa.
Alla sera mi trovavo con i miei vecchi amici del corso di recitazione e in un paio di occasioni avevo conosciuto altre persone che nel frattempo si erano aggiunte alla nostra compagnia.Fu proprio durante una di queste uscite che incontrai una persona che avrebbe avuto un certo peso nei mesi a venire.Quella sera arrivai all’Hard Rock Cafè palesemente in ritardo.La sessione fotografica era durata più del previsto. Affamata e affannata per la corsa, ordinai al bancone una porzione di nachos con verdure e formaggio e una coca light con limone, chiedendo di far portare il tutto al tavolo situato al piano superiore.“Ehi…Ma tu, sei Sabine Lancret!”non avevo appena fatto a tempo a dare le spalle a Roby, il barista,che mi era arrivata quella voce.Mi voltai nuovamente e mi trovai di fronte a un bel ragazzo moro con gli occhi verdi.“Ma davvero puoi mangiare i nachos? Non sei a dieta?E giri senza body guard?” terminò curioso.“Si, sono io. Si, posso mangiare i nachos e si, giro senza body guard”dissi un po’ infastidita da quel suo ‘piccolo interrogatorio ’improvvisato.
“Wow! Ho di fronte a me l’etoile più famosa di Francia!” esclamò ancora.“Per favore, abbassa la voce…”chiesi gentile ma stavo davvero iniziando a scocciarmi: ero affamata e avevo anche bisogno di darmi una piccola rinfrescata.“Voglio passare la serata tranquilla con i miei amici, non firmare autografi…”
“I tuoi nachos sono al tavolo”mi disse la cameriera.
“Ti ringrazio molto!”risposi“Allora ciao e buona serata” dissi al ragazzo con gli occhi verdi.
“Mi chiamo Jerome Kuentz-Bas”disse porgendomi il suo biglietto da visita “Sul retro c’è il mio cellulare privato.Magari ceniamo insieme”
“Ehm…grazie ma non credo che sarà possibile…”
“Le etoile dovranno pur mangiare o no?”
“Si,ma sono molto impegnata…”non sapevo più come fare per sganciarmi.
“Non ti porterò via molto tempo…”
“…guarda,l’unico appuntamento che potrei concederti è la prima colazione del mattino!Ho tutta una serie di impegni nei prossimi giorni e poi devo rientrare a Parigi…Spiacente…”buttai lì sperando di sortire un qualche effetto a mio favore.
“La prima colazione…mmmmh perché no?Come ci organizziamo?Ci vediamo verso mezzanotte davanti al tuo hotel?O preferisci nella sala d’attesa?”mi chiese Jerome.
“Ma cosa hai capito!?!? Io parlavo della sola colazione,non di precederla passando la notte insieme!”ero sconcertata!
“Ah,scusami…davvero fa conto che non abbia detto nulla…non volevo offenderti…”disse poi
“In ogni caso, anche la sola colazione va bene,è un appuntamento diverso dal solito.Conosco una pasticceria vicino Piazza di Spagna che ne fa di ottime! uando sei libera?”proseguì.
“Quando-sono-libera?” ripetei con gli occhi sgranati,scandendo le parole.Non potevo credere a quello che avevo appena sentito.Scossi la testa con disappunto in direzione di Jerome.Squillò il cellulare.
‘Sei tu, meno male…’pensai sollevata.“ Ti saluto!” dissi girando i tacchi.Poi risposi cambiando tono e lingua:“Hi! How are you?”sorrisi “Wait a minute,honey, please”feci un cenno ai miei amici e sparii nel bagno.Quindici minuti dopo, la porzione dei nachos,ormai quasi freddi, era dimezzata e la coca-cola finita.Quando la cameriera ripassò, ordinai acqua e frutta e iniziai a rilassarmi un po’.
“Chi era quel tipo al banco?”mi chiesero i miei amici.
“Uno che mi ha riconosciuta…E che ci ha pure provato!Ecco il suo biglietto da visita”
“Non mi dice niente questo nome” il biglietto fece il giro del tavolo poi tornò nelle mie mani e da li finì nella borsa.
La serata passò tranquillamente ma al momento dei saluti fuori dal locale,Jerome mi si avvicinò di nuovo.
“Spero davvero di non averti offesa prima e che si riesca a combinare per far colazione insieme una delle prossime mattine.Ciao Mademoiselle L’Etoile!” Scossi la testa: non mollava proprio!
Non risposi al suo saluto e svelta raggiunsi il mio posto in macchina. Non so perché ma una volta giunti a circa metà della via, mi voltai indietro:Jerome mi stava ancora guardando.
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I lavori di ristrutturazione del mio appartamento durarono più del previsto. I miei impegni di lavoro si erano intensificati e se ne erano aggiunti degli altri.Con Michael ci sentivamo regolarmente due
volte al giorno, ma che sofferenza: mi mancava da morire.Purtroppo eravamo ancora in maggio,anche se verso la fine e avrei dovuto aspettare ancora due mesi e mezzo buoni prima di poterlo rivedere di nuovo. Stavo facendo un calcolo rapido della differenza di fuso orario per chiamarlo a sorpresa ma fui interrotta da una voce che non riconobbi subito.
“Ciao Mademoiselle L’etoile!Come stai?” Era Jerome.
“Ciao Jerome Kuentz-Bas.Sto bene, grazie.Che ci fai qui?” risposi.
“Sono qui al Piranesi per lavoro.Il nostro pranzo è terminato,stiamo per riprendere la riunione nella Sala Congressi del piano di sotto” mi spiegò.“Alla fine del pranzo il cameriere ti porterà una cosina da parte mia”aggiunse poi.
“Ah si?Grazie…”risposi sollevando un sopracciglio.
“Prego! Figurati!Ciao Mademoiselle L’Etoile,devo andare.Il lavoro mi chiama!”disse allontanandosi dalla sala del ristorante.
La sorpresa di Jerome arrivò qualche minuto dopo:una piccola fetta di sacher accompagnata da una rosa rossa e un biglietto “Qui i nachos non li fanno… Bon Appetit! J.K.B. Ps: A quando la nostra colazione ? ”
Mi venne da ridere.‘Fiori e cioccolata’pensai poi‘Binomio perfetto per la conquista di una donna’
“Alla tua, Jerome Kuentz-Bas” mormorai a mezza voce iniziando la fetta di torta.Quel ragazzo non era del tutto uno sconosciuto per me.Il suo cognome lo avevo sentito nominare molte volte: la sua famiglia operava in diversi settori ed era una delle famiglie bene di Francia.
Jerome è quello che si definisce un buon partito,con a corredo la fama di essere un imprenditore con pochi scrupoli nonché impenitente playboy.Non era infrequente che i giornali lo sorprendessero in compagnia di qualche attrice o modella, vista la sua propensione a scegliersi le ‘prede’ nel mondo dello spettacolo.In quel momento squillò il telefono.L’impresa di pulizie aveva terminato il suo lavoro e il mio appartamento era pronto.Quella sarebbe stata l’ultima notte al Piranesi.Sfortunatamente, la giornata non iniziò in maniera piacevole come la notte appena passata:a sorpresa,ritrovai Jerome nella sala della colazione di buon’ora.Per evitare spiacevoli situazioni con il personale dell’hotel dissi di aver dimenticato di avvisare che per la colazione avrei avuto un ospite.
Il disappunto si dipinse sul volto di Jerome quando vide che il tavolo venne apparecchiato per tre. “Non faccio un passo senza la mia assistente” dissi cercando di mascherare il nervosismo “e dove
mangio io,mangia anche lei”terminai con tono perentorio,lanciandogli un’occhiata di benservito.Jerome accusò il colpo e si sedette con noi. Nonostante il numero delle persone non fosse quello giusto
per un appuntamento galante,l’ora successiva scivolò via senza intoppi.Jerome era un abile conversatore e con le donne sapeva davvero come comportarsi.Camille ne restò affascinata.Mi riservai di dirle un paio di cosette non appena saremmo rimaste da sole.Il telefono squillò nel mezzo di una conversazione che aveva come argomento la cucina francese in contrapposizione con quella italiana.Jerome parteggiava per la cucina di casa.Per me invece erano ottime entrambe.
Annullai la chiamata e digitai in fretta uno sms di scuse.“Hi, my love.I can’t reply now.I’ll call you later. Sorry. Love you so much. Miss you.Kisses, S.”
“Dobbiamo andare, Camille. Era la produzione”dissi“Piacevole colazione. Grazie di tutto”mi alzai imitata da Camille.
“Peccato.Si è fatto tardi anche per me.A presto Mademoiselle L’Etoile, a quando la prossima colazione?”
“Eh…veramente sto partendo,ho l’aereo nel primo pomeriggio, torno a Parigi” Era vero, dovevo rientrare per definire alcuni impegni che mi avrebbero tenuto lontano dall’Europa per parecchi mesi.
Ma sarei rientrata a Roma nel giro di tre,massimo quattro giorni. Ovviamente a Jerome non lo dissi.
“Peccato…Ci vediamo a Parigi allora…”replicò.
“Mia madre è una tua grande fan.Quando balli all’Opera è capace di venire a vederti anche tre,quattro sere di seguito”continuò rispondendo al mio sguardo interrogativo “Abbiamo i posti nelle
balconate sul palco prenotati per tutta la stagione!Pensa come si emozionerà quando le racconterò che ti ho incontrata!”
“Ah…beh…ringraziala tanto…mi…mi fa sempre piacere il supporto dei miei ammiratori…”dissi ingoiando il rospo.Ero nei guai.Grossi guai.Jerome aveva scelto la sua preda e con le ultime sue parole mi ero tolta
definitivamente ogni dubbio.Sapevo che non avrebbe mollato la presa tanto facilmente.Per tutto il mondo ero single quindi Jerome aveva via libera.Peccato che nella realtà le cose non stessero affatto cosi. Parlargli di Michael era assolutamente fuori discussione!Quando avevamo ripreso la nostra storia ero stata chiara con Michael:nessuno doveva venire a sapere in alcun modo che io e lui stavamo insieme. Avremmo coinvolto solo alcune selezionatissime persone: non era possibile nasconderci al mondo senza aiuti,esposto com’era il mio adorato MJ.In questo modo avremmo potuto continuare a frequentarci indisturbati.Le nostre professioni creavano la condizione perfetta: viaggiando di continuo era possibile incontrarci praticamente ovunque e,in moltissimi casi,al riparo di occhi indiscreti.Michael dopo aver espresso qualche dubbio iniziale si era trovato in accordo con me e aveva subito messo in pratica alcuni accorgimenti che ci avrebbero favorito ulteriormente.Uffa!Un’altra complicazione e altre bugie da inventare.Probabilmente se gli avessi detto che mi vedevo con un’altra persona non avrebbe desistito,anzi!Avrebbe fatto ancora di più per battere il rivale e avere tutto per se il premio:me.Avrei dovuto studiare nel dettaglio come muovermi con Jerome.Dovevo assolutamente trovare il modo di neutralizzarlo prima che potesse diventare ‘pericoloso’.Per il momento non avrei parlato di lui con Michael,allo stato attuale delle cose era inutile.Mi riservai di tenere sotto controllo la situazione, evitando di espormi troppo e di fare scelte affrettate.Il baciamano di Jerome mi riportò nella hall.
“ehm…che galanteria…”dissi a mezzavoce.
“Grazie…Allora…ci si vede,Mademoiselle L’Etoile…”
“Aurevoir, Jerome Kuentz-Bas” risposi dirigendomi verso il taxi affiancata da Camille e dal fattorino che portava il mio bagaglio.
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‘Mademoiselle L’Etoile… ’pensavo. Decisamente intrigante come donna. Le ballerine classiche hanno fama di essere creature eteree e distaccate.E Sabine Lancret non è da meno.Ma è davvero bellissima e mi attrae da matti.La voglio ad ogni costo, deve essere mia.
Devo andarci piano con lei però:le manovre dirette non vanno bene, dovrò girarci un po’ intorno.Rebecca fece scorrere la mano sotto le lenzuola fermandosi appena raggiunse il suo obbiettivo.
“…mmmmm…Jerome…ho di nuovo voglia…”disse con voce languida.
Con Sabine andrò in bianco per un bel po’'pensavo.Questa‘relazione’ molto aperta e disimpegnata con Rebecca Winston,la mia ex,nonché amica di famiglia calzava a pennello.
“Oh, andiamo baby,mostrami cosa sai fare…perché mi fai aspettare?A cosa pensi?”mi invitò nuovamente Rebecca un po’infastidita.
Al viso di Rebecca sovrapposi quello di Sabine, immaginando di fare sesso con lei.Un’ora dopo eravamo soddisfatti entrambi. Rebecca si addormentò quasi subito.Io restai sveglio ancora un po’,quel giochino mi aveva coinvolto più di quanto avessi pensato e ora volevo
Sabine più di prima.Mi appisolai ma mi svegliai circa un’ora dopo.Il contatto della gamba di Rebecca aveva risvegliato in me il desiderio. La svegliai e ricominciammo a fare sesso.
La mattina dopo,prima di uscire,Rebecca mi disse:
“Non so chi sia questa Sabine, ma se ti fa questo effetto ben venga!” il suo sguardo era eloquente.“Solo, abbi l’accortezza di non pronunciare il suo nome mentre‘giochi’con me!!”terminò cambiando
tono ed espressione e lasciando il mio appartamento sbattendo la porta.
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Guardo il liquido ambrato che dalla bottiglia si rovescia nel lavandino.Apro il rubinetto e l’acqua pura si porta via le tracce di liquore e le mie lacrime…Ieri sera ho vinto la prova più dura da quando ho lasciato Michael.Il mio Michael...non posso più fare nulla per te ormai…Ci ho provato,quanto ci ho provato,ma mentre tu forse trovavi un po’ di serenità grazie ai miei tentativi,io mi perdevo e ho rischiato di distruggere e annullare me stessa.E la piega che ha preso il nostro rapporto mi stava anche allontanando dalle due persone che amo più di te,amore mio,due persone innocenti che impotenti e con gli occhi tristi e pieni di pianto osservavano la loro mamma allontanarsi un week end dopo l’altro.Quante volte guardavo di corsa i loro quaderni di scuola mentre una delle tue macchine fuori mi aspettava per portarmi a Neverland o in uno dei tanti alberghi in cui alloggiavi e dove incontravi le persone più disparate.
Professionisti di ogni genere,quanti sorrisi mentre ti porgevano i loro biglietti da visita e mentre tu ascoltavi tutte le loro proposte, io li osservavo e vedevo esattamente che cos’erano:vampiri e
sanguisughe pronti ad attaccarsi al tuo conto corrente e alla tua fama!E quante liti e discussioni per distoglierti da questo o quel progetto destinato al sicuro fallimento!La lite peggiore fu quando i tuoi fratelli ti avevano quasi coinvolto in quella loro folle idea di un tour di reunion dei J5.Pazzesco!Lo sapevano anche i sassi che nessuno avrebbe aderito in nessuna maniera ma tu eri con loro e io non potei altro che farmi carico di tutte le cattiverie che mi hai detto quel giorno e tornare a casa mia e dissipare la tristezza e la frustrazione con un paio di bicchieri, buttati giù velocemente prima di andare dai miei bambini per dar loro la buonanotte.Ti sei scusato in mille modi nei giorni a seguire ma io sapevo che sarebbe successo di nuovo e ho iniziato a pensare di staccarmi da te.Ma la tua volontà era molto più forte della mia e l’amore che provo per te mi teneva legata a te e mi impediva di proseguire nel mio intento. Il nostro era diventato un amore malato e io non avevo più la forza di provare a guarirlo.Fu la mattina che mi svegliai con un tremendo mal di testa che mi accorsi che non potevo più andare avanti cosi.Con la bottiglia quasi vuota tra le mani piansi lacrime di paura.Non posso salvarti ora
amore mio…Non al punto in cui sono arrivata…Sono esausta…E gli occhi dei miei figli mi trapassano lo sguardo e il cuore e io non ho più forze…Amore mio, scelgo loro…Spero mi perdonerai un giorno…
Con la testa che pulsava composi quel numero di telefono che segnò la mia rinascita.Ieri sera Michael al telefono singhiozzava, stavo per cedere, ma la mia volontà stavolta era più forte del mio cuore innamorato e con i visi dei miei figli bene impressi nella mente gli dissi che non mi importava assolutamente nulla né di come stava né delle sue lacrime.“Mi sei totalmente indifferente ora…”gli avevo detto. Alzai la bottiglia vuota come a fare un brindisi.“A te Mademoiselle…Te lo lascio…Forse tu troverai il modo per essere felice con lui…E lui con te…Sempre che il lato nero di Michael e del suo mondo non spezzino le tue ali da cigno prima che tu possa realizzare il tuo sogno di bambina innamorata…”
Metto la bottiglia nel secchio e porto tutte le bottiglie, ora vuote, che avevo trovato in casa nel cassonetto.Quando rientro i miei bambini sono pronti per andare a scuola.
“Prendo la borsa e le chiavi della macchina!” dico guardandoli.I loro sorrisi mi dicono che andrà tutto bene.Forse non è la scelta migliore ma per ora è la più giusta, per me e soprattutto per loro.
Vedo i miei bambini entrare a scuola, li saluto ancora con la mani e mando loro altri baci.
‘Li mando anche a te, amore mio…’Mi sono imposta di non vederti e sentirti più ma non posso impedire al mio cuore di amarti ancora e alla mia mente di pensarti.
‘E’ troppo presto adesso, forse più avanti’penso mentre riavvio il motore per tornare a casa mia.