00 15/01/2013 20:32
Ciao a tutti! Ecco il capitolo 4.


4

‘Sulle note di una dolce melodia vola un angelo.Sembra cullarsi al suono di quelle note.Il suo volo è una gioia per gli occhi.Poi l’angelo viene distratto da ciò che vede davanti a se e incuriosito scende. Quel giardino è nuovo per lui e ogni fiore, ogni ramo d’albero sono meraviglie. All’improvviso, una creatura che non ha mai visto prima, varca il cancello di quel giardino.E comincia il suo canto. L’angelo ne è totalmente rapito e vince il suo riserbo. Si mostra e inizia la sua danza, sulle note del canto dello sconosciuto,deliziato. Lo sconosciuto,un uomo,è sorpreso da ciò che vede e tende una mano verso l’angelo che intimorito si ritrae. Il canto dell’uomo ricomincia e l’angelo lascia che l’uomo prenda la sua mano e che l’accompagni nella sua danza. L’angelo è felice. Cosi felice che decide di portare con se quella creatura. Insieme muovono pochi passi, poi l’angelo tende la mano verso il cielo e tira l’uomo più verso di se. Sta per spiccare il volo.Ma l’uomo lo ferma:“Non posso venire con te” gli dice.
“Perché?” domanda l’angelo.
“Il mio posto è qui…”risponde l’uomo.
L’angelo lascia la mano dell’uomo che riprende il suo canto. L’angelo è triste ma comprende.Danza ancora sulle note di quel canto. Poi rivolge all’uomo un sorriso e gli prende nuovamente la mano. “Devo andare….” gli dice. Sulle note finali del canto dell’uomo, l’angelo riprende il suo volo e scompare.’
Lessi nuovamente lo script, benché lo avessi imparato a memoria.
Quel bellissimo brano scritto da Michael, mi sembrava una favola, un po’ triste, ma pur sempre una favola.
L’inverno stava per finire e Michael si era di nuovo sposato, con la donna che lo aveva reso padre per la prima volta:Debbie. Le loro foto insieme si trovavano ovunque, con articoli più o meno dettagliati.In altre foto la coppia era ritratta col piccolo Prince che dormiva tranquillo.Ma io avevo altri pensieri in testa.Avevo vinto il provino nel momento più incasinato della mia vita!
Due importanti compagnie teatrali mi avevano scritturata per Gisele la prima e per Lo Schiaccianoci la seconda.Due parti completamente nuove per me che dovevo fare assolutamente mie entro primavera.
LaVelle Smith intanto mi aveva contattata e pregata di iniziare immediatamente a studiare le movenze e i passi della parte vinta con il provino:l’Angelo.
Durante il giorno studiavo le parti di Gisele e di Clara. Alla sera un istruttore mi insegnava a volare. Quando poi anche Michael fu disponibile, le prove da dure divennero impossibili.
Michael era impossibile!
Non facevo in tempo a memorizzare un sequenza che subito lui apportava modifiche e variazioni perché “…cosi è meglio!”diceva serio e concentrato.In certi momenti l’avrei strozzato:come quella volta che aveva cambiato un intera sequenza di passi per poi tornare alla prima versione.La notte avevo gli incubi:nel bel mezzo dello spettacolo, danzavo sola sul palco quando ecco intervenire Michael che cambiava tutta la sequenza dei passi dell’assolo di Gisele.
Per le due settimane successive Michael non fu disponibile a causa dei suoi moltissimi impegni:il tour in pieno svolgimento,il piccolo Prince con cui Michael voleva passare il maggior tempo possibile,le interviste tra una tappa e l’altra e molto altro mi avevano concesso il tempo di dedicarmi a Gisele che portai in scena nonostante la paura folle di eseguire i passi dei tre spettacoli tutti mescolati insieme.
A metà maggio mi ero lasciata alle spalle anche lo Schiaccianoci e ora potevo dedicarmi completamente alla parte dell’Angelo.
Una volta imparato a mantenere l’equilibrio e a muovermi con la grazia necessaria appesa a quasi due metri da terra, mi misero le ali e la costumista iniziò a lavorare sul mio abito.Alla fine di maggio era tutto pronto e Michael era nuovamente disponibile per provare con me. Le prove si sarebbero svolte nei vari stadi sedi della seconda parte del tour, che si tenne in Europa.
“Quando iniziamo?”chiesi a LaVelle.
“Appena arrivati al Weserstadion. Proverete fino all’ora di pranzo. Poi Michel parte per Colonia, stasera c’è la seconda delle otto tappe previste in Germania”rispose“Il tuo bagaglio lo prendo io, vai in bagno e cambiati: quando saremo allo stadio avrai giusto il tempo di indossare le ali…” riprese LaVelle.
“Ah…Sabine..?!” mi fermò “Un'altra cosa: i dialoghi dello script…non devi più recitarli. Dovrai usare solo le espressioni del viso…”
“Cosa??!!”domandai col sacco che conteneva il mio costume sospeso a mezz’aria.“Nuove istruzioni di Michael.” terminò.
Rimasi ferma per qualche secondo pensando che mi era sembrato troppo bello essere già praticamente pronta a un mese circa dal debutto. Restava in sospeso solo la questione del costume dell’Angelo che sembrava non incontrasse il favore di Michael e invece…
“Bè dai, non devi imparare altri passi devi solo imparare a non dire a voce la battuta ma lasciarla intendere…E fidati che…”
“Cosi è meglio…”terminai la frase con tono stanco.

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Vederla con il costume al quale avevo fatto apportare le mie modifiche, la coroncina dorata sul capo e le ali, mi aveva messo in soggezione.Sabine era davvero perfetta per quella parte. La mia idea ora era reale e sapevo avrebbe funzionato e, speravo, incontrato anche il favore del pubblico.Mi stavo già pentendo di averla scritturata solo per un mese. ‘Magari posso chiamarla per qualche altra data….’ penso mentre la vedo parlare con LaVelle.E’ molto tesa. E’ una situazione totalmente nuova per lei, abituata all’atmosfera ovattata e tranquilla del teatro. Le urla che accompagnano il passare del tempo la rendono nervosa e si vede.Ora manca meno di un’ora all’inizio del concerto e Sabine è allo stremo.E’ seduta su quella seggiola da dopo la cena, che ha piluccato stancamente e ha risposto a monosillabi a quanti le rivolgessero la parola.Continua a guardarsi intorno e sussulta ogni volta che il pubblico che gremisce lo stadio urla il mio nome. La raggiungo e le chiedo di venire con me nel mio camerino.
Gentilmente accoglie la mia richiesta di seguirmi camminando sulle punte. La accompagno fino al centro della stanza e poi torno a chiudere la porta.
“Sabine...”inizio portandomi di fronte a lei“So come ti senti…ma…sei una ballerina nata e un’ottima professionista...hai lavorato al massimo dell’impegno e hai raggiunto l’obiettivo che ti avevo chiesto...”termino alzandole il viso.Sta piangendo.
“Ho paura...”dice“ ho...paura…se…se va storto qualcosa o peggio si rompe qualche corda…finirò tra di loro…che ne sarà di me?”
I suoi occhi mi guardano terrorizzati e capisco che qualunque cosa le dica servirà a poco.Ha visto lo stadio riempirsi ora dopo ora,ha respirato un’atmosfera molto agitata e carica di adrenalina che una ballerina classica non conosce.E faccio l’unica cosa che in quel momento mi sembra la più indicata: la bacio.
Nella maniera più delicata che conosco.La stringo a me e incurante della sua sorpresa iniziale non sposto il viso.Piano piano risponde al mio bacio e sento le sue mani dietro la nuca.Mi stacco e le appoggio il viso al suo: “You are not alone, I am here with you…”canto piano.Sento la sua tensione sciogliersi. La sua respirazione sta tornando regolare. E dopo qualche istante si scosta da me, prendendomi le mani. Un ultimo sospiro e il suo viso si distende.
“Scusami...non so cosa mi ha preso, non mi era mai successo...”
“Sssh…va tutto bene...tutto bene... Swan…”
“Grazie...sei cosi gentile…grazie di cuore...” mi dice commossa.
“Ora io devo andare, tra venti minuti tocca a me…Puoi rimanere qui per tutto il tempo che ti serve” la invito.
Solo in quel momento si accorge del costume dorato da astronauta che indosso per aprire la serata.
“Oh Mon Dieu...Je suis desolee… ”mi dice“Vai,vai,non pensare a me,sto bene ora”
Chiudo la porta alle mie spalle e vengo raggiunto dai miei assistenti che finiscono di chiudere le fibbie e lucidano di nuovo tutte le parti che compongono l’ armatura.Poi mi aiutano ad entrare nel razzo. Solo, in quello spazio ristretto mi scopro stranamente agitato.Non è quella solita agitazione che mi prende prima di entrare in scena,è qualcosa di più.Il mio pensiero va a Sabine, sola nel mio camerino, che tra qualche minuto sentirà quell’enorme boato che accompagna ogni mia uscita e la immagino ripiombare nello stato ansioso di poco fa.
Sto per far segno ai miei assistenti che voglio comunicare con loro per avvisarli di andare da lei ma il mio tempo è finito: tra cinque secondi esatti, la pompa idraulica farà sollevare la pavimentazione del palco e il mio razzo comparirà di fronte alla folla urlante.

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“Ecco!!Il concerto è iniziato!” pensai.
Ma non avevo più le mani sulle orecchie e il capo chino e non tremavo più.Sera dopo sera, il boato d’inizio concerto mi aveva dato quella scarica di adrenalina che mi servì per affrontare la mia parte del concerto al meglio. Quella prima sera, trovarmi nel camerino di Michael mi aveva aiutata molto. Quanti cimeli conservava e portava con se in ogni suo spostamento!Riflesso nello specchio avevo notato il carrello su cui erano appese le sue giacche. Ne fui attratta come una calamita!Le guardai tutte una per una e poi la vidi: la giacca bianca che aveva indossato per ritirare il “Legendary Music Award” consegnatogli dalla sorella Janet.Fu un attimo: mi rimirai più e più volte nello specchio ringraziando di non aver ancora indossato
le ali.All’improvviso il mio incarnato divenne tutt’uno col costume e la giacca: da quanto ero li?Dovevo assolutamente sbrigarmi!!Quelle ali erano enormi e ingombranti e mi ci voleva sempre un bel po’ prima che potessi dire che erano a posto. Inoltre piangendo chissà che danni avevo provocato al trucco! Usando la stessa cura usata per una reliquia,rimisi la giacca al suo posto e uscii di soppiatto dal suo camerino. Ripensavo a quella prima sera, mentre mi preparavo per andare in scena.Una volta pronta, mi feci trovare, come al solito, alla base della “macchina per il volo”: un traliccio di ferro e alluminio dotato di un intricatissimo intreccio di fili di nylon di diverse dimensioni e di una imbracatura che opportunamente manovrati mi facevano volare.Vero che la paura non mi faceva più tremare come una foglia, però era rimasta: era previsto che compissi un piccolo volo sulla folla prima di scendere al punto di partenza.E trovarsi sopra quella massa compatta di gente urlante seppur per pochi minuti non mi piaceva per niente!Ma la parte che Michael mi aveva assegnato era talmente bella e cosa ancora più bella era ballare con lui sulle note di “You are not alone” che quel prezzo lo pagavo volentieri.
Purtroppo, non mi capitò più nè di tornare nel camerino di Michael né che lui mi baciasse ancora in quel modo cosi dolce e tenero.
Speravo sarebbe diventato una sorta di rito porta fortuna tra noi prima del concerto, ma dopo due serate mi resi conto di averci fantasticato sopra decisamente più del dovuto.Michael con quel bacio aveva voluto darmi uno ‘scossone’ che mi facesse uscire dallo stato ansioso di cui ero preda. Una sorta di cura d’urto, insomma….
E comunque non dovevo dimenticarmi che Michael non era libero e che Debbie talvolta partecipava alle tappe del tour.Inoltre sembrava che io le piacessi molto; mi diceva che ogni volta che mi vedeva danzare si emozionava quasi fino alle lacrime e spesso e volentieri si fermava a parlare con me prima che salissi sul palco.Quindi lungi da me l’idea di iniziare una squallida tresca che avrebbe avuto anche l’amaro sapore dell’interesse verso la celebrità e non il reale trasporto verso il proprio fidanzato.
“Sei stata davvero brava…come sempre del resto……”
La voce di Debbie mi riportò di colpo alla realtà. Guardai in basso troppo velocemente portando di scatto il viso al petto e mi prese un senso di vertigine.Sbiancai in viso, chiusi gli occhi e riportai la
testa indietro.
“Sbrigatevi!!!! Tiratela giù…..Non mi piace la sua espressione!!!”
Sentivo le voci dei tecnici arrivarmi in maniera ovattata. Le orecchie mi ronzavano sempre al quel punto dello spettacolo ma stavolta era diverso: stavo per svenire.Nel giro di qualche minuto mi ritrovai tra le braccia di Phil che mi chiedeva se voleva che mi stendesse in terra. Con gli occhi socchiusi gli dissi di si.Rimasi per un bel pò sdraiata a terra con le gambe sollevate. Nonostante avessi ripreso i sensi, avevo preferito restare li piuttosto che tornare in camerino: avevo bisogno di aria fresca.Con tutti diedi la colpa alla stanchezza e al calore dei riflettori sotto i quali dissi ero rimasta troppo
a lungo trovando poi subito l’aria fredda che inevitabilmente mi colpiva quando lasciavo il palco.In realtà ero rosa dai sensi di colpa: io pensavo al bacio che Michael mi aveva dato proprio mentre
sua moglie si complimentava con me per la mia esibizione!
Quella sera mi feci riportare in hotel prima del previsto e rimasi nella mia camera fino al tardo pomeriggio. Con la scusa del malore della sera precedente avevo evitato sia Michael che Debbie per
tutta la giornata. In cuor mio, accanto alla delusione c’era anche un certo sollievo per quel bacio mai più ripetuto. Sollievo amplificato dal fatto che ormai mancavano solo due tappe ed ero sicura che non sarebbe più potuto accadere.
Come mi sbagliavo!