00 18/08/2012 18:03

Buona lettura!!

Capitolo diciottesimo

L’inverno in California non si direbbe molto diverso dal periodo estivo, infatti non lo è, ma quell’inverno cominciava a far freddo. Nevicava. Sì nevicava, ma non nelle strade o per le sconfinate distese ,a ricoprirsi era un cuore. Clara se ne stava pensierosa a fissare l’orizzonte. Ogni tanto si dondolava un po’ avanti e indietro pigramente poggiando la testa ora nella catena su cui stringeva il pugno di destra, ora di sinistra. In lontananza scorse, entrare dal solito cancello l’auto di Michael. Gli sarebbe corsa volentieri incontro per salutarlo e chiedergli della giornata, ma, suo malgrado, non ebbe forza di farlo. Cacciò un altro sospirò.
“Auguri!” disse una voce alle sue spalle con risentimento.
“Michael.” Voltandosi di scatto incontrò il suo volto che mostrava un sorriso tirato.
“Tieni, questo è per te.” e protese una scatolina che aveva custodito in una mano. Clara la sfiorò come per convincersi che esisteva davvero.
“Avanti prendila” la esortò infilandosi sul seggiolino accanto.
La cominciò a scartare con cura e appena la aprì non potè che rimanere a bocca aperta. Le apparve una collana in oro con un ciondolo che riproduceva in modo pregiato l’idea di una goccia d’acqua azzurra.
“Ho pensato che si sarebbe intonata alla perfezione con i tuoi occhi.”
“è magnifica!” esclamò lei accostandola al collo.
“Avrei voluto stare con te oggi, organizzare qualcosa di più festoso, ma tu vedi come sono occupato. “ disse mesto.
Clara gli sorrise:” Non desidero niente di più. Non essere rammaricato per queste frivolezze. Già che sei qui per me è veramente tanto. Il regalo è bellissimo, ma non dovevi scomodarti.”
“è un tuo desiderio e io ho fatto in modo che divenisse realtà.” le spiegò toccato da ciò che aveva udito.
“Io a volte dovrei frenare la mia linguaccia. Non si addice ad una donna matura.” scherzò ma convinta di doverlo fare davvero.
“Ma infondo non mi hai chiesto niente. è stata una mia iniziativa.”
“Comunque grazie.” e la ripose rimirandola più volte prima di chiuderla.
“Sei triste?” chiese accorto Michael.
“Ma perché dovrei?” si apprestò a rispondere Clara con un’espressione che tradiva la verità.
“Prima mi sembravi turbata da qualcosa. Ed è così. “ Da quando era arrivato non aveva smesso di decifrare il suo comportamento inconsueto.
Clara fu come punta nell’anima . La neve che ricopriva il suo cuore era leggera, ma le pesava come una montagna di pietre. Perché non gettarla via con lui? E con questo pensiero si decise a parlare.
“Quando te ne andrai?”
Michael la guardò intenerito. ”Tra qualche mese.”
“Due anni pensi ti basteranno?” le costava fatica ogni singola quantità che esternava.
“Certo, solo due anni….”basteranno”.”
L’espressione del volto di Clara cambiò. Si faceva via via più rilassata.
“Allora ,considerando il problema del fuso orario, sarà difficile telefonarci.” parlando prese a massaggiarsi il mento con l’indice stringendo gli occhi alla ricerca di una soluzione.
“Ma non scriverci!” osservò Clara che intanto si era ,a sua insaputa, fatta più serena.
“Stavo per dirtelo io!” le fece presente felice di averle giovato. “e senti come. -abbassò la voce quasi le stesse confidando un segreto di estrema importanza-io cambierò albergo un sacco di volte, perciò cambierò indirizzo spesso. Quindi ,io ti invierò lettere di ”partenza” con l’indirizzo alle quali seguiranno le altre.”
Il cuore di Clara fu finalmente libero ,a tal punto che la spinse ad abbracciare Michael con una foga che per poco non lo spinse giù dall’altalena.
“Ti scriverò ogni volta che potrò. Non farò trascorrere neanche una settimana. Poi ,ti farò avere tanto materiale. “ le disse ricercando la stabilità.
“Lo farò anche io sempre. Ma non ogni giorno, non vorrei sembrare…appiccicosa.”
La fece sedere su di lui. “Non lo sarai, mi farà piacere.”
Clara riaprì la scatolina e si riaccostò il gioiello, Michael le prese le due estremità e glielo allacciò canticchiando. Si accorse che alcune parole erano pronunciate con maggior timbro, lasciandole capire che erano rivolte a lei. Alcune non le giunsero chiare all’orecchio, ma quelle che capiva portavano tutte ad un messaggio ben percepibile:”you are not alone”.
Gli impegni assorbirono il tempo a disposizione di Michael con una voracità che pose Clara in uno stato di compassione. Tuttavia, Michael dal canto suo cercava sempre di non mostrarsi troppo stanco agli occhi della sua “maestrina”. Si faceva sentire divertito persino quando, lontano da lei, era in un momento di sconforto. Clara mandava giù i giorni come uno sciroppo amaro(un conto è immaginarlo, un conto scontrarsi con la realtà), ma doveva sopportare ,lo aveva in qualche modo promesso. Si dedicava ai bambini con tutta se stessa ,sostituendo il ruolo di guida al divertimento che normalmente ricopriva Michael e riuscì dopo insistenti richieste a dare una mano in casa. Joan le colmava il vuoto come meglio poteva, mostrandole il più possibile il suo carattere paterno. “Non si può far perdere la felicità acquistata dopo anni ad una donna così” aveva spiegato Michael a Joan.
Una sera tornò a casa incappucciato . Clara e Joan lo osservarono stralunati.
“Michael, sei tu?”
Lui ridacchiò un po’ e si sfilò il cappuccio.
Non ricevendo commenti ma solo occhi allampanati, sistemò la giacca su di una sedia e si mise in posa.
“Allora, come sto?”
Clara gli girò intorno seriosa ,poi diede il responso. “Passabile.” Si limitò a dire con altezzosità, storcendo un po’ la bocca.
“Solo?”
“No, ti stanno benissimo!” esclamò mettendo fine alla sua messa in scena.
“Anche perchè , io non ero neanche molto convinto. Mi hanno abbindolato loro.” disse suscitando ilarità tra i presenti.
“Bello ridere delle cose altrui vero?” continuò con la solita nota di ironia.
“Scusaci, ma mi diverte anche accostarti, con questo taglio ,a quel comico di qualche tempo fa. ”rise Clara
“Chaplin?” e gli occhi di Michael si illuminarono. Lei annuì.
“Allora grazie. Sai? In un’altra casa, non molto distante da qui ,ho molte cose su di lui. Un giorno ci andremo.”
“Domani sarai fuori?”
“Sì, devo cominciare a girare un’altro video. Qualche giorno ci vorrà.”
“Per quale canzone?”
Si sedettero su un divano.
“You are not alone.”
“O che bello! “
Michael si incupì. “Già”
“Che c’è?”
Intanto Joan arrivava con due tazze di thè che posò sul tavolinetto e con lo stesso silenzio con cui era entrato ,uscì.
“Non sarò solo davvero.” confessò.
“Ovviamente.”
“No Clara, non hai capito. -prese la tazza ,bevve un sorso e riponendola dopo aver esitato disse in un soffio-c’è Lisa.”
“Bè, partecipa al filmato. Non sono più gelosa. ”e gli sorrise con tanto affetto che sentì di non poter aggiungere altro.
“Sì, nulla di che.”- tagliò corto lui-solite scene.”
“Mi odia?” azzardò Clara temendo la risposta.
“Niente affatto. Ha capito che non può.”
“Non vedo l’ora di vedere cosa farà.” disse bevendo il suo.
Michael si sentì uno stupido .