Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

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    chiarajackie
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    00 02/08/2012 16:48
    Ciao a tutti. Buona lettura!!

    Capitolo decimo

    “Qui dovrebbe esserci il necessario” disse Michael entrando nella sala, trasportando uno scatolone che sembrava al punto di esplodere. Non avevano più parlato dell’episodio della sera precedente. L’albero era già innalzato in tutto la sua maestosa grandezza al centro della stanza. Clara lo guardava sbalordita e non osava immaginare come potesse apparire decorato.
    “Allora che te ne pare?” le chiese Michael puntando i pugni sui fianchi con aria soddisfatta.
    “è enorme! “
    “Vieni, aiutami a mettere le varie luminarie in basso. “ e così dicendo andò verso il grosso contenitore che si era aperto appena toccata terra facendo rotolare qua e là qualche statuina.
    Clara ne prese una manciate di quelle più piccole tra le mani e si mise all’opera .Erano una più bella dell’altra. Rappresentavano renne ,babbi natale, angioletti, campanelle.
    Michael che stava agghindando l’altro lato dell’albero ogni tanto si fermava ad osservarla tra i rami verdi sorridente. Si rigirava quegli oggetti con una curiosità che avrebbe suscitato bellezza anche nel più duro di cuore.
    Crash
    “O NO!”
    Michael spuntò con la testa da un lato.
    “Ecco, sono sempre io. Mi dispiace, ti ho rotto una statuina.” Il volto di Clara assunse un’aria da cane bastonato.
    Michael si trascinò a gattoni verso i pezzi. Prese un foglio di giornale lì accanto e stando attento a non ferirsi ve li pose. Poi lo mise in un’ angolo dove avrebbe sostato fino alla fine dei lavori.
    “Non mi piaceva. Hai fatto bene a romperla.” la rassicurò prendendole una mano.
    “Te l’avrei raccolta volentieri, se potevo. ”Il suo stato non era cambiato. Le sarebbe piaciuto essere cortese nel raccoglierla lei.
    “Io tanto ti avrei bloccata” le disse ironico. Sembrò fosse rasserenata .Ripresero così i preparativi . Michael aveva sistemato da solo tutte la cima del grande pino mentre Clara con l’aiuto di Joan si dedicava ai fili d’angelo da sistemare qua e là sui mobili. Poi nello scatolone ,ribattezzato “delle meraviglie”, trovò tra le luminarie rimaste che sarebbero state collocate poi fuori, una ghirlanda con un lungo nastro rosso che vi si arrampicava finendo in un fiocco. Al centro vi era una campanella usurata dal tempo.
    “Questa andrà nella porta d’ingresso?” chiese indicandola rivolta a Michael. Lui intanto aveva finito di inserire sulla punta una stella dorata. Clara rimase basita difronte quel gigante che fino a poco fa appariva spoglio e quasi triste. Michael scese dalla scala sulla quale era salito per raggiungere i punti più alti e le prese l’oggetto della domanda a cui non pensava già più.
    “Sì ,la metteremo sulla porta d’ingresso secondaria. Do a voi l’onore. -le fece un inchino restituendogliela- Joan falle strada.” Clara si sentì lusingata.
    Quando furono fuori una macchina stava entrando nel cancello.
    “Aspetta qualcuno Michael?”
    Joan scrutò il veicolo a lungo tentando di ricordare. Una delle guardie poi si avvicinò alla portiera e l’aprì.
    “ è lei! Come mai così presto.” disse quasi come se stesse pensando ad alta voce.
    Clara lo guardò sperando di aver capito male. Alla mente le tornò tutta la scena più vivida che mai. Subito si ripromise di non fare alcuna scenata ,infondo Michael………non sentiva di amarla.
    “Ciao Clara!” la salutò affettuosamente ma con un po’ del suo solito orgoglio schiacciante.
    “Benvenuta miss!” si fece avanti Joan.
    “Michael è in casa spero.”
    “Sì, stiamo addobbando!” Clara si stupì di se stessa. Era riuscita ad aggiungere il suo temperamento tutt’altro che timido in quelle semplici parole. Lisa la guardò altezzosamente.
    “Interessante.” le uscì detto alzando un lato della bocca in una smorfia.
    “Lisa, già qui?” Anche Michael ne era rimasto sorpreso. Si sedettero al tavolo. Io e Joan raccoglievamo i resti inusati.
    “Non sei felice di vedermi prima? Ho deciso che starò qui da oggi. Non mi caccerai via vero?” sorrise caustica.
    “Certo che no. “ si affrettò a rispondere credendo che magari si era offesa davvero.
    “Vorrei vedere. –si voltò verso Clara- Te fai sempre la mantenuta?”
    “Fare la mantenuta?” chinò il capo vergognandosi.
    “Lisa ,Clara non fa la mantenuta, vive con me basta. E poi è molto operosa. “
    “Ops, scusa allora dolcezza!! “ il suo amaro sarcasmo non era svanito.
    “Joan, porta le valigie in camera. Preparaci anche qualcosa da bere.”
    “Vorrei congedarmi anche io.” Non ne poteva più dei modi di quella donna trattenne però di lasciar trapelare il suo rancore. Lo fece per Michael.
    I giorni che portavano al Natale trascorsero rapidi per la fortuna di Clara. Lisa non era vista di buon occhio neanche da Joan che cominciò ,parlando spesso in confidenza con lei ,a fare la lista e mente locale su ciò che più lo disturbava.
    “Michael non la sopporterà ancora per molto. Lo sento. “ le aveva confidato una sera mentre la aiutava a salire sul letto durante le sue solite, improvvise fitte alle gambe.
    Arrivò la vigilia. Clara stava aiutando Joan quando qualcosa la mise a disagio. Michael era andato con Lisa nella sala animazione perché lei aveva insistito di voler vedere un film con lui.
    “Clara non temere, tra loro non accadrà nulla. Fidati.”
    “O no, non pensavo a questo.” Infatti aveva soltanto riportato alla mente il regalo che le aveva cucito. Ora non era più tanto sicura di volerglielo dare. Non con Lisa.
    “Secondo me glielo devi dare. -intervenne Joan paterno come se le avesse letto nel pensiero-Gli piacerà e non far caso a Lisa, a ciò che dirà o farà.”
    Il momento dello scambio dei regali arrivò. Si ritrovarono tutti intorno al grande albero. Joan compreso ,ormai era per Michael un familiare.
    La mezzanotte scoccò e Michael inneggiò: ”Dichiaro ufficialmente aperto il presents time.”
    Michael porse il suo primo pacchetto a Clara sotto gli occhi di una Lisa che stava avvampando di rabbia.
    “Anche per me? “ lo prese e fissò la carta argentata con un nastro blu intorno.
    “Aprilo no!” la voce stizzita di Lisa la trapassò come una scheggia nel cuore. Iniziò a scartarlo fingendo indifferenza. Uno splendido vestito rosso pastello ricamato in pizzo sulle maniche le fece volar via qualsiasi parola di troppo.
    “Ti piace?” le disse Michael sedendosi a terra davanti.
    Lei annuì allontanandoselo per vederlo in tutta la sua lunghezza. Se lo strinse poi addosso come fosse un bambino. ”Non dovevi Michael!”
    “Così avrai qualcosa di nuovo da indossare. Spero ti vada.”
    “Michael caro questo è il mio per te!” e Lisa gli allungò davanti il naso una scatoletta.
    Dentro vi era una boccetta di profumo. ”L’introvabile nonché più costoso e consono a uno importante come te.”
    Michael ringraziò semplicemente con un gesto del capo e le porse il suo, un paio di orecchini con due perle incastonate. Anche Joan rimediò dei doni. Clara con il filo rimasto gli aveva cuciti un nuovo fazzoletto da inserire nel taschino.
    “Grazie per i doni e Buon Natale!” esclamò Michael in conclusione. Joan guardò verso la giovane che non sapeva cosa fare.
    “Devi darglielo Clara.” le sussurrò fingendo di dover andare in un'altra stanza.
    “Ecco, Michael, avrei anche io qualcosa da darti.” Le tremava la voce e tirò fuori dal cesto sotto la sua sedia un pacchetto chiuso ad arte.
    Michael si alzò. Non sapeva cosa dirle ,era grato. Clara abbassò il volto.
    “Non è nulla di costoso o grande.”
    “Ma lo hai cucito tu?”
    “Sì, ma non è nulla di che” disse mesta.
    “Nulla di che!!? È stupendo!”
    Clara prese coraggio e gli sorrise.
    Subito provò il nuovo cappello e si fece portare da Joan uno specchio.
    “Questo lo porterò sempre con me. “ sentenziò. Lisa osservava irata.
    “Clara ci ha messo tutta se stessa per realizzarlo. Dovevi vederla!” aggiunse Joan fiero.
    “Ci credo. Clara sei davvero speciale sai? Non devi buttarti via così sminuendoti.” Le pose una mano sulla spalla. “Domani te metteresti il vestito che ti ho regalato? Vorrei tanto vedertelo addosso.”
    “Se ti fa piacere-sorrise-perché no!”
    “Ho sonno! Vado a letto” lisa girò i tacchi e si avviò alle scale. Come deciso da Michael, non avrebbero dormito insieme fino al presunto matrimonio.
    “Lisa aspetta!” la prese per un braccio. Voglio che tu capisca. Voglio dirti chiaramente come stanno le cose. “ Si risedette nervosa.
    “Lisa ,io ti voglio bene e tu lo sai, ma, non sono sicuro di amarti.”nel suo parlare c’era la paura di ferire ma si mostrò sicuro il più possibile.
    Lei voltò la testa.
    “Ecco vedi. Sei ,a volte, insopportabile.”
    Lei si accigliò. ”Tu ami quella orfana giusto?” la sua lingua a coltello ferì di nuovo Clara ma anche Michael.
    “Bada a come parli. Io sono capace di quete ma anche di tempesta.”
    “Perché, cos’è. È un’orfana che ti ha fatto più pietà degli altri e ti ha conquistato!”
    Adesso anche il calmo Joan strinse i pugni.
    “Non mi ha fatto pietà. Forse compassione, ma è ben diverso cara Lisa. Poi la tenevano lì per motivi non nobili e,è una persona stupenda.”
    Clara ascoltava rincuorata da quelle belle parole che nessuno aveva mai speso per lei. In sua difesa poi.e per giunta così sincere.
    “Con me hai chiuso Michael! CHIUSO!” si riavviò.
    “Buon Natale Lisa. Spero domani ti rinasca il cuore.”
    “Scherza pure Michael, ma non finisce qui. Noi due siamo fatti l’uno per l’altra. SEI UNO SCIOCCO A FARE L’EROE CON ME!” si rivolse poi a Joan:” Tu maggiordomo ,vammi a prendere le valigie.”
    Joan guardò Michael che acconsentì.
    Rimasti soli Clara si fece avanti e volle vedere Michael in viso. Era seduto con i ricci abbandonati sul volto sparsi.
    “Michael, cosa intendeva con..non finisce qui!”
    La guardò negli occhi. “Niente. non farà niente. poi le passerà.”
    “Grazie per le belle parole che hai avuto per me.”
    “è la verità”
    “Come primo Natale non c’è male eh?” cercò di sdrammatizzare Clara.
    “Un bel Natale” -annuì convinto- dico davvero” sorrise e posò le sue labbra su quelle di Clara che ancora una volta era stata presa alla sprovvista.
    “Il Natale in effetti è AMORE . Se Lisa cambiasse tu la perdoneresti?”
    “Sicuramente. Torneremo amici. È lei che si surriscalda troppo.Se quello era amore..”
    Le accarezzò il volto e con gli occhi languidi tornò a baciarla. Joan che stava ripassando nella stanza si arrestò un momento felice per loro.
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    00 02/08/2012 19:24
    Addio Lisa
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    chiarajackie
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    00 06/08/2012 18:45
    Buona lettura!!

    Capitolo undicesimo

    “Secondo lei come mi sta?” Clara si osservava attenta allo specchio aggiustando continuamente le pieghe che formava la gonna stando seduta.
    “Direi più che bene tesoro. “ fu la risposta di un’anziana domestica che le aveva dato una mano ad indossarlo.
    Clara si passò una carezza sul collo nudo mentre le venivano legati i biondi capelli in una coda di cavallo
    “Lì ci starebbe bene una collana.” le disse la donna guardando il riflesso nello specchio.
    “Forse, ma comunque io non ne ho.” E cominciò a pensare che ne aveva da sempre desiderata una.
    “La troveremo vedrai” le posò le mani sulle spalle facendo l’occhiolino.
    “No ,non fa niente.”
    Quando fu disotto in casa sembrava non esserci nessuno. Clara si rivolse a Joan: ”Michael è uscito?”
    Lui si limitò a negare muovendo la testa mentre le faceva strada verso il salone. La tavola era apparecchiata con tutte le tonalità del rosso esistenti, in perfetto clima natalizio.
    “Clara!” esclamò una voce molto familiare alle sue spalle. Lei si voltò e gli sorrise.
    “Sei……bellissima!” Michael le girò intorno incantato.
    Il silenzio che sopraggiunse fu molto imbarazzante per Clara. Il pranzo trascorse lieto tra una pietanza e un’altra si alternavano risate. La travolgente simpatia che Clara sapeva tirar fuori inaspettatamente affascinò molto Michael. Cominciò anche a porre attenzione al suono delle sue risate. C’era molto gusto ,chissà da quanto non rideva così. Di rimando anche lei spesso si soffermava ad ascoltare. Non sapeva con quali aggettivi definirlo, non ne trovava di adatti. Bello era scontato.
    “Che ne dite se ora facciamo qualche gioco?” propose Michael rivolgendosi anche a Joan.
    “Volete davvero che io mi unisca?” farfugliò con compostezza ma eccitato dall’idea.
    Michael e Clara annuirono convinti.
    “Tu ne conosci qualcuno Clara?”
    Clara ci pensò su un po’. Conosceva qualcosa? Aveva visto molti giochi all’istituto, ma non era convinta di sceglierli. Intanto anche Joan si risiedeva al tavolo ormai spoglio.
    “Forse…-ne inventò uno sul momento- potremmo inventarci una storia che a turno porteremo avanti.” Sorrise speranzosa di un’approvazione a quella trovata, di cui lei ne andò fiera. Michael e Joan si diedero un’occhiata.
    “Mi piace!” disse convinto Michael.
    “Io non saprei, vedete ho una fantasia un po’ scarsa…” disse il domestico alzandosi.
    “oh Joan non fare il lagnoso, qualcosa inventerai vedrai!” lo spronò Clara scherzosa.
    “Brava, ben detto. Dai dai cominciamo e torna tra noi tu” gli indicò il suo posto con finta austerità.
    “Potrei cominciare?” chiese a questo punto Clara. “Vediamo……-abbandonò le spalle alla spalliera guardando in alto- In un paese abitava una ragazza che aveva una grande passione per i bambini, infatti il suo sogno era quello di diventare una maestra. Questo sogno era però ostacolato dal padre che non glielo permetteva perché voleva restasse a casa ad occuparsi della casa come una donna d’altri tempi. Così la giovane, che non si era rassegnata mai, si ingegnò e organizzò all’insaputa dell’attempato signore ,ripetizioni serali a qualche bambino lì intorno in un’angusta stanzetta. Un giorno incontrò un ragazzo che aveva la sua stessa passione ,però lui, per cause futili e infamanti, si rifiutava di invitare e far del bene ai più piccoli nel suo bel palazzo. La ospitò nella sua dimora e lei credette che benchè ciò che gli era successo poteva ancora concretizzare le sue volontà.”
    “Questa ragazza aveva una voce stupenda e un sogno inesaudito ma ben ricompensato con l’astuta trovata. Aveva dei bellissimi capelli biondi e altrettanto meravigliosi occhi azzurri. In lei il giovane scorse tanta volontà e per mostrarsi anche lui alla sua altezza decise di darle retta e condurre da lui tutti i bambini.”
    Joan prese la parola: ”E la ragazza trovò un posto in cui insegnare più consono” Si compiacque di come se ne era uscito.
    “Clara, a te davvero sarebbe piaciuto insegnare?” Michael aveva capito la metafora del racconto e cominciò a interessarsi sul serio.
    Arrossì. ”Si tantissimo!” ammise.
    “Io ti prometto che tu lo farai! Sai come?” gettò un’occhiata alla finestra sul parco.
    “Permetterò ai bambini di tornare. Farai da insegnante a chi ne ha bisogno.” Le sorrise.
    Clara era senza parole ,non credeva a ciò che aveva udito.”E secondo te,ne sarei davvero in grado!”
    “Scommetto che sai un sacco di cose.sei intelligente,cordiale,forte,insomma..una buona maestra! Hai letto molto ho capito e…di esperienze negative e positive ne hai vissute no?”
    “Se lo dici tu!” si convinse. Joan applaudì.
    Le feste passarono
    Una sera Michael si offrì di portarla in camera mentre toccò a Joan trasportare la carrozzella.
    “Quando pensi che accadrà ciò di cui abbiamo parlato a Natale?” gli chiese mentre la metteva a sedere sul letto.
    Michael le si accomodò accanto a mani giunte con le braccia posate sule gambe. “Presto.”
    “Se potessi dalla felicità salterei. “
    “Non hai mai provato a camminare?” Dal modo in cui gli uscì la domanda doveva averla in sospeso da molto.
    Clara si limitò a mostrarsi triste.
    “Mai provato?” si stupì.
    “Tanto non ci riuscirei. Me lo ripetevano sempre i dottori. “
    “E se lo avessero detto perché in accordo con la tua direttrice?” osservò Michael ponendosi il pollice e l’indice sotto il mento.
    Clara vide un lampo di speranza. ”Tu dici?”
    “Non voglio additare nessuno. Suppongo.”
    Quella luce si spense subito e si rabbuiò. ”Non saprei. Comunque credo sia vero. Una volta mi sono ritrovata a dovermi avvicinare da sola alla sedia e non riuscivo a reggermi in piedi.”
    Michael la guardò desolato ,il viso chino le era sparito dietro i capelli venuti avanti.
    “Ti andrebbe se chiamassi qualcuno a farti visitare? Così ci accertiamo.” Questa proposta fu anche un tentativo di scusarsi per l’argomento che aveva tirato in gioco.
    “Se tu vuoi. Va bene!” Le accarezzò il volto con una mano scoprendolo dai capelli rimasti addosso.
    “Domani mi darò anche da fare per ripopolare Neverland” Le diede un bacio tenendo ancora la mano sulla sua gota . Quando se ne andò Clara si massaggiò le labbra con le dita. Realizzò solo ora della fortuna che doveva avere nell’essere amata da qualcuno che chissà quanti altri lo sognavano per sé. Quindi,si disse di non chiedere mai più di quel che le era concesso. Era così comprensivo con lei. Ricapitolò le varie cose che poteva avergli fatto intendere di desiderare e con sua gioia si accorse che alla fine ,era stato proprio Michael a spingerla a concretizzare i suoi sogni.
    “Ti amo Michael” sussurò all’aria.
    [Modificato da chiarajackie 07/08/2012 11:33]
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    00 07/08/2012 21:58
    Si una bella coppia nessuno gli dividerà. Posta il prossimo per sapere Clara cosa avrà in mente per ripopolare Neverland
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    chiarajackie
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    00 08/08/2012 17:33
    Buona lettura!!


    Capitolo dodicesimo

    “Senti che idea!” esordì Clara chiudendosi alle spalle la porta dello studio nella soleggiata mattina che si mostrava pavoneggiante dalla grande vetrata. Michael fece un lieve sobbalzo dalla sedia in cui stava con penna in mano e un gomito poggiato al tavolo.
    “Ti ho spaventato?!”domandò con un’espressione dispiaciuta e nello stesso tempo divertita.
    “Bè, ero concentrato e penso sarebbe successo a chiunque. ”fu la sua risposta repentina di chi vuol negare l’evidenza.
    “Comunque, questa funzionerà” continuò lei eccitata avvicinandosi allo scrittoio.
    “Ma riguardo cosa?” tornò a scrivere.
    “I bambini a Neverland!! Ecco la mia idea. Metteremo un’ annuncio in cui spiegheremo che i cancelli riapriranno al pubblico e in più offrirai lezioni vere e proprie o semplici ripetizioni a chi ne avrà bisogno. Lezioni che verranno date da un’insegnante da te stesso surrogata.”
    “Clara…” sospirò posando tutto.
    “è un’idea carina ammettilo!”
    Lui le sorrise affettuosamente e quel sorriso frenò la fierezza di Clara che alzò un sopracciglio.”Però?”
    “Non si può attuare con me.” Disse semplicemente facendo spallucce.
    “Ma dov’è il problema! Tanto tutto si risolse e poi,non devi svelare mica qualcosa!” Clara non capiva, infondo, davvero non stava mettendo alla balia di tutti nessun segreto.
    “Io sono convinto che si insospettirebbero di questa insegnante che ho assunto. Sai,ogni cosa che faccio per gli altri –lanciò un braccio da un lato come se li ci fosse una folla-è qualcosa su cui ingagare. Io non voglio che ti vedano qui, con me.”
    Clara ascoltava tristemente. “E allora come si fa.”
    “Non lo so neanche io ad essere sincero.”
    Clara osservò fuori pensierosa.
    “Ma certo!-battè un pugno sulla sedia tutto d’un tratto-non dirai nulla sull’annuncio riguardo l’insegnamento.”
    Michael scosse il capo. “Tanto lo verranno a sapere. I bambini racconteranno e i genitori…indagheranno” sostenne seriamente.
    “Ma Michael pensaci, qui dentro ci sono un sacco di donne che lavorano. La gente non si interessa mica di sapere chi sono. Hanno mai detto nulla delle cuoche o..non so di qualche tua ballerina o corista o non so chi altro. E allora? Come potranno dubitare di una povera ragazza sulla sedia che insegna a dei pargoli.” Ora era sicura di averlo convinto.
    “Non devi mica dire di noi” si fece rossa in viso. Stava forse macchiandosi di presunzione? Cacciò via il pensiero prima che le arrovellasse il cervello. Intanto non si era accorta che Michael l’aveva sollevata dalla sedia .Un senso di vertigine la inondò ,di certo non dovuta alla presa.
    “Hai ragione Claretta!!!” la fece volteggiare un po’ stringendola sicuro tra le false esili braccia.
    “Davvero ora si può fare?” gli si cinse con le sue al collo. Finalmente diede il via libera alla felicità.
    “Sicuro…maestrina mia!!”
    Clara cacciò un urlo di vittoria così prorompente che fece accorrere Joan.
    I due risero mentre l’affannato cercava di ricomporsi impacciato.
    “Oh Joan, stiamo bene.- lo rassicurò Michael con il volto congestionato- anzi, senti cosa farai”
    Depose la “maestrina” e cominciò a raccontargli il da farsi. Poi, rivolto a lei, le assicurò una telefonata ad un bravo medico motorio in giornata. Medico che giunse nella sera ben in incognito. Si chiuse in camera con la paziente facendo attendere Michael nel corridoio. Si rigirava le mani agitato e percorreva a grandi passi il piccolo percorso. Ad ogni suono di voce si accostava alla porta senza però capire una singola parola e questo lo metteva ancora più in ansia. Dopo quasi un’ora la porta si aprì e Michael che si sarebbe precipitato fino a poco fa ,se ne rimase fermo fuori guardando Clara tirarsi su dal letto.
    “Allora?” disse quasi in un sussurro.
    “Io-il dottore si grattò il capo-io credo che da molto tempo avrebbe potuto camminare.”
    “E ora non c’è proprio più speranza?” avanzò con uno sguardo che fece un po’ arretrare il suo interlocutore.
    “Non è detto. Non saprei signore. “farfugliò.
    “Come sarebbe a dire non saprei!!? Lei è il medico, è l’esperto, il migliore che io conosca..”lo sguardo divenne ora quasi supplichevole.
    “Grazie per la fiducia,ma il fatto è che ha solo diciamo le gambe un po’..”arruginite” ecco. Si potrebbe vedere solo a fatti. Dovrebbe provare a camminare.”
    Quest’ultima frase giunse alle orecchie di Clara e un brivido la percorse.
    “Grazie,ho capito.” fece Michael congedandolo mentre entrava. Si arrestò un momento,si rivoltò verso l’uomo e sorridendo si scusò per l’atteggiamento.
    Chiuse la porta. Clara deglutì tremolante.
    “Come va?” Prese la sedia della stanza avvicinandola al letto .
    “Bene…”tenne gli occhi fissi alle gambe stese.
    “Ci proverai?” chiese cauto Michael capendo il suo disagio.
    “Può essere che non riesca. Non ho mai camminato.”
    “Ma c’è sempre una prima volta e un tentativo.” Cercò di spronarla.
    “A dire il vero ,una volta ,qualche tempo fa ci provai ma non feci neanche mezzo passo che mi ritrovai a terra. Ce le presi pure.” Alzò un po’ l’estremità destra della bocca in un minuscolo sorriso amaro.
    “Se non hai mai avuto sicurezza non ce la potevi fare!” si prostrò in avanti per osservarle le espressioni più da vicino. Per l’anima di Clara ci fu un senso di appagamento alla vista del suo volto con qualche ciocca nera che glielo spezzava.
    “Forse è così ,ma io…”
    “Hai paura.” completò lui.
    Clara annuì debolmente.
    “Tutti abbiamo paura. Anche io. Persino oggi ne ho avuta.” ammise sorridendole.
    “Questa mattina?” E così era. Clara cercò di trattenere una risata che le stava salendo a quella confessione , finchè, non ce la fece più e dalla foga finì addirittura a doversi sdraiare trattenendosi la pancia. Michael provò un po’ di vergogna verso se stesso, ma gli ci volle un attimo per unirsi a lei.
    “Sono sicuro che camminerai Clara!” tornò serio.
    “Va bene.” si convise.
    Alla porta bussarono.
    “Signore, cioè Michael, posso?”
    “Vieni vieni pure.” andò ad aprirgli.
    “Ho buone notizie! Gli annunci oggi fatti e oggi distribuiti ,hanno ricevuto già risposte da bambini della zona come lei desiderava. “
    A queste parole Clara e Michael si scambiarono uno sguardo complice ed esultarono.
    “Sapevo che ci saremmo riusciti!” Michael le prese le mani e Clara fece una smorfia che non gli piacque.
    “Cosa c’è?”
    Lei indicò le gambe. Penso che ora debbano riposare.
    “Dimmi che davvero ci proveremo!” le disse quasi supplicandola accarezzandole il viso.
    “Ti ho detto di sì no?”
    La abbracciò forte posandole la testa sulla sua spalla. Poi la cercò staccandosi un po’ per un bacio. Le prese le guance tra i palmi e una lacrima scese sulla sua gota. Clara gliela strofinò via sorpresa.
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    00 08/08/2012 20:18
    Ottima l'idea di Clara mette l'annuncio di tenere lezioni ai bambini a Neverland. Posta il prossimo Clara ritornerà a camminare
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    00 09/08/2012 18:29
    Buona lettura!!

    Capitolo tredicesimo

    Fuori dai cancelli, nel primo pomeriggio, cominciò a radunarsi una piccola folla di ragazzini e accompagnatori. Scendevano da un pullman nero, mandato per l’occasione. Lo schiamazzo era incredibile tanto che a Clara sembrò di essere tornata nella vecchia ”casa famiglia”. Michael era, anche se non dava a vederlo, in apprensione.
    “Non vai tu ad accoglierli?” gli chiese sentendoselo arrivare dietro.
    “Ci pensano due addetti. Non vorrei imbattermi in troppi ficcanaso.” Si appoggiò allo schienale della sedia di Clara. Osservava il tutto assorto in chissà quali mille pensieri.
    Ci volle poco perché l’intera ciurma entrasse lasciandosi alle spalle gli adulti. Solo quando i cancelli si richiusero Michael si fece avanti senza più doversi trattenere. Alla sua vista ci fu un tumultuoso movimento concitato e grida vittoriose. Clara vide che gli stava parlando da vero leader. Ogni tanto indicava qua e là sicuramente rispondendo a qualche domanda che usciva da quelle fresche e curiose testoline. Si sarebbe fatta avanti da sola ma preferiva aspettare un segnale da Michael.
    “CLARA VIENI: DEVI PRESENTARTI.” fu il fatidico segno atteso. Annuì determinata cercando di essere il più possibile tranquilla. Dopo essersi tirata completamente fuori dall’uscio si fermò un momento. Michael stava parlando sistemandosi a terra con gli ospiti di insegnamento, brava maestra. Cose che la fecero titubare. Eppure erano solo bambini ,ma lei sapeva che questi erano nella loro innocenza molto intelligenti e attenti. Non era esattamente come parlare con i suoi vecchi piccoli amici, costretti al rigore e incentrati tutti su di uno stesso pensiero. Michael si voltò ancora accennandole con la mano di raggiungerlo e aggiunse un “OK” a pollice in su per incoraggiarla.
    “Ecco la vostra insegnante. Come vi ho già detto, garantisco che è bravissima. Se vorrete vi aiuterà con i compiti o addirittura vi-la guardò per ricevere consenso a ciò che stava per dire-spiegherà tutta una lezione.” Clara arrossì e scrutando i presenti sorrise benevola.
    “Ciao a tutti!” il modo fu così amorevole che subito un coro le rispose.
    Una bimba dalla folta chioma bruna alzò una mano “Perché vai sulla sedia con le ruote?”
    Clara cercò le parole più adatte per darle una buona risposta, ma non ne ebbe il tempo.
    “Ha problemi con le gambe, ma è una cosa passeggera.” spiegò Michael con naturalezza, facendole poi l’occhiolino e un’espressione a sottolineare il “per poco”.
    “Io ho un’amica che non può camminare. La mamma dice che è un difetto della nascita.” Stavolta a parlare fu una ragazzina paffuta.
    “Infatti è così” questa volta rispose lei direttamente seguendo la naturalezza.
    “Sei davvero carina lo sai?” disse un altro timidamente e scatenò una risata generale.
    Clara gli si avvicinò e gli batté affettuosamente una mano sulla testa. ”Grazie…come ti chiami?”
    “Matthew” rispose un po’ vergognoso puntandole in faccia due occhioni verdi.
    “E tu hai dei bellissimi occhi.” Commentò lei.
    “Ecco le disposizioni.- annunciò Michael riscuotendosi dalla bella scena a cui aveva assistito-ogni volta che verrete non dovrete far altro che avvisare l’autista del pullman. Questo vi verrà a prendere come oggi. Un’ora, chi ne avrà bisogno ,sarà seguito da Clara ,poi, libertà di gioco. Ok? Nelle belle giornate si farà lezione fuori.”
    “Oggi è una bella giornata e noi qualcosa da fare l’abbiamo. Cominciamo?” disse la bimba che parlò a Clara per prima.
    “Se Clara è d’accordo?”
    “Certo!” esclamò lei secca anche se non sapeva ancora cosa fare esattamente con quel pubblico così vasto.”
    “Parlagli con dolcezza e sicurezza. Insomma, come sai fare tu. ”le sussurrò Michael ad un ’orecchio.
    Così ,camminarono per un po’ finchè non si fermarono in un punto che Clara considerò adatto. Ognuno si accucciò in un pezzetto di terra posando gli zainetti da un lato. Estrassero quaderni e penne.”
    “Tu credi che ce la farò?” si rivolse a Michael non più tanto convinta di essere all’altezza del compito.
    “Ci credo eccome. io mi assento per questa ora, anche se in realtà sarò qui” puntò l’indice verso la vetrata del suo studio dietro di loro.
    “E così tu parteciperesti solo al momento del gioco??”
    “OH no no! Se ti servirò.. bussami pure.”
    Incrociò le braccia e fingendosi contrariata scherzò: “l’unica cosa che placa la mia delusione verso te ora. è il fatto che anche tu stai facendo i “compiti”.
    Michael si perse un sorriso e si allontanò fischiando.
    “Clara, puoi venire da me un momento?” Il lavoretto iniziò ufficialmente.
    Dai vetri Michael ogni tanto alzava la testa dal piano o da varie carte per gustarsi ciò che accadeva fuori. Clara si trascinava da ognuno perché chiamata o semplicemente per controllare. Aiutava, correggeva, spiegava, rideva, sopportava. Accadeva che doveva anche separare due litiganti che placava presto con una grazia da vera mamma. Era uno spettacolo per Michael starla a guardare e pensò che se ci fosse stato un pittore non avrebbe esitato a dipingere ciò che si mostrava tra quel verde un po’ scolorito dalla stagione. Un abbraccio. Michael raggiunse il vetro per guardare meglio. Clara stringeva un bambino in lacrime al suo grembo confortandolo.
    “Non devi fare così piccolo” gli diceva con calma.
    “Ma..io..non ne sono capace,mi spediranno in qualche istituto. Me lo hanno promesso.” Piagnucolava.
    “Non lo faranno. Devi solo impegnarti di più ,tutto qui”
    “Non vado bene in niente!” i singhiozzi tornarono.
    “Ma ci andrai. Questo lo hai fatto bene.” E sfilò da sotto il suo volto bagnato un quaderno che le era stato posato sulle gambe.
    “è solo un disegno!” tirò su con il naso un paio di volte.
    “Bè caro mio, hai un dono. Le altre materie sono sì importanti ,ma mica tutti possiamo diventare architetti o professori. Per disegnare ci vuole l’istruzione, ma anche tanta fantasia e mano.”
    Cominciava a calmarsi.
    “Hai mai fatto vedere le tue meraviglie ai tuoi genitori?” Lui negò frustrato.
    “Devi farlo. Poi quando tornerai mi racconterai. Ok?” Finalmente si rassicurò.
    “Ora, vediamo cosa dovevi fare..” Rimise il quaderno su di lei e si diedero da fare.
    Un’ applauso si alzò. Clara era ora circondata da manine chiassose e volti esultanti. Guardò oltre. Michael faceva lo stesso e le mandò un bacio.
    “Evviva Clara!!” fu l’esclamazione che riempì l’aria frizzante .
    Poco dopo, riposti i vari oggetti scolastici, arrivò il momento del gioco.
    Mentre ognuno si dirigeva verso qualche attrazione, Michael si disunì dalle varie spinte a farsi seguire per chiedere a Clara di restare.
    “Non vorrai rientrare ora vero?”
    “Cosa potrei fare?”
    “Clara ci racconteresti una storia?” Un gruppo di ragazzine più miti si era avvicinato.
    “Ecco cosa. Complimenti, sei dei loro.” e Michael le diede una mano.
    “Allora Clara?” continuarono.
    Clara sorrise felice e si appartò con le uditrici. Michael seguiva l’altro ramo. Quella sera ,andati via tutti,a cena Michael elogiò le azioni della “maestrina” a Joan che come fosse stato un vero padre si congratulò con lei.
    “Pensi che torneranno?” chiese Clara andando vicino al caminetto.
    “Domani, ho saputo che hanno già confermato!”
    Guardò un po’ il fuoco scoppiettare ricapitolando tra sé e sé la bella giornata.
    “Non dimenticare però la tua ”lezione”. “le ricordò speranzoso sedendolesi vicino sul dondolo.
    Clara non avrebbe voluto ripensarci ma vedeva una supplica in lui al tentativo. “Non l’ho dimenticato. “
    “Ora sono stanca.” ammise anche per deviare il discorso. “Potrei ascoltare qualche tua canzone in camera?”
    “Vado a prenderti i nastri.” le rispose lui pronto.
    “Grazie per aiutarmi a volare.” Fu la sua ultima frase di quel giorno,usata come un modo per scusarsi del suo visibile volere interrompere il discorso.
    “That’s amore!” pronunciò in modo buffo sparendo dietro la porta.
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    chiarajackie
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    00 10/08/2012 18:33
    Buona lettura!!

    Capitolo quattordicesimo

    Per tutto l’inverno Clara svolse il suo lavoro con grande diligenza e serietà. Cominciò ad essere molto soddisfatta di sé stessa e del bel legame che instaurava con ogni singolo bambino, tanto che alcuni di loro cominciarono a farle persino dei piccoli regali e a confidarsi con lei (cosa che accadde da quando il piccolo Matthew era stato incoraggiato). Michael aveva cercato di restarle accanto il più a lungo possibile nelle fredde giornate ,nonostante la moltitudine di impegni. Con l’arrivo della bella stagione le lunghe giornate erano allietate dal sole raggiante sul ranch e le piccole avventure che le faceva vivere in alcuni momenti.
    Un pomeriggio, non troppo afoso ,adatto per stare fuori a godere del bel verde tornato vivo, non dovendo ricevere nessuno Michael portò Clara, lasciando che la spingesse, per il parco. Si fermarono sotto il grande albero dove non era più salita dal suo arrivo. Clara lo guardò a malincuore, le sarebbe piaciuto un sacco riprovare l’esperienza. La fermò lì sotto e avvicinatosi al possente tronco vi poggiò la schiena. Fissava il cielo e Clara scorse il punto esatto dal riflesso sulle lenti degli occhiali a specchio. Si mise a braccia conserte.
    “Ho in mente un nuovo album per l’anno a venire.” disse con una punta di fierezza nelle sue parole.
    “Vi lavorerai presto?” chiese tornando ad osservare la maestosa pianta provando a salirvi con lo sguardo.
    “Appena trascorsa l’estate e...starò via per un po’.” Non avrebbe mai voluto dirle quella ultima frase.
    Clara come se si aspettasse una tale affermazione non volle dare a vedere la sua delusione e interruppe quel discorso semplicemente con un ”Ti capisco.”. banale risposta pensò, ma almeno si concentrarono su di un altro argomento.
    “Clara, ora che siamo soli, vuoi provare?” formulò la domanda che sicuramente avrebbe tirato fuori molto prima.
    Non sapendo cosa rispondere l’interessata si mosse un po’ avanti e indietro mordendosi le labbra.
    “Clara, basta rimandare!” disse secco Michael avanzando.
    “Ma, ora..”biascicò lei nell’invano tentativo di persuaderlo.
    “ORA Sì” la sua voce pacata Clara la sentì assumere il tono che ebbe con Lisa. non poteva vederlo negli occhi ma di sicuro era meglio in quel momento.
    “Però, potresti mettermi seduta sul prato prima.” Si irrigidì come una bambina sgridata. La paura le era accanto, la sentiva.
    Il volto di Michael si rilassò e con dolcezza la accontentò. La adagiò sull’erba assicurandosi che le gambe fossero immobili da un lato e fece lo stesso. Pose i pugni sotto il mento con i gomiti sulle gambe incrociate.
    “Ora cosa vuoi fare?” Il modo in cui parlò la infastidì.
    “Dico davvero. Dimmi il piano per cominciare.”le sorrise togliendosi gli occhiali.
    “Non ho un piano.”aggrottò la fronte.
    “Allora facciamo a modo mio. Dunque…le tue gambe sono solo…”arrugginite no?”. Bene,allora-si alzò raggiungendo la carrozzella-questa non ti serve più.” Le diede una spinta e la fece andare a sbattere contro la giostra in lontananza. Finì a terra con un grande fracasso. Clara rabbrividì e si porto il dorso della mano all’altezza delle labbra buttandosi un po’ all’indietro. Michael si strofinò le mani veloce e con una tranquillità sorprendente alzò le spalle.
    “Se ti dovesse riservire te ne comprerò una nuova dai!”
    Clara stentava a credere a ciò che vedeva. Non riusciva ad articolare parola.
    “Come on Clara.” Le afferrò le braccia cercando di spronarla.
    “NON MI TOCCARE!” gridò lei in preda al terrore scrollando il busto.
    “Clara devi fidarti di me. Te ne prego. Andrà tutto bene.”
    Strinse l’erba facendo sbiancare le nocche. ”MA IO HO PAURA!”
    Qualcosa le colpì la guancia. “Smettila Clara di fare così. Io voglio che tu ci provi. È per te. Se non ce la fai ci sono qua io no? Non cadrai ,nessuno ti punirà.”
    Clara con le lacrime ormai agli occhi si massaggiò la zona colpita. Michael le fermò il gesto continuando lui.
    “Michael….-si placò-grazie per lo schiaffo.”
    “Perdonami però” le disse disgustato di sé.” Ora ,dammi le mani Clara. “Si rimise in piedi tirandola sua poco a poco. Clara chiuse gli occhi.
    “Un’attimo, voglio togliere le scarpe.” E se le sfilò senza pensare a non farsi del male.
    Così, richiuse gli occhi e lasciò che Michael la guidasse.
    Forse era passato un’infinità di tempo.
    “Clara ,ci sei!” la incoraggiò stringendole la vita. Guardò giù. Non poteva crederci. Era in piedi, perfettamente in piedi.
    Ora il viso bagnato dalle prime lacrime amare si solcò di nuove, di gioia. Il cielo le sembrò di viverlo.
    “lasciami Michael. Lasciami camminare!” Lui obbedì forse più commosso di lei.
    Si staccò dalla presa e indietreggiò barcollando .Si sforzò di acquistare equilibrio.
    “Brava Clara!Brava!” la esultava da sempre più in lontananza.
    Clara, con grande sorpresa di Michael che non si sarebbe aspettato tanto come prima volta, si girò di scattò e corse.
    “Attenta però” prese ad inseguirla.
    “WATCH ME MICHAEL! WATCH ME FLY!”
    “Sapevo che ce l’avresti fatta. LO SAPEVO!” Fu un andare su e giù festoso per Neverland.
    Un urlo smorzò la festosità.
    “Clara!” Le andò incontro. Era finita a gattoni inciampando su di un grosso sasso.
    “Ti sei fatta male?” le chiese preoccupato.
    La sentì ridere tra i capelli.
    “Ricordi? non posso farmi male!” Michael la aiutò a rialzarsi rincuorato.
    Si slanciò in un abbracciò cingendogli il collo facendo barcollare lui, questa volta, all’indietro.
    Inaspettatamente lo baciò di sua iniziativa. La strinse allora a sé in modo così possessivo che Clara potè sentire le sue eleganti dita come posate sulla pelle diretta.
    Pieni di complicità decisero di mettere su una scenetta per il povero Joan. Michael la prese in braccio e rincasarono. Joan era nella “receptions” intentò a rigirarsi tra le mani un bicchiere accertandosi del successo della sua pulizia.
    “Joan, potresti venire un attimo?”
    Appena gli fu lì ,a un passo ,Michael diede un’occhiata di intesa alla complice che mostrò la realtà. Si posizionò sui suoi piedi sotto un Joan che spalancò occhi e bocca.
    “Ma..è..un miracolo? Cosa..” balbettava.
    “No no, la verità delle cose mista alla sicurezza.” disse Clara impettita.
    “Esatto!” concordò Michael.
    Quella sera Clara si sentiva incapace di star ferma ,la stanchezza sopraggiunse ma non accusava più le tremende fitte alle gambe.
    “Aspetta ,le scale per oggi no. Un po’ alla volta. ”le consigliò Michael quando lei già era pronta a salirle.
    “Ma ce la farò!”
    “Lo so, ma, non essere precipitosa. Non va bene fare tutto subito.”
    “Come l’amore.” Michael non capì la metafora.
    “Non sboccia del tutto subito.” arrossì.
    “Parole sante! Anzi…lette?” le passò un dito sulle labbra.
    “Grazie Michel.”
    “Ricordati che se sarò un po’ lontano, non lo sarà mai il mio cuore.” Le sussurrò.
    “Volerà da me!”
    “Domani i bambini verranno a farvi visita.” Joan diede l’annuncio dalla ‘receptions’ per non immischiarsi.
    “E vedranno la tenacia della loro maestra ,così insegnerai a tutti una cosa nuova.”
    “Che tutti…possiamo volare. In qualsiasi modo” Michael annuì.
    “Poi ,ti seguirò sull’albero, sulle giostre e…” sovrastava le parole eccitata all’idea.
    “Sì, sì, proprio così” le ripeteva intenerito.
    “Abbiamo dimenticato occhiali e scarpe!” si riscosse Clara.
    “Non li ruberà nessuno. “ Non voleva pensare ad altro ,null’altro doveva impegnare la sua mente in quel momento tanto dolce.
    [Modificato da chiarajackie 13/08/2012 18:06]
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    00 10/08/2012 20:59
    Menomale riesce a camminare
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    chiarajackie
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    00 13/08/2012 18:01
    Buona lettura!!

    Capitolo quindicesimo

    “Joan, hai visto Clara?” chiese Michael scendendo dai piani superiori.
    “Sì, è uscita da un bel po’.”
    “è scesa da sola?”
    Joan annuì facendo intendere di aver compiuto una serie di sforzi vani per aiutarla. “Mi dispiace. Comunque ,era un vulcano. Sono sicuro che neanche il presidente degli Stati Uniti in persona l’avrebbe fermata.”
    Michael spingendosi in testa il borsalino per farlo ben aderire si recò fuori in avanscoperta.
    “Vedi Bubbles ,il tuo padrone sta arrivando. Magari mi sgriderà!” ridacchiò Clara seduta in lettura sul ramo dell’albero rivolta alla scimmia che le si era appollaiata difronte. Le foglie dei rami sopra le offrivano una penombra perfetta.
    “Ma come hai fatto a salire lassù!” Michael si fermò e alzando un po’ con le dita la falda del cappello la osservò incredulo.
    “Come avevi fatto tu!” rispose Clara con orgoglio. Bubbles spostava lo sguardo da Clara a Michael come a voler cercare qualche differenza tra i due.
    Michael sorrise scuotendo la testa. “Tu eri quella che aveva paura di camminare?”
    Clara tornò al libro ignorando scherzosamente la domanda. Si decise allora a raggiungerla.
    “Vedo che avete fatto amicizia.” le disse accomodandosi sul ramo accanto. Lei annuì.
    Bubbles cominciò a saltellare ed applaudire. Clara lo osservò dal basso verso l’alto interrogativa. Ad un certo punto fuggì verso la casa.
    “è super felice! Da molto non era così.” E da come Michael si espresse sembrava soddisfatto.
    “Dai seguiamolo!” disse Clara tutta concitata pronta a scendere.
    “Stai attenta!!” ma l’avvertimento si sfumò nel vento. Ormai era di nuovo giù.
    “Dai Michael scendi!” lo invitò accompagnando un cenno.
    Udirono dei rumori provenire dalla cucina e dopo essersi scambiati degli sguardi interrogativi vi accorsero .Le cuoche erano in un vorticoso nonché comico movimento. Le pentole erano sottosopra ,c’erano bicchieri rovesciati e altri disastri che una scimmia irrequieta possa combinare.
    “Ah, meno male che è qui!” fece una delle donne ,esasperata mentre le altre si adoperavano per rimettere l’ordine. Bubbles se ne stava in un angolo con la testa fra le mani in uno stato di semi dispiacere .Michael lo prese in braccio e porgendo “infinite scuse” lo riportò all’aperto alzando un po’ la voce a mò di richiamo.
    “Non si è mai comportato così” spiegò poi a Clara mentre lo rimetteva nella sua “tana” pentito più del colpevole.” Credo che ti trovi molto simpatica.”
    “Hai intenzione di farlo restare lì in punizione?”
    Michael ci pensò un po’.”No, solo un po’,dovrà pur scontare il guaio in qualche modo.”
    Clara fu molto colpita da come quell’animaletto si comportava, poteva parere davvero una persona e di sicuro ora avrebbe pianto. Si abbassò e gli accarezzò la testa così amorevolmente che se non fosse stata ricoperta da tanto pelo si sarebbe potuto scorgere il suo arrossire. Si rincamminarono poi per il residence. Clara recuperò il libro caduto sotto l’albero e lo strinse accuratamente tra le mani. Arrivarono al piccolo fiumiciattolo e Clara di colpo si sedette sulla sponda e vi immerse una mano.
    “Devi assentarti tra molto?” gli domandò assorta ad osservare i cerchi che l’acqua creava al tocco delle sue dita.
    “Il prossimo anno. Per ora ,sarà solo in caso di occasionali impegni.” la rassicurò mettendosi in ginocchio.
    “E...potremmo sentirci?” continuò quasi titubando.
    “Certo, spessissimo.”
    Clara lo guardò e si mostrò rincuorata.

    “Com’è stato tornare a camminare?” disse uno dei piccoli allievi stupito non meno degli altri.
    “Oh, non saprei trovare parole giuste. Posso dirti solo, come volare per me.”
    “E, ora puoi giocare anche tu con noi?” chiese Matthew che non poteva dimenticare quel giorno e la considerava una sorta di seconda mamma. Lei annuì. Si muoveva leggiadra in soccorso ora ad uno e ora ad un altro. Michael dal suo studio si godeva di nascosto la” maestra” e i suoi alunni. Seguirono le ore dedicate ai giochi e Clara seguì divertita le peripezie del branco. Accompagnò sulle giostre, sul treno, assumendo un’identità di guida mista a bambina. Venne anche il tempo di essere bagnati d’acqua e si unì ancora una volta volentieri al gioco. A fine giornata si ritrovarono zuppi da capo a piedi. La preoccupazione di Clara andò su come si sarebbero asciugati i bambini. Ma tutto era calcolato. Ognuno aveva un cambio con sé.
    Quando arrivò il momento dei saluti e i cancelli si chiusero Clara saltellava a destra e a manca ancora eccitata. Michael si trattenne dal fare lo stesso per ammirarla.
    “Io, non credevo che ci si potesse divertire così e con un po’ d’acqua poi!” disse riprendendo fiato e strizzando un asciugamano sui capelli.
    Michael non fece in tempo a dire qualcosa che subito se la ritrovò a canticchiare.
    “Credo che andrò a farmi una doccia.- salì il primo gradino e gli lanciò un ‘occhiata- ce la faccio!”
    Michael alzò le mani:” Da quel che ho visto oggi ,non ho dubbi.” Di tutta risposta ricevette una tenera linguaccia.
    Scomparve di sopra. Michael si avviò all’uscio e alzò gli occhi al cielo che quella sera era pieno di stelle.
    Poco dopo Clara rifece capolino per dare a tutti la buona notte. Michael la prese per una mano e la trascinò nella notte.
    “Dove andiamo esattamente?”
    “ Al casolare di là del fiume. “ parlava a bassa voce cosa che coinvolse ancora di più Clara nel mistero.
    Giunti davanti entrarono. Era una casetta normalissima ad un solo piano con all’ingresso un’amaca penzolante. Dentro regnava il buio assoluto. Un odore di chiuso la abitava. Clara aumentò la stretta e Michael si affrettò a cercare l’interruttore.
    “Da quanto non ci vieni?”
    “Da parecchio. Confesso che è abbandonata.”
    “Hai lasciato volontariamente che lo fosse?”
    “Sì, ormai non ci venivo più. Con chi potevo di sera?” sorrise facendo ancora scorrere l’altra mano per le pareti.
    “Solo di sera è praticabile?!” si stupì Clara.
    La luce si accese. Clara tirò un piccolo sospiro di sollievo.
    “Quello è il motivo per cui ci si viene di sera.” E le indicò un telescopio impolverato. Clara lo toccò scrutandolo attentamente.
    “Dopo una bella spolverata potremmo vedere le stelle.” le assicurò cercando qualcosa per pulirlo nella stanza praticamente vuota ,ma appena ripose gli occhi sull’oggetto vide Clara occupata a pulirlo con la manica della sua vestaglia.
    “Ecco fatto”
    Michael, dopo essersi congratulato per il bel lavoro lo spostò fuori dalla finestra. Avvicinò l’occhio all’oculo e aggiustò la messa a fuoco. Poi, orgoglioso di sé lo porse a Clara che senza farselo ripetere due volte lo provò . Le spiegò i nomi di qualche stella riconosciuta e le parlò e dell’uso di affidare i desideri ad esse.
    “Te li hai mai affidati a loro?” gli chiese
    “Molte volte. -disse con occhi sognanti-e alcuni si sono realizzati.”
    “Voglio provare anche io, benchè non so cosa potrei volere di più.” disse con modestia.
    “Forse…più libertà.” azzardò Michael poggiando il cappello sulla moquette.
    “Più libertà? Ma stai scherzando? Io sto benissimo qui.” lo assicurò posando una mano sulla sua spalla.
    “Però ti sarebbe piaciuto poter uscire da qui come è giusto che sia.” Nelle sue parole cominciava a trasparire tristezza.
    “Ma io qui mi trovo benissimo. Non mi serve altro, davvero. “
    Seguì un lungo silenzio in cui Clara tornò a sbirciare il cielo.
    “Se vuoi domani puoi andare con Joan in qualche negozio. Nessuno vi riconoscerà. Accetti?” le propose cercando di guardarla in viso appoggiando la testa al muro.
    “Va bene, anche se mi sono ripromessa di non chiedere altro. Anzi, se ti potessi aiutare io ne sarei felice. Hai fatto così tanto per me.” Si accomodò rivolta all’interno della stanza incrociando le gambe. Le costò un po’ fatica ma ci riuscì in fretta.
    “Allora se proprio posso-indugiò un po’-vorrei, una bella collana!” e pronunciò le ultime tre parole così velocemente che Michael la trovò adorabilmente buffa. Assunse dopo la titubante richiesta un’espressione da martire.
    “A quella ci penserò io.” fu la risposta cordiale che la tranquillizzò. Ma da quel momento non doveva più chiedere o dar da vedere qualcosa che le manca, anche perché, si accorse quasi vergognandosene che non le mancava niente.
    “Ma un giorno usciremo insieme. Non so come ma accadrà.” disse deciso.
    “Se ti farà piacere ,accetterò.” Michael la guardò perché la frase era farfugliata. Si ritrovò una testa ciondolante che cadde beata sul suo braccio. Le baciò piano la fronte e la riportò in casa cercando di non svegliarla.



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