00 08/07/2012 19:49
Ciao a tutte. Finalmente ho concluso il quarto capitolo. Vorrei scrivere ogni giorno ma purtroppo gli impegni e le pause di..riflessione non me lo consentono. Spero vi soddisfi. Buona lettura!!

Capitolo quarto

Il tempo passò in fretta. Finalmente quel Dicembre arrivò. Con sé portò i trent’anni di Clara e l’aumento della speranza che non si era affievolita neanche dopo un susseguirsi di strani fatti che erano circolati.

Clara era intenta ad aiutare a servire il pranzo delle istruttrici e della signorina Stevenson. Lo vide. “MICHAEL JACKSON GIVE MONEY TO EXCULPATE HIMSELF ABOUT MINOR ABUSE” scorreva in basso sullo schermo del televisore. Non poteva crederci. Si stava parlando dello stesso Michael Jackson che si era seduto lì a terra distribuendo doni? Lo stesso che l’aveva ascoltata e confortata? Assistendo incredula a quella notizia un piatto che stava per posare al tavolo le cadde finendo a terra in frantumi. “Clara!”. Ancora una volta era la voce di miss Stevenson a riportarla alla realtà. “Maldestra ragazzina guarda cos’hai combinato” le urlò. La ragazza aveva farfugliato delle scuse ma l’intransigente direttrice la obbligò ad andarsene nella sua camera. Clara si spostò veloce. Quell’ordine non lo aveva mai così tanto apprezzato. Voleva stare sola. Chiuse la porta alle sue spalle e restandole davanti guardò fuori dalla finestra. La sua mente era naufraga in mille pensieri. Era mai possibile ciò che aveva udito? “Certo che no!” “Sono tutte fandonie” Lei aveva visto bene come sorrideva, come si atteggiava. Aveva anche ascoltato un po’ della sua vita e in quelle parole aveva trovato una persona forse fragile, stravagante, ma dolce e umana. Avanzò verso il letto e facendo leva con le braccia sul materasso si portò sopra fino a sdraiarsi su un fianco. “Non è così-continuava a ripetere cercando di convincersi- stupidaggini da televisione”. Poi un sorriso. “Michael non ha fatto niente. “ disse decisa."Non devo dubitare!"

Natale era ormai alle porte quando Clara fu svegliata da Miss Stevenson di mattino presto in uno strano modo.
“Avanti Clara. Oggi è un grande giorno per te!”
Neanche nel giorno del suo compleanno aveva sentito parlare di” gran giorno”. La guardò interrogativa.
“Vieni forza tesoro!”
“Tesoro?!!?”
La aiutò con il vestirsi e a risedersi sulla sedia. Arrivarono nella sala all’ingresso . Seduto al tavolo accostato al muro vi era un uomo forse sulla cinquantina. La sua figura incuteva quasi soggezione.
“Clara, questo è Joan. È qui per adottarti.”
Lui le fece un grosso sorriso che sciolse per quell’attimo lo stile rigido.
Clara indietreggiò un po’. Sentì il mondo crollarle.
“Il signor Joan ha detto di averti visto una volta. Le sei subito sembrata simpatica.”
“M-ma non è…” Avrebbe voluto dire che non era affatto vero ma la frase le morì in gola trasformandosi in un nodo.
“Pensa, ha pagato subito, così oggi stesso potrai seguirlo.” Sul tavolino erano infatti posate due valigette contenenti del denaro.
“Piacere di conoscerti ragazza. Vedrai da me starai bene. “ e le accarezzò il capo affettuosamente.
Clara si sforzò di sorridere. “E Michael?” pensò. In cuor suo provava ora solo delusione. Il mese era quasi agli sgoccioli e di lui neanche l’ombra. Se il problema era ciò che poteva aver udito circa l’accaduto doveva stare tranquillo. In lei non era cambiato affatto il modo di considerarlo.In un attimo fu circondata da tutti i membri dell’istituto. Clara fingendosi felice decise di rassegnarsi al suo destino. Miss Stevenson le andò incontro quando era già sulla porta. La abbracciò, ma in quell’abbraccio non vi era calore. I suoi compagni invece la strinsero forte e lei provò con sua sorpresa nostalgia. Nostalgia di lasciare quei piccoli amici di sempre per andare con uno sconosciuto che se l’era comprata con l’inganno. Joan la sollevo poi dalla carrozzella per condurla in macchina. L’auto era una sorta di suv nero lucentissimo con i vetri oscurati. Clara fu sorpresa nel vedere le sue dimensioni. Le sembrava persino più grande dei pulmini usati per le uscite mensili che compivano di solito. La fece accomodare sul sedile posteriore che al tocco era morbido e confortevole, le allacciò la cintura e caricò nel portellone dietro la sedia. Entrò anche lui e si allontanarono dal cancello.
“Va tutto bene ragazza?”
Clara che guardava distratta il paesaggio che scorreva annuì solamente. Joan aggiustò allora lo specchietto sul tettino per guardarla. “Vedrai ti troverai bene”
“Da cosa lo deduce?” chiese alzando gli occhi al cielo.
“Lo so e basta. Vedrai.”
Dopo alcuni chilometri giunsero davanti ad un piccolo cancello che si spalancò. Agli occhi della ragazza apparve una villa immensa che somigliava quasi ad un castello. Intorno vi era un verde sconfinato. Joan la fece scendere aiutandola, poi la trasportò sino davanti ad una porta coperta da arbusti rampicanti. Qualcuno uscì. Gli occhi di Clara si fecero grandi e il cuore sembrò fermarsi. Sorrise.